Interviste culinarie di
Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo Matteo Pugliares, autore di “IMPERFETTO”
pubblicato da Edizioni Creativa alla fine del 2012, per averci aperto la porta
della sua cucina.
IMPERFETTO è il diario di un "folle" con
un prologo e un epilogo che sono futuri rispetto alla stesura del diario. Nello
stesso diario si racconta l'episodio che è la causa scatenante di questa
follia. L'epilogo è, in un certo senso, la risoluzione della follia del protagonista
che viene "guarita" dall'amore. IMPERFETTO è ispirato ad una persona
reale, uno di quelli che la società considera, appunto, "folli". Il
libro stesso è il frutto di una lunga riflessione dell’autore sulla follia,
tematica che ha esercitato sempre un grande fascino su di lui.
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Che mi piace mangiare è abbastanza evidente, visti i miei chili di troppo…
Cucinare mi piace moltissimo ma, soprattutto, amo farlo per me.
Lo fa per dovere o per piacere?
Assolutamente per piacere.
Invita amici o è più spesso invitato?
Più spesso sono invitato. Molti amici lo fanno volentieri proprio perché
“onoro” la loro cucina.
Ha mai conquistato amici cucinando?
Come ho detto prima, non amo cucinare per gli altri, a meno che mi trovo di fronte qualcuno che adora ogni cosa commestibile.
Come ho detto prima, non amo cucinare per gli altri, a meno che mi trovo di fronte qualcuno che adora ogni cosa commestibile.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Tantissimi anni fa. I miei andarono negli Stati Uniti per il matrimonio di
una mia cugina ed io, che conoscevo già l’ABC della cucina, ho cominciato a
sperimentare…
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
I primi ricordi legati al cibo, oggi sembra un paradosso, sono di un bambino che non gradiva una moltitudine di cibi. Ero addirittura sottopeso. Oggi, appunto, è solo un ricordo.
I primi ricordi legati al cibo, oggi sembra un paradosso, sono di un bambino che non gradiva una moltitudine di cibi. Ero addirittura sottopeso. Oggi, appunto, è solo un ricordo.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Adoro un numero esorbitante di primi piatti… difficile fare una classifica. Su ciò che detesto non ho dubbi: la trippa. È l’unico cibo che non riesco a mangiare.
Adoro un numero esorbitante di primi piatti… difficile fare una classifica. Su ciò che detesto non ho dubbi: la trippa. È l’unico cibo che non riesco a mangiare.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Non c’è un colore dominante proprio perché mi disgusta solo una cosa come
detto prima.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare
fermo a scrivere?
Nessun rito scaramantico legato al cibo. Spesso mi accompagna il caffè, ma
non solo quando scrivo.
Scrive mai in cucina?
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
Mi è capitato di scrivere in cucina solo qualche poesia poiché le scrivo
dovunque mi capita di avere l’ispirazione. Fuori dalla poesia scrivo nel mio
studio e, in genere, quando fuori è buio. Spesso mi capita di scrivere anche a
tarda notte.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Quando scrivo, al massimo sento il desiderio di sgranocchiare qualcosa, magari uno snack assolutamente salato.
Quando scrivo, al massimo sento il desiderio di sgranocchiare qualcosa, magari uno snack assolutamente salato.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Una volta, erano passate le due di notte, con alcuni amici abbiamo deciso di mangiare qualcosa… Quel qualcosa furono delle patatine fritte in quantità industriale. Ci beccò il nostro “responsabile” e dato che il giorno dopo avevamo degli ospiti, gli abbiamo fatto credere che stavamo cominciando a fare qualcosa per l’indomani. Ci ha creduto, e noi abbiamo passato il resto della notte a ridere e a mangiare patatine (ma una parte l’abbiamo lasciata per i “famosi” ospiti).
Una volta, erano passate le due di notte, con alcuni amici abbiamo deciso di mangiare qualcosa… Quel qualcosa furono delle patatine fritte in quantità industriale. Ci beccò il nostro “responsabile” e dato che il giorno dopo avevamo degli ospiti, gli abbiamo fatto credere che stavamo cominciando a fare qualcosa per l’indomani. Ci ha creduto, e noi abbiamo passato il resto della notte a ridere e a mangiare patatine (ma una parte l’abbiamo lasciata per i “famosi” ospiti).
Lei è uno scrittore di narrativa,
poesia e saggistica, quando esce a cena con gli amici che tipo di locale preferisce? Oppure per
festeggiare una pubblicazione? Cosa
tende a ordinare in un locale?
Preferisco i locali dove, innanzitutto, devo sentirmi accolto. Locali che non siano troppo raffinati e, naturalmente, dove si mangia bene. Poi, dipende da molte cose. Quando sono fuori paese scelgo quasi sempre un primo e un contorno, mentre quando è una serata in paese con gli amici, di solito è la pizza a fare da padrona.
