Quando Matteo, giovane praticante di Coli, un ammanigliato notaio, manda al diavolo il principale, si premura di mettere in guardia Valentina Muller, in procinto di diventare una ricchissima ereditiera, intenta a sbrigare le ultime formalità presso lo studio. La conoscenza della pratica Muller segnerà per Matteo l'inizio di un'avventura dai ritmi serrati e dai toni surreali. Matt
eo e Valentina, invischiati in un terrificante delitto,
ricercati dalla polizia e nel mirino di figuri insospettabili, vivranno
un'altalena di fortune e sfortune, passando dalla speranza alla disperazione in
un folle rincorrersi tra le vie e le creuze di Genova.
1) Come
è il tuo rapporto con il Natale? Conflittuale.
È migliorato molto da quando ho avuto i bambini, ma da adulto ho sempre
mal sopportato i grandi raduni familiari e le ipocrisie insite nelle manifestazioni tipiche del
periodo. Penso che per essere buoni e fare del bene non ci sia bisogno di
attendere il Natale.
2) Presepe
o albero, perché? Albero, mille volte! Mi piacciono le luci e lo trovo molto
più decorativo di qualsiasi presepe.
3) Cosa
ne pensi di Babbo Natale? Ci credi ancora? Quando hai smesso di crederci e
perché? Raccontaci un aneddoto natalizio
Penso che sia la campagna pubblicitaria più riuscita della storia.
Quando la Coca Cola ha trasformato una vecchia favola per bambini in un
personaggio mitico ha compiuto un'operazione commerciale senza precedenti e
senza pari ai giorni nostri. Non credo che un “normale” San Nicola o un
semplice folletto sarebbero potuti diventare un'icona mondiale. Non ricordo
quando ho smesso di crederci, forse è un trauma che ho rimosso, di sicuro a
dieci anni ero molto più interessato ai regali che arrivavano dai miei genitori
che da qualsiasi altra parte. Se per aneddoto natalizio vale anche ciò che è
accaduto un 26 di Dicembre, posso raccontare quello del 2002. Le luci fuori, il
freddo, il cenone della sera prima che da qualche noia a mia moglie alla
trentottesima settimana di gravidanza. Poi le prime contrazioni. Un falso
allarme, pensiamo subito, è troppo presto. Nell'incredibile preveggenza che
solo le donne possono avere, lei fa comunque una doccia e si prepara, e fa
proprio bene, perché da quel momento
andiamo avanti e indietro da casa all'ospedale un paio di volte, fino alle
23:33 quando nasce il mio primo figlio.
Quel momento è scolpito dentro di me come il più bello che abbia mai
vissuto. Quando per la prima volta stringo quel fagottino sono talmente
emozionato che sbatto la testa contro la lampada riscaldante procurando
l'ilarità delle ostetriche. A distanza di anni mi sono chiesto, se non
facessero apposta a lasciarla così bassa e scommettessero su chi ci avrebbe
dato la capocciata. Da allora trovo sempre molto più coinvolgente Santo Stefano
piuttosto che Natale.
4) Ami
fare i regali? O ricevere regali? Che tipo di regali? Preferisci la sorpresa o
suggerisci a qualcuno i tuoi desideri? Odio ricevere regali e ancora di più
se qualcuno mi interpella per chiedere le mie preferenze. Invece adoro fare
regali alle persone che amo e soprattutto mi entusiasmo a cercare il regalo
giusto e fare la sorpresa, di solito ci riesco.
5) Ami
ricevere libri o preferisci comprarteli? Hai mai ricevuto un libro che non sei
riuscito a leggere? E perché? O uno che invece è stata una vera bella sorpresa
inaspettata? Preferisco comprare i libri che leggo, anche perché è difficile
che un libro che mi piaccia non sia già nella mia libreria prima che altri me
lo possano regalare. Ne consegue che spesso ho ricevuto libri che erano fuori
da tutti i miei interessi e che non ho mai nemmeno iniziato.
6) Come
si intitola il romanzo che hai scritto e vorresti consigliare come regalo di
Natale? Il romanzo che ho scritto è “Giallo Zen-zero”
7) Cosa ha di particolare il tuo romanzo per
finire sotto l’albero di Natale? A chi è adatto? È un romanzo veloce,
accadono molte cose in poco tempo e si legge in fretta. Posso dire che se siete
di quei lettori che, come me, vi accorgete subito se lo scrittore si è
divertito a immaginare e mettere in parole la storia dovreste proprio
prenderlo.
8) Ti
è piaciuto scriverlo? Da dove nasce la storia? Mi sono divertito moltissimo.
