Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di NUNZIA VOLPE, autrice de LA BAMBINA CHE PARLAVA ALLA LUNA,
Editore Gruppo Mauri Spagnol, 2015.
Di che parla il romanzo:
Giugno
1944. A Orcignano, pacifico borgo tra gli ulivi della campagna toscana, la vita
scorre assecondando i ritmi della natura, dominata da Ca’ Rosetta, la tenuta
dei Gervasi, ricchi proprietari terrieri fedeli al Duce fin dalla prima ora.
Gli uomini di Orcignano sono nodosi e forti, hanno radici profonde, così simili
agli ulivi che argentano l’intera valle, attaccati a una terra che alla Patria
ha sacrificato i giovani migliori, come Cosimo, fratello della piccola Maria,
la quale, dalla partenza del fratello, non sorride più e la sera si rifugia sul
vecchio ulivo dietro casa. In paese è rimasto Mauro, vedovo, con il figlio
Antonio, poco più d’un ragazzo; Rosa, l’unica maestra di Orcignano, figlia di
Giulio Gervasi, di cui lei non capisce né condivide le scelte; Angelo, il
ragazzino che non riesce a far a meno di stuzzicare la piccola Maria, e poi le
donne e i gli altri bambini, intenti a vivere con i tempi e i ritmi delle generazioni
precedenti.
Nel giugno del 1944, però, il Male, nelle vesti nere di un drappello di SS alla ricerca di partigiani da stanare, irrompe nella piccola comunità montana con il grido rabbioso della rappresaglia e col sangue degli innocenti sparso in terra, sotto lo sguardo subdolo di chi ha tradito. Forte e commovente, questo romanzo corale ci restituisce appieno la vita del mondo contadino prima che la catastrofe della Seconda Guerra mondiale ne sconvolgesse per sempre la pacifica esistenza. ………………………………………………………………………………………………….
Nel giugno del 1944, però, il Male, nelle vesti nere di un drappello di SS alla ricerca di partigiani da stanare, irrompe nella piccola comunità montana con il grido rabbioso della rappresaglia e col sangue degli innocenti sparso in terra, sotto lo sguardo subdolo di chi ha tradito. Forte e commovente, questo romanzo corale ci restituisce appieno la vita del mondo contadino prima che la catastrofe della Seconda Guerra mondiale ne sconvolgesse per sempre la pacifica esistenza. ………………………………………………………………………………………………….
1)
Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire
molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a letto tardi, o presto? si sveglierebbe
all’ora di pranzo o all’alba? Purtroppo soffro d’insonnia e invidio
tremendamente le persone, marito compreso, che appena poggiano la testa sul
cuscino s’addormentano. Cerco sempre d’andare a letto tardi, anche perché
l’unico momento di pace in casa mia è quando i miei figli si sono
addormentanti, mi spiace quindi bruciare la serata andando a letto presto.
2)
Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire
nuda, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperta? Ci
descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprato
qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato? Giacché faccio un
enorme fatica a dormire, quando vado a letto devo essere super comoda. Quindi
in inverno via libera a pigiamoni antistupro e calzettoni (povero marito) , in
estate, giacché detesto il caldo, slip e canotta (e mio marito torna a
sorridere J).
Detesto le camicie da notte, perché quando t’infili sotto le lenzuola salgono e
si arricciano tutte in vita. Il mio pigiama preferito è un completino composto
da calzoncini e canottiera in raso grigio perla.
3)
Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire
in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale? Assolutamente
matrimoniale, non mi piacerebbe dormire in stanze singole, accidenti! E la vita
di coppia che fine fa?
4)
Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel
letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,
stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…)
Chiacchiero con mio marito, poi spengo la luce, mi giro a pancia in giù,
acchiappo un cuscino e lo infilo tra la gamba destra e il materasso e forse
m’addormento.
5)
Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di
solito sul suo comodino? Libri e fazzoletti su un comodino piccino.
6)
Le capita
di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché
ha un’idea, si rilassa leggendo e
riprende a dormire, o cosa? Mi alzo spessissimo la notte e purtroppo per la mia
linea, inizio a mangiare come se non ci fosse un domani (e una bilancia).
Spesso mangio e leggo, anche per un paio d’ore, poi sazia e rilassata torno a
nanna.
7)
Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha
incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni? I miei sogni sono raramente
felici, è una cosa che mi trascino dall’infanzia, spesso quando mi sveglio non
riesco immediatamente a muovermi, mi sento come congelata. Questo è uno dei
motivi per cui non potrei dormire da sola. Quando esco da questi brutti sogni
la prima cosa che faccio è avvicinarmi a mio marito.
8)
Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha
scritto? Più che altro mi capita di continuare a “scrivere”, nel sogno, il
romanzo a cui di giorno sto lavorando.
9)
Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo
spunto? La bambina che parlava alla luna nasce dalla mia infanzia, dai ricordi
di mia nonna in tempo di guerra.
10)
Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere
prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si
addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la
notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fan? So per certo che chi l’ha letto ha fatto
fatica a staccarsene, è un romanzo drammatico e struggente assieme, ma se
volete dormire non leggetelo a letto.
11)
Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a
colazione? Dolce o salato? A casa o al bar?
Appena apro gli occhi ho assoluto bisogno di bere caffè, senza la mia tazzina
di caffè potrei commettere un omicidio. Poi, in successione: spremuta d’arancio
e due fette biscottate. Ovviamente fosse per me m’ammazzerei di nutella e
biscotti.
12)
Mi regalerebbe una frase del suo romanzo per iniziare la
giornata e una su cui sognare stanotte?
Grazie per avermi concesso un’intervista
così intima.
La valle piangeva i suoi figli innocenti, mignole candide danzavano
nell’aria fetida di morte, depositando petali immacolati sulle pozze di sangue,
sui volti grigi e freddi, sugli occhi ciechi e sbarrati, ricoprendo le strade,
i prati, come neve d’estate.
Il paese
dormiva.
Il sole non
era ancora riuscito a scavalcare le montagne silenziose e abbracciare la
piccola valle, la fontana del lavatoio gorgogliava solitaria, nell’immobilità
che precede il risveglio.
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