domenica 21 dicembre 2014

CENTROTAVOLA delle FESTE con i BICCHIERI

Girando per il web ho trovato alcune idee facili ed economiche per allestire una tavola festaiola utilizzando come centrotavola i bicchieri o i barattoli di vetro: di solito i calici sono capovolti e sotto vetro si possono mettere palline di Natale, agrifoglio o rami con bacche, o angeli.



 Si possono usare anche barattoli o bicchieri decorati con nastri e riempiti di frutta secca e candele, o bicchieri con bacche e rametti di rosmarino, candele galleggianti e acqua:











sabato 20 dicembre 2014

A LETTO CON LO SCRITTORE: Valentina D'Urbano autrice di "Quella vita che ci manca" Longanesi, 2014

Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di
Valentina D’Urbano autrice giovane di grande successo, già al suo terzo romanzo  
Quella vita che ci manca
Editore Longanesi anno 2014


Gennaio 1991. Valentino osserva le piccole nuvole di fiato che muoiono contro i finestrini appannati della vecchia Tipo. L'auto che ha ereditato dal padre, morto anni prima, non è l'unica cosa che gli rimane di lui: c'è anche quell'idea che una vita diversa sia possibile. Ma forse Valentino è troppo uguale al posto in cui vive, la Fortezza, un quartiere occupato in cui perfino la casa ti può essere tolta se ti distrai un attimo. Perciò, non resta che una cosa a cui aggrapparsi: la famiglia. Valentino è il minore dei quattro fratelli Smeraldo, figli di padri diversi. C'è Anna, che a soli trent'anni non ha ormai più niente da chiedere alla vita. C'è Vadim, con la mente di un dodicenne nel bellissimo corpo di un ventenne. E poi c'è Alan, il maggiore, l'uomo di casa, posseduto da una rabbia tanto feroce quanto lo è l'amore verso la sua famiglia, che deve rimanere unita a ogni costo. Ma il costo potrebbe essere troppo alto per Valentino, perché adesso c'è anche lei, Delia. È più grande di lui, è bellissima - ma te ne accorgi solo al secondo o al terzo sguardo - e, soprattutto, non è della Fortezza. Ed è proprio questo il problema. Perché Valentino nasconde un segreto che non osa confessarle e soprattutto sente che scegliere lei significherebbe tradire la famiglia. Tradire Alan. E Alan non perdona. Questo è un romanzo sull'amore, spietato come solo quello tra fratelli può essere. Ma è anche un romanzo sull'unico altro amore che possa competere quello che irrompe come il buio in una stanza.

Cominciamo l'intervista:
1)      Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a  letto tardi, o presto? si sveglierebbe all’ora di pranzo o all’alba?
Vivendo di scrittura, ho la fortuna di gestire il tempo come meglio credo. Quindi lavoro principalmente a notte fonda e dormo fino all’ora di pranzo, a meno che io non abbia appuntamenti o impegni. In quel caso mi trascino fuori dal letto come uno zombie.

2)      Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire nudo, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperto? Ci descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprato qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato?
Non riesco a dormire senza vestiti, anche in piena estate, ma d’inverno esagero proprio! Soffro molto il freddo quindi  uso come pigiama i pantaloni della tuta e una felpa…a Roma, dove l’inverno non è certo rigido. Per quanto riguarda lo shopping “da letto” sono assolutamente pratica, preferisco investire i miei soldi in vestiti che uso durante il giorno o meglio ancora in libri, mai per comprarmi pigiami ricercati che poi non metterei mai perché mi piace dormire comoda.

3)      Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale?
Ormai sono abituata a dormire col mio compagno, quindi  anche avendo una casa grande preferirei comunque dormire in coppia… basta che il letto sia abbastanza grande perché lui dorme in diagonale!

4)      Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,  stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…)
Qualche volta leggo, qualche volta coccolo il gatto qualche volta entrambe. Ma molto più spesso arrivo a letto talmente tardi che l’unica cosa che posso fare è cadere subito addormentata.

5)      Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di solito sul suo comodino?
Comodino piccolo, per evitare di cedere al disordine, e di solito sopra c’è una lampada (bella solida e ben posizionata a prova di gatto) qualche libro, il cellulare.

6)       Le capita di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché ha un’idea, si rilassa  leggendo e riprende a dormire, o cosa?
Mi capita raramente, ma quando succede, guardo la tv. Non la guardo mai durante il giorno e i programmi che fanno di notte mi incuriosiscono sempre molto: di solito si tratta di improbabili televendite o di vecchi film anni 80, mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo.

7)      Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni?
Sogno spesso, il più delle volte mi sveglio con una leggera inquietudine. Credo capiti a tutti: quello che nei sogni sembra perfettamente normale, al risveglio assume sempre una sfumatura inquietante. Succede anche con i sogni belli e colorati, al mattino mi sembra sempre che ci sia qualcosa di clamorosamente fuori posto…

8)      Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha scritto?
Ci ho provato quando ero più piccola e ho miseramente fallito!

