con Vanessa Navicelli
e una fiaba
MINA E IL GUARDALACRIME
VANESSA
NAVICELLI
Autrice indipendente Dicembre
2016
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Breve sinossi a cura dell'autrice:
Avete mai
pensato al valore di una lacrima? Forse è ora di cominciare…
Mina è una
piccola lacrima in fuga, perché stanca di portare solo dolore a tutti quelli
che incontra.
In cerca di una pozzanghera in
cui buttarsi, inizia una storia di viaggio e di scoperta, durante la quale farà
incontri strabilianti e bizzarri!
Intanto, il saggio Guardalacrime,
esclamando “perbacco, mi metterà nei guai!”, inizia la sua ricerca e… La
ritroverà?
Una storia che affronta il tema
delle emozioni e
che ci ricorda quanto sia importante non fermarsi alle
apparenze. Imparare ad apprezzare se stessi e i propri talenti. Confidarsi con
chi ci vuol bene.
Mina e il
Guardalacrime inaugura la collana delle Fiabe
Bonbon. Fiabe “buone”, di nome e di fatto. Piccole e dolci come i bonbon.
Magia, poesia e tenerezza (a volte un pizzico di
umorismo) sono le caratteristiche di queste storie, che possono far leva anche
su lettori più adulti.
Dai 4 anni. E per tutti
quelli che hanno un cuore aperto alla magia.
Accompagnata da 8 tavole
a colori illustrate a mano e illustrazioni a computer.
1)
Come
è il tuo rapporto con il Natale?
Io ADORO il Natale! [So che non è bene abusare del maiuscolo, ma in
questo caso era indispensabile.] Sono una specie di elfo festoso. E non è
perché io abbia figli piccoli o fratellini… insomma, bambini strettamente
attorno. No, no. Nessun bambino a parte quello che è in me.
Mi piace tutto del Natale. Il clima che si respira, la voglia di stare
assieme, gli addobbi (nelle case e per le strade), le luci, le musiche, i
libri, i film, la neve quando c’è... Tutto.
Amo talmente tanto il clima natalizio che tengo in casa gli addobbi di
Natale tutto l’anno. Sì, sì, hai capito bene. Se vieni a trovarmi a luglio,
trovi i festoni rossi, Babbi Natale, fiocchi di neve luccicanti di varie
dimensioni, pupazzi di neve decorativi, angioletti, alberello e peluche vari
che cantano e ballano, boule de neige, ghirlande e le luci dorate
intermittenti.
Piccolo aneddoto. Le luci me le ha messe, in tutto il soggiorno, un mio
carissimo e paziente amico, qualche anno fa a… ad agosto. Io avevo preparato
anche le musiche di Natale, per creare la giusta atmosfera. Ma lui mi ha
guardato e, indicando il termometro che in casa segnava tipo 28 gradi, mi ha
detto: “Spegni ’sta musica o me ne vado in un nanosecondo!”
Lo so che a molti il Natale pesa e non vedono l’ora che passi, perché si
sentono costretti a tutta una serie di rituali che la società impone (ad
esempio le infinite cene aziendali o quelle con parenti lontanissimi che
nemmeno sopporti, e i regali a persone a cui senti di doverli fare solo per
obbligo, non per piacere). Ecco, per me non funziona così. Non dovrebbe
funzionare così per nessuno! Il Natale è una festa da dedicare alle persone a
cui vuoi bene, con cui stai bene sul serio. Tutto il resto è fuffa. Se faccio
regali, se faccio auguri, se vedo amici… è perché sento la gioia del farlo.
2)
Presepe
o albero, perché?
Da piccola, entrambi. Sono cresciuta in collina e mio padre, quand’era il
momento, andava a prendermi il muschio per il presepe. Poi lo facevo con mia
mamma (che aveva/ha decisamente più pazienza). L’albero lo facevamo subito
dopo. Enorme, addobbatissimo. E finite le Feste lo piantavamo in giardino
(infatti, più che un giardino, i miei ora hanno un piccolo boschetto davanti casa).
Adesso che vivo in un appartamento in città, non ho lo stesso spazio e ho
dovuto cambiare tradizioni. Come dicevo all’inizio, addobbo tutta la casa più
che posso, ma non ho più lo spazio per un albero che arrivi al soffitto…
3)
Cosa
ne pensi di Babbo Natale? Ci credi ancora? Quando hai smesso di crederci e
perché? Raccontaci un aneddoto natalizio
Caspita, ho anche un grembiule rosso con pettorina e la scritta: “Credo
in Babbo Natale!” E ogni volta che rivedo “Miracolo
nella 34ª strada”, mi vien voglia di affacciarmi al balcone e gridarlo.
Sinceramente, penso di crederci più oggi
di quand’ero bambina. Forse oggi che sono adulta… ho più bisogno di crederci.
Un aneddoto? Be’, più che un aneddoto è un ricordo molto forte. I miei
Natali da bambina hanno tutti il sapore degli agnolotti, del sugo e della
gallina in brodo preparati in casa da mia nonna e dalla mia prozia, che
abitavano con noi. Oggi loro due non ci sono più e il senso vero di quei sapori
se n’è andato con loro.
