Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Angelo
Berti – L'Isola del Ghiaccio – Ed. I Doni delle Muse – Anno 2015, per
averci aperto la porta della sua cucina.
L'Isola del Ghiaccio è un romanzo
Storico – Mitologico, ma penso che per presentare il mio ultimo lavoro niente
sia meglio della quarta di copertina:
“In un villaggio del Nord, un fabbro vive per
guadagnarsi l'idromele che gli consente di dimenticare un passato che resta
impresso a fuoco nella sua memoria. Tre atti d'infamia si dice debba compiere
in ognuna delle tre vite a cui l'hanno destinato gli dei. Ma la sua vita è una
soltanto, gravata dal peso di troppi ricordi. Ora anche la sua solitudine sta
per essergli tolta, per volontà di guerrieri leggendari che vivono in un'isola
di ghiaccio dove non cala mai la notte. Si avvicina un tempo di corvi e sangue,
in cui pochi ancora lottano per salvare le proprie terre dall'invasione di un
oscuro nemico. Inviso a Þòrr (Thor) e amato da Óðinn (Odino), Starkaðr dovrà
assumersi la responsabilità di portare un nome che è già leggenda”
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
R. (Risposta) Adoro entrambe le cose. Nel primo caso fino a pochi mesi fa
ero una vera e propria idrovora poi, causa alcuni problemi di salute per i
quali sono arrivato a perdere quasi 40 chili in 100 giorni, ho imparato a
mangiare in modo più sano, il che non esclude il gusto. Cucinare mi piace e non
perdo occasione per mettermi alla prova con nuove ricette. Il mio forte sono i
primi piatti.
Lo fa per dovere o per piacere?
R. Certamente per piacere, anche se per un certo periodo mi sono dovuto
adattare a farlo “quasi” per dovere, cucinando per una trentina di persone, per
aiutare alcuni amici. Mancava il cuoco e mi sono prestato per una sera a
settimana per un intero inverno. In poche parole, mi piace “spignattare” in
cucina!
Invita spesso amici a casa o è
ospite di altri?
R. In realtà non ho spesso ospiti e altrettanto non ho una vita
particolarmente “sociale”, per cui gli inviti sono assolutamente sporadici. Ma
quando c'è l'occasione non mi tiro indietro e anche se sono ospite è facile
vedermi dare una mano in cucina: non riesco a stare fermo.
Ha mai conquistato una donna cucinando?
R. Mi è successo che saper cucinare mi aiutasse nel corteggiamento.
Probabilmente in qualche caso è stato anche decisivo.
Vivrebbe con una compagna o un compagno che non sa mettere
mani ai fornelli?
R. Ho avuto due matrimoni e in entrambi i casi era necessario che io fossi
l'unico addetto alla cucina. Probabilmente, visto l'esito degli stessi dovrei
pensare che non sono un buon cuoco.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
R. Ho iniziato a vivere da solo quando avevo diciannove anni (ora ne ho
cinquantadue). I primi tentativi sono stati funesti, quindi ho dovuto per forza
applicarmi se volevo mangiare senza rischiare intossicazioni o peggio. Il passo
dalla necessità alla passione è stato breve.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
R. È legato proprio al mio primo tentativo di cucinare. Vivevo insieme a un
altro studente universitario a Ferrara. Il padre del mio compagno di casa
dubitava della nostra possibilità di gestirci da soli (e non aveva torto), così
pensammo di dimostrare che eravamo in grado di badare a noi stessi, anche
cucinando. Posso saltare subito all'esito del pranzo, quando il padre, dopo la
prima forchettata, si alzò, indossò la giacca e andò a comprare pane e
affettati per tutti.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
R. In realtà ne ho a cuore molti. Due in particolare, legati al ricordo di
mia madre, che in cucina (e non solo) era bravissima. Pomodori ripieni col riso
e Scaloppine al Marsala. Il primo è molto impegnativo e lo preparo raramente,
solo quando io e mio fratello abbiamo voglia di ricordare i gusti della nostra
infanzia. Per il secondo posso dire che quando le cucino per degli ospiti, non
bastano mai. Detestare? Non lo detesto, ma non mangio coniglio e non amo
particolarmente i crostacei. In cucina ci vado piano con il pesce, ma solo
perché bisogna proprio saperlo cucinare e non mi ritengo all'altezza di certe
preparazioni.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
R. Disgustare lo escluderei. Diciamo che certe tonalità di marrone proprio
non mi attirano!
