I libri del Tapis Roulant
Inauguro una serie di letture che affronto sul mio fedele tapis roulant con l'ultimo romanzo di Marino Buzzi, di cui ho letto tutto, perché è uno scrittore dallo stile semplice e profondo.
Lettura effettuata in circa tre chilometri a passo svelto ma non troppo.
Recensione a:
L’ULTIMA VOLTA CHE HO AVUTO SEDICI ANNI di Marino Buzzi, Baldini & Castoldi Editore, 2015
Ma noi genitori lasciamo veramente liberi i nostri figli?
Chiudo l’ultima pagina del romanzo e mi rimane in testa questa domanda. La storia scritta da Marino Buzzi è sicuramente una storia che affronta il tema molto attuale del bullismo giovanile. I sedici anni sono una età difficile: i ragazzi si sentono adulti ma sono fragilissimi e bisognosi di approvazione da parte dei loro simili. Leggendo questa storia di diversità multiple: l’obesità del protagonista Giovanni, l’essere gay di Manuel, l’autodistruzione di Spillo, e la lotta per farsi accettare ogni giorno dal branco, alla fine dell’esposizione raccapricciante delle violenze becere che potrebbero appartenere a tanti altri romanzi del genere, io mi soffermo sull’aspetto del romanzo che più mi è piaciuto: nella lotta quotidiana dei ragazzi per crescere e affermarsi con la loro fisicità e personalità, soprattutto in casi di diversità, quanto incide l’aspettativa della famiglia? Quanto pesa combattere contro la delusione che si pensa di dover dare ai genitori se non se ne condividono i sogni e i desideri? Più che un urlo contro i propri simili, io credo che Giovanni e gli altri lancino una precisa richiesta di libertà vera e profonda alla famiglia. I legacci veri, quelli che strozzano, quelli che reggono ogni peso per tornare al romanzo, e opprimono fino alla morte sono proprio quelli imposti da un ambiente famigliare con aspettative o troppo alte o troppo diverse da quelle dei ragazzi.
Concludo con un plauso a Marino nel dipingere la figura di Bamby (Manuel) e la sua omosessualità con dignità. Manuel è un ragazzo bravo a scuola, che sa tenere testa a chi lo prende in giro, forte delle sue scelte, quasi il contraltare di Giovanni, e non il gay confuso e pauroso, o comunque vittimizzato di troppi romanzi in circolazione.
VOTO: *****
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