Ti dono un cristallo per un sorriso,
adorno di luce il tuo bel viso,
ti auguro un anno dolce e sereno,
di grandi successi e amore, ripieno.
Buon 2014!
martedì 31 dicembre 2013
sabato 21 dicembre 2013
CAFFE' MACCHIATO
Ho scritto un racconto, si intitola CAFFE' MACCHIATO, se vi piace datemi qualche stellina!
http://natalechestoria.camst.it/racconto/118
martedì 17 dicembre 2013
Ricordi di Giocattoli
Giocattoli dimenticati, oppure sempre amati. Ricordi di momenti speciali, storie trasfigurate dalla fantasia. 24 autori si sono confrontati con la loro infanzia e il gioco. Un libro che accomuna alcune generazioni, reso prezioso dall'intervista a Luciano Dreoni, titolare di uno dei 14 negozi di giocattoli più suggestivi del mondo e il contributo di Assogiocattoli, con il decalogo per il diritto del bambino al gioco sicuro.
10 euro
Per volere di tutti gli autori
la somma raccolta andrà all'associazione Veronica Sacchi
che allevia la permanenza in ospedale dei piccolo pazienti oncologici.
Richiedetelo, a fedegnomo@gmail.com.
sabato 30 novembre 2013
Home Sweet Gnome: albero di Natale decorativo con fiocchi di recupero, biscotti, cartoline ecc...
Oggi un lavoretto di Natale!
Prendete dei bastoncini di misura degradante, potete anche dipingerli di bianco, oro o argento, ma sono belli naturali, tagliate uno spago almeno tre volte l'albero che volete realizzare, fissate un chiodo alla parete, fateci passare il filo e legate le due estremità al bastone più lungo, ecco il triangolo da decorare, ora dovrete fissare gli altri bastoncini degradanti, aiutandovi con nastri, mollette decorate ecc...( anche del nastro adesivo, che poi coprirete se siete imbranate come me) e infine abbellirlo con nastri di stoffa, coccarde di pacchi, fiocchi, anche di recupero, o biglietti di Natale, biscotti e pupazzi, molto divertente da fare con i bambini!
lunedì 18 novembre 2013
IN CUCINA CON LO SCRITTORE: Luca Tom Bilotta, Biografia Arancio Sangue.
Interviste culinarie di
Federica Gnomo Twins
Ricominciamo con le interviste in cucina, che tanto piacciono ai lettori. Stavolta non abbiamo un grande cuoco, ma probabilmente un bravo scrittore a cui piace mangiare. Peccato che assomigli a un grande chef!
Indovinate chi? Sarà lui in incognito?
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Luca Tom
Bilotta di “Biografia Arancio Sangue”,
thriller vincitore del premio internazionale “I Nuovi Autori 2013” per averci aperto la porta della sua cucina. Il suo primo thriller, prossimo alla
pubblicazione per dicembre 2013/gennaio 2014 con una nuova casa editrice il cui
nome è ancora top secret per scaramanzia (ma già on-line in edizione limitata e
non ancora editata, per la vittoria del concorso citato in precedenza link:
http://lucatombilotta.me/compralo-subito/), si può definire “un libro nel
libro”. Il racconto di un giovane giornalista italo-canadese incaricato di
realizzare una biografia su commissione, che lo porterà a scoprire complotti
farmaceutici ed intrighi internazionali legati alla guerra in Vietnam con il
prodotto defogliante “Agente Arancio”. Ovviamente senza dimenticare i numerosi
morti sparsi fra Milano e San Francisco, cinque omicidi che dovrà risolvere per
salvarsi la vita. Una vera corsa contro il tempo, dal finale decisamente
particolare.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare
bene? E cucinare?
“Assolutamente sì, del
resto a chi non piace mangiare bene. Personalmente sono un cultore del cibo in
generale, ma non amo particolarmente cucinare. Diciamo che ho altre doti, non
quelle degli chef…”.
Lo fa per dovere o per piacere?
“Cucino per piacere, o
meglio cerco d’imparare a farlo per diventare un provetto cuoco in compagnia.
Per adesso, però, sono davvero scarso!”
Invita amici o è più spesso invitato?
“Ovviamente più
invitato, ma in futuro saprò sdebitarmi. Lo dico sempre ai miei amici, credo
che oramai abbiano perso la speranza”.
Ha mai conquistato amici o una donna cucinando?
“Sinceramente no, ma
conto di poterlo fare a breve. Per adesso mi sono limitato ad invitare a cena
in un buon ristorante, per conquistare la simpatia di amici o l’interesse di
una donna”.
Vivrebbe con
una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
“Se c’è amore c’è
speranza, pure in cucina”.
Quando ha scoperto questa sua passione?
“Per il mangiare bene
fin da piccolo, con gli omogeneizzati e i biscotti Plasmon. Crescendo mi sono
evoluto anche nel palato, ovviamente, mentre per la cucina - nel senso di
cucinare - da pochissimo: diciamo da qualche mese a questa parte, grazie ad un
amico che mi ha fatto capire quanto sia bello cucinare per le persone in
compagnia”.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
“I pranzi domenicali
dalla nonna materna, una goduria. Da lì ho capito le mie reali intenzioni a tavola:
essere onnivoro!”
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
“Spaghetti allo
scoglio, mentre odio le barbabietole lesse”.
Un colore dominante proprio di cibi che la
disgustano?
“Ovviamente il porpora
delle barbabietole”.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico
legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a
scrivere?
“Il caffè pomeridiano,
di solito verso le 16.30. Spezza la creatività, ma permette di riflettere sui
passaggi scritti precedentemente”.
Scrive mai in cucina?
“A volte sì, sviluppa
la creatività per alcune fasi della narrazione. Ma solo poche volte devo essere
sincero”.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene
più naturale?
“Solitamente nel mio
studio, in casa. Considerando che scrivo per professione, cerco di condurre una
vita regolare. Quindi gli orari sono simili a quelli d’ufficio, ovvero mattina
e pomeriggio. Ovviamente se non ho altri impegni come interviste, eventi o altro.
In quel caso scrivo anche di notte. L’importante è scrivere sempre, almeno
qualche pagina al giorno per non perdere il ritmo”.
Quindi,
come tutti i veri scrittori, si impone una certa disciplina. Si compra cibo pronto
( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla
scrittura?
“Assolutamente no.
Anche perché cucinare un piatto di pasta è molto più veloce che infornare nel
microonde un surgelato”.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed
è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
“Sempre salato. Direi
un pezzo di focaccia ligure, ma anche un piatto di spaghetti come dicevo prima…”.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O
una cosa carina e particolare che le è accaduta?
“Sinceramente? Il mio
primo incontro letterario - come ghostwriter - si è svolto a pranzo, in un ristorante
di classe. Mi ricordo la frittura di pesce: esagerata dalla bontà, come nelle
dimensioni dei calamari. Giganti, quasi mi strozzavo!”.
Lei è uno scrittore di gialli/thriller quando esce
a cena con gli amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con la sua
compagna?
