lunedì 3 novembre 2014

IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Vanessa Navicelli, Un sottomarino in paese, giugno 2014


Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins


Oggi salutiamo e ringraziamo l’autrice Vanessa Navicelli (“Un sottomarino in paese”, ebook e cartaceo, italiano e inglese e presto spagnolo, prima edizione giugno 2014) per averci aperto la porta della sua cucina. 
“Un sottomarino in paese” è una fiaba illustrata per lettori dai 6 ai… 100 anni! (Non si è mai troppo “vecchi” per sognare.)
Protagonista è uno strambo capitano di un sottomarino che, non avendo nessuna guerra ufficiale da combattere, decide di crearsene una tutta sua, attaccando un paese di collina. Ma cosa succederà quando il capitano (solo da tanto tempo) inizierà a conoscere gli abitanti del paese?
Tredici tavole illustrate ad acquarello e pastello accompagnano una storia a sfondo pacifista, umoristica, di scoperta di sé e del mondo che ci circonda. Una storia d’integrazione. Buffa, tenera, surreale. Per sorridere e riflettere. E ricordarsi com’è bello vivere in pace.
Perché un’altra vita (… un’altra via) è sempre possibile.
Disponibile su Amazon, Google Play, Smashwords, iTunes, Kobo, inMondadori, la Feltrinelli e Nook.
Booktrailer (italiano e inglese): www.vanessanavicelli.com/booktrailer


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Posso dire di aver ereditato la non-passione per la cucina da mia mamma.
La sua idea del cucinare è: aprire una scatoletta di tonno e condire dei pomodori in insalata. Sa fare anche di meglio, eh! (Ma solo se costretta…)
Io ho preso da lei. Per quel che riguarda la cucina, le mie parole chiave sono: negozi di gastronomia & forno a microonde.
Come dico sempre ai miei amici, a me piace mangiare roba genuina e preparata in casa. Solo che non sono fiscale sul fatto che sia preparata… in casa mia! :)
Quindi, viva le gastronomie, dove compro. Poi porto a casa e riscaldo al microonde.

Quindi lo fa per dovere e mai per piacere?
Se cucino qualcosa, lo faccio sicuramente perché costretta da qualche circostanza avversa e catastrofica. E posso anche elencare velocemente i miei “piatti forti” (nonché unici): pasta col pomodoro (ovviamente polpa di pomodoro già pronta), uovo al tegamino, bistecca al tegame e… be’, anch’io, come da ricetta di mia madre, so aprire le scatolette e condire un’insalata!

Invita spesso amici a casa o è ospite di altri?
Invitarli… a mangiare? No, no. Voglio bene ai miei amici, non farei mai loro una cattiveria simile! Faccio un’eccezione solo con “l’ora del tè” (perché quello lo so preparare! E i dolcetti li compro, quindi siamo a posto.)

Ha mai conquistato un uomo cucinando?
Una volta ho preparato un panino al prosciutto a un ragazzo che frequentavo. Gli è piaciuto! (Ehm… onestamente, la scintilla era già scattata prima. Senza nulla togliere allo squisito prosciutto, temo che non abbia avuto un ruolo fondamentale nella conquista…)

Vivrebbe con un compagno che sa mettere mani ai fornelli?
Be’, visto che io non cucino, sarebbe una bella cosa se cucinasse Lui! Se poi fosse proprio un cuoco… uh, che benedizione!

Chiedo sempre quando ha scoperto questa sua passione; nel suo caso inclinazione…
Per i negozi di gastronomia e per i cuochi? ;) Da sempre!

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Mia nonna. Mia nonna, nella sua cucina, che traffica con farina, zucchero, uova (del suo pollaio) per preparare qualche dolce. Ecco, a lei sì che piaceva cucinare! Una cucina semplice, di tradizione contadina (perché quelle sono le nostre origini).
E la minestrina in brodo che mi faceva! Con quella pasta… uhm, aspetta… gli Anellini, sì! Ci metteva anche un formaggino molle (di cui ricordo anche la marca, ma visto che non mi danno percentuali sulle vendite, non la nominerò ;) .

