Interviste culinarie di
Federica Gnomo
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Marco
Proietti Mancini “Roma per sempre” – Edizioni della sera – 2012 - per averci aperto la porta della sua cucina.
In “Roma per sempre” Marco Proietti Mancini riesce a far viaggiare i
lettori attraverso tre dimensioni: lo spazio, il tempo e le emozioni. Nelle
storie che racconta c’è una descrizione dei luoghi, dei posti e degli
spostamenti, c’è il viaggio nel tempo che riporta indietro dai primi ricordi di
vita fino ai giorni nostri e ci si immerge pienamente nelle sensazioni. Le
emozioni prettamente romane che in quei posti, in quel tempo, i protagonisti
delle storie di Marco hanno vissuto.
L’autore ci accompagna, ci descrive, ci rivela i particolari, i dettagli, i
segreti che Roma ancora nasconde: e noi viaggiamo insieme a lui per le
strade e i vicoli di questa metropoli, corridoi di teatro che sfociano nella
platea delle piazze, dove la rappresentazione della vita esplode. Ma lo spettacolo
vero è dietro le quinte, dove i protagonisti veri sono i popolani, la gente
normale che Roma la vive nella quotidianità dei suoi giorni.
Perché per chi vive a Roma ogni giorno è straordinario per il solo fatto
di viverlo lì, nella capitale del mondo, nella città eterna. Un libro
che può essere considerato allo stesso tempo un romanzo e una guida emozionale
per conoscere ancora meglio la metropoli più bella del mondo.*
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Mi piace mangiare e non esiste altro modo di
mangiare che “bene”. Se non si mangia bene non si mangia, ci si nutre, ingozza,
senza soddisfare il gusto (che è un senso) ma solo saziando la fame (che è un
bisogno). Cucinare mi piace molto, mi
piace inventare e creare, perché questo è cucinare; come scrivere, comporre,
cantare. Se fatto bene cucinare è una forma d’Arte – Intendiamo, io mi ritengo
al massimo un artigiano dilettante, in cucina.
Lo fa per dovere o per piacere?
Quando devo cucinare la sera, a casa, magari dopo
una giornata di lavoro; allora non sto a raccontare balle. E’ un dovere. Ma il
sabato e la domenica mi prendo il tempo per farlo con piacere.
Invita amici o è invitato?
Bah; veramente più che altro invito, almeno se si
tratta di qualcosa legato al mangiare insieme. Mi piace cucinare per amici e mi
piace anche cucinare in compagnia.
Ha mai conquistato amici o una donna
cucinando?
No, direi proprio di no. Fidanzato a ventuno
anni, sposato a venticinque, non ho avuto modo di sperimentare la cucina come
arte seduttiva. Non credo che mia moglie sarebbe stata d’accordo. Questo per
quanto riguarda le donne. Per quanto riguarda gli amici... boh, ma non mi pare
proprio.
Vivrebbe con una compagna o un compagno che non sa mettere
mani ai fornelli?
Lo preferirei. Con mia moglie sono scazzi
continui. A volte mi pare di essere sposato con Gordon Ramsey, mai che gliene
vada bene una. Ma si vede che l’ho abituata bene e lei, sapendo cucinare, è
molto esigente.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Essendo il quinto di cinque figli ho dovuto
iniziare presto ad arrangiarmi, a essere autonomo. Mia madre, per forza di
cose, ha dovuto insegnarci a fare quello che serviva per arrangiarci un po’. Ho
capito subito che mi piaceva ed ho iniziato subito a pasticciare.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Le merende, semplicissime e squisite, che mi
preparava la mia nonna materna. Pane ammollato condito con olio e sale. Oppure
lo zucchero caramellato nel tegamino. Credo di aver avuto quattro o cinque
anni, eppure quei sapori me li sento ancora qui, tra lingua e palato.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Ne amo tantissimi, si vede che sono fedele in
amore e infedele al cibo. Detesto gli asparagi. Ci sono anche altre cose che
non mi piacciono, ma gli asparagi mi stanno antipatici, non mi piace nulla di
loro.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Il verde spento o il biancastro di certe verdure
cotte, come i finocchi al gratin. Sono come le ballerine ai piedi di una bella
donna. Spengono l’eccitazione.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare
fermo a scrivere?
No, per scrivere, anzi, il cibo mi distrae. Al
massimo un po’ di pane.
Scrive mai in cucina?
Mai! Altrimenti come farei a scrivere? Mi
distrarrei.
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
Davanti alla finestra della mia camera da letto.