La storia nasce in parte da una persona che conosco e che ha vissuto le
angherie di uno studio notarile, in
parte dalla voglia di scrivere qualcosa dove quella che sembra una fortuna
diventa una sfortuna, che poi diventa una fortuna, che poi diventa una
sfortuna... insomma, un po' Zen, anzi un po' Zen-zero!
9) Ci
doni un piccolo l’incipit che ci lasci la voglia di leggere?
1.
Uscita con vendetta
- Basta! Mi sono rotto! Andate tutti a fare...
Non si può certo dire che fosse un esordio
elegante. Ero
davanti alla porta del Notaio Coli appena
sbattuta con
rabbia, quando all'improvviso la più bella
creatura che
mi si fosse mai impressa sulla retina comparve
dal nulla.
Allibita, aveva schiuso le labbra rosse in un
"o"
silenzioso così perfetto che se l'avesse visto
Giotto si
sarebbe messo a piangere. Si era spostata per
lasciare
passare il pazzo furioso che le si era parato
davanti, cioè
io. Al mio cervello erano bastati quattro decimi
di
secondo per capire quanto lei corrispondesse al
mio
ideale di donna: i capelli neri lunghi, lisci;
gli occhi
chiari, curiosi e ingenui allo stesso tempo; le
labbra
carnose, ma non in modo eccessivo, un po' come
Liv
Tyler in Armageddon. Era vestita sportiva con
jeans
attillati, una camicetta di seta gialla e un
piccolo zaino
rosso che la faceva sembrare una ragazzina. I
restanti sei
decimi di secondo mi occorsero per capire che
sapevo
benissimo chi era, perché era in quel luogo,
cosa avrebbe
fatto da lì a poco e quante poche chance avrei
avuto di
coronare il mio sogno con lei. Il lungo
successivo
secondo necessario per condensare tutti questi
pensieri
era trascorso senza che la sua espressione
mutasse. Con la
medesima rapidità di ragionamento capii anche
che non
avrei mai più potuto danneggiare il notaio Coli
come in
quel momento.
- Signorina quando le avranno consegnato quello
che le
spetta, non firmi nessuna delega! Hanno
intenzione di
portarle via una bella fetta di eredità e mi
piacerebbe
tanto che questo non accadesse. Chieda di
parlare, prima,
con qualcuno di cui si fida davvero. Mi
raccomando!
Avevo chiuso così, nel modo più definitivo
possibile,
con tutto ciò era stato la vita passata fino a
dieci minuti
prima e non avevo la minima idea di come sarebbe
stata
quella futura. Raggiunsi le scale senza dire
altro e senza
voltarmi indietro. Sarebbe stato uno strazio
imprimere
ancora di più quel viso nella memoria.
Scesi rapido i tre piani.
Avevo ormai raggiunto il portone e in un attimo
fui
fuori all'aria fresca di un lunedì pomeriggio di
fine
ottobre, con la pioggia che sembrava appesa al
cielo con
un filo sottile pronto a spezzarsi al primo
alito di vento.
10) Una
volta scartato, aperto e ammirato con soddisfazione il tuo libro, con cosa lo
accompagneresti? Cioccolata calda o tè? Caffè o camomilla? Biscotti o torta?
Panettone o Pandoro? Penso che su questo non ci siano dubbi, di sicuro con
una fetta di una magnifica torta allo zenzero!
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BREVE BIO
Mi
chiamo Patrizio Grossi. Sono nato nel 1967
nell'estrema provincia mantovana,
nell'angolino in confine con Emilia e Veneto (Il dialetto è identico al
Gramlot di Dario Fo) 3 anni dopo, però, i miei genitori si trasferirono a
Genova. Alla luce della Lanterna sono cresciuto e ho studiato appassionandomi
ai fumetti e ai film gialli e western. A 11 anni scrissi i primi racconti e a
13 scoprii la letteratura di fantascienza. A 20 anni conobbi la donna della mia
vita e proseguii gli studi fino alla laurea, dopo la quale nacquero i mie due
figli. Nel 2007, partecipando per gioco, vinsi un concorso che mi valse la
pubblicazione del romanzo “Ad un passo dalla verità” (Ennepilibri) e più tardi
arrivai in semifinale a un noto concorso letterario su internet. Sono presente
con brevi racconti in alcune antologie e ho qualche pubblicazione inerente la mia
professione, infatti, per ora faccio il dentista con l'hobby della scrittura,
ma mi piacerebbe molto invertire i due fattori.
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Grazie a nome di Amarganta!
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