1) Quando e Dove sei nata? Quando e Dove ti sarebbe
piaciuto nascere?
Sono venuta al mondo a Napoli e lì ho
trascorso qualche anno della mia prima infanzia, prima di trasferirmi
definitivamente a Salerno. La mia storia di bambina inizia nei turbolenti anni
settanta, quando l’Italia era in subbuglio e per le strade si diffondeva a gran
voce la parola “rivoluzione!”. Ero troppo piccola per comprendere quel che
accadeva, ma ricordo bene il rapimento Moro, le scuole chiuse, la paura
nell’aria. Credo che nulla sia a caso, e sono contenta del posto che la vita ha
scelto per me, che poi non è uno solo, ma tanti. Si nasce molte volte.
2 2) Oltre alla scrittura pratichi qualche altra
forma artistica?
Adoro la fotografia e il disegno, due forme
narrative che considero speciali. Con diaframma e otturatore me la cavo, con il
disegno molto meno. Un giorno, chissà, pubblicherò un libro fotografico.
3) Ami la città o la campagna?
Sono due realtà diverse, ognuna con le sue
proprie bellezze. Della città amo il movimento, le architetture che parlano di
noi umani e la possibilità di osservare la gente intorno a me. Sono sociologa,
oltre che scrittrice, e non posso fare a meno di riflettere sulle relazioni
umane. Della campagna amo il meraviglioso contatto con la natura, il senso di
pace, l’allegria composta.
4 4) Che animale tieni in casa?
Nessun animale in casa, semplicemente
perché sono spesso in viaggio e non potrei accudirlo come meriterebbe.
5) C’è un genere letterario a cui sei più legata e
un altro che detesti?
Apprezzo i romanzi intimisti, quelli che
aprono grandi interrogativi e accendono dubbi sulla nostra umanità. Non riesco
a leggere le trame banali, la scrittura finta, quella costruita tecnicamente
bene ma senza alcuna sostanza.
6) Di quale romanzo avresti voluto essere l’autore
e perché?
Che domandona! Difficile rispondere. Forse
di nessun romanzo non mio avrei vorrei essere autrice perché un libro è
un’opera d’arte e, in quanto tale, ha una sua storia. La storia di un romanzo
parte dal giorno in cui l’autore ha iniziato a pensarla, dai suoi primi appunti
scarabocchiati su un foglio, dalle cancellature, dalle domande che si è posto.
Io ho la mia storia, non voglio quella degli altri. E poi, per fortuna, succede
che ogni libro, dopo che è venuto al mondo, diventa di tutti coloro che lo
leggono, quindi anche mio.
7 7) Dei romanzi che hai scritto a quale sei più
affezionato? Quale invece riscriveresti?
Anche questa è domanda difficile. Davvero
non so scegliere, sono tutte mie creature, come si fa? Se proprio devo
indicarne qualcuno, ammetto che “Un
ribelle a Scampia” e “La locanda di
Asellina” e “L’ultimo gladiatore di
Pompei” sono tre romanzi a cui mi sento particolarmente legata.
8 8) Come è nata l’ispirazione per scrivere “L’ultimo gladiatore di Pompei” ?
Il romanzo nasce dalla mia grande passione
per la Storia. E per Storia non intendo i grandi avvenimenti del passato, le
guerre, le conquiste, intendo piuttosto le emozioni quotidiane che hanno
provato i nostri antenati, i loro piccoli combattimenti quotidiani,
l’evoluzione della mentalità, del pensiero, dei sentimenti. E’ l’archeologia
dell’anima che mi interessa.
Così, mi sono imbarcata nella grande
avventura dell’esplorazione del passato che davvero può permetterci di capire
chi siamo oggi e cosa potremmo diventare. Ho la fortuna di vivere a poca
distanza di Pompei, che è un posto fantastico. Puoi passeggiare nelle stradine
di una città vecchia di duemila anni, entrare nelle case, guardare le cucine, i
saloni da pranzo, le piscine, le terme con i dipinti mozzafiato sul soffitto.
