Interviste
culinarie di Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo Grazia Gironella, autrice di "Per
scrivere bisogna sporcarsi le mani" (Eremon Edizioni, 2011) per averci
aperto la porta della sua cucina.
Questo manuale di scrittura nasce con l'intento di avvicinare alla
conoscenza dei meccanismi narrativi gli aspiranti scrittori che si sono sempre affidati
soltanto alla passione e al talento, e vuole essere uno strumento di
miglioramento sintetico, completo e alla portata di tutti.
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Considero mangiare bene un'esperienza di grande valore. Quanto a cucinare,
mi piace purché non mi impegni troppo tempo, e questo fa sì che io ceda
volentieri lo scettro della cucina a mio marito Paolo, che è un ottimo cuoco.
Quando partecipo, di solito è nel ruolo di aiutante... e di utente finale,
naturalmente.
Lo fa per dovere o per piacere?
Ho la fortuna di non dover cucinare ogni giorno, perciò lo faccio per diletto,
cucinando le cose che mi riescono meglio: dolci e zuppe. Comunque anche con i
primi piatti non me la cavo affatto male.
Invita amici o è più spesso invitato?
Né l'una cosa né l'altra. Mi piace apprezzare la compagnia delle persone
senza avere (e senza che abbiano) la distrazione degli impegni di cucina, e
visto che i miei amici la vedono quasi tutti allo stesso modo finiamo più
spesso con il trovarci al ristorante.
Ha mai conquistato amici o un uomo
cucinando?
Devo dire di no, anzi, è un aspetto del cibo che non ho mai considerato. In
ogni caso avrei pochissime frecce al mio arco!
Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mano ai
fornelli?
Certo che sì. Il fatto che a mio marito piaccia cucinare è solo un gradito
(e comodissimo!) sovrappiù.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Per definirla "passione" la cucina dovrebbe avere più spazio nei
miei pensieri. Certo quando preparo una torta o una zuppa di spinaci lo faccio con
piacere, e sono anche molto orgogliosa di come riesco a mantenere l'ordine in
cucina durante le mie performance – soprattutto perché il cuoco di casa si
comporta da artista, e riduce la cucina a un vero caos. Del cucinare mi piacciono
in particolare due aspetti: aggiungere un po' di questo e un po' di
quell'ingrediente seguendo la mia fantasia, stile strega che prepara la pozione,
e "mettere le mani" negli ingredienti, come si fa con le polpette o con le cose che
si impastano. A pensarci bene, forse non è per caso che il mio manuale di
scrittura si intitola "Per scrivere
bisogna sporcarsi le mani"...
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Dall'infanzia mi arrivano ricordi di dolciumi: crema al mascarpone e salame
dolce. Non dimentico come li mangiavo a bocconi minuscoli per non finirli... e
di come fosse difficile non ripartire daccapo, dopo!
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Mi piace quasi tutto, perciò mi è difficile individuare un piatto preferito
tra i tanti. A volerne citare un paio, direi la pasta con i broccoli e il pesto
alla genovese. Non amo invece i piatti molto elaborati e conditi; infatti una
delle caratteristiche che mi fa percepire un piatto come "buono" è la
sua leggerezza e fedeltà al gusto originale degli ingredienti.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
I colori mi piacciono tutti, sempre e dovunque. Piuttosto, a seconda
dell'umore provo un piacere speciale a mangiare cibi di un certo colore – o accostamento
di colori – per riceverne un senso di energia o di armonia.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare
ferma a scrivere?
Il caffè mi aiuta quando sono giù di tono, in particolare nella fase del
brainstorming, mentre cerco di spaziare tra le idee per scegliere le migliori.
Non ne bevo più di uno al giorno, però, perché subisco molto anche i suoi
effetti eccitanti. D'inverno, poi, una buona tisana calda sul tavolo a lato del
portatile mi dà un senso di benessere.
Scrive mai in cucina?
Qualche volta capita.
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
Ho la scrivania con il PC fisso in una nicchia nel soggiorno, ma quando uso
il portatile sfrutto spesso la penisola della cucina. Se potessi davvero
scegliere, però, mi creerei una stanza tutta per me al piano di sopra, possibilmente
con una bella visuale sul paesaggio (i monti che ho dietro casa andrebbero
benissimo). Il mio momento d'oro per la scrittura è il mattino, anche all'alba.
