Interviste food/book di Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo Donatella
Perullo, autrice del romanzo Lacrime
d’Ametista edito dalla Butterfly Edizioni
nell’ottobre 2014, per averci aperto
la porta della sua cucina.
“Lacrime d’Ametista” è il primo romanzo della trilogia fantasy “Il fato degli Dei” e sarà edito, in
formato cartaceo, dalla Butterfly Edizioni
alla fine del mese di ottobre 2014. “Lacrime
d’Ametista” si potrà acquistare, oltre che nelle migliori librerie, anche
on-line su Amazon, Ibs e Inmondadori.
Breve presentazione del romanzo:
Titolo: Lacrime d'Ametista #1- Il fato degli Dei
Autrice: Donatella Perullo
Autrice: Donatella Perullo
Edito da: Butterfly
Edizioni
Data di pubblicazione: Ottobre 2014
Numero di pagine: 284
Prezzo di copertina: 14 euro
Trama:
Immaginate una realtà in cui la
civiltà sia divisa in tre regni: Il regno delle sette terre, abitato dai
mortali che sono definiti incompleti per via della loro caducità, il regno di
Fomoria, abitato da esseri immortali privi di sentimenti positivi e il regno di
Elidoria, abitato da esseri fatati benevoli.
La protagonista, Roswita, è
l’ultima primogenita incompleta nata nell’anno nel quale, secondo una
rivelazione della Creatrice, nascerà la predestinata in grado di sconfiggere la
terribile Irmin, principessa del regno del male e sposa di Felmasio, re degli
incompleti. Per questo motivo Irmin ha ordinato l’uccisione di tutte le
primogenite nate in quell’anno.
Roswita è dunque destinata a essere
assassinata poco dopo la nascita, ma è salvata da Iosò, una misteriosa anziana
che la porta via con sé e la tiene nascosta nel bosco, lontana da tutti, per
prepararla al destino che la attende. La ragazza cresce serena e inconsapevole.
Raggiunge l’adolescenza senza avere sentore di quello che è il suo destino, fin
quando un giorno per puro caso, s’imbatte in un giovane che la colpisce dritta
al cuore.
È Fredric dei Noctiluca, principe
cadetto, figlio di Felmasio e di Irmin.
Qui ha inizio un susseguirsi di
eventi magici, emozionanti e drammatici che stravolgeranno la vita dei
protagonisti e porteranno Roswita a combattere per il proprio amore e per la
salvezza della razza incompleta. Eventi che le riveleranno la verità sulla
propria nascita e sul proprio destino, costringendola a prendere coscienza di
sé e a rinunciare alla propria fanciullezza e alla propria innocenza.
******
La prima
domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Ebbene sì, lo ammetto! Adoro mangiare bene e amo
cucinare.
Lo fa
per dovere o per piacere?
Dipende, in genere è sempre un piacere
cucinare, soprattutto farlo per le persone che amo. Mi piace leggere sui loro
volti le espressioni di piacere nello scoprire che ho preparato per loro i piatti che prediligono. Ci sono anche
volte, però, in cui ho alte priorità. In quei casi, qualsiasi cosa passa in
secondo piano, anche la cucina, allora mi dedico a piatti veloci che diano
buoni risultati senza rubare troppo tempo.
Invita spesso
amici a casa o è ospite di altri?
Non invito spessissimo gli amici, non per
mancanza di volontà, piuttosto di tempo. I giorni infrasettimanali sono
strapieni d’impegni sia per la mia famiglia sia per quelle dei miei amici, il
tempo libero si riduce a quello dei fine settimana durante i quali ci
incontriamo tutti con piacere, ma è più per stare insieme che per dedicarci a
cene vere e proprie. Gli inviti per eccellenza li faccio durante le festività,
soprattutto quelle natalizie, allora con tante persone cui dedicarmi mi
sbizzarrisco a creare cene e pranzi ricchi di tradizione, ma anche di fantasia
e soprattutto amore.
Ha mai
conquistato un uomo cucinando?