9)      Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo spunto?
Stavo pensando di scrivere un’altra storia in realtà e stavo andando anche abbastanza spedita. Ero lì che pensavo al mio nuovo romanzo quando quest’altra storia mi si è affacciata in testa. Mi sono detta che l’avrei scritta con calma una volta finito il romanzo che stavo scrivendo in quel momento, ma non è stato possibile. La storia che sarebbe diventata poi “Quella vita che ci manca” si è imposta con prepotenza. Ho dovuto mollare tutto e scriverla, perché non mi lasciava in pace un minuto.

10)   Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fans?
Non sta a me consigliare i miei libri, non si chiede mai all’oste se il vino della casa è buono! Però i miei lettori mi dicono che la storia scorre veloce, quindi forse potrei consigliarne la lettura in una serata prefestiva così da non essere obbligati a smettere di leggere perché si è fatto tardi!

Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a colazione? Dolce o salato? A casa o  al bar?
Senza colazione io non connetto. Deve essere dolce e rigorosamente casalinga, di solito tè o infusi particolari e biscotti. La colazione al bar la evito come la peste, mi appesantisce e mi nausea, non sono abituata.

11)   Mi regalerebbe  una frase del suo romanzo per iniziare la giornata e una su cui sognare stanotte?
Per il buongiorno:  “Tu sei la mia ferita, sei un nodo che non si scioglie. Tu sei la vita che mi manca.”
E per la buona notte: “La sua donna respirava piano, i capelli scomposti sul cuscino, il torace che si dilatava al ritmo del respiro. Lei era la sua casa adesso, la cosa più bella che avesse mai avuto, e gli dormiva tra le braccia, e quella cosa senza nome gli esplodeva nel petto, gli scioglieva i tessuti, diventava la pulsazione placida del sangue nelle vene, e tanto lei dormiva, lei il suo cuore che batteva non poteva sentirlo.”

Grazie per avermi concesso un’intervista così intima.


sabato 13 dicembre 2014

A LETTO CON LA SCRITTRICE LAURA COSTANTINI, Il Puzzle di Dio, goWare Editore, 2014


Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di Laura Costantini, coautrice con Loredana Falcone de "Il puzzle di Dio"
Editore goWare anno 2014, disponibile sia in ebook che cartaceo

http://www.amazon.it/Il-Puzzle-Dio-Laura-Costantini/dp/8867972014/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1405926420&sr=8-1&keywords=il++puzzle+di+dio

Un antico messaggio custodito negli Archivi vaticani.
Un genio della decrittazione che muore in circostanze misteriose.
Gigantesche tessere di un mosaico vecchio di milioni di anni sparse in tutto il mondo e tre diversi servizi segreti a cercare di ricomporlo per comprenderne il significato. E usarne il potere.
Un alfabeto sorto alle origini dellumanità e custodito da generazioni di donne, in attesa della rivelazione finale.
Una storia damore tra due ragazzi costretti, dal giudizio e dal pregiudizio, ad allontanarsi da radici, famiglia e affetti per vivere la loro omosessualità.
In un viaggio convulso tra Roma, Nepal, Marocco e Torino lo scontro tra ricerca della verità, desiderio di accettazione, rinuncia al libero arbitrio, tradimento e vendetta. Mentre un mistero scandisce il conto alla rovescia verso un disastro che potrebbe avere conseguenze planetarie.

La casa editrice fiorentina goWare ha pubblicato il 21 luglio scorso l'e-book "Il puzzle di Dio" nella collana Pesci rossi. Un thriller con elementi di mistery, un romanzo difficilmente classificabile, una storia che è moltissime storie insieme e che, affondando le radici in un passato più che remoto, porta al lettore temi di strettissima attualità come omofobia, fondamentalismo islamico, allarme ambientale