4)
Ami
fare i regali? O ricevere regali? Che tipo di regali? Preferisci la sorpresa o
suggerisci a qualcuno i tuoi desideri?
Mi piacciono i regali che comunicano affetto. Che fanno capire che sono
stati pensati davvero per te. Quand’ero più piccola, davo suggerimenti e anche
molto chiari; ora no, la sorpresa va benissimo.
5)
Ami
ricevere libri o preferisci comprarteli? Hai mai ricevuto un libro che non sei
riuscito a leggere? E perché? O uno che invece è stata una vera bella sorpresa
inaspettata?
Un regalo che mi viene dato con affetto mi rende sempre e comunque
felice. Non c’è una tipologia che escludo a priori. Quindi sì, anche i libri
vanno bene.
Libri che non sono riuscita a leggere ce ne sono, certo. Ma siccome si
tratta di autori viventi e siccome siamo sotto Natale… ecco, magari non dico i
nomi!
Un libro che invece mi è stato regalato ed è stato una bella sorpresa
(perché non lo conoscevo) è “Il Vangelo secondo
Biff, amico d’infanzia di Gesù”, romanzo di Christopher Moore. Arguto,
umoristico, originale, molto ben scritto.
6)
Come
si intitola il romanzo che hai scritto e vorresti consigliare come regalo di
Natale?
È una fiaba illustrata e s’intitola “Mina e il Guardalacrime”. Per
lettori dai 4 ai 100 anni.
Inaugura una nuova collana: la collana delle Fiabe Bonbon.
7)
Cosa ha di particolare il tuo romanzo per
finire sotto l’albero di Natale? A chi è adatto?
Credo non ci sia niente di meglio per passare il Natale di una fiaba da
leggere in famiglia.
È adatta sicuramente ai bambini. Ma anche agli adulti che hanno ancora un
cuore aperto alla magia, che sanno sognare, che non hanno perso di vista la
poesia e lo stupore del bambino che tutti, da qualche parte, abbiamo ancora
dentro.
8)
Ti è
piaciuto scriverlo? Da dove nasce la storia?
Dare un piccolo contributo al mondo delle fiabe mi rende felice. Amo
davvero scrivere storie per bambini che possano piacere anche agli adulti.
In quanto alla nascita della storia… Io piango tantissimo. [Detto così,
sembra quasi me ne voglia vantare. No, è solo una presa di coscienza della
situazione.] Se sono felice, se sono triste, se sono arrabbiata. Se qualcuno è
gentile, se qualcuno è sgarbato. Se leggo un bel libro, vedo un bel film,
ascolto una bella musica. Se qualcuno mi racconta una bella storia. A volte
penso che il motto del mio subconscio sia: “C’è sempre un buon motivo per
piangere!”
Ovviamente (come si deduce anche dalle situazioni che ho elencato) ci
sono vari tipi di pianto. Ce ne sono tantissimi, in effetti. Di dolore. Di
commozione. Di felicità. Di rabbia. Di stanchezza. Di frustrazione. Tanti
altri. E io li frequento tutti in abbondanza!
Quindi... forse era naturale che prima o poi scrivessi una fiaba su una
lacrima.
9)
Ci
doni un piccolo l’incipit che ci lasci la voglia di leggere?
La fiaba inizia con una breve filastrocca che dà poi il via alla storia.
La filastrocca iniziale è questa:
Il Guardalacrime
conta e ne manca una:
perbacco, questa sì è vera
sfortuna!
Bisogna trovarla, ma dove sarà?
Triste e pensosa, nei guai finirà!
Basta parlare, seguiamo la storia.
E speriamo che tutto si risolva in gloria…
10) Una volta scartato, aperto e ammirato con
soddisfazione il tuo libro, con cosa lo accompagneresti? Cioccolata calda o
the? Caffè o camomilla? Biscotti o torta? Panettone o Pandoro?
Una cioccolata calda ci sta sempre bene, specie se la si condivide con
dei bambini. Io, poi, sono un’amante dei dolci in generale. Quindi direi sì a
tutti quelli che hai citato: biscotti, torta, panettone e pandoro. Non tutti in
un’unica volta, eh! Però, visto che le Feste natalizie son lunghe e si può
tirare fino alla Befana…
Consiglio questa fiaba a chi vuole avvolgersi in un morbido tepore, e gustare un BON BON di parole
Vanessa Navicelli
è cresciuta coi film neorealisti italiani, con
le commedie e i musical americani, coi cartoni animati giapponesi, coi romanzi
dell’Ottocento inglese e coi libri di Giovannino Guareschi. (Be’, sì… anche coi
suoi genitori.)
Crede nella gentilezza. E nell’umorismo. Forse è umoristico
credere nella gentilezza.
Sottoscrive quello che diceva
Frank Capra: “Con humour e affetto si favoriscono, a mio avviso, i buoni
istinti. Sono un tonico per il mondo intero.” È convinta che dal bene nasce il
bene. E le piace raccontarlo.
Dal 2014 ha iniziato la sua avventura come autrice
indipendente, con la fiaba di pace Un
sottomarino in paese (ebook e cartaceo, italiano e inglese). Il suo ultimo
libro, appena uscito, è la fiaba illustrata Mina
e il Guardalacrime.
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