Dalle mie lunghe passeggiate in quei luoghi emozionanti è nato “L’ultimo
gladiatore di Pompei”. Ho provato a immaginare cosa devono aver provato i
pompeiani nelle ultime ore prima della fine, la paura di perdere la vita e di
dover abbandonare tutta quella immensa ricchezza accumulata. I poveri accanto
ai ricchi, accomunati da un unico destino. Cosa succede quando d’improvviso
succede qualcosa che azzera le differenze, come la paura di morire? E’
possibile un lieto fine? Forse sì, ma non voglio svelarlo per non togliere al
lettore il gusto di scoprirlo.
9 9) Sei soddisfatto della tua esperienza di autore e
dei rapporti con il tuo pubblico?
Sì, sono straordinariamente soddisfatta. Il
calore e l’entusiasmo con cui mi accolgono i ragazzi nelle scuole e gli
insegnanti che seguono i miei corsi di formazione (perché scrivo anche libri
per docenti) mi colma di gioia.
1 10) Come
ti vedi tra 10 anni?
Mah! Confesso che mi piace più immaginare
cosa farò fra qualche ora che fra qualche anno. Il presente ha un fascino
superiore, puoi viverlo molto più intensamente.
Biografia breve
Rosa Tiziana Bruno, sociologa, scrittrice
e insegnante
Autrice di
racconti fiabeschi, romanzi e saggi sull’educazione. Il suo esordio come
scrittrice è avvenuto con un saggio sul ruolo dei libri di testo nella scuola.
Conduce studi sull’uso della fiaba nella didattica ed è formatrice di
insegnanti. Fa parte dell’ICWA (Italian Children’s Writers Association)
e ha vinto l’International Writers Awards nel
2017 e il premio Gourmand World Awards 2018,
miglior libro italiano nella categoria children book e
secondo posto nella classifica mondiale. In Italia ha vinto il Premio
Candelaio Junior 2017 ed è stata candidata al Premio Strega
Ragazzi 2016 e al Premio Bancarellino 2017 e 2018.
Dal 2014 è direttrice artistica del festival di letteratura ICWA “Scampia
Storytelling”
Cronologia opere:
La mia scuola (Einaudi)
La Pasticceria Zitti (La Margherita)
Un ribelle a Scampia (Paoline)
La signorina Contasogni (Il Ciliegio)
L’ingrediente segreto (Fasi Di Luna)
L’ultimo regalo (Il Ciliegio)
La locanda di Asellina (La Medusa)
Insegnare con la letteratura fiabesca (Raffaello)
La forchetta volante (Eli-La Spiga)
L’ultimo gladiatore di Pompei (Raffaello)
Pompei, impero
Romano. Sotto una pioggia incalzante di pietre infuocate, nell’anno 79 d. C., i
personaggi si muovono per fuggire o per proteggere le persone che amano. La trama
è ricca di intrighi e di sorprese, le vicende personali si intrecciano con la
storia dell’impero.
Il filo
conduttore del romanzo è il desiderio di libertà e giustizia di un gruppo di
gladiatori che si dibattono tra due forze contrapposte. Da una parte il
rancore verso chi sfrutta e opprime, dall’altra la ricerca della pace e il
senso del perdono.
I protagonisti
sono un ragazzo pompeiano di nome Tito e suo padre, uomo ricco finito in
disgrazia e costretto a fare il gladiatore. Il giovane Tito, mosso dalla sete
di conoscenza, esplora la città di Pompei, bighellonando nelle strade e
curiosando nell’anfiteatro. E proprio lì, durante uno spettacolo di giochi
gladiatori, scopre molte verità sul mondo che lo circonda e decide di dare
inizio a una coraggiosa battaglia accanto a Lucilla, protagonista femminile del
racconto. Per compiere la sua missione, Tito dovrà affrontare un lungo e
pericoloso percorso, mentre sulla città incombe la gigantesca nube nera. Il
coraggio e l’amore: queste due forze torneranno di continuo in soccorso del
protagonista, nei momenti più difficili.
La narrazione è
arricchita da dettagli storici e si svolge nei giorni
dell’eruzione del Vesuvio, sotto una spettacolare pioggia di lapilli e cenere. Tito
comprenderà sempre di più la sua vera missione dal momento in cui scamperà
miracolosamente alla prigionia e alla condanna a morte. Attraverso le vicende e
gli incontri, soprattutto quello con Lucilla, il suo coraggio crescerà sempre
più e alla fine del romanzo sarà un ragazzo “nuovo”.
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