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
R. Che bella domanda! Dipende dall'ora a cui scrivo e anche da cosa sto
scrivendo. Non bevo caffè e nemmeno tè. In inverno troverai facilmente vicino
al mio computer una tisana ai frutti rossi o anche del buon vin brulé! In
estate devo trovare qualcosa di nuovo. Prima bevevo birra in quantità
industriale, ma da quando mi sono messo a dieta l'ho abolita. Ti saprò dire la
prossima estate!
Scrive mai in cucina?
R. No. La cucina, cucinotto, zona cottura che sia ha per me un unico scopo.
Ogni spazio ha un suo fine. Dove scrivo è finalizzato solo a quello, così la
cucina.
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
R. Come ho accennato, per scrivere voglio uno spazio esclusivo. Quando
potevo avevo uno studio, dove trascorrevo giorni e notti intere, attrezzato
anche con divano letto. Ora che abito da solo e non ho vincoli di spazio, non
ho più un soggiorno (o salotto che sia): ogni spazio è occupato da computer,
libri, appunti ecc. ecc. A che ora? Certamente l'orario più creativo è il
mattino. Ma non come lo intendono in molti. A volte mi alzo alle quattro e
comincio a scrivere fino alle otto o alle nove. Per me quello è il momento di
maggiore produttività creativa.
Si
compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto
preso dalla scrittura?
R. Quando sto scrivendo e lo stimolo della fame avanza (come ora) è facile
trovare vicino a me dell'uva o prosciutto crudo, magari tagliato a listelli.
Anche verdure, ma croccanti! Carote, finocchio o sedano. Non compro niente di
già pronto... solo il sugo al pesto, quando non ho il basilico.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
R. Direi entrambi. Non credo che sia legato all'atto dello scrivere, quanto
alle esigenze del mio corpo. A volte sento la necessità di dolce, altre di
salato.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
R. Uno certamente carino è legato a un ristorante che per un certo periodo
ho frequentato con assiduità. In quel ristorante i piatti non hanno un nome e
sono descritti sul menu con i loro ingredienti. Avevo l'abitudine di prendere
sempre lo stesso piatto (un primo condito con panna, pancetta, pecorino e
tartufo nero) e un giorno osservando la comanda del cameriere notai che per la
cucina aveva scritto Spaghetti Angelo. Lo guardai, mi sorrise e disse che dato
che scrivere tutta la trafila era scomodo, avevano deciso di chiamarli così per
me, visto che li prendevo spesso. Quindi se andate in quel ristorante e ordinate
quel piatto, sulla comanda troverete Spaghetti Angelo!
Lei è uno scrittore di romanzi
storici e fantasy quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce
con sua moglie (o la sua compagna, marito, ecc)?
R. Adoro i locali rustici e intimi. Se vuoi farmi felice mi porti in una
trattoria o locanda con massimo una decina di tavoli e cucina casereccia. I
miei “figli” (semplifico con le “”: è una storia lunga) mi seguono
tranquillamente dovunque li porti, sanno che non li deluderò. Con le mogli a
volte ho esagerato, con locali di particolare prestigio, specialmente in
occasione di qualche anniversario o compleanno. In questo momento sono
felicemente single e il mio compagno di ristorante è mio fratello, che ha i
miei stessi gusti in fatto di locali e quando ci capita di potere uscire
insieme variamo dalla pizzeria alla taverna, ma mai qualcosa di impegnativo.
Amiamo lo convivialità e l'intimità.
Oppure per festeggiare una
pubblicazione? Cosa tende a ordinare in
un locale?
R. La pubblicazione è sempre un evento. Ma lo festeggio in maniera
strettamente privata. Pochi intimi, un buon prosecco e qualche stuzzichino
preparato per l'occasione.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
R. Mi piacerebbe. Quando mi capita di essere in un locale attrezzato con
bar o caffetteria non esito a fare aprire qualche bottiglia di vino e se hanno
del buffet, lo sfrutto. In altre occasioni è difficile. La regola delle
presentazioni è “uno, nessuno, centomila”, quindi non sapendo quanta gente
potrebbe presentarsi è difficile organizzare qualcosa di adeguato senza
rischiare di preparare troppo o troppo poco. In ogni caso ritengo che sia una
cosa assolutamente gradevole.
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
R. Aperitivo, ma se possibile con qualcosa di più sostanzioso di olive e
patatine: abito in Romagna e qua la piadina fa da padrona! Il pasto lo riservo
a pochi intimi nel dopo presentazione. Anche se l'invito è sempre esteso a
chiunque voglia partecipare.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
R. Direi che lo cito spesso, ma ha solo funzionalità legate al momento
della narrazione.