1)      Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Dormire mi rigenera, mi                piace, non lo trovo mai tempo sprecato. Ma non riesco a dormire quanto vorrei.
2)      Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a  letto tardi, o presto? Mi piace leggere a letto, ma mi astengo dal farlo perché se la storia mi prende, potrei tirare l'alba. E non posso permettermelo.
3)      si sveglierebbe allora di pranzo o allalba? Una sana via di mezzo. Se mi si lascia dormire in pace, se so di non avere appuntamenti o impegni riesco a dormire fin verso le nove.
4)      Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire nuda, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperto? Tenuta comoda, ampia, piacevole al tatto. Nuda no, neanche in estate... ma quasi.
5)      Ci descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Pigiama colorato, spiritoso, femminile, sottile, non troppo aderente.
6)      Si è mai comprato qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato? No, ho il difetto della coerenza, anche in queste cose.
7)      Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire in coppia o in stanze singole? Stanze singole.
8)      Le piace un letto singolo o matrimoniale? Indifferente, se si tratta di dormire occupo sempre lo stesso spazio.
9)      Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,  stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc) se posso leggo. Se non posso, lascio viaggiare la mente sulla strada dei sogni. Ho la fortuna di addormentarmi quasi subito, anche dopo una giornata stressante.
10)   Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di solito sul suo comodino? Ci tengo una lampada di sale himalaiano che spesso lascio accesa anche durante la notte, una drusa di ametista, una ciotola di cristalli, un quaderno con la penna per appuntarmi i pensieri che eventualmente venissero, il libro che sto leggendo.
11)   Le capita di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché ha unidea, si rilassa  leggendo e riprende a dormire, o cosa? No, non mi capita. Dormo senza soluzione di continuità e, se mi sveglio, un'occhiata all'ora e immediatamente mi riaddormento.
12)  Le capita di sognare? Sempre.
13)  Cosa sogna spesso? Cose molto molto strane.
14)  Ha incubi ricorrenti? Un'onda di tsunami che mi travolge.
15)  Sogna a colori? Anche in 3D se è per questo.
16)  Ricorda i sogni? Quasi sempre e quasi tutti.
17)  Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha scritto? La trama no, ma scene, suggestioni, situazioni, titoli sì.
18)  Come è nato il suo ultimo romanzo? Ha avuto una gestazione lunga e dolorosa.
19)  Ricorda lo spunto? Un articolo sulla Stampa di Torino, nel 2002. Narrava di strane tessere custodite in un museo di Ufa, in Russia. Il titolo era "La mappa del creatore". Mi affascinò, ne parlai con Loredana e cominciammo a lavorarci.
20)  Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere prima di dormire? No.
21)  Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fan? Continuerebbe a leggere tutta la notte, questo mi hanno riferito i lettori.
22)  Al risveglio fa sempre colazione? Sempre.
23)  Cosa mangia a colazione? Dolce o salato? A casa o  al bar? Dolce, a casa. Latte di soia al cioccolato oppure un infuso con fette biscottate e crema di nocciole.
24)  Mi regalerebbe  una frase del suo romanzo per iniziare la giornata e una su cui sognare stanotte? Per sognare stanotte credo che la più adatta sia: "Chiudi gli occhi. E guarda." Per iniziare la giornata invece: "...Addentare un cornetto e bersi un caffè in un bicchierino di plastica, dopo aver tentato di sciogliere lo zucchero con la paletta trasparente, era un modo di tenersi ancorati alla realtà. Quella che sarebbe sparita non appena lui e Lorenzo avessero varcato le porte scorrevoli dellascensore privato e fossero scesi nel sottosuolo di Roma."
Grazie per avermi concesso unintervista così intima.

Grazie per avermi sottoposto domande originali.

venerdì 5 dicembre 2014

A LETTO CON LO SCRITTORE Roberto Alba, L'estate di Ulisse Mele, Piemme 2014

Da questa sera inizio una serie di interviste intime sulle abitudini degli scrittori a letto. 


Una casa in cima a una collina di terra e sassi, nel cuore della Sardegna rurale. È qui che Ulisse vive insieme alla sua famiglia. Ha quasi nove anni e non sopporta la parola che la gente usa per spiegare il suo problema: sordomuto. Lo fa sembrare handicappato, invece lui è solo sordo, capisce tutto benissimo e a scuola è il più bravo. Un genio. E infatti suo papà non lo prende mai a cinghiate come invece fa con Betta e Dede, che saranno anche più grandi, ma si comportano sempre da perfetti sprovveduti. Neppure lui però immagina che andare al mare di nascosto in una torrida mattina di luglio possa essere la cosa più stupida che quei due abbiano mai fatto. Fino a quando il fratello Dede torna a casa da solo, e della sorella non c’è più traccia.
Da quel momento la vita della sua famiglia è sconvolta. E mentre gli adulti cercano risposte, Ulisse ha occhi ben aperti su quel che gli accade intorno. Per lui, la scoperta della verità sarà un ingresso forzato nel mondo dei grandi.
http://www.edizpiemme.it/libri/lestate-di-ulisse-mele

Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di Roberto Alba, autore de “L'estate di Ulisse Mele”
Editore Piemme, 2014.