Se l’ho fatto, non me ne sono resa conto!
Vivrebbe
con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Certo, ma avrei difficoltà a sopportare
un compagno che amasse troppo stare ai fornelli. Sono gelosa della mia cucina e
di tutti gli strumenti che ho scelto con attenzione, non credo sarei felice di
continue intromissioni del partner in un territorio che considero mio.
Quando ha
scoperto questa sua passione?
Ero piccolissima, avevo sette o otto
anni. Durante il periodo estivo trascorrevo lunghi periodi a casa di mia nonna
e mia zia e lì trascorrevo ore a imparare da loro i segreti della cucina
tradizionale, quella verace, che nutre gli occhi e il cuore prima dello
stomaco.
Ci
racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Uno dei primi ricordi è legato a quando
avevo poco più di tre anni. Avevo la tosse convulsiva e in quei giorni mangiavo
poco o niente. Essendo già mingherlina di costituzione, i miei genitori si
preoccupavano molto dei miei digiuni. Così il mio papà tutti i pomeriggi,
appena tornato dal lavoro, mi portava al Boschetto di Capodimonte (un’oasi
verde sulle colline napoletane, ormai distrutta dall'edilizia feroce della fine
degli anni settanta), e trascorreva ore a imboccarmi e farmi giocare. Tornavamo
a casa solo quando lui era sicuro che avessi mangiato abbastanza. Ancora ho il
ricordo nitido ed emozionante di quei pomeriggi di pasta, mozzarelle, prati e ginestre.
Ha un
piatto che ama e uno che detesta?
Ho tanti piatti che preferisco, uno è di sicuro il
risotto con i funghi. Ne ho anche una bella lista di pietanze che detesto e
sono tutti piatti eccessivamente conditi, dai sapori forti e manipolati.
Un
colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non c’è un colore specifico, in genere è più un
determinato tipo di consistenza o condimento a disgustarmi.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Non si può parlare di rito scaramantico. Quando sono in fase creativa, però
sono assalita da una sorta di frenesia che mi spinge a sgranocchiare o
sorseggiare qualcosa. Così cerco di non
farmi mancare cibi che mi tengano impegnata a lungo senza appesantirmi, ma non
ci riesco sempre…allora eccomi affiancata da bicchieroni di yogurt, succosi
frutti di stagione o, lo confesso, enormi scodelle di popcorn.
Scrive
mai in cucina?
No, la cucina non è un ambiente che favorisce la mia vena creativa, troppe distrazioni.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Ho il mio angolo per scrivere, un piccolo scrittoio in un angolo del salotto. È lì che riesco a isolarmi dal mondo e lo faccio soprattutto di mattina quando sono sola e posso dedicarmi a me stessa e alla mia passione.
No, la cucina non è un ambiente che favorisce la mia vena creativa, troppe distrazioni.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Ho il mio angolo per scrivere, un piccolo scrittoio in un angolo del salotto. È lì che riesco a isolarmi dal mondo e lo faccio soprattutto di mattina quando sono sola e posso dedicarmi a me stessa e alla mia passione.
Si compra cibo pronto (tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Non compro mai cibo pronto, e neanche cibi
surgelati e pronti da infornare. Quando sono molto presa dalla scrittura, sento
comunque la responsabilità di occuparmi della mia famiglia e allora lo faccio
preparando cibi veloci e naturali, che mi portino via poco tempo senza detrarre
però qualità alla tavola. Preparare uno spaghetto al pomodoro fresco
aromatizzato con basilico, ruba poco più di un quarto d’ora compresa la cottura
della pasta ed è molto più salutare di un tramezzino o un cibo precotto. La
pizza poi, se non la mangio in pizzeria, la preparo io e anche quello è uno dei
piatti veloci che mi aiutano molto durante i periodi di massimo impegno
creativo.
Che tipo
di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o
dolce?