Ad esempio in “L'Isola
del Ghiaccio” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
R. Certamente. Ho fatto ricerche sui pasti tipici delle popolazioni
nordiche (se preferite potete chiamarli vichinghi, ma nell'epoca in cui è
ambientato il romanzo ancora non erano conosciuti con quell'attributo). Skreið
(stoccafisso), formaggio e verdura erano cibi abituali. Per la carne
soprattutto pecora. Ho trovato anche indicazioni su qualche preparazione
tipica, ma ho evitato di entrare molto nei particolari.
Il cibo è mai co-protagonista?
R. Non riesco mai a renderlo tale. Il mio stile di scrittura e il tipo di
storie che racconto non lo permette. Le ambientazioni prevalentemente storiche
mi costringono a ricerche appropriate, ma non riesco mai a documentare
preparazioni tipiche, stonerebbero nella narrazione.
“L'isola del Ghiaccio” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
R. Il Baccalà, in tutti i modi possibili. Ne sono ghiottissimo! Alla
Vicentina, alla Livornese, con le patate, mantecato, ma soprattutto
semplicemente cotto al forno con aglio e rosmarino e condito con olio
extravergine.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le
riesce meglio?
*RICETTA* ( ingredienti e procedimento)
“CALAMARATA DI TOTANI E BOTTARGA:
Ingredienti per due persone: 180 grammi di pasta
Calamarata Siciliana; tre etti di anelli di totani, meglio se piuttosto grossi;
due acciughe sott'olio; olio extravergine di oliva; uno spicchio di aglio;
prezzemolo; formaggio grana (sì, avete letto bene); vino bianco; bottarga di
muggine (non di tonno) a piacere.
PREPARAZIONE: In una padella saltapasta sciogliete le due acciughe in un poco di
olio; per chi ama l'aglio consiglio di triturarlo finemente, per gli altri
schiacciate uno spicchio, lo lasciate per tutto il periodo della cottura e lo
togliete prima di condire la pasta. Tagliate, aprendoli, gli anelli di Totano
(non tutti, ma la maggior parte) realizzando così delle listarelle, più sono
lunghe meglio è; mettete il totano a cucinare nella padella, lasciando che
liberino la loro acqua. Alzate la fiamma, spargete subito un pizzico (proprio
un'inezia, darà un aroma incredibile) di formaggio grana, irrorate con un poco
di vino bianco (direi l'equivalente di un bicchiere di grappa), mescolate per
distribuire il poco formaggio, abbassate la fiamma al minimo, coprite la
padella e continuate la cottura. Ci vuole un poco di tempo per arrivare alla
cottura adatta, ma potete fare dei piccoli pezzi da assaggiare ogni tanto per
decidere quando la cottura è di vostro gradimento. A parte avete fatto bollire
l'acqua e cucinato la pasta Calamarata. Quando è ancora indietro di cottura e i
totani sono quasi pronti, scolatela e versatela nella padella lasciando che
finisca la cottura nel sugo che hanno rilasciato. Se ne è rimasto poco,
aggiungete acqua di cottura che terrete sempre a disposizione, aggiungendo
anche un poco di prezzemolo. Poco, giusto per dare colore. Quando la pasta è
pronta, spegnete il fuoco, grattugiate sopra la bottarga in quantità a piacere.
Fate saltare giusto un paio di volte per distribuirla su tutta la pasta.
Servite nel piatto e provvedete a un ulteriore grattugiata di bottarga (si
trova anche già macinata). Buon Appetito!
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
R. Il complimento più bello è quando i piatti sono puliti e ti chiedono il
bis! In cucina parlano più i fatti che le parole.
E come scrittore?
R. Certamente quando un lettore percepisce emozioni dai miei scritti. Ma il
più bello di tutti, anche nei libri, è quando si parla di bis: lettori che
rileggono un tuo libro o che ne chiedono altri. Una similitudine con la cucina!
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
R. “Sono curioso di vedere l'espressione di
Þòrr quando siederò alla sua tavola”.
Grazie per la sua disponibilità
Breve Bio
Angelo Berti è nato nel
gennaio del 1963 a Cortemaggiore, un piccolo paese in provincia di Piacenza.
Già direttore di Fantasy Planet fino a gennaio 2015, attualmente collaboratore
occasionale di TrueFantasy, vive a Ravenna.
Con i Doni delle Muse ha già pubblicato “La Notte della Hyena” e racconti
nelle antologie “Sangue di Drago” e “Le Fate”. L'Isola
del Ghiaccio è il suo sesto romanzo.
Per acquistarlo:
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