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Mi piacciono moltissimo i dolci! (Anche se devo andarci piano, causa gastrite…) Le crepes alla vaniglia, le torte al cioccolato e panna, le crostate di frutta, la banana split (in estate).
Detesto tutti i piatti con l’aglio e i cibi molto fritti.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il colore della muffa :)

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa stare concentrato a scrivere?
Nessun rito scaramantico. Bevo moltissimo tè verde, ma non perché mi aiuti nella concentrazione; semplicemente perché mi piace. :)
Non c’è un qualcosa (di alimentare) che aumenti la mia concentrazione. Però ci sono delle caramelle (gusto caramel, con ripieno di cioccolato fondente) che ormai considero un po’ una coccola per me, e quelle non mi devono mai mancare! (Non sono in vendita nei supermercati, ne faccio scorta in un bar amico. Ormai ne sono dipendente!)

Scrive mai in cucina?
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
In cucina raramente. A volte in soggiorno, dove ho la scrivania  e il pc fisso (e sarebbe la postazione più adatta). Ma decisamente più spesso a letto, col portatile. (Ho un’amica fisioterapista che mi insulta affettuosamente – ma pure seriamente! – tutte le volte che me lo sente raccontare, perché sprofondare nel letto col portatile non è la cosa migliore per schiena, collo ecc.)
Io sono notturna. La notte, per me, è la parte migliore della giornata. Quindi, anche per la scrittura, quelle sono le mie ore preferite. (C’è silenzio, il mondo pieno di gente è un’idea lontana e irreale, è come se esistessi solo tu con le tue storie…)

Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Nei periodi di lavoro intenso, più che altro… perdo il senso del tempo e mi dimentico i pasti! (Non ricordo mai a che punto della giornata sono; se devo pranzare o cenare o se ho già fatto entrambi. A volte, per sicurezza, me lo appunto su un foglietto. Tipo: “Pranzato ore tot”. Così so di ricordarmene!)
Comunque, nei periodi di lavoro intenso, in genere sono parecchio stressata. E quando sono stressata non ho un grande appetito.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Cerco di fare dei pasti vagamente equilibrati e leggeri, perché se no, tra ansia, stress, e ritmi incalzanti… mi si piazza tutto sullo stomaco! (Se però mi innervosisco molto, per qualcosa che proprio non riesco a far funzionare, allora ingurgito schifezze varie, tipo patatine & co.)

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Riguarda ancora mia nonna. Quando ero piccola e mangiavo spesso con lei, a fine pasto, se avanzava del pane, la vedevo sempre che lo avvolgeva in un tovagliolo di carta e lo metteva da parte. Mia nonna è cresciuta tra le due guerre mondiali e la sua era una famiglia moooolto povera. Di grande dignità, ma povera. Lo zucchero, la farina, la mini-boccettina d’olio… tutto era misurato. Non si buttava nulla, non si sprecava nulla. Da lei ho imparato (non perché me l’abbia detto, ma solo seguendo il suo esempio) ad avere un grande rispetto per il cibo. Soprattutto per il pane, che è sempre stato un alimento base (assieme alla polenta) nei periodi di povertà.
Ecco perché non ho mai visto mia nonna buttare nemmeno un crostino. (O lo grattugiava per poi impanare le bistecche o lo teneva da dare alle galline.)
Se voleste frugare nella mia immondizia (… non credo vogliate, ma…) vi sfido a trovarci un pezzetto di pane.