“Con gli amici o con la
compagna la risposta è univoca: principalmente sushi. Anche se un po’ di pesce
cucinato alla Mediterranea ogni tanto non guasta, un bel piatto di spaghetti
allo scoglio ad esempio… Giusto per non essere ripetitivi!”
Oppure per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
“Beh, in questo caso la
prima cosa da ordinare è una buona bottiglia di vino! Champagne o bianco, tipo
una Falanghina o Aglianico del Vulture. Poi crudité di pesce sono imprescindibili…
Adoro i gamberi rossi di Sicilia, li mangerei all’infinito”.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia
gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine
o a offrire quasi un pasto completo?
“Se c’è l’opportunità
meglio offrire qualcosa di completo, non dico un pasto ma indubbiamente la
mente e il palato devono viaggiare su binari paralleli, quindi…”
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in
“Biografia Arancio Sangue” ci sono passi che ricordano cibi o
profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
“In tre occasioni si
parla di cibo. E in due casi è parte integrante della narrazione: l’incontro di
lavoro fra Joe Brigati (il protagonista, giornalista e scrittore) e la
committente della biografia su commissione (Jennifer Rodriguez, modella
argentina) avviene in un ristorante di lusso davanti ad un piatto di pesce. Da
lì partirà la trama… Stessa sorte in un’altra occasione. Infine, verso la fine
del libro, quando Joe è a San Francisco,
non poteva mancare un bell’hamburger all’americana! Ma in quel caso, il
protagonista è solo affamato: il cibo non è protagonista della situazione narrativa”.
“Biografia Arancio Sangue” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
“Ricetta? Direi
ossibuchi con polenta, tipico piatto bergamasco. Perché seppur duro per l’osso
(degli ossibuchi) e per la digestione di chi lo assaggia (in dosi elevate si
rischia l’arresto cardiaco!), a chi piace il genere - come per i thriller - il
risultato è garantito: morbido alla fine del piatto, o del romanzo. Un libro
deve soddisfare e far riflettere, no?”.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua
ricetta? Quella che le riesce meglio?
“Qui andiamo sul difficile… Devo proprio? Allora,
direi la pizza. Ma qui, come tutti immaginerete, è semplicissimo farla e la
ricetta è soggettiva in base ai gusti e agli ingredienti da metterci sopra.
Eppure nessuno sa che l’acqua ha la sua componente fondamentale: quando la
preparo, preferisco utilizzare nell’impasto una bottiglia di naturale minerale.
Non quella del rubinetto… Sembra una sciocchezza, ma vedrete che è tutto
diverso…”
Grazie per il suo consiglio.
Quale complimento le piace di più come cuoco?
“Temevo peggio! Diciamo che quando me lo dicono,
mi conforta. Almeno non ho sulla coscienza una persona amica!”
E come scrittore?
“Quando i miei lettori dicono: ho letto il tuo
libro in pochissimi giorni, non riuscivo a staccarmi! Questo è un grande
complimento!”.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo
portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“In “Biografia Arancio Sangue” ci sono tanti
aneddoti o modi di dire popolari. Ad uno in particolare, frutto della mia
inventiva, sono legato: "La grandezza di un uomo non la si valuta per
le mirabolanti azioni compiute in vita. Bensì dalla quantità di compromessi che
ha alle spalle”. Del resto tutti hanno i propri scheletri nell’armadio, no?
Ecco, chi riesce ad ottenere grandi successi con il minor numero di compromessi
è un grande uomo o una grande donna”.
Grazie per la sua disponibilità
“Grazie a voi dell’opportunità e un saluto a tutti
i vostri lettori!”.
martedì 12 novembre 2013
Home sweeet Gnome: ghirlanda di benvenuto con messaggi a sorpresa
Trovo questa idea simpatica, e con qualche fiocco rosso, bacca, rami d'abete ecc si può adattare anche al Natale.
In pratica, su una base per comporre una ghirlanda, potrete aggiungere oltre gli addobbi, dei messaggi scritti sulla carta e poi arrotolati e fissati con uno spago o una fettuccia colorata. Gli ospiti possono pescare a caso, e ricordare la vostra serata con una poesia, un aforisma o semplicemente delle frasi scritte con il cuore. Fatevi aiutare dai bambini anche con disegni. Buon divertimento!
In pratica, su una base per comporre una ghirlanda, potrete aggiungere oltre gli addobbi, dei messaggi scritti sulla carta e poi arrotolati e fissati con uno spago o una fettuccia colorata. Gli ospiti possono pescare a caso, e ricordare la vostra serata con una poesia, un aforisma o semplicemente delle frasi scritte con il cuore. Fatevi aiutare dai bambini anche con disegni. Buon divertimento!
sabato 9 novembre 2013
Un libro per il fine settimana, Invisibile, di Giuliana Facchini, scrittrice per ragazzi.
http://www.icwa.it/profili/facchini-giuliana
Giuliana Facchini è una scrittrice per ragazzi. Bella e sensibile ha una vera passione per il suo cane.
E' una scrittrice brava e quindi modesta, che ha vissuto in molte città, assorbendone i pregi ma non perdendo la sua l'identità, ora vive a Verona.
Segnalo il suo splendido romanzo INVISIBILE, edizioni San Paolo, per una lettura nel fine settimana, magari in compagnia dei figli, essendo un romanzo adatto dai 9 anni in su. Questo romanzo è molto indicato anche per una lettura scolastica, in quanto si possono far affrontare ai ragazzi diversi temi: il rapporto con gli altri, compresi gli animali, la solitudine, la paura, l'istinto,la diversità, l'amicizia. I toni sono leggeri anche se la storia è a tratti drammatica. Questo non deve mai mancare in storie per ragazzi: il loro mondo, i loro valori, anche ciò che agli adulti può sembrare una piccola cosa, una cotta, uno scherzo, unito a temi importanti che fanno riflettere.
Vincitore del Premio Arpino 2011 per la sezione inediti,
Invisibile è un romanzo per ragazzi a sfondo sociale e dal forte impatto emotivo.
Silvia vive in un piccolo paese montano e ama camminare tra i boschi con il suo cane Pirata. Un giorno, il cane si allontana dal sentiero e trova Nina, una bimba. Chi è? Perché vive nascosta nei boschi? La storia di Nina pian piano si svelerà a Silvia e ai suoi amici che dovranno affrontare la realtà sconosciuta degli esuli e dei clandestini. In fuga di notte in alto sulle montagne, dove solo l’istinto del montanaro e del cane saranno d’aiuto, i ragazzi non lasceranno mai sola la piccola Nina e le restituiranno identità e famiglia.
Giuliana Facchini è una scrittrice per ragazzi. Bella e sensibile ha una vera passione per il suo cane.
E' una scrittrice brava e quindi modesta, che ha vissuto in molte città, assorbendone i pregi ma non perdendo la sua l'identità, ora vive a Verona.