                     Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Se non dovesse lavorare andrebbe a  letto tardi, o presto? si sveglierebbe all’ora di pranzo o all’alba?
Dormo 7 o 8 ore, ho un orologio biologico che non mi permette “distrazioni”. Di solito vado a letto quando ho voglia di dormire. Se mi dovesse capitare di svegliarmi all'ora di pranzo avrei il rimorso di aver buttato un giorno della mia vita. Se mi sveglio all'alba mi ricongiungo con la mia essenza. Io Alba!
                  Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire nudo, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperto? Ci descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprato qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato?
Indosso solo una maglietta di cotone sia d'estate che d'inverno. La mia maglietta ha il logo della mia azienda, ne ho fatte stampare 500, poi nessuno le ha volute. Penso che mi dureranno sino al compimento del miei 99 anni.
             Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale?
Mi piace il letto matrimoniale uso singolo per dormire, e uso coppia per “guardare la tv”
              Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv, stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…).
Leggo, penso, a volte leggo e penso contemporaneamente ma questo crea un grosso problema: devo rileggere tutto da capo.
             Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di solito sul suo comodino?
Comodino piccolo pieno di libri impilati con i segnalibro che spuntano come lame.
              Le capita di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché ha un’idea, si rilassa  leggendo e riprende a dormire, o cosa?
Quando mi alzo la notte vado a fare una cosa che non dico. Passo sempre vicino al frigo, lo controllo, non si sa mai mi nasconda qualcosa di nuovo rispetto a poche ore prima. Allora lo apro, analizzo il contenuto...
           Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni?
Sogno a colori, ma solo quelli che hanno come protagonisti i nati dopo il 1989. Per il resto solo in bianco e nero. Purtroppo non faccio incubi se non in rare occasioni, ma quando capita ho delle idee fantastiche per una storia da raccontare.
              Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha scritto?
     Sempre. I miei romanzi sono i miei sogni. Io sogno per scriverli.
               Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo spunto?
Era un racconto, volevo svelare la storia di un bambino geniale. Lo spunto è stata una fotografia. Quella del bambino che imita Einstein con la lingua fuori.
             Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fan?
Il mio romanzo cura l'insonnia. Nel senso che per quella notte non si potrebbe chiudere occhio perché raggiungere la fine e capire come si conclude la storia è troppo importante per l'equilibrio psicofisico del lettore. Leggere in notturna l'Estate di Ulisse Mele, per chi lavora, può voler dire dover chiedere un giorno di ferie. Ma, alla fine, la gioia sarà tanta!
          Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a colazione? Dolce o salato? A casa o  al bar?
Prima di tutto caffè, poi sigaretta. Prendo il treno, arrivo alla stazione e caffè con brioche.
           Mi regalerebbe  una frase del suo romanzo per iniziare la giornata e una su cui sognare stanotte?
Per iniziare la giornata Ulisse consiglia: … per il resto basta aprire la sua pagina facebook, che, come dice mia madre, scrivere su quell’arnese è come stendere le mutande sporche in piazza.
Per sognare stanotte Ulisse consiglia: … Si scambiarono un abbraccio intenso, come stretti e legati da lacrime di colla: a volte i grandi si comportano alla maniera dei bambini. Vogliono sentire che c’è qualcuno che gli vuole bene, ma dura poco, tornano subito adulti.

Nel mio piccolo, credo che Ulisse abbia veramente ragione: Gli adulti sono solo dei bambini con la testa più grossa.

Grazie per avermi concesso un’intervista così intima.
Federica Gnomo Twins

lunedì 24 novembre 2014

Lo scrittor prodigo



C'era una volta una casa editrice che pubblicava con diligenza tanti piccoli scrittori. Tutti amici, essi si consigliavano e si spronavano a vicenda. Un bel giorno, uno di loro, presuntuoso e convinto di essere meglio degli altri, decise di andare per il mondo a fare esperienza. Chiamò il suo editore e gli disse:
"Dammi ciò che è mio, perché io voglio andare a fare esperienza con una grossa ce"
L'editore seppur rattristato, perché amava il suo autore, gli diede le royalties e gli restituì i suoi scritti, anche quelli in prelazione. Poiché era un uomo giusto gli fece avere anche tutte le copie rimanenti dei suoi libri alla cifra di un euro l'una. Soddisfatto lo scrittore se ne andò e vagò per il mondo sperando di essere ricevuto dalle grandi ce. Cerca cerca, prova prova, sperperò tutti i suoi averi con le agenzie e alla fine si ritrovò pubblicato da una grande ce. Gonfiandosi di orgoglio, pensò solo a se stesso e abbandonò i veri amici, considerandoli imbrattacarte.  Ma dopo poco tempo, invece di avere quello che aveva sempre sognato, e cioè visibilità e passaparola, articoli sui giornali e sui blog, fu ignorato dall'ufficio stampa e dalle librerie, e alla fine si ritrovò solo, povero e sconosciuto più di prima. Si accontentò allora di fare il correggi bozze, senza contratto, finché una sera, quasi cieco dalla stanchezza e morto di fame, pensò alla sua casetta editrice. Non osando tornare indietro e parlare con l'editore, pensò di spedire un manoscritto anonimo, ma quello riconobbe subito lo stile dello scrittore e lo andò a cercare ovunque. Vedendolo di lontano in una fiera per l'editoria che elemosinava di essere letto, ne ebbe compassione, si avvicinò e lo salutò. Lo scrittore, allora, si buttò ai suoi piedi e gli chiese perdono. L'editore lo fece rialzare e gli disse:
"Figliolo, torna nella tua casetta editrice, dove quello che è mio è tuo. Tutti i tuoi amici ti attendono e faremo festa".
Lo scrittore promise che l'indomani sarebbe tornato con un nuovo romanzo. Corresse tutta la notte e all'alba rientrò nella sua piccola ce, pentito.
L'editore fece ammazzare il distributore grasso e tutti festeggiarono. Qualche autore anziano però si lamentò:
"Editore, come mai per lo scrittore esordiente che è tornato, hai fatto ammazzare il distributore grasso e a me che ti servo da anni non dai nemmeno un trafiletto sui blog?"
L'editore gli disse: "Autore, sei tu forse geloso del tuo collega? Non sai che quello che è mio è tuo e tu  devi promuoverti da solo? Qui nulla è cambiato,avremo un nuovo distributore, e faremo bei libri. E tra questi i tuoi. Ma ora dobbiamo festeggiare perché il tuo collega si era perso ed è stato ritrovato".