In quelle ore riesco a essere davvero produttiva, sia come qualità che come
quantità.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Se non avessi mio marito che cucina per me e un figlio da nutrire in modo
equilibrato, temo che mi capiterebbe di liquidare alcuni pasti con qualche cracker
e due fette di prosciutto, soprattutto quando ho qualche scadenza da
rispettare.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Il fatto di scrivere non modifica i miei gusti: dei cibi salati non potrei
fare a meno, di quelli dolci sì.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Mi viene in mente che non mangio frattaglie, ma quando vado in Scozia non
mi perdo il loro ottimo haggis, di
cui è meglio non conoscere la ricetta... e poi ricordo con piacere il sacchetto
di bastoncini di renna comperato in Finlandia, soprattutto per la sua stranezza.
In realtà mi piace molto assaggiare cose nuove, ma mi sto allontanando dalla
carne, perciò la gamma degli esperimenti gastronomici va restringendosi.
Lei è una scrittrice di narrativa e
saggistica. Quando esce a cena con i suoi figli o amici, che tipo di locale preferisce? E quando esce
con suo marito? Oppure per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
A prescindere dall'occasione e dalle persone che sono con me, ho una
predilezione per i locali non troppo pretenziosi ma di atmosfera e curati nel
menù. Il cameriere che mi versa il vino o un piatto nouvelle cuisine del genere molta-apparenza-poca-sostanza sono veri
deterrenti per me. Non faccio mai un pasto completo; di solito la mia
combinazione è antipasto-primo-contorno-caffé, oppure
secondo-contorno-dolce-caffé.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Non ho ancora avuto occasione di fare presentazioni, perché un manuale di
scrittura ha un pubblico molto specifico, più facile da raggiungere tramite
internet, ma prossimamente mi dovrò porre il problema, visto che sta per essere
pubblicato il mio romanzo "Due vite possono bastare" (salvo modifiche
al titolo). Credo che offrirò al massimo un aperitivo con olive e patatine,
perché si rischia di complicare troppo l'organizzazione senza per questo
rendere l'incontro più interessante.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia? Il cibo è mai protagonista? "Per scrivere bisogna sporcarsi le
mani" a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Il cibo non è mai stato protagonista nelle mie storie, ma è sempre presente
in una certa misura. I cinque sensi giocano un ruolo importante nelle
descrizioni, e spesso qualche accenno al cibo come sapore-odore-colore è quello
che ci vuole. Niente di strano, se si considera l'importanza dell'alimentazione
nella nostra vita. Paradossalmente, l'aggiunta di dettagli gustativi diventa
ancora più fondamentale quando creo un mondo fantastico, per aiutare il lettore
a percepirlo come reale. Considero "Per scrivere bisogna sporcarsi le
mani" un piatto nutriente e ben equilibrato, come una buona pasta e
fagioli.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
TORTA AL COCCO
In famiglia riscuote molto successo la torta al cocco, semplicissima. Gli
ingredienti sono: 180 grammi di farina, 180 grammi di fecola, 160 grammi di farina di cocco, 230
grammi di zucchero, 200 ml di latte e 50 ml panna liquida, 160 grammi di olio
di semi, 2 uova e una bustina di lievito per dolci. Si mescolano la farina
setacciata, la fecola e la farina di cocco, si aggiunge lo zucchero, poi l'olio
e alla fine il latte, sempre mescolando (io uso la frusta elettrica a bassa
velocità). Alla fine si aggiungono le uova e la bustina di lievito setacciato.
La torta deve cuocere in forno a 180° per una mezz'ora. Esiste anche la
versione in cui si aggiungono gocce di cioccolato prima della cottura, oppure si
spolvera di cacao prima di servire, ma la versione base è già ottima.
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
Uso il condizionale, vista la mia situazione: mi piacerebbe sentirmi dire
che ho fantasia.
E come scrittore?
Mi gratifica sentir dire di un mio racconto che è troppo bello per durare
così poco, e di un mio romanzo che trasmette emozioni intense. Per il manuale
naturalmente il miglior complimento è che sia stato utile.
Che frase tratta dalla sua
esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Vorrei lasciare un doppio messaggio: mai rinunciare a un sogno senza combattere,
mai dimenticare che il cibo è un piacere collegato alla nostra salute.
Grazie per la sua disponibilità.
Grazie a lei per l'opportunità che mi ha offerto di parlare di me e del mio
lavoro. È stata un'intervista particolarmente stimolante e piacevole.
Simpatica questa intervista, la signora Gironella è una persona molto semplice, mi piace!
RispondiElimina