Preferisco i locali dove, innanzitutto, devo sentirmi accolto. Locali che non siano troppo raffinati e, naturalmente, dove si mangia bene. Poi, dipende da molte cose. Quando sono fuori paese scelgo quasi sempre un primo e un contorno, mentre quando è una serata in paese con gli amici, di solito è la pizza a fare da padrona.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
In passato, nelle presentazioni di altri libri, l’ho fatto. Con l’ultimo
mio libro non più: anche questo è frutto della crisi… Gli intervenuti
gradiscono sicuramente e un po’ di stuzzichini e qualcosa da bere, diventano
anche la scusa per fare quattro chiacchere con i lettori.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Ad esempio in “Imperfetto”
ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
In “Mozart era il mio preferito”, libro che ho pubblicato qualche anno fa,
il cibo era molto presente ma inteso nel senso del rapporto che si ha con esso.
La protagonista di quel romanzo breve lottava con l’anoressia. In “Imperfetto”,
invece, i riferimenti sono su tutto e il contrario di tutto e quando si accenna
al cibo il protagonista fa l’elogio dei pizzaioli.
“Imperfetto” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Legherei il mio libro ad un pasto completo, di quelli che si fanno a tavola
ben seduti, di quelli che devi assaporare ogni cosa con calma poiché i sapori
devono rimanere anche alla fine del pranzo.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
Volentieri.
“FARFALLE ALL’UVA”
Gli ingredienti, facciamo per le classiche 4 persone sono: Farfalle (350 gr.), Pancetta affumicata a dadini (200 gr.), Olio di oliva (q.b.), Cipolla tritata (mezza, non troppo grande), Uva bianca (100 gr.), Parmigiano a scaglie (q.b.), sale e pepe (q.b.), miele (un cucchiaino da caffè).
Per il procedimento fate in questo modo. Lessate la pasta in abbondante acqua salata. Nel frattempo, in una padella, soffriggete a fuoco lento i dadini di pancetta affumicata in un po' di olio insieme alla cipolla tritata e quando i dadini sono diventate croccanti e dorata la cipolla. Aggiungete gli acini d'uva, dai quali avrete precedentemente eliminato la buccia e i semi, e il miele.
Togliete dal fuoco, aggiungete il sale e il pepe.
Scolate la pasta bene al dente e versatela nella padella col sugo, date una bella mescolata e servite subito dopo aver ricoperto il tutto con le sceglie di parmigiano.
E buon appetito!
“FARFALLE ALL’UVA”
Gli ingredienti, facciamo per le classiche 4 persone sono: Farfalle (350 gr.), Pancetta affumicata a dadini (200 gr.), Olio di oliva (q.b.), Cipolla tritata (mezza, non troppo grande), Uva bianca (100 gr.), Parmigiano a scaglie (q.b.), sale e pepe (q.b.), miele (un cucchiaino da caffè).
Per il procedimento fate in questo modo. Lessate la pasta in abbondante acqua salata. Nel frattempo, in una padella, soffriggete a fuoco lento i dadini di pancetta affumicata in un po' di olio insieme alla cipolla tritata e quando i dadini sono diventate croccanti e dorata la cipolla. Aggiungete gli acini d'uva, dai quali avrete precedentemente eliminato la buccia e i semi, e il miele.
Togliete dal fuoco, aggiungete il sale e il pepe.
Scolate la pasta bene al dente e versatela nella padella col sugo, date una bella mescolata e servite subito dopo aver ricoperto il tutto con le sceglie di parmigiano.
E buon appetito!
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
E come scrittore?
Come cuoco non attendo complimenti e critiche perché, come dicevo, amo
cucinare soprattutto per me. Quelle volte che mi è capitato di ricevere
complimenti per i miei piatti la frase che mi è piaciuta di più l’ha detta una
mia amica: “la tua cucina è diversa”.
Come scrittore mi piace sentire lettori che hanno avuto sensazioni fisiche dalle cose che scrivo.
Come scrittore mi piace sentire lettori che hanno avuto sensazioni fisiche dalle cose che scrivo.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Beh, come faccio a non lasciarvi con la citazione di “Imperfetto” sui pizzaioli cui facevo riferimento prima? Ad un certo punto, il protagonista scrive:
“Adoro la pizza ai quattro formaggi. Ho saputo che l’ha inventata un medico e ci credo perché è
Beh, come faccio a non lasciarvi con la citazione di “Imperfetto” sui pizzaioli cui facevo riferimento prima? Ad un certo punto, il protagonista scrive:
“Adoro la pizza ai quattro formaggi. Ho saputo che l’ha inventata un medico e ci credo perché è
meglio di una pillola antidepressiva. Quando andrò in Paradiso voglio
andare a salutare i pizzaioli,
uno ad uno. Abbracciarli e baciarli, ringraziandoli di dare all’umanità un
po’ di sollievo alle giornate soffocanti.”
Grazie per la sua disponibilità