Ne ho parlato di recente nell'intervista con lo scrittore Aurelio Raiola in cucina, e siccome leggo sempre i libri degli amici l'ho portato con me in vacanza questa estate.
Sirena, viaggio umoristico nel ventre di Napoli, Homo Scrivens, ordinabile su IBS, al sito della casa editrice o in libreria.
Claudio Graziani torna dopo trent'anni nel suo quartiere natale, Sirena. Un quartiere tipico e genuino di Napoli, un luogo della mente, che non esiste o, forse, esiste troppo. Apparentemente è tornato per una sola ragione: scrivere una guida turistica. Durante il viaggio, a piedi o a bordo del pittoresco tram L3, sarà accompagnato da due ragazzi, Nino e Ninetta. A ogni fermata si imbatterà in monumenti dimenticati, personaggi di una volta, carte e storie di una Napoli forse non così lontana. Ricorrendo a vari stili e registri, attraversando diversi generi letterari ed epoche storiche, Aurelio Raiola accompagna il lettore in una discesa nell'oleografia di una Napoli descritta come mai prima: una cartolina dai colori opachi ma ancora vivissimi, percorsa da una tarantella antica eppur nuova, vissuta da donne e uomini di carne e cartone, fantasmi dalla normale eccezionalità. Perché niente, a Sirena, è esattamente quel che sembra.
Devo subito dire che al principio ho sbagliato l'approccio con il testo. Mi aspettavo un romanzo, o una serie di racconti su Napoli e un suo vero quartiere, tant'è che ho chiesto ai miei amici Napoletani dove fosse mai situato il famigerato Sirena...Ho consigliato nel frattempo il libro a loro che curiosi chiedevano cosa stessi leggendo in spiaggia. Io come sapete avevo dietro tre volumi. Il sacro trittico:
Nessuno lo sapeva, allora ho capito che stavo errando inconsapevole in tutti i sensi in un viaggio fantareale di un autore visionario innamorato della sua contraddittoria città.
Ho ricominciato e letto il testo senza attese, come un bimbo a cui venga mostrato un mondo incantato. Ho amato scorci inattesi, nomi storpiati, piccoli stratagemmi, passi vera poesia, miti, ho sentito il rumore del mare e riso alla descrizione degli antichi carteggi su San Kasino. Arrivata alla fine, non avevo capito la strada, ma ero capace di interpretare il sentimento di Filippo 'oTroll, e di Claudio. Quella malinconia luminosa che ci assale lasciando Napoli.
Insomma alla fine ho compreso che questo libro non può essere letto normalmente, cercando una trama, che non c'è, o uno fine concreto, ma deve essere vissuto lasciandosi trasportare da quello spirito di fatalismo e accettazione che lo caratterizza, come caratterizza Napoli e i suoi abitanti. Solo allora si lascerà permeare e apprezzare.
Auguri ad Aurelio!
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