Segnalo il suo splendido romanzo INVISIBILE, edizioni San Paolo, per una lettura nel fine settimana, magari in compagnia dei figli, essendo un romanzo adatto dai 9 anni in su. Questo romanzo è molto indicato anche per una lettura scolastica, in quanto si possono far affrontare ai ragazzi diversi temi: il rapporto con gli altri, compresi gli animali, la solitudine, la paura, l'istinto,la diversità, l'amicizia. I toni sono leggeri anche se la storia è a tratti drammatica. Questo non deve mai mancare in storie per ragazzi: il loro mondo, i loro valori, anche ciò che agli adulti può sembrare una piccola cosa, una cotta, uno scherzo, unito a temi importanti che fanno riflettere.
Vincitore del Premio Arpino 2011 per la sezione inediti,
Invisibile è un romanzo per ragazzi a sfondo sociale e dal forte impatto emotivo.
Silvia vive in un piccolo paese montano e ama camminare tra i boschi con il suo cane Pirata. Un giorno, il cane si allontana dal sentiero e trova Nina, una bimba. Chi è? Perché vive nascosta nei boschi? La storia di Nina pian piano si svelerà a Silvia e ai suoi amici che dovranno affrontare la realtà sconosciuta degli esuli e dei clandestini. In fuga di notte in alto sulle montagne, dove solo l’istinto del montanaro e del cane saranno d’aiuto, i ragazzi non lasceranno mai sola la piccola Nina e le restituiranno identità e famiglia.
Giuliana è in libreria ora con il suo ultimo romanzo
Il mio domani arriva di corsa
Edizioni EL
lunedì 28 ottobre 2013
Home Sweet Gnome: Zucca di Halloween ripiena di dolci
Ho trovato molto carina questa utilizzazione della classica zucca per Halloween. Invece di intagliarla e metterci una lampada, se non siete tanto brave con i coltelli e le incisioni, poche ore prima della festa, provate a tagliarla in due parti, svuotatela, e nella parte sottostante riempitela di caramelle e cioccolatini, magari dopo averla foderata internamente con un canovaccio di cotone o carta stagnola. Richiudetela e...
Sarà una sorpresa aprirla davanti ai bambini!
lunedì 21 ottobre 2013
Home Sweet Gnome: foglie secche decorate.
Questo è un lavoretto molto gratificante da fare insieme ai vostri bambini o da sole. Dopo una bella passeggiata lungo un viale alberato, o un bosco in cui avrete raccolto delle grandi foglie dai bei colori autunnali non tanto secche, al ritorno a casa mettetele dentro dei libri e lasciatele asciugare e distendere per qualche giorno. Comprate della tempera bianca e alla prima giornata di pioggia, tirate fuori le foglie e iniziate a decorarle esclusivamente con il bianco e pennellini di varie misure.
Ispiratevi a queste o lavorate di fantasia. Lasciatele asciugare bene e poi componetele in una bella ciotola di cristallo, magari con qualche zucchetta o melagrana, e fatene un centrotavola per ospiti durante una cena. Potrete anche regalarle alla fine della serata.
Io le userò oggi, che è il mio compleanno :)
Ispiratevi a queste o lavorate di fantasia. Lasciatele asciugare bene e poi componetele in una bella ciotola di cristallo, magari con qualche zucchetta o melagrana, e fatene un centrotavola per ospiti durante una cena. Potrete anche regalarle alla fine della serata.
Io le userò oggi, che è il mio compleanno :)
martedì 8 ottobre 2013
DIECI MOTIVI PER NON FARE L'EDITORE
Questo è un decalogo semiserio scritto da A. Volpino, un responsabile editoriale, in cui ho ritrovato tante esperienze personali. Ve lo giro perché è molto interessante e vero. In Italia non ci sono requisiti base per essere Editori, basta aprire una società, una impresa o una associazione e si diventa "editore", con tutti i disastri che ne derivano. Nonostante ciò, e quello che leggerete, c'è chi fa questo lavoro con passione ed amore.
Decalogo semiserio per non diventare editore, che vi può illuminare un pochino:
DIECI MOTIVI PER NON APRIRE UNA CASA EDITRICE
1)Tanto non ci guadagnerete. Inutile guardare con occhioni luccicanti quei due o tre che, negli ultimi 10 anni, sono passati da “piccoli editori” a “grandi editori” grazie a una botta di culo, a un autore azzeccato o magari alla loro bravura. Fateci caso: appena hanno potuto, TUTTI hanno venduto la loro casa a un grosso gruppo editoriale.
2)Gli autori italiani sono dei rompicoglioni. A parte qualche serio professionista (che, tanto, è già pubblicato da una qualche grossa casa…) avrete a che fare con ragazzine brufolose che cercano di piazzare la loro tri-penta-decalogia fantasy con gli splendidi (barrare la casella): Elfi [] Vampiri [] Personaggi della loro serie manga preferita []. E peggio ancora, spesso queste ragazzine brufolose sono maschi.
3)Dichiarare di essere editore equivale a chiedere di essere molestati intellettualmente, come dichiarare di essere superdotato in un raduno di ninfomani. Grossomodo 5 italiani su 6 scrivono, hanno scritto o hanno un amico che scrive – “ma bravo eh!”. E ti chiedono di pubblicare. E se non lo fai vedi (5).
4)Dovrete fare un altro lavoro, un lavoro “vero”, per mantenervi. Solo che fare l’editore occupa un casino di tempo, proprio tanto. Se riuscite a stare tre giorni senza dormire, ok. Altrimenti lasciate perdere.
5)Sarete editori. Ovvero quelli che appartengono al Malvagio Sistema che Pubblica Solo gli Amici (e, al limite, gli Amici degli Amici). ... . E io aggiungo che non riuscendo a leggere tutte le proposte degli amici li perderete
6)Vi verrà un fegato così a vedere le cosiddette “associazioni culturali con diritto d’edizione” che pubblicano libri, come voi, ma che non pagano nemmeno la metà dei balzelli che pagate voi. Certo, loro non hanno “scopo di lucro”, voi sì – ma fidatevi, rimarrà uno scopo irraggiungibile comunque.
7)Vi farete tanti, tanti, taaaanti nemici – soprattutto tra la gente che avrete aiutato. Magari, mossi da sincera convinzione che “più siamo meglio stiamo”, aiuterete qualcuno ad aprire una nuova casa editrice, gli presenterete tipografi e scrittori. Poi vi troverete coloro che avete aiutato saltarvi alla gola sui forum, perché voi siete “editori vecchio stile” mentre loro rappresentano il nuovo che avanza…
8)Non riuscirete a smettere. “Ancora un libro, poi si chiude.” Oppure: “Se quest’anno non vendiamo almeno tot, basta.”. Ok. Ci credete davvero che chiuderete? Leggetevi La Coscienza di Zeno…
9)Andrete in rovina. A meno che il vostro lavoro “normale” non produca redditi pari al bilancio del Dubai, userete tutti i vostri soldi per “tappare” i buchi della casa editrice. E, se l’avete aperta con degli amici, presto avrete amici in meno.
10)Ogni anno, a gennaio, vi verrà una botta di depressione perché “Lo avevo detto io, l’anno scorso, che bisognava chiudere, ma i miei soci me lo hanno impedito…” Salvo poi ricordarvi che non avete soci.