Sempre salato, non amo i dolci tranne rare eccezioni come la torta Margherita o il tortino al
cioccolato con fondente, ma rigorosamente fatti in casa.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Sempre salato, non amo i dolci tranne rare eccezioni come la torta Margherita o il tortino al
cioccolato con fondente, ma rigorosamente fatti in casa.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Quando ero piccola, gli adulti davano per scontato
che adorassi caramelle e cioccolatini. Come ho detto, però, non ho mai
prediletto i sapori dolci, ma allo stesso tempo non avevo cuore di rifiutare
quei doni per non dare un dispiacere a chi me li offriva nella convinzione di
farmi piacere. Così accettavo, ringraziavo compita e correvo a nascondere tutto
nei posti più impensati. Ci sono stati casi in cui i padroni di casa hanno
ritrovato dopo molto tempo, cioccolatini sciolti sotto i cuscini dei divani o
caramelle dietro lavatrici o frigoriferi, assaltate da orde di formiche. Beh,
quelle persone impararono a non offrirmi più dolciumi.
Lei è in prevalenza uno scrittore di
fantasy e narrativa ma l’estro la
spinge anche ad avvicinarsi a generi diversi. Quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale
preferisce? E quando esce con sua moglie (o la sua compagna, marito, ecc)?
Oppure
per festeggiare una pubblicazione? Cosa
tende a ordinare in un locale?
Preferisco sempre locali in cui mi
facciano sentire a mio agio. Son abitudinaria e scelgo quelli dove conosco il
personale, sono trattata con familiarità e professionalità e dove servano cibo
di qualità. La mia famiglia condivide questo mio modo di pensare e predilige i
miei stessi locali, per cui scegliamo insieme dove andare. Quando vado con gli
amici, invece, mi limito a suggerire, ma poi lascio la decisione alla
maggioranza. Finora non mi è mai capitato di festeggiare una pubblicazione.
L’uscita di diversi racconti in antologie anche di prestigio, l’ho vissuta come
una bella esperienza ma la scaramanzia mi ha trattenuta dal festeggiare. Ora che sono giunta all’uscita del mio primo
romanzo, ho quasi paura e vivo questa esperienza più come un punto di partenza
che di arrivo. Di sicuro quindi brinderò a questa bellissima esperienza, ma lo
farò in famiglia e molto probabilmente tra le mura domestiche.
Nelle
sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori
intervenuti?
Tende a
fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Non ho ancora affrontato l’esperienza di
una presentazione, ma credo che gestirò la cosa di volta in volta. Ci saranno
presentazioni che richiederanno la piacevole consuetudine dell’offerta di un
buffet o di un aperitivo, altre invece dove sarebbe addirittura sconveniente
farlo. Tutto dipenderà dal tipo di pubblico, dall’orario della presentazione ma
soprattutto dalla location.
Ha mai
usato il cibo in qualche storia?
Sì, spesso. In diversi miei racconti ho dato
rilevanza al cibo.
Ad
esempio in “Lacrime d’Ametista” ci
sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo
è mai co-protagonista?
Sì in “Lacrime
d’Ametista” ci sono diversi passi che riportano al cibo. Come persone reali,
i protagonisti dormono, si risvegliano, amano, discutono, insomma vivono ed è
inevitabile che si ritrovino a volte a preparare pietanze o a condividere la
mensa. Più volte il cibo è riconosciuto come elemento di aggregazione, ma
anche, così come avviene nella vita reale, utilizzato come gesto di affetto, di
attenzione nei confronti di chi si ama.
“Lacrime d’Ametista” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Non ho dubbi, l’unico dolce che io ami davvero: Il
tortino al cioccolato con cuore fondente. Immaginate un piatto dal colore
vivace, sul quale sia adagiato un tortino scuro, piccolo gioiello culinario
affiancato da un ciuffo di panna montata e spolverato di delicato zucchero a velo
aromatizzato alla vaniglia. Un boccone delicato ma al contempo corposo, scuro
come la cioccolata più nera, caldo come l’inferno ma amabile come il paradiso.