(Adattamento di Federica Gnomo Twins alla più nobile parabola che Nostro Signore ci ha narrato per parlarci delle nostre miserie umane: presunzione,voltafaccia, invidia, e la Sua grandezza nel perdonare, riaccogliere, amare i nostri simili anche se hanno sbagliato)

sabato 22 novembre 2014

In cucina con lo scrittore: Donatella Perullo, Lacrime d'Ametista, Butterfly 2014

Interviste food/book di Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo  Donatella Perullo, autrice del romanzo Lacrime d’Ametista edito dalla Butterfly Edizioni nell’ottobre 2014, per averci aperto la porta della sua cucina.
 “Lacrime d’Ametista” è il primo romanzo della trilogia fantasy “Il fato degli Dei” e sarà edito, in formato cartaceo, dalla Butterfly Edizioni alla fine del mese di ottobre 2014. “Lacrime d’Ametista” si potrà acquistare, oltre che nelle migliori librerie, anche on-line su Amazon, Ibs e Inmondadori.
Breve presentazione del romanzo:
Titolo: Lacrime d'Ametista #1- Il fato degli Dei
Autrice: Donatella Perullo
Edito da: Butterfly Edizioni
Data di pubblicazione: Ottobre 2014
Numero di pagine: 284
Prezzo di copertina: 14 euro

Trama:

Immaginate una realtà in cui la civiltà sia divisa in tre regni: Il regno delle sette terre, abitato dai mortali che sono definiti incompleti per via della loro caducità, il regno di Fomoria, abitato da esseri immortali privi di sentimenti positivi e il regno di Elidoria, abitato da esseri fatati benevoli.

La protagonista, Roswita, è l’ultima primogenita incompleta nata nell’anno nel quale, secondo una rivelazione della Creatrice, nascerà la predestinata in grado di sconfiggere la terribile Irmin, principessa del regno del male e sposa di Felmasio, re degli incompleti. Per questo motivo Irmin ha ordinato l’uccisione di tutte le primogenite nate in quell’anno.
Roswita è dunque destinata a essere assassinata poco dopo la nascita, ma è salvata da Iosò, una misteriosa anziana che la porta via con sé e la tiene nascosta nel bosco, lontana da tutti, per prepararla al destino che la attende. La ragazza cresce serena e inconsapevole. Raggiunge l’adolescenza senza avere sentore di quello che è il suo destino, fin quando un giorno per puro caso, s’imbatte in un giovane che la colpisce dritta al cuore.
È Fredric dei Noctiluca, principe cadetto, figlio di Felmasio e di Irmin.
Qui ha inizio un susseguirsi di eventi magici, emozionanti e drammatici che stravolgeranno la vita dei protagonisti e porteranno Roswita a combattere per il proprio amore e per la salvezza della razza incompleta. Eventi che le riveleranno la verità sulla propria nascita e sul proprio destino, costringendola a prendere coscienza di sé e a rinunciare alla propria fanciullezza e alla propria innocenza.