Decalogo semiserio per non diventare editore, che vi può illuminare un pochino:
DIECI MOTIVI PER NON APRIRE UNA CASA EDITRICE
1)Tanto non ci guadagnerete. Inutile guardare con occhioni luccicanti quei due o tre che, negli ultimi 10 anni, sono passati da “piccoli editori” a “grandi editori” grazie a una botta di culo, a un autore azzeccato o magari alla loro bravura. Fateci caso: appena hanno potuto, TUTTI hanno venduto la loro casa a un grosso gruppo editoriale.
2)Gli autori italiani sono dei rompicoglioni. A parte qualche serio professionista (che, tanto, è già pubblicato da una qualche grossa casa…) avrete a che fare con ragazzine brufolose che cercano di piazzare la loro tri-penta-decalogia fantasy con gli splendidi (barrare la casella): Elfi [] Vampiri [] Personaggi della loro serie manga preferita []. E peggio ancora, spesso queste ragazzine brufolose sono maschi.
3)Dichiarare di essere editore equivale a chiedere di essere molestati intellettualmente, come dichiarare di essere superdotato in un raduno di ninfomani. Grossomodo 5 italiani su 6 scrivono, hanno scritto o hanno un amico che scrive – “ma bravo eh!”. E ti chiedono di pubblicare. E se non lo fai vedi (5).
4)Dovrete fare un altro lavoro, un lavoro “vero”, per mantenervi. Solo che fare l’editore occupa un casino di tempo, proprio tanto. Se riuscite a stare tre giorni senza dormire, ok. Altrimenti lasciate perdere.
5)Sarete editori. Ovvero quelli che appartengono al Malvagio Sistema che Pubblica Solo gli Amici (e, al limite, gli Amici degli Amici). ... . E io aggiungo che non riuscendo a leggere tutte le proposte degli amici li perderete
6)Vi verrà un fegato così a vedere le cosiddette “associazioni culturali con diritto d’edizione” che pubblicano libri, come voi, ma che non pagano nemmeno la metà dei balzelli che pagate voi. Certo, loro non hanno “scopo di lucro”, voi sì – ma fidatevi, rimarrà uno scopo irraggiungibile comunque.
7)Vi farete tanti, tanti, taaaanti nemici – soprattutto tra la gente che avrete aiutato. Magari, mossi da sincera convinzione che “più siamo meglio stiamo”, aiuterete qualcuno ad aprire una nuova casa editrice, gli presenterete tipografi e scrittori. Poi vi troverete coloro che avete aiutato saltarvi alla gola sui forum, perché voi siete “editori vecchio stile” mentre loro rappresentano il nuovo che avanza…
8)Non riuscirete a smettere. “Ancora un libro, poi si chiude.” Oppure: “Se quest’anno non vendiamo almeno tot, basta.”. Ok. Ci credete davvero che chiuderete? Leggetevi La Coscienza di Zeno…
9)Andrete in rovina. A meno che il vostro lavoro “normale” non produca redditi pari al bilancio del Dubai, userete tutti i vostri soldi per “tappare” i buchi della casa editrice. E, se l’avete aperta con degli amici, presto avrete amici in meno.
10)Ogni anno, a gennaio, vi verrà una botta di depressione perché “Lo avevo detto io, l’anno scorso, che bisognava chiudere, ma i miei soci me lo hanno impedito…” Salvo poi ricordarvi che non avete soci.
giovedì 3 ottobre 2013
"La mandi un bacione a FIRENZE"
Firenze è la mia città.
Ormai ci vivo meno ma è sempre nel mio cuore.
Sospesa tra sogno e realtà. Firenze va scoperta piano piano e non fagocitata, è una sposa bianca, timida eppur vanitosa.
Ottobre è un mese ideale per toglierle il velo, e baciarla sulla bocca, conoscerla da vicino, intimamente.
Non si sottrae, ella attende.
Ormai ci vivo meno ma è sempre nel mio cuore.
Sospesa tra sogno e realtà. Firenze va scoperta piano piano e non fagocitata, è una sposa bianca, timida eppur vanitosa.
Ottobre è un mese ideale per toglierle il velo, e baciarla sulla bocca, conoscerla da vicino, intimamente.
Non si sottrae, ella attende.
lunedì 23 settembre 2013
CANDELE, INCENSI E PROFUMI PER LA CASA
Oggi vorrei parlarvi di un
argomento molto di moda in questi ultimi anni: le candele profumate. E in
genere i profumi per la casa.
Le distinguerò da quelle
senza profumo, che donano una luce soffusa, per approfondire il valore
simbolico del fuoco e della luce in
vista delle tante decorazioni che faremo per allestire gli ambienti nel periodo
invernale.
Questa settimana mi concentro
su l’odore di una casa, e quindi su
candele, incensi e profumi. Questi ultimi, spray o dotati di diffusori
autonomi, hanno avuto un vero boom.
Io non li amo molto in
realtà: l’odore è il primo biglietto da visita di
una casa. E normalmente preferisco
l’odore di pulito, lavanda e agrumi, aria fresca e sole, che spesso hanno gli ambienti spaziosi, e non
sovraccarichi di oggetti. Però posso comprendere il desiderio di personalizzare
il proprio spazio e dargli una connotazione ricercata.
I profumi, infatti, hanno una forte valenza intima, quella dell'olfatto,
“l'unica
percezione sensoriale non mediata dalla coscienza, che si trasmette
direttamente alla parte più arcaica del cervello”, spiega la psicoterapeuta Caterina Vignoli. Quindi hanno il
potere di evocare in noi, immagini e ricordi, sensazioni di benessere o
malessere. È noto che un mazzetto di lavanda sotto il cuscino rilassi e induca
al sonno, i legni odorosi come il sandalo, ci regalino un’atmosfera sexy. Non
bisognerebbe quindi sbagliare nel
distribuire profumi.
Normalmente gli odori forti andrebbero
evitati nelle camere da letto, per non disturbare il sonno, mentre regalano
energia in soggiorno. Anche in cucina meglio non usare odori che ci possano
influenzare nella preparazione del cibo: è risaputo che si cucina anche con il
naso.
Concludo dicendo che la mania di profumare la casa è sempre
esistita, pensiamo alle piante o i mazzi
di fiori recisi che si usavano negli anni passati, però meglio non esagerare.
Chi, in casa, abbonda con i profumi tende in realtà a
nascondere qualcosa di sé, qualcosa che gli crea disagio.
È giusto invece lasciare
che la casa respiri, che si
crei un suo odore, che poi è un po’ il nostro, che assorba anche altri profumi ( quello dei legni, dei tessuti,
degli umani, del posto, del pulito, e della circolazione libera dell’aria) e
non solo quelli artificiali, che, se usati in modo eccessivo, finiscono per
cancellarne e nascondere la vera identità.
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giovedì 19 settembre 2013
Ma come ti vesti?
Questo scivolone di gusto di Carolina di Monaco non si spiega, a meno che non abbia voluto creare attenzione: in questo caso una vera festa di beneficenza fatta "coi piedi".
