domenica 4 settembre 2011

Recensione a "Eldorado" di V. Luxuria

Eldorado
di V.Luxuria
Ed. Bompiani


Sinceramente ho comprato questo libro per due motivi.
Primo volevo leggere qualcosa di questa autrice  "sopralerighe", perché l’ho sempre ritenuta una donna ironica e pure colta essendo laureata.
Secondo mi aveva interessato l’idea: l’Eldorado, luogo di incontro e spettacolo dei gay in epoca  nazista a Berlino, quindi mi immaginavo un romanzo con molti elementi storici e abbastanza impegnativo.

Devo dire che in tutte e due le aspettative mi sono ritrovata delusa.
La storia è più che altro incentrata su Raffaele il protagonista , e il suo mondo di amici e parenti, con continui stacchetti di avanspettacolo e battute perché lui in effetti è un attore gay che interpreta nonna Wanda.
Questa ironia , talvolta carina , anzi comicità, è sempre presente in tutte le pagine anche le più crude.
Alleggerisce molto il romanzo ma devo dire che a me ha disturbato parecchio.
Lo ha subito, e per  sempre incanalato in una sorta di romanzo comico  quando  in origine non voleva esserlo ( lo si evince dal  tema che l’autrice voleva trattare: la deportazione e lo sterminio di massa dei gay).

Si deve arrivare almeno oltre cento pagine per trovare i primi accenni all’Eldorado e alla storia centrale che comprende i due amici di Raffaele: Franz e Karl. Due travestiti che si esibivano con lui in un numero al locale, e che mi hanno tanto ricordato le sorelle Bandiera nazionali, togliendo originalità alla storia.
In realtà anche questa amicizia  è di breve durata, due sere appena perché Raffaele sostituisce una certa Ursula scappata, e di cui non si sa più niente, e subito dopo il locale viene chiuso e loro imprigionati.
Tutta questa parte è troppo superficiale e poco approfondita. Dai personaggi e la loro interiorità, al locale stesso, di cui in pratica non sappiamo niente.
L’autore sembra prendere un fatto storico , fare una breve ricerca e volerne tirare fuori un romanzo, mettendoci un paio di capitoli brutali anche su Auswitz, quando tratta della morte dei due amici. Ripeto però tutto troppo superficiale, scontato e banale. Compreso il finale e oserei dire inutile anche l’inizio.
Insomma un romanzo che parte da una buona idea, la quale non è sviluppata; la storia      viene fuori  scoordinata, tenuta appiccicata con espedienti deboli, superficiale anche nel trattare la tematica gay, anche difficile da immaginare  se non fosse per i nostri personali ricordi sugli orrori della guerra e del razzismo.
Ovvia, banale, e che non apre nessuno squarcio nuovo o polemico  sull’epoca.
Peccato, con gli agganci , la possibilità di fare ricerche e la mente frizzante di Luxuria, poteva venire fuori un bel romanzo.
 Credo che l’autrice non si sia affidata a un buon  editing ,  perché queste lacune saltano agli occhi anche dei profani. A meno che lo staff non abbia talmente sottovalutato i lettori, relegandoli ad una serie b, da pensare che si accontentassero di un romanzetto furbetto che cavalcasse l’onda del personaggio e l’interesse al mondo gay.
Naturalmente questa è solo la mia personalissima  opinione.

F: GNOMO

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