Interviste culinarie di Federica Gnomo
Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore (Aurelio
Raiola, Sirena. Viaggio umoristico nel
ventre di Napoli, Homo Scrivens, edizioni, 2014) per averci aperto la porta
della sua cucina.
*Piccola presentazione del libro* a cura dell’autore
Claudio Graziani torna dopo trent’anni nel suo
quartiere natale, Sirena. Un quartiere tipico e genuino di Napoli, un luogo
della mente, che non esiste o, forse, esiste troppo.
Apparentemente è qui per una sola ragione:
scrivere una guida turistica. Con questo spirito e queste intenzioni, parte
alla riscoperta di una zona della città che comprende ben presto di non aver
mai conosciuto davvero.
Durante il viaggio, a piedi o a bordo del
pittoresco e imprevedibile tram L3, sarà accompagnato da due ragazzi, Nino e
Ninetta, che gli mostrano la Sirena di oggi. A ogni fermata si imbatte in
monumenti dimenticati, personaggi di una volta, carte e storie di una Napoli
forse non così lontana come si direbbe. Ma qual è la vera ragione per cui
Graziani è tornato, e cosa lo aspetta alla fine del viaggio?
Sirena è un viaggio al quadrato, una passeggiata nel
quartiere dei quartieri e nei diversi generi letterari ed epoche storiche. È una
discesa vertiginosa nell’oleografia di una Napoli descritta come mai prima: una
cartolina dai colori opachi ma ancora vivissimi, percorsa da una tarantella
antica eppur nuova, vissuta da donne e uomini di carne e cartone, fantasmi
dalla normale eccezionalità.
Perché niente, a Sirena, è esattamente
quel che sembra.
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La prima
domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Sì, mi piace mangiare e mangiare bene. Quanto a
cucinare, beh, ho deposto le armi da quando ho sposato una cuoca eccezionale.
Lo fa
per dovere o per piacere?
Per dovere, ma con piacere. Mi piace l'idea di
aprire una madia, prendere ingredienti e creare un piatto con talento e
passione. Ma mi manca il talento. O l'applicazione. Spesso pure la madia. Però
l'idea mi piace.
Invita spesso
amici a casa o è ospite di altri?
Da quando sono nati i ragazzi la vita sociale ha
subito una drastica contrazione, ma ci accade più spesso di invitare.
Ha mai
conquistato una donna cucinando?
Ahimè no, sarebbe scappata prima ancora di
conoscere il mio lato migliore. Che, in effetti, non è stato ancora scoperto.
Vivrebbe
con una compagna o un compagno che non
sa mettere mani ai fornelli?
Certo, che problema c'è? Poi le regalo un corso di
cucina.
Quando ha
scoperto questa sua passione?
Durante l'adolescenza. Quando, da piccolo chef, mi
alternavo ai fornelli con le mie sorelle quando i miei non potevano. Era una
gara a chi cucinava peggio, non ho ancora deciso se era più terribile la pasta
al burro della mia prima sorella o le graffe in titanio della seconda.
Ci
racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Ricordo che la nonna paterna, di Torre del Greco,
mi chiedeva sempre: Te murisse 'e famme
a' nonna? Mentre la nonna materna, di Napoli, al mio grido: Nonna, ho fame!. Mi redarguiva con affetto, segnando
in maniera indelebile i miei rapporti con il mondo esterno: Non si dice fame,
si dice: appetito. Ho trascorso la mia infanzia alimentare tra questi due
estremi, ma sempre ben rimpinzato da entrambe.
Ha un
piatto che ama e uno che detesta?
Adoro la pasta in ogni formato e con qualsiasi
sugo, ma la voce del sangue urla: paccheri al ragù! E non detesto nulla.
Diciamo che non stimo il capitone, onnipresente sulle nostre tavole a Natale.
Un
colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Una domanda da non fare a chi, a vent'anni, assaporava
con gusto gli spaghetti blu di metilene.
Quando è
in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè,
una bibita speciale che la fa stare concentrato a scrivere?
Per qualche anno ho avuto un blog, e per scrivere
di notte prendevo una bevanda energetica. Poi ho smesso entrambi, la bevanda e
il blog, e ancora non so cosa fosse più tossico. Ora, d'estate, ho imparato a
fare il caffè soffiato con latte di mandorla, una specialità salentina. Ma il
caffè lo faccio con la caffettiera napoletana, una goduria.
Che
buono, lo voglio provare!
Scrive
mai in cucina?
Solo con la tivvù accesa durante talk show politici.
Sono un masochista creativo.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene
più naturale?
Scrivo in una stanza che la famiglia mi ha
lasciato in comodato gratuito, in mezzo ai miei amati libri. Quelli scritti da
altri, ci tengo a precisare.
Si compra cibo pronto (tramezzini, pizza,snack)
o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Quando sono solo in casa, il che accade di rado,
vago come uno zombie alla ricerca del cracker perfetto, quello senza pomodoro,
senza origano e senza mediterraneo.
Che tipo
di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o
dolce?
Crescendo – chi ha detto: invecchiando? – i miei
gusti stanno scivolando verso il dolce. Spero non la mia scrittura.
(Gli
scrittori non invecchiano mai… NdG)
Ha un
aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le
è accaduta?
