mercoledì 22 giugno 2011

CONFESSIONI DI UN RAGAZZO PERBENE di Marino Buzzi

Eccomi a presentare e recensire da profana , ma lettrice di storie "sopralerighe", un autore che adoro!



CONFESSIONI DI UN RAGAZZO PERBENE
Di Marino Buzzi
Luciana Tufani editore


La storia mi è sembrata immediatamente  , sia per il  titolo che per la copertina, una storia boys love, cioè un genere che affronta le tematiche gay , amato anche dalle donne. Infatti leggendo ho avuto conferma che non mi sbagliavo. Non è un romanzo volgare, né eccessivamente crudele,  eppure è realistico.

 Mi è piaciuto dalle prime righe, come da subito ho provato tenerezza per il protagonista Michele.
Michele subisce una serie di ingiustizie nella vita, perde infatti il lavoro non per colpa sua, un amico  si suicida, non è veramente corrisposto in amore dai  sui possibili  compagni, ed ha una famiglia molto ansiosa, che tende a proteggerlo a suo modo. Affronta i colpi che riceve con molta dignità e ironia. Tanto che , pur toccando temi a tratti scottanti o amari( pestaggi, prostituzione, perdita del lavoro) l’autore ci conduce attraverso le righe con leggerezza. Confesso che ho sorriso per molte situazioni. Come mi sono commossa per altre , o addirittura indignata.

 Oltre a Michele ed i suoi amici , un personaggio  di spicco, meravigliosamente riuscito ed originale  è la  nipotina Cristina, di circa 10 anni . E’ verosimile e spietata come molti bambini di oggi sanno essere. Talmente tagliente da apparire a tratti surreale.
Lo perseguita con la curiosità infantile della sua domanda “Zio, ma tu sei gay ?” e lo mette sempre davanti a se stesso, con quella lucidità , che solo i bambini  hanno, di capire le cose e dirle senza sotterfugi, e questo perché non inquinati da barriere mentali o sovrastrutture . La ragazzina adora lo zio, e seppure l’autore all’inizio ce la vuole mostrare petulante e leggermente antipatica , non ce la fa, perché risulta alla fine la migliore della famiglia e viene amata da tutti, lettori e personaggi.
Michele comunque vive in due famiglie, se non tre.
Una reale , che vede di rado, lo accudisce con un  amore soffocante, tanto da mettergli un suo prolungamento alle costole, Cristina; una immaginaria , con la sua figlioletta Mara( personaggio che appare da subito, ed è frutto della mente di Michele) che lo spinge a lottare per vivere dignitosamente; e una composta dagli amici più cari, con la quale si troverà a coabitare in una casa ereditata insieme agli altri,  dall’amico morto.
Questo espediente del vivere insieme ci porta a esplorare un mondo quasi ideale, una comune anni settanta, una tenda, un rifugio, un posto nell’immaginario in cui vivere con gli amici , che molti di noi hanno desiderato nella giovinezza. Ce lo mostra però non idealizzato, ma reale, con la complicità del vivere insieme  e pure   tutte le  piccole  gelosie.  E ci apre all’esplorazione di un mondo gay, parallelo e talvolta contrapposto con durezza al mondo etero,  con molti suoi personaggi, alcuni tipici: il super bello, leggermente misterioso,Gabriele, quello che batte per soldi,Donatello, quello che non vuole ammettere il suo intimo essere e si sposa, Fabio ,   lo sfigato, che poi è Michele e che sfigato ai nostri occhi non è. E anche uno Stefano two face, in cui il protagonista può affrontare  il tema dell’apparenza fisica sulla sostanza interiore, e che porterà una nota di suspance al romanzo. E molti altri , Luca, Paolo, che sono, diciamo così,  le contrapposizioni a Michele.

Tutte le “ famiglie- abitazioni” , nel susseguirsi delle scene , ci regalano una parte diversa del protagonista e  uno spaccato della sua visione del mondo , dell’etica, della vita , dell’amicizia e dell’amore.
Michele ne risulta comunque un puro.
Puro in tutti i suoi sentimenti, talvolta intransigente, ma comunque un onesto, ricco di valori e che vuole rimanere umano in una società che appare dalle prime righe  arrogante e meschina.
Lo notiamo nella ricerca del lavoro, nella difesa del segreto della lettera dell’amico morto, nel rapporto con Gabriele e Stefano, nel rivelare Mara agli amici. E nell’accogliere tutti nella sua vita dando sempre una possibilità.

Michele non si può non amare.

Parlando poi del romanzo in generale, posso affermare che il clima a tratti surreale delle situazioni, lo trovo affascinante. E’ un genere di scrittura che adoro. La nipote, che sembra un folletto insistente , con occhietti indagatori, è surreale , pure nella sua autenticità.  L’incontro stesso con Gabriele, il becchino, prima telefonico, e poi al funerale, è surreale per la situazione. Tra la tristezza e il dolore, appare la bellezza fisica.
 Il dialogo tra sordi di pag 120, quando Fabio annuncia che vuole sposarsi è surreale.
L’incontro con Stefano, il suo volto sfigurato, che ha del personaggio delle favole, è surreale.
La figlia Mara è surreale.
Forse proprio Michele è surreale, nella sua purezza,  e tutte queste sue “surrealtà”  si rivelano migliori  della   meschinità e l’indifferenza della realtà. Ma non fino alla fine.
Ed è nel bel finale, che non rivelerò, che tutto si aggancia alla vita vera. Con le gioie impreviste e gli imprevisti dolori.
C’è un autore di grande sensibilità, fantasia, e ironia in Marino. E il suo romanzo lo consiglio a tutti, in special modo alle amanti del boys love romantico.
E a chi difende i sentimenti  e l’amore in tutte le sue forme .

Federica Gnomo

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