Le scarpe indossate dalla principessa Carolina di Monaco a una cena
per raccogliere fondi da donare al nuovo museo nazionale del principato
(Reuters/Gaillard)
Fonte:
http://www.corriere.it/
martedì 10 settembre 2013
Il ragazzo alla pari di Federica Gnomo Twins, da Sognando Leggendo
http://sognandoleggendo.net/il-ragazzo-alla-pari-di-federica-gnomo-twins/
Il ragazzo alla pari di Federica Gnomo Twins
Il ragazzo alla pari di Federica Gnomo Twins
sabato 7 settembre 2013
Cagnolini alla moda. Tendenze autunno/inverno 2013
Nonostante il fenomeno dell'abbandono dei cani "di moda", scelti per razza, dimensione, colore e poi dismessi come un accessorio, sia una piaga in aumento, quello dei cagnolini che "seguono la moda" è stabile e le offerte in continua evoluzione. I proprietari di razze piccole e spesso con poco pelo sono sempre più disposti a spendere per un abitino elegante da sfoggiare in qualche occasione speciale.
Ecco allora che in una nota località turistica mi sono imbattuta in bellissimo assortimento di vestitini per cuccioli, diversi da quelli usuali in pile. Pizzo, stoffe pregiate, tartan e velluti, dettagli ricamati e spille gioiello in puro stile vittoriano dettano le tendenze 2013, come sulle passerelle di alta moda. Gli abitini sono frutto di una selezione del noto marchio Pagano (abbigliamento, alta moda e pellicceria in Bergamo, Brescia e Porto Cervo) su collezioni di Pao Canina (www.pao-canina.it).
Ecco allora che in una nota località turistica mi sono imbattuta in bellissimo assortimento di vestitini per cuccioli, diversi da quelli usuali in pile. Pizzo, stoffe pregiate, tartan e velluti, dettagli ricamati e spille gioiello in puro stile vittoriano dettano le tendenze 2013, come sulle passerelle di alta moda. Gli abitini sono frutto di una selezione del noto marchio Pagano (abbigliamento, alta moda e pellicceria in Bergamo, Brescia e Porto Cervo) su collezioni di Pao Canina (www.pao-canina.it).
mercoledì 4 settembre 2013
Barattoli ripieni di coccole e ricordi d'estate
Occorrono un bel barattolo, nastri, caramelle assortite in tinta, e bigliettini. Questi sono la vera novità. Sui bigliettini potrete scrivere frasi d'amore, ricordi d'estate, sogni in due, o quello che più vi rappresenta.
Basterà pescare nel barattolo e anche i giorni piovosi, ricorderanno l'amore e l'estate.
Buon divertimento <3
sabato 20 luglio 2013
Parto con un TOY BOY.
E anche questo blog va in vacanza per un po'.
Ho messo in valigia libri di amici, e spero che i miei amici mettano il mio romanzo: Il ragazzo alla pari. Airone editrice, 2013.
UNA COMMEDIA ROMANTICA HOT CON UN TOY BOY.
http://www.amazon.it/ragazzo-alla-Federica-Gnomo-Twins/dp/8864421661/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1374418913&sr=1-1&keywords=Il+ragazzo+alla+pari
Una signora, due bellissimi ragazzi, un amante...ma di chi?
Baci e a presto.
Ho messo in valigia libri di amici, e spero che i miei amici mettano il mio romanzo: Il ragazzo alla pari. Airone editrice, 2013.
UNA COMMEDIA ROMANTICA HOT CON UN TOY BOY.
http://www.amazon.it/ragazzo-alla-Federica-Gnomo-Twins/dp/8864421661/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1374418913&sr=1-1&keywords=Il+ragazzo+alla+pari
Una signora, due bellissimi ragazzi, un amante...ma di chi?
Baci e a presto.
giovedì 18 luglio 2013
IN CUCINA CON LO SCRITTORE Francesca Rossi, autrice de “La Spada di Allah” Editore La Mela Avvelenata, luglio 2013
Interviste culinarie di
Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo Francesca
Rossi, autrice de “La Spada di Allah” Editore
La Mela Avvelenata, luglio2013
per averci aperto la porta della sua
cucina.
“La Spada di Allah” è un racconto ucronico-fantasy, di ambientazione
islamica. Cosa sarebbe accaduto se l’impero ottomano avesse conquistato Vienna
l’11 settembre 1683? Come sarebbe cambiato il destino del mondo? 9 settembre 1683. L'esercito ottomano tiene sotto assedio Vienna,
la "Mela d'Oro", deciso a conquistarla e a penetrare, attraverso
essa, nel cuore dell'Europa. Alla battaglia decisiva, da cui dipenderà il corso
della Storia, mancano ormai poche ore.Il sultano, però, non è ancora sicuro di
voler scatenare una guerra. Il suo prudente piano politico è in aperto
contrasto con quello del suo consigliere Ibrahim, in realtà un jinn mosso dalla
sfrenata ambizione e dalla sete di potere. Quest'ultimo riesce, grazie ai suoi
poteri e all'alleanza con Sharif, il crudele figlio del sultano, a prendere in
mano le sorti della Sublime Porta e della battaglia di Vienna, portando l'Islam
a dominare il mondo. Si apre un'epoca di crudeltà ed incertezza, poiché il
messaggio della religione musulmana viene traviato e modellato sulla ferocia
dei nuovi padroni. Solo un'arma può uccidere il potente jinn Ibrahim: la spada
di Allah. Impossessarsene, però, è un'impresa impossibile. Sarà il coraggioso
Abdallah a rischiare la vita per salvare la sua amata Noor, vittima degli
incantesimi di Ibrahim e liberare il mondo dall'oppressione, ristabilendo la
pace ed il vero messaggio dell'Islam. Per riuscirci, però, dovrà fare i conti
con la sua coscienza...Il racconto è stato pubblicato il 5 luglio come
opera monografica per la “La Mela Avvelenata”, mentre a settembre sarà incluso
nell’antologia “Sine Tempore”, edita dalla stessa casa editrice e curata da
Alexia Bianchini. In questa storia amore, morte, politica, ambizione, magia e
alchimia ed Islam si fondono nella reinterpretazione e la riscrittura storica.
L’autrice
è presente con un suo racconto anche su “50 Sfumature di Sci-Fi” l’antologia di fantascienza edita dalla casa
editrice “La Mela Avvelenata” e pubblicata il 28 maggio scorso. Autori
emergenti si trovano accanto a scrittori affermati e, ad impreziosire la
raccolta, c’è l’introduzione di Giuseppe Lippi, curatore della collana di
fantascienza Urania. In questa antologia è presente il racconto “La Preghiera”
della Sera”, un’altra ucronia “islamica”.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Per me è importantissimo mangiare bene. Credo si possa rinunciare a molte
cose, ma non al cibo di qualità. Per noi italiani, poi, la cucina è
fondamentale, perché fa parte della nostra cultura ed è una parte
irrinunciabile della nostra vita. Insomma, non può davvero essere lasciata al
caso. Purtroppo non sono affatto una gran cuoca, anzi confesso di essere una
frana ai fornelli, benché possa dire di essere al livello “sopravvivenza”. Però sto cercando di imparare dalle donne
della mia famiglia che, invece, sono bravissime.
