Interviste cook & book di
Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo la scrittrice Susanna Raule , Il Club dei Cantanti Morti, Otto Micron, 2014, per
averci aperto la porta della sua cucina.
* La storia si apre con la morte di
Jimmy Razor, l’ennesima rockstar trasgressiva morta misteriosamente. Del caso
sono incaricati i detective Wyte e Pullman della squadra rapine-omicidi di Los
Angeles. Nessuno dei due è particolarmente entusiasta: è un caso ad alta
esposizione mediatica; né la stampa, né i fan, né i superiori daranno loro un attimo di tregua.
Nello stesso tempo,
dall’altra parte dell’oceano, nella lussuosa biblioteca di due nobili inglesi
compare una rappresenteza del Club dei Cantanti Morti, composta dal presidente,
Johnn Lennon e da alcuni dei soci: Janis Joplin, Kurt Cobain, Jim Morris e Jimi
Hendrix. Sono apparsi nella biblioteca di Nastasia Scott-Greene e Weasley
Pennington per chiedere loro un’indagine: Jimmy Razor ha chiesto di entrare nel
Club, ma nessuno è certo di come sia morto. E solo chi è morto di morte
violenta può far parte del Club.
Per acquistarlo on line (http://www.amazon.it/Il-Club-dei-Cantanti-Morti-ebook/dp/B00MMEGSDU/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1411727472&sr=8-1&keywords=il+club+dei+cantanti+morti
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Mi piace molto mangiar bene, ma non cucino. Ossia... cucino se proprio ci
sono costretta. Se sono da sola per un periodo non mi lascio morire di fame, ma
di solito cucina il mio compagno o mangiamo fuori.
Lo fa per dovere o per piacere?
Quando devo, lo faccio per dovere, appunto. E so cucinare tre piatti
“basic”, diciamo. Quelli mi vengono bene.
Invita spesso amici a casa o è ospite
di altri?
A volte. Ma più che altro con gli amici mangiamo fuori e poi finiamo la
serata a casa nostra con un bicchiere... di passito o di coca-cola per mandare
giù, a seconda di com’è andata la cena!
Ha mai conquistato un uomo cucinando?
Decisamente no. Piuttosto il contrario: mi faccio prendere per la gola
piuttosto facilmente.
Vivrebbe con un un compagno che non sa mettere
mani ai fornelli?
Oh, be’, ma certo. Voglio dire, credo che le basi di un rapporto siano
altre. Ma sono molto contenta del fatto che al mio compagno piaccia cucinare e
sia bravo ai fornelli. Se non lo fosse lo amerei lo stesso, eh.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Uno dei primi ricordi, che non so se sia “mio” o se sia un falso ricordo
che mi sono formata per via dei racconti dei miei. Comunque, ero in montagna
con loro. Ero molto piccola, per cui in teoria avrei dovuto mangiare ancora
cibi per bambini. Magari non omogeneizzati, però cose morbide e non molto
saporite. Se non che, a un certo punto inizio a lamentarmi dicendo che ho fame,
ho fame, ho fame. Hai presente come fanno i bambini. I miei non hanno dietro
niente da darmi, perché doveva essere un’escursione molto breve, avevo già
mangiato e così via. Hanno solo un panino con lo speck. Provano a darmelo e io divoro il panino con lo speck, molto,
molto soddisfatta. Ecco, questo è uno dei miei primi ricordi, o forse no.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Sono pochissime le cose che non mangio, ma tra queste ci sono le rape
rosse. Mai piaciute e probabilmente mai mi piaceranno. I piatti di cui non mi
stancherei mai sono diversi, invece. Su tutti la pasta con il tonno come la
prepara Armando (il boyfriend). La adoro. Poi amo la tartare, la frittata di
cipolle e, prima di diventare intollerante al lattosio, i profiteroles. Ah, e i
pancake. Amo i pancake!
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Mh, no. Dicevamo: le rape rosse. Ma in realtà il colore delle rape rosse mi
piace moltissimo. È il sapore che proprio non sopporto.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Bevo parecchio caffè, ma indipendentemente da quello che faccio. Ho la
pressione bassa e il caffè in alcuni momenti mi tiene letteralmente in piedi.
D’inverno, dopo cena, quando sono al computer a scrivere, trovo molto piacevole
un dito di Zibibbo.
Scrive mai in cucina?
No, non ho lo spazio!
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
Di solito scrivo in sala. Ho davanti un albero gigantesco e molto vecchio e
sento il rumore del traffico, quattro piani più sotto. Il momento in cui scrivo
meglio è dopo cena, fino a notte fonda.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
A volte, paradossalmente, proprio quando sono molto presa dalla scrittura
stacco e mi preparo qualcosa. Così metto a fuoco quello che sto scrivendo,
mentre le mie mani fanno dell’altro. L’ultima volta sono stati i noodles con le
verdure e la salsa di soia. Unico problema: le mie verdure à la julienne
sembravano tronchi d’albero. Le ho mangiate lo stesso, ma, be’...