Una creazione dolce e amara allo stesso tempo. Un cuore pulsante d’energia, dal
guscio consistente, all’apparenza consueto, ma che nasconde sorprese
strabilianti. Ecco così vedo “Lacrime
d’Ametista” come un piccolo scrigno all’apparenza consueto, ma che riserva
sorprese ed emozioni inaspettate.
Per
concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce
meglio?
Ci sono diverse ricette che mi vengono in mente e
sono tutte salate, ma preferisco rimanere in tema e darvi proprio la mia
ricetta del tortino al cioccolato con cuore fondente.
TORTINO CON CUORE FONDENTE
Ingredienti per 4 tortini
100 gr di burro
100 gr di cioccolato fondente tritato
60 gr di zucchero
2 uova
20 gr di farina
Panna montata e zucchero a velo per decorare
Preparazione:
Ungete 4 stampini con poco burro, infarinateli e
metteteli nel freezer. Fate fondere il cioccolato a bagnomaria, togliete dal
fuoco e, battendo con una frusta, aggiungete il butto rimasto e lo zucchero.
Quando avrete ottenuto un composto omogeneo e cremoso, incorporate le uova una
alla volta: ossia aggiungete il secondo quando il primo sarà completamente
assorbito. Infine aggiungete la farina. Mescolate, versate il composto nei
quattro stampini, copriteli con la pellicola alimentare e riponeteli nel
freezer. Dopo due ore eliminate la pellicola e mettete gli stampini in forno
preriscaldato a 200° per circa dieci minuti. Capovolgete gli stampini in un
piatto da dessert e decorate con la panna e lo zucchero a velo.
Quale
complimento le piace di più come cuoco?
Il piatto vuoto e la richiesta di averne una
seconda porzione.
E come
scrittore?
Come autrice i complimenti che mi
piacciono sono quelli spontanei, dettati dall’entusiasmo del momento e dalle
emozioni che sono riuscita a trasmettere con la mia scrittura. Parlando di Lacrime d’Ametista, più di una lettrice mi ha detto che “provoca
crisi di astinenza”. Questo è senza dubbio il più bel complimento che mi
potessi aspettare.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Giacché si parla di cucina e di cibo,
mi viene da pensare a un racconto che ho scritto qualche tempo fa e che è stato
pubblicato in un’antologia. Parlo de “I
crocchè di nonna Ottavia”, una brevissima novella dedicata alla mia nonna materna
e ai suoi squisiti crocchè, che preparava per mio padre, mio fratello e me, la
domenica, quando tornavamo dallo stadio. La frase in particolare cui ho pensato
è questa:
“La
tavola è apparecchiata, tutto è pronto. Sul vassoio ci sono loro, caldi,
croccanti e dal cuore soffice. I crocchè di nonna Ottavia, sono il premio dopo
ogni partita. Sono la consolazione dopo la sconfitta, l’esplosione di gioia
dopo la vittoria. Una certezza che non può mancare.
Crema di patate con imbottitura di prosciutto cotto e provola. Nonna li
passa nella farina e poi nel bianco d’uovo così che non si spacchino durante la
frittura. Sono unici, inimitabili e resteranno sempre nel mio cuore, come nonna
Ottavia e come il Napoli di Maradona.”
Vorrei però salutarvi con
una frase di “Lacrime d’Ametista”, un
pensiero breve che rispecchia in pieno il momento che sto vivendo. Dopo anni di
speranze e lavoro, eccomi in procinto dell’esordio di un mio romanzo, un’opera
in cui credo molto e che amo profondamente. Ho sognato a lungo questo momento e
spero che la realizzazione di questo desiderio si trasformi in una piacevole
avventura. La pubblicazione di “Lacrime
d’Ametista” è Un sogno che si tramuta in realtà e che mi fa pensare a uno
dei miei personaggi, re Felmasio, che in una scena sospira: «I sogni sono quanto di più vicino esista
alla realizzazione dei desideri». Oggi posso dire che è proprio così.
Grazie per la sua disponibilità
Grazie per la sua disponibilità
Grazie a lei per avermi accolta nel suo
salotto!
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