I miei movimenti in cucina a ora di pranzo si
limitano, oggi, ai soli spaghetti al pomodoro fresco. Preso da bramosia social, poi, qualche tempo mi venne il
ghiribizzo di fotografarli e incorniciarli su facebook. Metti un pomodorino a
vista, anzi due, spolvera con prezzemolo, aggiusta la luce. Foto su foto, e
spaghetti sempre più freddi. Ma non ero soddisfatto, volevo la foto perfetta;
quella con gli spaghetti come si usa oggi, a vortice, una specie di unica
forchettata. Ho provato ad arrotolarli con la forchetta per girare l’insalata,
poi col forchettone, infine in una tazza da latte per poi capovolgerli nel
piatto. Macché, niente da fare, mi esce sempre una specie di Guernica,
saporitissimi ma di una bellezza per intenditori, diciamo così. Mi presteresti
il coppapasta?
Lei è
uno scrittore di narrativa quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce
con sua moglie?
In famiglia preferiamo andare al pub, dove i
ragazzi possono sfogarsi con panino e patatine e noi adulti gustare una buona
birra ambrata. Ma tra un po' sarà la birra a tradirci con i ragazzi, stanno
crescendo troppo in fretta.
Oppure
per festeggiare una pubblicazione? Cosa
tende a ordinare in un locale?
Quando vado in una pizzeria, se voglio farmi
un'opinione sul pizzaiolo ordino una margherita. Le pizze impupazzate, quelle con troppi ingredienti, coprono troppo gli
errori.
Nelle
sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori
intervenuti?
Alla prima nella mia città mia moglie ha preparato
una torta colossale, con il golfo di Napoli in bella vista. Non è rimasta una
briciola!
Che
brava! Lei è uno scrittore fortunato.
Quindi tende
a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto
completo?
Dipende dal tipo di locale. Ma nelle librerie no,
ho una sorta di sacro rispetto.
Ha mai
usato il cibo in qualche storia?
Certo. Come si fa a raccontare la vita senza il
cibo?
Ad
esempio in Sirena. Viaggio umoristico nel ventre di Napoli ci sono passi che
ricordano cibi o profumi di cibo?
I miei protagonisti attraversano Sirena accompagnati
da una nuvoletta di spuma di mare e profumo di caffè. Ma nel viaggio si
imbattono pure nella fetta scogliata,
una fetta di pane vecchio su cui donna Catena sparge l'impossibile (da provare
sotto controllo medico).
Il cibo
è mai co-protagonista?
Solo nei posti fighetti, dove fai lunch ascoltando musica lounge. A Napoli il cibo s’impone, qui una
pizza ci seppellirà.
Sirena. Viaggio
umoristico nel ventre di Napoli a
che ricetta lo legherebbe, e perché?
Alla ricetta dell'impanata, la specialità di donna Marenna, prima passata nella
farina poi nell’uovo, poi fritta; quindi sbattuta nel pan grattato e poi
rifritta, fino a raggiungere una consistenza morbida e croccante insieme, uno
sballo per gli occhi e il palato ma, soprattutto, per il fegato. Di cosa è
fatta? Ora volete davvero sapere troppo.
Per
concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce
meglio?
Visto che è l'unica che so fare, consiglio a tutti
GLI SPAGHETTI AL POMODORO FRESCO.
400gr di spaghetti
500 gr di pomodorini
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
peperoncino
sale
Mentre lasciate imbiondire l'aglio in un padella
con l'olio, lavate i pomodorini (quelli che vi piacciono di più: piennoli del
Vesuvio, pachino, datterini) e tagliateli a metà. Poi versateli nella padella
dopo aver tolto l'aglio, aggiungete sale e peperoncino. Fate cuocere a fuoco
vivo e con i rebbi (finalmente ho potuto usare la parola: rebbi!) della
forchetta schiacciate i pomodorini. Dopo circa venti minuti spolverate con il
prezzemolo tritato, calate la pasta e condite a volontà.
Grazie è
proprio la ricetta estiva per antonomasia, e ora ci sono i pomodori freschi
migliori. Una spaghettata piccantina come il suo libro.
Quale
complimento le piace di più come cuoco?
Mi hai fatto arricreiare!
Che in napoletano significa che mi hai fatto godere, con qualche accezione in meno
ma anche diverse in più dell'italiano.
E come
scrittore?
Mi hai fatto arricreiare!
Che frase tratta dalla sua opera o dalla
sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua
cucina?
Vi lascio con un pensiero del protagonista, che
anche quando pensa al senso profondo della vita non riesce a non parlare di
cibo. Anzi, col cibo: “… mi sono stancato di vivere una vita da descrivere
passo dopo passo, per la memoria di altri. È come se il setaccio che ho in
testa non riuscisse a trattenere questi attimi di farina, troppo sottili e
impalpabili per restare impigliati nelle maglie della mia memoria. Forse è
arrivata l’ora di cambiare. Ho bisogno di momenti chiatti, di briciole di vita
più simili a braciole che a perline colorate; ho bisogno di spaghetti al
pomodoro e basilico, di fagioli sul pane raffermo nelle mattine d’inverno, e
che le brioche se ne vadano pure a fare in culo, con tutto il garbo che il
momento richiede. Ho bisogno del colesterolo buono che vive a queste
latitudini, degli abbracci cotti al sole caldo, di una vita più invadente e
meno rispettosa. Ho bisogno di più amore e meno libertà”.
Grazie
per la sua disponibilità.
Termino con Aurelio Raiola questa serie di
interviste culinarie a scrittori, augurandovi buone ferie. Riprenderò a
settembre con nuovi libri e nuovi scrittori.
Federica Gnomo Twins
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