Lei è uno scrittore di narrativa (per bambini e per adulti) quando esce a cena con i suoi amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con il suo compagno?
Oppure per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
Allora. Io esco pochissimo a cena. Questo perché io: o mangio o parlo. Entrambe le cose… è escluso. Se esco con persone che mi piacciono, chiaramente si parla, si ride… e a me passa subito l’appetito (son fatta strana, lo so, lo so).
Dovrei andare a cena con persone antipatiche con cui non parlo, ma… non mi pare una grande idea. Ecco perché di norma io evito i pasti in compagnia; ci si vede “già mangiati”. :)

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Credo che offrire un buffet sia sempre una cosa piacevole. Dà modo ai partecipanti di fermarsi anche oltre la presentazione per scambiare due chiacchiere in un clima più rilassato.
In questo momento io presento una fiaba illustrata, quindi tendo più a un buffet dolce. Una specie di “Merenda con l’Autrice” (specie se partecipano bambini).

Ha mai usato il cibo in qualche storia? Ad esempio in  “Un sottomarino in paese” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo? Il cibo è mai co-protagonista?
Sì, il cibo ha un suo bel ruolo nella mia storia. All’inizio, il capitano del sottomarino si ritrova senza munizioni regolamentari; così, per attaccare gli abitanti del paese, usa della pasticceria assortita che ha sottratto (come bottino di guerra) al banchetto di nozze della figlia del sindaco.
E di notte va a minare i campi con… bomboloni alla crema!
Tanti dolci anche qua, insomma. :)

“Un sottomarino in paese” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Be’, senz’altro a dei pasticcini! I pasticcini del capitano. Ce n’è uno gigante anche sulla copertina del libro (è un “pasticcino da guerra”, con tanto di picciolo di ciliegia esplosivo! ;) )

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Tenendo conto delle mie strepitose doti culinarie (!) sulle quali ormai mi sono confessata ed escludendo la pasta col pomodoro (che immagino conosciate già…), la ricetta che vi consiglio io è la LIMONATA DOLCE COL PANE.
Una cosa semplicissima (ma va?!), prevalentemente estiva (perché sazia e rinfresca). Viene dalla tradizione contadina (e infatti, i miei amici “di città” non l’hanno mai voluta provare).
Ingredienti: acqua fredda, zucchero a piacere, limone, pane (o biscotti/brioches se volete una cosa più sfiziosa e dolce).
Versate l’acqua in una scodella e preparate una limonata (quindi limone nella quantità che volete e zucchero pure – ovviamente, più è dolce e più è buona). Prendete il pane e ce lo spezzettate dentro.
Prendete un cucchiaio e, quando il pane s’è inzuppato per bene… ve lo mangiate.
(Preparazione un po’ lunga e stancante, eh? ;) )
È deliziosa! In estate, può tranquillamente sostituire il primo. Rinfresca come nient’altro al mondo (e nutre anche). In pratica, è come la zuppa di latte. Solo che al posto del latte c’è la limonata.
I miei amici (… ts) si sono sempre rifiutati di farsela perché: “Pane e acqua?! Uh, gnam gnam… Cibo da prigione!”
Io vi dico solo provatela (è talmente semplice). Se non vi piacerà, scrivetemi e ascolterò le vostre lamentele! ;)
A me sembra una buona idea soprattutto per gli intolleranti al lattosio!

Quale complimento le piace di più come cuoco?
“Non mi hai avvelenato, non sono morto! Grazie!”

E come scrittore?
“Mi hai fatto ridere e mi hai fatto commuovere. Ora penso ai tuoi personaggi come amici di vecchia data, fanno parte della mia vita.”

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
C’è una frase di Frank Capra (regista che amo moltissimo perché, con la cinepresa, ha raccontato agli adulti favole meravigliose) che io cito spesso perché rappresenta in pieno quello che cerco di trasmettere io con la mia scrittura.
Frank ha detto: “Con humour e affetto si favoriscono, a mio avviso, i buoni istinti. Sono un tonico per il mondo intero.”
Ecco perché amo le fiabe (leggerle e scriverle). Ed ecco perché sono convinta che siano perfette per i bambini, ma che facciano un gran bene anche agli adulti!

Grazie per la sua disponibilità
Federica Gnomo Twins                                                                          












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