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La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Ebbene sì, lo ammetto! Adoro mangiare bene e amo cucinare.
Lo fa per dovere o per piacere?
Dipende, in genere è sempre un piacere cucinare, soprattutto farlo per le persone che amo. Mi piace leggere sui loro volti le espressioni di piacere nello scoprire che ho preparato per loro i piatti che prediligono. Ci sono anche volte, però, in cui ho alte priorità. In quei casi, qualsiasi cosa passa in secondo piano, anche la cucina, allora mi dedico a piatti veloci che diano buoni risultati senza rubare troppo tempo.
Invita spesso amici a casa o è ospite di altri?
Non invito spessissimo gli amici, non per mancanza di volontà, piuttosto di tempo. I giorni infrasettimanali sono strapieni d’impegni sia per la mia famiglia sia per quelle dei miei amici, il tempo libero si riduce a quello dei fine settimana durante i quali ci incontriamo tutti con piacere, ma è più per stare insieme che per dedicarci a cene vere e proprie. Gli inviti per eccellenza li faccio durante le festività, soprattutto quelle natalizie, allora con tante persone cui dedicarmi mi sbizzarrisco a creare cene e pranzi ricchi di tradizione, ma anche di fantasia e soprattutto amore.
Ha mai conquistato un uomo cucinando?
Se l’ho fatto, non me ne sono resa conto!
Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Certo, ma avrei difficoltà a sopportare un compagno che amasse troppo stare ai fornelli. Sono gelosa della mia cucina e di tutti gli strumenti che ho scelto con attenzione, non credo sarei felice di continue intromissioni del partner in un territorio che considero mio.
Quando ha scoperto questa sua passione?
Ero piccolissima, avevo sette o otto anni. Durante il periodo estivo trascorrevo lunghi periodi a casa di mia nonna e mia zia e lì trascorrevo ore a imparare da loro i segreti della cucina tradizionale, quella verace, che nutre gli occhi e il cuore prima dello stomaco. 
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Uno dei primi ricordi è legato a quando avevo poco più di tre anni. Avevo la tosse convulsiva e in quei giorni mangiavo poco o niente. Essendo già mingherlina di costituzione, i miei genitori si preoccupavano molto dei miei digiuni. Così il mio papà tutti i pomeriggi, appena tornato dal lavoro, mi portava al Boschetto di Capodimonte (un’oasi verde sulle colline napoletane, ormai distrutta dall'edilizia feroce della fine degli anni settanta), e trascorreva ore a imboccarmi e farmi giocare. Tornavamo a casa solo quando lui era sicuro che avessi mangiato abbastanza. Ancora ho il ricordo nitido ed emozionante di quei pomeriggi di pasta, mozzarelle, prati e ginestre.
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Ho tanti piatti che preferisco, uno è di sicuro il risotto con i funghi. Ne ho anche una bella lista di pietanze che detesto e sono tutti piatti eccessivamente conditi, dai sapori forti e manipolati.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non c’è un colore specifico, in genere è più un determinato tipo di consistenza o condimento a disgustarmi. 
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa stare concentrato a scrivere?
Non si può parlare di rito scaramantico. Quando sono in fase creativa, però sono assalita da una sorta di frenesia che mi spinge a sgranocchiare o sorseggiare qualcosa.  Così cerco di non farmi mancare cibi che mi tengano impegnata a lungo senza appesantirmi, ma non ci riesco sempre…allora eccomi affiancata da bicchieroni di yogurt, succosi frutti di stagione o, lo confesso, enormi scodelle di popcorn.
Scrive mai in cucina?
No, la cucina non è un ambiente che favorisce la mia vena creativa, troppe distrazioni.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Ho il mio angolo per scrivere, un piccolo scrittoio in un angolo del salotto. È lì che riesco a isolarmi dal mondo e lo faccio soprattutto di mattina quando sono sola e posso dedicarmi a me stessa e alla mia passione.
 Si compra cibo pronto (tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Non compro mai cibo pronto, e neanche cibi surgelati e pronti da infornare. Quando sono molto presa dalla scrittura, sento comunque la responsabilità di occuparmi della mia famiglia e allora lo faccio preparando cibi veloci e naturali, che mi portino via poco tempo senza detrarre però qualità alla tavola. Preparare uno spaghetto al pomodoro fresco aromatizzato con basilico, ruba poco più di un quarto d’ora compresa la cottura della pasta ed è molto più salutare di un tramezzino o un cibo precotto. La pizza poi, se non la mangio in pizzeria, la preparo io e anche quello è uno dei piatti veloci che mi aiutano molto durante i periodi di massimo impegno creativo.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Sempre salato, non amo i dolci tranne rare eccezioni come la torta Margherita o il tortino al
cioccolato con fondente, ma rigorosamente fatti in casa.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Quando ero piccola, gli adulti davano per scontato che adorassi caramelle e cioccolatini. Come ho detto, però, non ho mai prediletto i sapori dolci, ma allo stesso tempo non avevo cuore di rifiutare quei doni per non dare un dispiacere a chi me li offriva nella convinzione di farmi piacere. Così accettavo, ringraziavo compita e correvo a nascondere tutto nei posti più impensati. Ci sono stati casi in cui i padroni di casa hanno ritrovato dopo molto tempo, cioccolatini sciolti sotto i cuscini dei divani o caramelle dietro lavatrici o frigoriferi, assaltate da orde di formiche. Beh, quelle persone impararono a non offrirmi più dolciumi.
Lei è in prevalenza uno scrittore di fantasy e narrativa ma l’estro la spinge anche ad avvicinarsi a generi diversi. Quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con sua moglie (o la sua compagna, marito, ecc)?
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Preferisco sempre locali in cui mi facciano sentire a mio agio. Son abitudinaria e scelgo quelli dove conosco il personale, sono trattata con familiarità e professionalità e dove servano cibo di qualità. La mia famiglia condivide questo mio modo di pensare e predilige i miei stessi locali, per cui scegliamo insieme dove andare. Quando vado con gli amici, invece, mi limito a suggerire, ma poi lascio la decisione alla maggioranza. Finora non mi è mai capitato di festeggiare una pubblicazione. L’uscita di diversi racconti in antologie anche di prestigio, l’ho vissuta come una bella esperienza ma la scaramanzia mi ha trattenuta dal festeggiare.  Ora che sono giunta all’uscita del mio primo romanzo, ho quasi paura e vivo questa esperienza più come un punto di partenza che di arrivo. Di sicuro quindi brinderò a questa bellissima esperienza, ma lo farò in famiglia e molto probabilmente tra le mura domestiche.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Non ho ancora affrontato l’esperienza di una presentazione, ma credo che gestirò la cosa di volta in volta. Ci saranno presentazioni che richiederanno la piacevole consuetudine dell’offerta di un buffet o di un aperitivo, altre invece dove sarebbe addirittura sconveniente farlo. Tutto dipenderà dal tipo di pubblico, dall’orario della presentazione ma soprattutto dalla location.


Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Sì, spesso. In diversi miei racconti ho dato rilevanza al cibo.

