lunedì 22 ottobre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Maria Rosaria De Simone



Interviste culinarie di Federica Gnomo


Maria Rosaria de Simone

Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Maria Rosaria de Simone, Il golfino verde mela, Dante Alighieri Editore 2012, per averci aperto la porta della sua cucina.

Marta, una donna ormai adulta, è la protagonista de"Il golfino verde mela". La sua vita sembra arenarsi nel fallimento sul piano affettivo. Decide quindi di partire per un breve viaggio. E, proprio tornando alle radici, scopre nuove energie e nuove possibilità di riprendere in mano la propria esistenza. Marta comprende che il futuro può riservare incredibili sorprese. Il romanzo è una storia d'amore, che prende il cuore ed i sensi. Sullo sfondo vengono però affrontate, con molta delicatezza, tematiche di grande attualità, quali lo stalking e le problematiche adolescenziali.  Ironico, divertente, romantico e appassionato. Una bella storia di una donna dei nostri giorni.
   

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Eccome. Se ami la vita, ami la cucina. E dato che amo la vita, mi piace mangiare. In realtà mi piace spizzicare nel piatto di chi mi sta a fianco.

Lo fa per dovere o per piacere?
Come tutte le donne che hanno famiglia cucino per dovere. Ma ci sono cose che preparo con immenso piacere. Anche se mia figlia è di sicuro più brava di me. Quello che lei tocca diviene un manicaretto. La differenza però sta nel fatto che io cucino dietetico e lei fa scorrere fiumi di olio e condimenti vari.

Invita amici o è invitata?
Invito e sono invitata.

Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
I miei amici amano le mie melanzane a funghetti, lo sformato di pasta siciliana e le mie crostate. In realtà non ho mai conquistato un uomo prendendolo per la gola. Quando mi sono sposata, presto, non sapevo neanche cucinare una semplice pasta al sugo.
Ma Marta, la protagonista del mio romanzo, una sera a cena con un uomo che le piace tanto gli racconta la sua bravura ai fornelli e lui rimane ammaliato. Lei però  non gli dice che le erbe aromatiche  che usa per i suoi piatti e che tenta di far crescere sul balconcino, al solo vederla, abbassano miseramente le foglie e si accomiatano dalla  vita con aspetto mesto e che vive di pizza comprata sotto casa. Insomma bara un poco.

Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Certo che sì. Non dovrei così ripulire la cucina. Gli uomini ai fornelli sono come Terminator. Si sentono tutti  Vissani e per cuocere una semplice frittata usano un piatto per la chiara, un piatto per il tuorlo, forchette in quantità, pentole, pentolini, padelle e padelloni. E poi tocca alle donne fare come Biancaneve nella casa dei 7 nani.
La verità è che gli uomini ai fornelli sono dei maghi. È pura gelosia la mia.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Quando le persone che invitavo a cena si leccavano i baffi. La gratificazione è un ottimo incentivo a fare meglio. E a rinnovare gli inviti.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Quando ero piccola non mangiavo assolutamente nulla ed ero magra come uno stecchino.    Ho un ricordo ben preciso, come se fosse ora. Ero piccolissima. Mia madre mi imboccava. Io tenevo il boccone, enorme, e non lo mandavo giù. All'improvviso le sputavo tutto in faccia. Rido ancora  da sola quando mi viene in mente perché ho ancora nitida la sensazione di godimento nel lanciare la minestrina.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Adoro la parmigiana di melanzane. Detesto fegato, cuore e trippa. Ah, anche il capitone. Ricordo che a mia madre sfuggì il capitone, a Natale, dal lavandino. Sono traumi infantili, questi.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il rosso, forse? In realtà, a pensarci bene, non ho nulla di rosso né come abiti né come arredamento. Però amo le rose rosse. Ed i cuori sulle magliette.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O the, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Nutella. Su un cucchiaio. E la lecco lentamente.

Scrive mai in cucina?
La mia cucina è bellissima, color panna e con un'aria provenzale. Ho una poltrona di vimini ricoperta da una tovaglia tonda di pizzo. Lì creo e leggo.

Altrimenti dove ama scrivere? E a che ora le viene più naturale?
Sul letto. Tutte le volte che sono sola.

Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
No. Ho tante storie nella mia penna che desiderano uscire. E sono presa solo da loro, non mangio. È come quando si è innamorati. Non si mangia. Si vive di passioni.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Solo Nutella.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Avevo persone importanti a cena. Purtroppo, non so come, avevo terminato il vino di qualità. Sono andata in cucina ed ho versato di nascosto del vino in cartone nella bottiglia di un magnifico Muller Thurgau.
Uno degli invitati sputando il sorso di vino ha strillato: "Purtroppo questi vini non sono più come quelli di una volta! " Volevo morire. Sarebbe stato più cortese da parte sua ingoiare il vino senza dir nulla. Ma la classe non è acqua!

Lei è una scrittrice di romanzi. Quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con il suo compagno?
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Mi piace tanto andare nei localini. Quelli nella mia città, Roma, nascosti negli spigoli di viuzze dove anche i sampietrini trasudano storia. E quelli delle città che visito. Amo i ristoranti tipici del posto ed ordino solo antipasti. Tanti antipasti. Meglio se di pesce. E poi amo le pizzerie. Per una pizza potrei far pazzie.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Nel mio romanzo "Il golfino verde mela" i cibi accompagnano il quotidiano di Marta. E ci
sono molti passaggi divertenti, tra cui uno legato ad una sua zia napoletana che le  ha preparato manicaretti eccezionali, ma prima di farla sedere a tavola la porta a visitare, con un rituale sempre uguale,  tutta la sua casa, che lei conosce benissimo sin da piccola e le fa baciare tutte le foto dei parenti morti. Si fa tutto pur di mangiar bene.:-)


Quindi  in “Il golfino verde mela” ci sono passi che ricordano manicaretti, profumi di cibo.
Lei evoca con il cibo? Il cibo è mai protagonista?
Lo è spesso, come dicevo prima. Dall'inizio alla fine. In realtà il romanzo termina con la frase:-Ed ho fame-. Questo fa comprendere come sia importante il cibo nella storia. Ma non voglio togliere il velo di mistero al libro. Spero che lo leggano in molti. Io credo molto in questo romanzo, che è una bella storia di amore e di speranza. Comunque c'è un passaggio molto simpatico legato al padre di Marta, che comprava ostriche su ostriche, pensando che alla figlia piacessero. Invece Marta quasi le schifava, ma continuava a mangiarle per gratificare il padre. Per anni e anni. Ed anche dopo la morte del padre Marta ha proseguito a mangiar ostriche. Hai visto mai che il padre, pure in paradiso si potesse accorgere della verità. Troppo comica questa scena! :-)

“Il golfino verde mela” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Alla parmigiana di melanzane, perché è ambientato nelle terre del Sud.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo?
Per motivi molto personali non ho potuto ancora fare una presentazione del romanzo. Ma presto la farò. E desidero ricevere le persone con spumante italiano e tanti assaggini.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?

Vi propongo un piatto che ha sempre successo:
 LE MELANZANE IMPANATE.
Dunque, tagliate le melanzane tonde in fette spesse un cm circa. Poi passatele nell'uovo sbattuto in precedenza. Facendole imbibire ben bene. Passatele quindi nel pan grattato da entrambi i lati. Ripetete l'operazione: nell'uovo prima, nel pan grattato poi. Far friggere a fuoco vivace nell'olio bollente fino a quando non si forma una crosticina dorata. Una volta tolte dalla padella, poggiarle su carta assorbente. Passarle poi in un piatto da portata, posizionandole in maniera circolare e cospargere foglioline di basilico. Il basilico in cucina non deve mancare mai.

Quale complimento le piace di più come cuoco? E come scrittrice?
 "Come cuoca:"Mamma, questa carbonara è speciale".
Come scrittrice: "Hai saputo farmi vibrare l'anima. Ed ho riso anche molto."

Che frase tratta dalla sua opera  o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
"Desidero allontanarmi, non so per dove.
Due giorni.
Senza progetti, programmi, appuntamenti. Senza meta.
-Ma dive vai?- Mi chiedono.
-Dove mi porta il cuore. - Rispondo con convinzione.
E dove mi porta mica lo so.
E se non lo so io, non lo posso lasciar detto a nessuno."
Ecco, con questi pensieri Marta inizia il viaggio che le cambierà la vita. E così vi saluto con l'augurio che possiate anche voi viaggiare con il mio romanzo e tra i profumi della nostra cucina italiana.

Grazie per la sua disponibilità
Federica Gnomo



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