Lo fa per dovere o per piacere?
Cucinare e farlo a un buon livello non è facile,
ci vuole tempo, esperienza e passione, alcuni “esperimenti” falliscono
miseramente (ne so qualcosa), ma proprio perché la cucina è uno dei pilastri
dello stile di vita italiano che ci invidiano nel mondo, non dovremmo mai considerarla un dovere, ma
un piacere con cui rinnoviamo il nostro attaccamento alla terra e, perché no,
anche ad alcuni valori fondamentali che oggi sono in precario equilibrio. Sia
chiaro: capita a tutti di avere giornate in cui sembra che tutti i problemi e gli
impegni del mondo si siano improvvisamente ricordati della nostra esistenza e
cucinare può sembrare un peso in più, ma proviamo a guardare le cose da un
altro punto di vista: il cibo è salute, piacere e cucinare è un momento per noi
stessi, una pausa dalle cose di tutti i giorni in cui facciamo qualcosa per
noi. Così la prospettiva si rovescia.
Invita amici o è più spesso invitato?
Mi invitano e comincio a sospettare che lo
facciano per aggirare il rischio di dover mangiare i miei “capolavori”.
Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
No, ma sto imparando, perché la seduzione passa
anche attraverso il cibo.
Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai
fornelli?
Assolutamente sì, anche perché lui dovrà avere una
certa dose di pazienza con me, visto che non sono esattamente uno chef
“stellato”. Sono certa che insieme potremmo cucinare lo stesso qualcosa di
buono. L’amore è anche solidarietà “culinaria”, o almeno spero.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Nella mia famiglia cucinare è la cosa più normale
del mondo, un modo per stare insieme e anche per fare nuove amicizie. Non è
possibile farne a meno, forse perché siamo italiani. Credo che questa passione
la trasmettano le madri insieme al latte materno, perché è una delle cose che
ci distingue come popolo, dunque non c’è stato un momento preciso in cui ho
scoperto di voler cucinare, è sempre stata esigenza e passione insieme.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Tanti ricordi legati alle cose che preparava e
ancora prepara mia nonna, alla sua inarrivabile bravura che affonda le radici
in un’arte, perché questo è la cucina, antichissima e tramandata di generazione
in generazione. Lei non si limita a preparare da mangiare, c’è qualche altra
cosa che non sono mai riuscita a definire, una specie di magia legata al cibo
che fa apparire superbe anche le cose più semplici.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Mangio quasi tutto, ma detesto broccoli e
carciofi. Non mi riesce di mandarli giù. Non so perché ma è meglio se fra me e
loro ci sono alcuni metri di distanza.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Proprio il colore di broccoli e carciofi. Quelle
tonalità in particolare.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare
fermo a scrivere?
Bevo molto tè durante la scrittura, soprattutto in estate, ma non ho riti
particolari.
Scrive mai in cucina?
Non mi è mai capitato, ma non avrei alcun problema, visto che la cucina è
una stanza che mi ricorda la famiglia, quindi il calore e l’affetto. E’ un
luogo in cui regnano calma e armonia.
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
Di solito scrivo in camera mia e preferisco il
pomeriggio e la sera. Non c’è un motivo particolare, è solo una predisposizione
naturale.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Compro raramente cibo pronto, magari in occasioni
particolari in cui proprio non ho tempo di cucinare a causa di un imprevisto.
Altrimenti è sempre meglio cucinare, anche se solo ad un livello di
sopravvivenza.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Di solito quando scrivo non mangio. Preferisco farlo quando ho finito,
perché mi piace mangiare con calma e poi sono molto meticolosa con gli orari.
C’è un momento per scrivere e uno per dedicarsi alla cucina, ma non ho
preferenze tra il dolce e il salato.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Ricordo che una volta ero a Londra in un
ristorante e chiedo carne alla griglia
con le verdure. Vedo arrivare un piatto piuttosto grande ma, con mia grande
sorpresa mi accorgo che dentro c’è solo un pezzetto di carne al sangue, spesso
non so quanto ma piccolo e spaurito
posizionato proprio al centro e, di fianco, tre piselli (proprio tre di numero)
con una mini carota molto triste accanto. Un piatto un pochino malinconico.
Lei è uno scrittore di romanzi
storici quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce
con il suo compagno? Oppure per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
Mi piace scoprire ristoranti o pub nuovi, ma tendo ad ordinare sempre le
stesse cose negli stessi posti. Per esempio se in un locale ho mangiato delle
buona penne alla vodka, le prossime volte che tornerò in quel luogo, ordinerò
di nuovo penne alla vodka. Raramente faccio uno strappo alla “regola”.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Sono ancora all’inizio della mia carriera, spero che continui ancora a
lungo, ma non mi è ancora capitato di fare presentazione. Di certo se ci
saranno il buffet con dolce e salato è d’obbligo.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Ad esempio in “titolo
del romanzo” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista? “titolo del romanzo” a che ricetta lo
legherebbe, e perché?
No, ancora non mi è mai capitato ma ho in mente di
farlo.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
CIAMBELLONE
La prima cosa che ho preparato con mia cognata, il
ciambellone. Per ingredienti ci vogliono: 450 g. di farina, una bustina di
lievito, mezzo cucchiaino di bicarbonato, 250 g. di burro, 400 g. di zucchero,
2 cucchiaini di vanillina, 5 uova, 2,5 litri di latte e un po’ di sale. Bisogna
far sciogliere il burro a bagnomaria e lasciarlo raffreddare prima di metterlo
nell’impasto. Poi è il momento di amalgamare le uova e lo zucchero aggiungendo,
un po’ per volta, metà della quantità indicata di farina. Si unisce il latte e
la farina rimasta, un pizzico di sale, burro, una bustina di vanillina e una di
lievito. Si deve mescolare bene il tutto, aggiungere succo di limone, imburrare
lo stampo (si può usare anche l’olio) e, una volta che l’impasto è pronto,
cuocere a 180° per circa un’ora.
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
Volo bassa: “Non cucini poi così
male, in fondo siamo ancora qui a parlarne, no?” (Frase ambigua ma neanche
tanto. Un po’ di ironia ci vuole sempre).
E come scrittore?
“Mi hai emozionato”.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Provare, provare sempre, anche
quando sembra che sia tutto inutile. Credere nei sogni soprattutto quando
appaiono impossibili da realizzare. E’ in quel momento, proprio in quell’istante
che il destino ci chiama.
Grazie per la sua disponibilità
Grazie a te J
venerdì 12 luglio 2013
Le letture di Bebolino: BENTESOI di LUCA FADDA, Edizioni Nulladie, 2013
Premetto, come al solito, che non sono un critico letterario,
e che non leggo molti gialli o noir. Ultimamente, visto che gli amici
ne scrivono, ho fatto qualche eccezione. Non terrò conto della stima che provo
per ognuno, ma darò una sensazione onesta.
Mi sono avvicinata a questo testo pensando di trovarvi un
po’ dell’arguzia dell’amico autore Luca Fadda, e anche un po’ di romanticismo
per via della quarta di copertina. Invece mi si è svelato uno scrittore
sconosciuto, una persona ansiosa di spiegare, molto diversa da come io lo conosco per indole.