Ad esempio in “Lacrime d’Ametista” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai co-protagonista?
Sì in “Lacrime d’Ametista” ci sono diversi passi che riportano al cibo. Come persone reali, i protagonisti dormono, si risvegliano, amano, discutono, insomma vivono ed è inevitabile che si ritrovino a volte a preparare pietanze o a condividere la mensa. Più volte il cibo è riconosciuto come elemento di aggregazione, ma anche, così come avviene nella vita reale, utilizzato come gesto di affetto, di attenzione nei confronti di chi si ama.
“Lacrime d’Ametista” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Non ho dubbi, l’unico dolce che io ami davvero: Il tortino al cioccolato con cuore fondente. Immaginate un piatto dal colore vivace, sul quale sia adagiato un tortino scuro, piccolo gioiello culinario affiancato da un ciuffo di panna montata e spolverato di delicato zucchero a velo aromatizzato alla vaniglia. Un boccone delicato ma al contempo corposo, scuro come la cioccolata più nera, caldo come l’inferno ma amabile come il paradiso. Una creazione dolce e amara allo stesso tempo. Un cuore pulsante d’energia, dal guscio consistente, all’apparenza consueto, ma che nasconde sorprese strabilianti. Ecco così vedo “Lacrime d’Ametista” come un piccolo scrigno all’apparenza consueto, ma che riserva sorprese ed emozioni inaspettate.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Ci sono diverse ricette che mi vengono in mente e sono tutte salate, ma preferisco rimanere in tema e darvi proprio la mia ricetta del tortino al cioccolato con cuore fondente.

TORTINO CON CUORE FONDENTE
Ingredienti per 4 tortini
100 gr di burro
100 gr di cioccolato fondente tritato
60 gr di zucchero
2 uova
20 gr di farina
Panna montata e zucchero a velo per decorare

Preparazione:
Ungete 4 stampini con poco burro, infarinateli e metteteli nel freezer. Fate fondere il cioccolato a bagnomaria, togliete dal fuoco e, battendo con una frusta, aggiungete il butto rimasto e lo zucchero. Quando avrete ottenuto un composto omogeneo e cremoso, incorporate le uova una alla volta: ossia aggiungete il secondo quando il primo sarà completamente assorbito. Infine aggiungete la farina. Mescolate, versate il composto nei quattro stampini, copriteli con la pellicola alimentare e riponeteli nel freezer. Dopo due ore eliminate la pellicola e mettete gli stampini in forno preriscaldato a 200° per circa dieci minuti. Capovolgete gli stampini in un piatto da dessert e decorate con la panna e lo zucchero a velo.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Il piatto vuoto e la richiesta di averne una seconda porzione.
E come scrittore?
Come autrice i complimenti che mi piacciono sono quelli spontanei, dettati dall’entusiasmo del momento e dalle emozioni che sono riuscita a trasmettere con la mia scrittura.  Parlando di Lacrime d’Ametista, più di una lettrice mi ha detto che “provoca crisi di astinenza”. Questo è senza dubbio il più bel complimento che mi potessi aspettare.


Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Giacché si parla di cucina e di cibo, mi viene da pensare a un racconto che ho scritto qualche tempo fa e che è stato pubblicato in un’antologia. Parlo de “I crocchè di nonna Ottavia”, una brevissima novella dedicata alla mia nonna materna e ai suoi squisiti crocchè, che preparava per mio padre, mio fratello e me, la domenica, quando tornavamo dallo stadio. La frase in particolare cui ho pensato è questa:
 “La tavola è apparecchiata, tutto è pronto. Sul vassoio ci sono loro, caldi, croccanti e dal cuore soffice. I crocchè di nonna Ottavia, sono il premio dopo ogni partita. Sono la consolazione dopo la sconfitta, l’esplosione di gioia dopo la vittoria. Una certezza che non può mancare.
Crema di patate con imbottitura di prosciutto cotto e provola. Nonna li passa nella farina e poi nel bianco d’uovo così che non si spacchino durante la frittura. Sono unici, inimitabili e resteranno sempre nel mio cuore, come nonna Ottavia e come il Napoli di Maradona.”
Vorrei però salutarvi con una frase di “Lacrime d’Ametista”, un pensiero breve che rispecchia in pieno il momento che sto vivendo. Dopo anni di speranze e lavoro, eccomi in procinto dell’esordio di un mio romanzo, un’opera in cui credo molto e che amo profondamente. Ho sognato a lungo questo momento e spero che la realizzazione di questo desiderio si trasformi in una piacevole avventura. La pubblicazione di “Lacrime d’Ametista” è Un sogno che si tramuta in realtà e che mi fa pensare a uno dei miei personaggi, re Felmasio, che in una scena sospira: «I sogni sono quanto di più vicino esista alla realizzazione dei desideri». Oggi posso dire che è proprio così.