Ho fatto realizzare una ribalta che si tira su, mi piazzo lì e scrivo mentre
ogni tanto guardo fuori. Scrivo prevalentemente la sera ed a volte è una
sofferenza, perchè l’ispirazione me la porto dentro dalla mattina.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Quando sono presissimo non sento proprio lo
stimolo della fame, mi alzo al volo, acchiappo la prima cosa che capita e la
trangugio senza nessun gusto. Anche se a volte nei miei lavori descrivo
ricette, piatti antichi. Forse sazio il gusto rivivendone il sapore mentre lo
descrivo con le parole.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
In assoluto preferisco il salato, sempre meglio
una fetta di salame che una di torta. Con l’eccezione della frutta. Ecco, la
frutta è una di quelle cose che mentre scrivo mi piace mangiare.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Qualcuno è stato così scervellato da preparare le
ricette che ho descritto nei libri. E poi mi ha anche scritto per dirmi che gli
erano piaciute.
Lei è uno scrittore di narrativa quando
esce a cena con i suoi figli, o amici
che tipo di locale preferisce? E quando esce con sua moglie (o la sua
compagna, marito, ecc)? Oppure per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
E’ una bella battaglia. Io sono un carnivoro, mia
moglie una pastasciuttara, i miei figli sono delle specie di facocerini
onnivori. Alla fine ce ne andiamo quasi sempre a mangiare una pizza da un amico
pizzettaro sotto casa. Non sarà il massimo, ma fa una pizza, ma una pizza....
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
E’ una componente essenziale. Le mie storie
raccontano vite “normali”, di tutti i giorni. Magari di tempi passati.
Descrivono ambientazioni, arredi, atmosfere. La sensazione di un lenzuolo sulla
pelle, del vento nei capelli. Se non descrivessi cosa si prova a mangiare, a
cucinare, ad assaggiare un pomodoro maturo appena raccolto, lascerei monca una
parte delle sensazioni dei miei personaggi.
Ad esempio in “Roma
per sempre” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Si, dei cibi di una volta, dai sapori unici,
decisi. Contrapposti alle pietanze pronte ed omologate di adesso, che sono
fatte per piacere a tutti tutti, senza scontentare nessuno.
Lei evoca con il cibo? Il cibo è mai
protagonista? “Roma per sempre” a che
ricetta lo legherebbe, e perché?
Il cibo è parte integrante di una cultura, di
abitudini, di vita del popolo. I miei libri parlano del popolo. Quindi il cibo
è protagonista delle storie come un comprimario, come uno sfondo, uno scenario.
“Roma per sempre”è una carbonara, carboidrato, uova, proteine, olio, formaggio
(pecorino), pensateci, conoscete pasto più completo?
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo?
Alle mie presentazioni non so e non capisco
nulla, non organizzo mai nulla e in genere sono in trance passionale da ore
prima. Figurati se riesco a pensare al mangiare. Quando ho finito sono spossato
come se avessi fatto una corsa. Mi dicono che a volte i posti dove vado offrano
qualcosa, cosa sinceramente non saprei.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
CARBONARA
Fate a
cubetti del guanciale (150 gr - se usate la pancetta... non vi dico come vi
definisco!), metteteli in una padella e fate rosolare a fuoco medio, non serve
olio, il grasso si scioglie e crea il fondo di condimento, fino a che non
cristallizza diventando trasparente e i pezzetti di guanciale sono croccanti.
Fate raffreddare appena, poi versateci dentro due uova intere (nel senso sia il
bianco che il rosso, non con il guscio!) e sbattetele appena, senza farle a
frittata. Attenzione, la padella e l’olio del guanciale non devono essere
troppo caldi, o rischiate che l’uovo rapprenda troppo. Scolate la pasta bene al
dente, qualsiasi formato e rovesciatela nella padella con il guanciale e le
uova, riaccendendo sotto a fuoco vivo. Tenete da parte un po’ di acqua di
cottura, se l’uovo tende a farsi frittata dovrete aggiungere dell’acqua.
Condite con pecorino grattugiato mentre saltate la pasta in padella, girando e
mantecando.
Buon appetito. Mi è venuta fame.
Buon appetito. Mi è venuta fame.
Quale complimento le piace di più
come cuoco? E come scrittore?
Come cuoco? Bòno. Riferito al cibo, non a me.
Come scrittore? Mi fai vivere quello che leggo.
Come scrittore? Mi fai vivere quello che leggo.
Che frase tratta dalla sua opera o
dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“... ho sognato che posso ricominciare a vivere,
mille volte e mille vite. Ancora. Sempre. Per sempre. Roma per sempre.”
Grazie per la sua disponibilità
Questa mi mancava. Grande Marco. Proverò in settimana la ricetta della carbonara poi ti dirò. Sam
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