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
In generale sono più un tipo da salato. Ma ultimamente dopo cena mangio un
Mars.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Non la definirei “carina”. Riguarda i bomboloni polacchi. Cioè, assomigliano a bomboloni. Bellissimi
bomboloni coperti di zucchero... Ero in Polonia per un festival, avevano messo
noi autori italiani in questa incredibile Casa della Cultura, uno dei lasciti
“buoni” della dominazione sovietica. Dentro a questo edificio c’era un bar per
i dipendenti e per gli ospiti, in cui andavo a fare colazione. Quindi, il primo
giorno di permanenza, entro nel bar e vedo questo bombolone. Ha un aspetto
succulento. Armando mi dice: “Non mangiarlo: ci ho provato anch’io, ma è
pesantissimo”. Io mi stringo nelle spalle e lo divoro. Era enorme. Era anche molto buono, anche se non sapevo che mi avrebbe
messa KO per un giorno intero, con lo stomaco a pezzi e tutto. Mi hanno poi
spiegato che quei bomboloni sono preparati con lo strutto. Quintali di strutto.
Se andate in Polonia, guardatevi dai bomboloni.
Lei è uno scrittore di gialli,
horror, fantascienza. Quando esce a cena con i suoi amici che tipo di locale preferisce? E quando esce
con il suo compagno?
Oppure per festeggiare una
pubblicazione? Cosa tende a ordinare in
un locale?
Spazio. Con gli amici o con il mio compagno tendiamo ad andare nei
ristorantini del centro. E io e Armando prendiamo regolarmente pizza, kebab e
cinese take-away. Con gli amici a volte andiamo al giapponese, ma non tutti lo
apprezzano.
Quando vado in un ristorante italiano sono un po’ limitata
dall’intolleranza al lattosio, quindi cerco di prendere piatti di pesce o carne
e di evitare la pasta, perché quasi sempre c’è del formaggio dentro. E sono
pochissimi i dolci che posso mangiare al ristorante, per via del burro.
Un’eccezione è il castagnaccio, tipico della mia zona, che è fatto usando olio,
farina di castagne e uvetta.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Dipende da chi organizza la presentazione, in realtà. A volte prevedono un
buffet, a volte no. Non penso che sia importante, onestamente. Per gli
aperitivi ci sono i bar. A meno che non sia una presentazione in un bar, in effetti!
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Ad esempio in “Il Club
dei Cantanti Morti” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai co-protagonista?
In realtà, nel Club uso il cibo per rimarcare le differenze sociali e
culturali tra i protagonisti. È sempre successo e negli ultimi anni
l’attenzione un po’ radical chic all’enogastronomia ha accentuato ulteriormente
la cosa. Non è bello, ma è un fenomeno. Quindi nel libro due personaggi
particolarmente upper class mettono in mostra i loro gusti particolarmente
upper class. Mentre il protagonista mangia una pizza surgelata, ecco.
“Il Club dei Cantanti” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
A diverse ricette per i diversi personaggi. Roba da fast-food per Jack Wyte,
novelle cuisine per Pennington e Scott-Greene. E mint julep per Sonia, la
ragazzina che muore subito all’inizio del libro. Dolcissimo mint julep
ghiacciato.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Dunque, no. Ve la regala Armando, almeno sarà commestibile. Eccola:
*RICETTA* ( ingredienti e procedimento)
BRUTUS
SALAD
( elaborazione da un basic concept di Susanna, da
noi così chiamato perché è praticamente l’omicidio di una Caesar Salad)
Ingredienti (per 2 persone)
300 g d fettine di
tacchino
1 insalata iceberg (o lattuga, se vi piace
l'insalata molla)
3-4 patate medie
1 cetriolo
il succo di mezzo limone
sale
pepe
olio
1. mettete
a bollire le patate in abbondante acqua salata.
2. preparate in un piatto la miscela di succo di
limone, un po' d'olio d'oliva, un pizzico di sale e di pepe e lasciatevi
marinare le fettine di tacchino per 20 minuti.
3. pulite e
sminuzzate l'insalata
4. sbucciate e tagliate a fettine il cetriolo,
salatelo e mettetelo in un'insalatiera capiente insieme all'insalata.
5. cospargete il fondo di una padella di un
sottile strato di sale fino e mettetela a scaldare a fuoco medio.
6. quando la padella è bella calda metteteci le
fettine di tacchino marinate e continuate a rigirarle finché non sono dorate ma
morbide. poi toglietele e tagliatele a quadratini.
7. quando le patate sono cotte lasciatele
raffreddare, sbucciatele, e tagliatele a fettine.
8. aggiungete le patate e il tacchino all'insalata e il cetriolo.
condite con olio d'oliva, mescolate, e aggiungete un altro pizzico di pepe.
fatto!
(se volete
il tacchino un po' più morbido e saporito potete passarlo in un sottile strato
di farina prima di metterlo in padella. ricordate però che in questo caso il
fondo della padella va oliato).
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
“Sono sopravvissuto”.
E come scrittore?
I complimenti più belli di tutti li ho ricevuti dagli adolescenti. Un paio
mi hanno addirittura detto “prima non leggevo”. Sono cose che ti fanno
fluttuare a qualche metro da terra, onestamente.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“«Quale club?» chiesi io, stranita.
Moon sospirò. «Il Club dei Cantanti Morti».
Mi servì qualche secondo per rendermi conto delle
implicazioni di quello che avevo appena scoperto. Era… Era… Era la più immensa,
sfavillante figata dell’universo! Ovviamente non feci domande stupide
tipo “che cos’è il Club?”. Avevo già capito tutto. E stavo per avere un tracollo
ormonale o qualcosa del genere.
«Ehi, che figata» dissi. «Cioè, tu sei in contatto con…?».
Non ci potevo credere. Avevo trovato un senso alla mia morte, così, per puro
caso. Era chiarissimo.”
Grazie per la sua disponibilità
Federica Gnomo Twins
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