In questo scritto Luca è un po’ troppo spesso pignolo nel
descrivere sensazioni, che sembrano
stare lì solo per darci informazioni che alla fin fine non ci servono, o si
ripetono, e spesso inconsapevolmente usano termini uguali in un genere
letterario che ha dalla sua la velocità, lo stile asciutto, la serie dei fatti, anche se il poi vado a leggermi i classici della Agatha; proprio lui che invece è spesso arguto osservatore della realtà, con
le sue miserie e debolezze, sarcastico e
cattivo, e che spesso tende a scrivere
nei post frecciatine dal lato tristemente comico. Insomma un'altra persona. L’ho spesso associato
a un napoletano grande, De Filippo.
Purtroppo non mi sono trovata davanti un’opera di narrativa, tragica e ironica, o surreale, come la vedrei nelle sue corde, ma una storia gialla, a suo dire noir, seppure non
propriamente detta per la continua interferenza psicologica. Una storia molto interiore che parte da una
amicizia profonda e che sfocia in una grande efferatezza, come solo l’invidia verso un amico di successo può spiegare. L'idea è buona, lo svolgimento un po' pesante.
Poiché è anomala, la devo
esaminare su diversi fronti. Primo l’intera esposizione. Un po’ troppo lunga
fino quasi metà, circa pag 140, quando finalmente entriamo nel giallo. Avrei
tagliato molte parti relative alla vita e al lavoro, eccessivamente descritte
con troppa precisione, e concetti ripetuti o metafore anche ridondanti. Il giallo
vero e proprio scocca tardi la sua
freccia, ma a quel punto il lettore potrebbe aver già mollato. Dopo la storia
si trasforma in azione e non solo psicologia, quindi è più adatta a "tenere" il lettore.
Seconda osservazione: è narrata in terza, ma potrebbe essere in prima persona,
tanto chi pensa, organizza e
“costruisce” è sempre Sergio. Gli altri personaggi sono come su uno
sfondo teatrale, e solo Angelo viene un
po’ fuori, ma come un burattino.
Non voglio svelare l’intreccio, ma da subito si intuisce il meccanismo e dove si vuole
andare a parare, anche con delle
ingenuità, tipo quando Sergio dice ad
Angelo di toccare bene il manico del coltello o gli dà delle istruzioni circa
dove nasconderlo, o prendere la borsa della vittima ecc. Insomma molte parti
sono un po’ scontate, con azioni dubbie, anche per una non giallista come me che al massimo vede e ama il tenente Colombo. Unica nota a favore,
il doppio finale. Ti aspetti la
soluzione del caso, e invece… altro omicidio e altro finale. Ma questa
ingiustizia a piede libero mi ha
lasciato molto perplessa. Non amo il fallimento della giustizia. Insomma non c’è
un vero ispettore ma quasi una macchietta, non un vero assassino colpevole, né
una vera giustizia. Ma forse la trovata geniale è proprio questa, nell’essere
tutto una diversa realtà. Peccato che io odi a morte l’ingiustizia e quindi
Sergio mi risulti insopportabile come tutti gli invidiosi, inetti, egoisti,
cattivi e pure fortunati.
Alla fine con tutto l'affetto che ho per Fadda, e la sincera convinzione che anche io scrivo solo per intrattenimento, senza pretese, lo consiglio però di avventurarsi in campi adatti alla sua ironia, fossero anche questi generi, ma certamente rivisitati.
Consigli tecnici non richiesti:
consiglio, nel prossimo lavoro una prosa più asciutta,
meno ridondante, meglio venti pagine in meno che due in più. Auspicherei un
romanzo di narrativa sarcastica o al limite del surreale, che è l’aspetto che
più vedo adatto all’autore. Deve stare meno attento alle descrizioni minuziose, e
cercare di usare i dialoghi per far calare il lettore in una scena in cui si
muovono i personaggi. Meglio lasciar intuire che spiegare in continuazione.
Il linguaggio semplice mi piace, non sono di quelli che
aborrono la realtà colloquiale, anzi per me è moderno un dialogo autentico, e consono alla storia e ai personaggi, ma farei
attenzione alle ripetizioni, e soprattutto a non ribadire i concetti più di una
volta nella stessa pagina o periodo.
giovedì 11 luglio 2013
IL RAGAZZO ALLA PARI, romanzo erotico - ironico di Federica Gnomo Twins, un romanzo da mettere in valigia
State per partire in ferie e pensate di portarvi una ragazza alla pari? E se invece di una ragazza, si presentasse un bel Tato, giovane, galante e pasticcione? Se volete ridere e sognare, e non osate mostrarlo a tutti in carne e ossa, portatevelo in vacanza in un romanzo divertente "Il ragazzo alla pari" scritto da Federica Gnomo Twins e consigliato da Bebolino, qui sotto il link Feltrinelli, con sconto:
http://www.lafeltrinelli.it/products/3980006.html?utm_source=Pangora&utm_campaign=comparatori&utm_term=9788864421667
Attenzione:
è un romanzo rosa,
Erotico,
Vietato Minori di 18 anni.
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Attenzione:
è un romanzo rosa,
Erotico,
Vietato Minori di 18 anni.
lunedì 8 luglio 2013
IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Carlo Deffenu, Domani sarà un giorno perfetto, Farnesi Editore, giugno 2013
IN
CUCINA CON LO SCRITTORE
Interviste culinarie di
Federica Gnomo
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Carlo
Deffenu, Domani sarà un giorno
perfetto, Farnesi Editore, 2013, per averci aperto la porta della sua
cucina.
Un uomo di mezza età cammina in una città balneare
all’inizio di un’estate rovente con la sua vecchia Minolta. Un ragazzo spia
ossessivamente dalla finestra della sua camera le persone che passano per la
strada. Una bambina trasloca con la madre in una nuova casa e scopre che le
“ombre” che la perseguitano non si sono dimenticate di lei. Non si conoscono.
Sono distanti per età, esigenze e percorsi di vita, eppure, nonostante questo,
i loro destini si incroceranno misteriosamente.
Ecco… il mio romanzo si riassume in queste poche
righe.
Tre personaggi, tre solitudini, tre destini imprevedibili.
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
La mia linea ballerina testimonia il mio rapporto conflittuale con il cibo.
Amo mangiare e amo cucinare. Lavoro nella ristorazione e vedo tutti i giorni
piatti nuovi da gustare per dovere professionale. Un lavoro duro… ma qualcuno
lo deve pur fare, no?
Lo fa per dovere o per piacere?
Non ho mai mangiato o cucinato per dovere. Mi piace cucinare per gli amici
e mi piace cucinare per me stesso. Io sono il mio primo ospite. Non capisco chi
non si coccola con la scusa che vivendo da soli non è il caso di scomodare il
servizio buono. Odio la plastica in tavola. Un’offesa al buon gusto e alla
bellezza. Un piatto merita rispetto e il cibo dev’essere valorizzato da una
tavola degna.
Invita amici o è più spesso invitato?