Grazie per la sua disponibilità
Grazie a lei per avermi accolta nel suo salotto!








lunedì 17 novembre 2014

FALLO LO STESSO, Madre Teresa di Calcutta


Se fai il bene, ti attribuiranno
secondi fini egoistici
non importa, fa’ il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi,
troverai falsi amici e veri nemici
non importa realizzali.
Il bene che fai verrà domani
dimenticato.
Non importa fa’ il bene
L’onestà e la sincerità ti
rendono vulnerabile
non importa, sii franco
e onesto.
Dà al mondo il meglio di te, e ti
prenderanno a calci.
Non importa, dà il meglio di te
(Madre Teresa di Calcutta)

giovedì 13 novembre 2014

Un libro femminista al punto giusto, Il ragazzo alla pari, Federica Gnomo Twins, Gremese Editore

Una bella e profonda recensione di Fausta Genziana Le Piane, giornalista e poetessa, su DONNISSIME.

L’imprevedibilità nel prevedibile

Federica Gnomo Twins come Bridget Jones!

Ironia e anticonvenzionalità – tinto di femminismo – aprono il romanzo di Federica Gnomo Twins, Il ragazzo alla pari, Ombrerosa, 2013.
I fatti: Federica, quarantenne tecnicamente single dopo aver sorpreso a letto il marito con una amica ed essersi separata, decide di partire per il mare, la Sardegna, con i figli, ma le occorre un aiuto, una protezione una ragazza alla pari che parli un po’ d’italiano ma soprattutto una lingua straniera, per aiutarmi con i bambini (p. 9). All’annuncio risponde invece un ragazzo, Tom, di ventitré anni, dalla voce profonda, alto, biondo, spalle larghe (p. 14).
La protagonista Federica è una donna di oggi, una distratta nervosa, stile Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding (1995), tosta, una “non” in molte cose, incasinata, che fa cazzate, che passa dall’euforia alla disperazione, che si va a cercare i guai che poi sconta. Si sente una fallita, combattuta tra saggezza e pazzia (Mi pento quasi subito della mia decisione, ma non ho il coraggio di richiamare e annullare tutti gli accordi – p. 12), tra convenzioni antiche ed esigenze moderne, tra lo scartare un uomo per  “abitudine” ed  il desiderio istintivo invece di accettarlo, contravvenendo al pensiero comune; tra la convinzione che un ragazzo infonde sicurezza e il desiderio di mandare all’aria  il luogo comune che è meglio avere un uomo in casa, nel tentativo di dimostrare che, come  l’ex marito se la spassa con una ventenne, anche lei può partire con un ventenne in nome della parità. Infatti, come attraverso il personaggio di Bridget vengono tratteggiate con ironia le manie e le stranezze della vita degli anni novanta, attraverso il personaggio di Federica cono analizzate le ribellioni e le contraddizioni di oggi.
Federica è attratta dal suo tato, sentimentalmente e non solo, ma è insicura, dubbiosa, dominata dalla paura, di non piacere, di essere inadeguata, di non essere all’altezza di questo colpo di fulmine, si vergogna: vocaboli ed espressioni come agitarsi, paura, non avere fiducia in se stessi, ansia, incapacità a rilassarsi, contorcersi, innervosirsi, scombussolarsi, rabbia ecc. si moltiplicano nel corso della lettura. Federica si illude, fantastica, cerca l’uomo dei suoi sogni, il principe azzurro come Emma Bovary. Soffre del Complesso di Cenerentola: sogna un cavaliere biondo sul suo cavallo bianco (p. 25).
Il romanzo è scritto in prima persona, tutto dalla parte della protagonista:  con grande abilità ed ironia esilarante, senza veli, senza falsi pudori, Federica Gnomo sviscera tutte le sfumature dell’attrazione fisica e mentale della protagonista, della la forza dell’eros di una donna matura. E questa è la novità del libro: nel ribaltamento delle posizioni - Federica per la prima volta bacia per prima un uomo; Tom le sta facendo vedere la vita da altri punti di vista - che oggi non fanno comunque più scandalo, non solo nel mondo dello spettacolo: Io non ho mai fatto distinzioni d’età. Siamo persone in cerca d’amore e i sentimenti non hanno età, o sesso. Mi conosci da tanto tempo e sai che amo un uomo molto più anziano di me, e non vedo la differenza con il fatto che tu possa innamorarti di uno molto più giovane di te (p. 50).
Ma ho parlato di cauto e sfumato femminismo perché Federica Gnomo sa mettersi anche dalla parte di Tom, vittima del fratello gemello ma forte del suo sentimento: Io, donna matura, persa nel sogno di un nuovo amore, bacio un ragazzo perso nella ricerca di sé. In fuga da tutto quello che ha di più caro. E forse il nostro segreto è tutto qui. In questo prendere e dare con disperazione, lasciandoci tutto il dolore alle spalle. La sofferenza per un rapporto sbagliato. L’amore donato e rifiutato. Il futuro negato. Questo forse ci ha unito. Questo riconoscersi uguali ci ha guidato (p. 136).
Ecco allora il significato dell’altra faccia del titolo e cioè che il sentimento quello che conta: Usciamo al tramonto di un giorno qualsiasi che è diventato speciale. Lui lo rende così, io lo rendo così. Siamo pari. Ci amiamo. Alla pari…(p. 145).