Nel suo romanzo “Venezia io e te”(Lighthouse Publisher) l'autrice Chiara Caserio, ci presenta la storia di Lorenzo e Maddalena. Lei arriva a Venezia per suonare il suo violino e dimenticare. Lui, deluso da un amore, lavora in libreria chiuso in un mondo freddo e distaccato. S’incontrano per caso, in una mattina di pioggia. Le loro strade sembrano avvicinarsi e allontanarsi di continuo, complice un destino beffardo e ineluttabile. Venezia, protagonista silenziosa, resta lì a osservare, con il suo sguardo malinconico e sognante. Amore, passione, solitudine, paure e speranze si affrontano e si mettono a nudo, lentamente, seguendo il placido scorrere del tempo lungo i canali.
Le
piace mangiare bene? E cucinare?
Preferisco mangiare, con calma e in
luoghi sereni.
Lo
fa per dovere o per piacere?
Mangio per piacere e cucino per dovere. Mi
mette sempre un po’ d’ansia l’idea di cucinare. Non appartengo a coloro che in
cucina si rilassano, anzi.
Invita
amici o è più spesso invitato?
Invito, e lo faccio con molto piacere.
Cucino sempre le stesse ricette, ormai collaudate nel tempo, e qualche volta un
piatto nuovo, ma sempre molto semplice. Della cucina mi piace l’aspetto
conviviale, stare a tavola in compagnia di amici e di amiche a chiacchierare,
magari bevendo un bicchiere di vino bianco fresco.
Ha
mai conquistato un uomo cucinando?
Mai!
Vivrebbe
con un compagno che non sa mettersi ai fornelli?
Sì, senza problemi.
Quando
ha scoperto questa sua passione?
Più che passione, la mia per la cucina è
una timida curiosità.
Ci
racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Un ricordo brutto, è il tacchino che ci
facevano mangiare all’asilo e che io detestavo. Un ricordo bello, è una cena in
Cornovaglia. E poi c’è un profumo di dolce che collego alla casa di mio padre,
in Molise, e che mi fa pensare alla luce del Sole, e a molte cose speciali che
oggi non esistono più.
Ha
un piatto che ama e uno che detesta?
Mi piace la pasta in quasi tutti i modi.
Detesto le crespelle, le crepes e affini.
Un
colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Bianco,
giallo, le diverse tonalità del grigio.
Quando
è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè o tè,
una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
No. Però mi piace bere tè freddo al
limone o tisane allo zanzero e cannella.
Scrive
mai in cucina?
Solo ogni tanto. Mi piace molto scrivere
in cucina, ma ho troppe distrazioni.
Altrimenti
dove ama scrivere? E a che ora le viene più naturale?
Scrivo nel mio studio. Su una scrivania
in vetro rosso. Ho bisogno di molto silenzio e di una luce bassa, mai troppo
forte. Meglio se ricorda la luce dei cieli nuvolosi con tendenze temporalesche.
Scrivo meglio nelle prime ore della mattina e del pomeriggio. La notte è per
gli esperimenti di stile di scrittura.
Si
compra cibo pronto o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Tendo sempre a cucinare, anche se magari
in orari assurdi.
Che
tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Dolce o
salato?
Cioccolato fondente alle nocciole.
Ha
un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che
le è accaduta?
Più che altro sono eventi legati alla
mia mancanza di grazia ai fornelli. Come quella volta in cui ho scolato un po’
troppo energicamente degli spinaci fino a farli appicciare alle mie tende blu.
Lei
è uno scrittore di narrativa. Quando esce a cena con i suoi amici che tipo di
locale preferisce?
Mi piacciono moltissimo le osterie,
possibilmente antiche. Non amo i ristoranti troppo eleganti, troppo bianchi e
luminosi.
Oppure
per festeggiare una pubblicazione?
Non ho ancora festeggiato Venezia io e
Te. Sarà in un luogo semplice. Mi piacerebbe ci fosse un quartetto d’archi, a
suonare Vivaldi. E tovaglie a righe. Vedremo.
Cosa
tende a ordinare in un locale?
Dipende dal locale, ma di solito
qualcosa che m’incuriosisce.
Nelle
sue presentazioni offre un buffet?
In quelle che farò, penso di sì.
Tende
a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire un pasto completo?
Più la seconda. Sennò che festa è?
Ha
mai usato il cibo in qualche storia?
Ciambelle alla cannella, in una fiaba che
ho scritto.
E in Venezia io e Te, la protagonista
ama il cioccolato.
Venezia
io e te a che ricetta lo legherebbe e perché?
Legherei questo libro a un aperitivo.
Perché racconta un incontro e non si sa come poi andrà a finire davvero la
storia di Maddalena e di Lorenzo. Poi perché è breve. E anche perché se devo
trovare la luce giusta per Venezia io e Te, trovo quella che precede il
crepuscolo. Calda e intensa, che sai che presto si trasformerà.
Ci
potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
POLLO AL CURRY. Non c’è amico o amica
che non l’abbia provata.
Dunque. Si fa soffriggere nell’olio un po’ di cipolla,
poi aggiungo pollo a pezzetti e lascio insaporire, metto sale e sfumo con latte
e cocco (prima di tutto questo mescolo un po’ di cocco disidratato con del
latte e lascio lì a riposare). Poi aggiungo un po’ di zenzero grattugiato e del
peperoncino. Lascio che il sugo si restringa un poco. Quando il pollo è cotto,
aggiungo ancora del curry.
Lo
proveremo!
Quale
complimento le piace come cuoco? E come scrittore?
Quando cucino va benissimo anche solo un
“però, niente male”.
Quando scrivo: “mi hai emozionato”.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla
sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua
cucina?
“Viaggi sull’atlante per finta e per
davvero, c’è una stella nuova nel cielo di Londra e invece sei tu vestita da
sera”. Non ha nulla a che fare con la cucina, ma è un invito a brillare che
dedico a tutte le donne. Sempre.
Grazie
bellissima frase e in bocca alle stelle, allora!
Se volete acquistare il libro o sapere di più sull'autrice e il suo editore:
http://www.lighthousepublisher.com/
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