Nell’ultimo anno gli inviti si sono ridotti parecchio. La crisi economica
ha segnato le abitudini di molti italiani. Con gli amici si può mangiare solo
un piatto di spaghetti aglio e olio… ma io, chissà perché, se invito a cena
qualcuno… mi ci metto seriamente e preparo antipasti, primi, secondi, contorni
e dolci. Altrimenti non mi diverto. Il portafoglio piange. Il cuore sorride.
Ha mai conquistato amici o un amore cucinando?
Credo di aver sempre basato il mio rapporto amoroso sul cibo. Ricordo una
mia storia del passato… un amico mi fece notare che cucinavo sempre e passavo
molto tempo a tavola con la mia dolce metà. Un preludio all’amore. Un prologo
piacevole prima di arrivare sulle sponde del letto.
Vivrebbe con una compagna o un compagno che non sa mettere
mani ai fornelli?
L’ho già fatto. Ai fornelli basto io. J
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Da ragazzo. Placavo le mie ansie e le mie delusioni amorose cucinando dolci.
Quanti dolci ho cucinato durante l’adolescenza! Mio padre mi prendeva in giro
per questa stramba mania culinaria. Impastavo, impastavo, impastavo… e ingrassavo.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
La torta dolce di zucchine preparata da mia nonna Grazietta. Un sapore che
non dimenticherò mai.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Ho gusti semplici. Adoro la bottarga. La pasta. I formaggi. Odio le
frattaglie (vedi trippa, fegato, polmone, ecc. ecc). Non mangio carne di
cavallo. Vado matto per il pesce. Ma se devo scegliere un piatto: pasta al
forno. Pura goduria.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Il colore violaceo delle interiora…
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare
fermo a scrivere?
Nessun rito. Se ho fame mangio. Se ho sete bevo. A volte, preso dalla
frenesia della scrittura, mi dimentico di fare entrambe le cose.
Scrive mai in cucina?
Scrivo sempre in cucina. La mia casa è piccolissima e il tavolo di cucina è
anche la mia scrivania.
A che ora le viene più naturale
scrivere?
Dipende molto dal tempo libero a disposizione e dai ritmi del mio lavoro.
Può capitarmi la mattina appena alzato, il pomeriggio o la notte, come torno
dal lavoro. Sono uno scrittore stagionale. In estate, lavorando moltissimo,
scrivo pochissimo. In autunno e in inverno scrivo molto di più perché per
cinque mesi mi fermo con il lavoro e posso dedicarmi alle mie storie.
Carina questa storia dello scrittore
stagionale!
Si compra cibo pronto ( tramezzini,
pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Cucino sempre… ma una confezione di cibo surgelato c’è sempre dentro il
frigorifero (bastoncini, sofficini, cuore di merluzzo, pisellini primavera…).
Se scoppia la terza guerra mondiale ho scorte alimentari per tre giorni. J
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Salato. Eternamente salato. Vivrei di formaggi.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Ricordo mia madre che la sera, tornata dal lavoro, faceva sedere me e le
mie sorelle sul tavolo – intendo proprio sul piano del tavolo – e ci imboccava
con la pasta avanzata dall’ora di pranzo – cucinata in dosi massicce dalla
nostra tata – pasta scaldata con una noce di burro. Un sapore e un calore
famigliare che non ho mai dimenticato.
Lei è uno scrittore di romanzi
imprevedibili che spaziano tra i generi, quando esce a cena con i suoi amici che tipo di locale preferisce? Oppure per
festeggiare una pubblicazione? Cosa
tende a ordinare in un locale?
Io frequento locali semplici e collaudati. Lavorando sei giorni su sette in
un ristorante… mi accontento di una buona pizza, di una pinta di birra e della
compagnia rivitalizzante degli amici.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Se posso, e i tempi me lo permettono, mi piace arricchire le presentazioni
con un buffet, della musica suonata dal vivo, delle letture di stralci del
romanzo da parte di amici attori, degli spogliarelli live dopo una cena
elegante (scherzo!)… Ecco, diciamo che mi piace creare un evento, piccolo,
intimo… e intenso.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Ad esempio in DOMANI SARA’ UN GIORNO PERFETTO ci sono passi
che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
I miei personaggi cucinano e mangiano. Mi piace raccontare la quotidianità.
Il cibo non è protagonista in questo romanzo… ma accompagna i protagonisti che,
a volte, parlano di cibo… dei loro ricordi legati al cibo.
DOMANI SARA’ UN GIORNO PERFETTO a che ricetta lo legherebbe, e
perché?
Non saprei. Direi a una frittura di donzelle… pesci della mia infanzia che
mio nonno pescava con la canna dagli scogli di Alghero e portava a casa in un tripudio
di colori.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
ORECCHIETTE (POSSIBILMENTE TRAFILATE AL BRONZO) CON BOTTARGA DI MUGGINE E
ZUCCHINE.
Mentre bolle l’acqua tagliamo le zucchine a listarelle e nel fondo del
catino dove butteremo la pasta, versiamo due cucchiai di olio extravergine,
qualche cucchiaino di bottarga, la buccia grattugiata di un limone
(possibilmente non trattato) e una noce di burro.
Quando l’acqua bolle buttiamo in pentola le zucchine e subito dopo le
orecchiette.
Finita la cottura, scolare la pasta con le zucchine e versare il tutto nel
catino. Si gira per amalgamare olio, bottarga, burro e scorza di limone e si
aggiunge olio quanto basta. L’ultimo tocco è una spolverata abbondante di
bottarga (dipende da quanto amate il suo profumo e sapore) e servite a tavola.
Tocco magico: una grattugiata di ricotta mustia (affumicata). Vi leccherete
le dita!
P.S. – la variante autunnale della ricetta: al posto delle zucchine usate i
carciofi… vedrete che meraviglia.
P.S. 2 – con questo piatto ho catturato un cuore confuso.
Vino? Un vermentino.
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
Cottura perfetta.
E come scrittore?
Mi hai tenuto compagnia.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“L’immagine di Dora che legge seduta sulla sdraio è vivida come se si
trovasse lì davanti a lui in quel preciso momento. I suoi capelli neri tagliati
corti, i ciuffi ribelli che ricadono sulla fronte, la linea della mascella che
regala al collo leggerezza ed eleganza, gli occhi scuri, mai truccati, che
seguono le parole con attenta partecipazione, la piega del ginocchio, la forma
allungata del piede sottile: se protendesse la mano verso quel piede potrebbe
toccarlo ancora. Ma è solo un miraggio. Il petto non sussulta più come un tempo
nel formulare un pensiero così crudele e definitivo. Le cose andate non
torneranno più. E così le persone e le occasioni perdute. Restano soltanto i
ricordi. Un cumulo di stupidi ricordi inutili, che dormono in un posto segreto
che lui saprebbe ritrovare a occhi chiusi.”
Grazie per la sua disponibilità
Grazie a lei per avermi aperto le porte colorare del suo blog. Ora possiamo
concederci una tazzina di caffè e un dolcino al cioccolato senza pensare troppo
alla linea? Io sono pronto a farmi “male” e lei? J
Io me lo faccio in continuazione.
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