Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Stefano Olivieri, autore del romanzo Ben Nahid, finalista al torneo letterario IoScrittore 2012 del gruppo Mauri & Spagnol e pubblicato con marchio IoScrittore il 28 marzo 2013, per averci aperto la porta della sua cucina.
Ben Nahid è una storia strana, che mescola il sale e il miele della vita quotidiana di un reporter, Peter Logran, che ha scelto di lavorare in uno dei posti più insidiosi del mondo, la striscia di Gaza. Peter è un agnostico convinto e ha più di un problema anche con se stesso quando si imbatte in un mistero che può diventare lo scoop del millennio. Risolvere questo mistero lo farà incontrare con Juliette e fra i due, inseguendo Ben Nahid che muore e poi ricompare, nascerà una storia importante. Alla fine il servizio tv verrà realizzato e cambierà addirittura la storia del mondo, ma ai due giornalisti non verrà tributato alcun onore perché saranno altrove. Per sapere dove e perché, dovete leggere la storia.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Mangiare bene per me significa non soltanto la qualità del cibo, ma anche la condizione di benessere ( o malessere) in cui il cibo viene consumato. Per esempio, quando sono al lavoro la pausa mensa è di venti minuti, e mangiare osservando l’orologio fa diventare indigesto qualsiasi cibo.
Lo fa per dovere o per piacere?
Mangiare deve essere un piacere, sempre. E io sono un privilegiato perché mia moglie è una cuoca sopraffina. Ma anch’io faccio la mia porca figura ai fornelli.
Invita amici o è più spesso invitato?
Vorrei avere la mia casa sempre piena di gente, ma non è possibile. Prima di tutto per la presenza di cinque cani (erano sei, ma a gennaio ci ha lasciato Ollie). I miei cani (una vera famiglia, due genitori e tre figli) fanno parte integrante della famiglia umana anche (e soprattutto) all’ora di pranzo. Birillo, il capobranco, addirittura si siede a tavola quando non la vede ancora apparecchiata e comincia ad abbaiare per il ritardo. Purtroppo
Ha mai conquistato amici o una donna( uomo) cucinando?
Ho conquistato il loro stomaco, forse. Il cuore no. Invece Eu, mia moglie, il cuore me lo ha trafitto con una torta alle gocce di cioccolato. E ancora prima cucinandomi gli spaghetti al tonno (che lei odia).
Vivrebbe con una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
No
Quando ha scoperto questa sua passione?
Quando ho cominciato a pescare. Perché ho iniziato dalle pietanze a base di pesce
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Le tavolette di cioccolato bianco che mi regalava Monique, una nurse svizzera, quando nacque mio fratello (avevo cinque anni e mezzo)
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Amo la frittura di pesce, freschissima e poverissima (di paranza) Odio le fave cotte. Puzzano di capra. Me le davano le suore in collegio, a Palermo. Puah!
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Nessuno. Son curioso di assaggiare tutto, ma non mi fido molto delle pietanze vestite e camuffate. Sono per la cucina semplice.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Il caffè, prima. E la bottiglia d’acqua accanto. Se scrivo tanto mi viene l’arsura.
Scrive mai in cucina?
No. Però se mi viene in mente un’idea può capitare che prenda un appunto.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
A tutte le ore del giorno e della notte. Preferibilmente il pomeriggio, quando i cani dormono. Nel mio studio, dove ho il pc e tutte le mie cosette.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
All’acquisto del cibo provvede sempre Eu, in genere non acquistiamo cibo pronto tranne la pizza bianca. Quella colorata la facciamo da noi (compresa la pasta).
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Può essere un pacchetto di Tuk salati oppure un bacio Perugina. Non ho preferenze.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Una volta, da sposino, preparai (sperimentai) un arrosto con della carne da brodo. Battezzai il piatto “Nun sa de rien” (non sa di niente). Nessuno lo volle mangiare, neanche il cane lupo del piano terra.
Lei è uno scrittore, quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con sua moglie?
Quando esco vado al supermercato, con mia moglie ci coccoliamo con un cappuccino al bar il fine settimana. Non vado al cinema da secoli.
Oppure per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
Festeggiare una pubblicazione? Non ci ho mai pensato. Ho pubblicato finora due e-book, non esageriamo.
Ha mai fatto presentazioni con buffet?
Mai fatte presentazioni. La scrittura per me è una passione economica, non mi sono mai auto pubblicato e non dispongo di risorse per promuovermi a pagamento.
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in “Ben Nahid” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Sì, un paio. Il pranzo di Peter all’inizio del libro, poi i suoi ricordi (bistecca arrosto e vino rosso); e poi anche qualche pranzo in casa di amici palestinesi e uno al ristorante, a Tel Aviv, con la sua bella Juliette. Ora che ci penso, ma che ho scritto, un ricettario? :D
“Ben Nahid” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Alla mia frittura di pesce. Perché è fragrante e profumato, e dai mille sapori.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
Ok. Bucatini sgombro e cime di rapa.
Sfilettare due piccoli sgombri freschissimi (400 grammi) e metterli in acqua a fuoco lento, senza sale aggiunto. Quando la carne diventa bianca e tende a spezzarsi spegnere il fuoco e scolarli. Poi, andare a cercare nei campi (in questa stagione) un po’ di cime di rapa selvatica (broccoletti) e farne sul ½ Kg. Lavarli per bene, sbollentarli appena e scolarli. Mettere l’acqua per la pasta. Poi, una padella con olio d’oliva (poco), due spicchi d’aglio non sbucciati, un po’ di peperoncino. Versarci dentro le cime di rapa e farle ammorbidire, poi aggiungere i filetti di sgombro spezzettati. Mescolare e fare asciugare a fuoco lentissimo. Nel frattempo mettere a cuocere i bucatini e quando son cotti, scolarli e aggiungerli in padella, aumentando il fuoco e mescolando. Servire caldi con una spruzzata di pecorino. *
Quale complimento le piace di più come cuoco?
Torno a mangiare da te.
E come scrittore?
Ho riletto il tuo libro
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
I sapori non s’inventano, vanno soltanto tirati fuori.
Grazie per la sua disponibilità
Incommensurabile !
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