Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Daniela Frascati - Nuda Vita – ed. Absolutely Free 2011, e l’antologia Le Prince Noir ed. Aìsara uscita in
questi giorni - per averci aperto la porta della sua cucina.
NUDA
VITA - Delfina è una ragazza in coma a seguito di un incidente, chiusa in
quello stato che i medici definiscono minimal responsive. Attorno a lei i
personaggi che hanno fatto parte della sua vita e che cercano di riportarla
alla coscienza. Ma ognuno di loro è prima di tutto a se stesso che parla,
mettendo a nudo le meschinerie e le paure che stanno a fondamento di ogni
relazione, in una rappresentazione della normalità che sconfina pericolosamente
con il suo opposto, quella sottile e banale follia del quotidiano in cui siamo
immersi. Fuori Delfina, un succedersi di storie e di colpi di scena. Dentro,
l'inquieto vaneggiare di Delfina in attesa del risveglio. Ma se fosse proprio
lei a non voler aprire gli occhi?
Le
Prince Noir - Omaggio ad André Héléna Dodici gli scrittori italiani (tra questi ci sono anch’io) che, ispirandosi
ai romanzi più celebri del Principe scomparso quarant’anni fa, hanno messo a
disposizione la loro creatività per raccontare storie tendenzialmente “forti”.
Tra omicidi, prostituzione e ricatti, dunque, non resta che lasciarsi catturare
dalle vicende torbide rielaborate dai nostri dodici autori.
La prima
domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
- A chi non piace mangiare bene!? Certo. E ai
fornelli non me la cavo male.
Lo fa
per dovere o per piacere?
- Ora che vivo sola, lo faccio certamente per
piacere. Nel senso che, non dovendo approntare cene e pranzi quotidianamente, quando
ne ho voglia mi coccolo con i piatti che mi piacciono di più.
Invita amici o è più spesso invitato?
- Non saprei fare una statistica. Dipende dai
periodi e dalle occasioni.
Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
- Gli amici mi fanno i complimenti e mangiano con
appetito; e non ho mai indagato se le mie conquiste maschili nascessero da ciò
che cucinavo. Spero fossero legate soprattutto ad altro. Non per sminuire la
buona cucina, ma…
Vivrebbe
con un compagno che non sa mettere mani
ai fornelli?
- Già fatto!
Quando ha
scoperto questa sua passione?
- Definirla passione è un po’ troppo. La passione
è qualcosa di travolgente e irresistibile. Mi piace cucinare e mi ci dedico se
ho amici a cena, o i miei figli, o se ho voglia di un piatto particolare.
Ci
racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
- Mi hanno sempre detto che da bambina ero
famelica e quando ero molto piccola dovevano imboccarmi in due per evitare che
strillassi tra una cucchiaiata e l’altra. Il mio primo ricordo, invece, è
legato a un piatto che detestavo. Il brodo. Mi sono rifiutata di assaggiarlo
fino all’età di sedici anni. Poi ho cambiato idea.
Ha un
piatto che ama e uno che detesta?
- Il cibo che detesto, per il quale provo quasi
repulsione, sono le uova dei pesci, tipo uova di storione, di caviale, e in
genere tutti i piatti “granulosi”, anche il cus-cus. Di piatti che amo ce ne
sono troppi. Primi piatti e dolci, in maniera indiscriminata.
Un
colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
- Non ho disgusti legati al colore del cibo. Qualche
volta è la presentazione del piatto,
soprattutto al ristorante o quando sono ospite, che mi lascia perplessa e forse
anche prevenuta.
Quando è
in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, o
una bibita speciale che l’aiuta a scrivere?
- Quando sono in fase creativa prendo caffè, tè, mangio
yogurt, budini, pistacchi, dolcetti…
Scrive
mai in cucina?
- Ho un cucinotto ben attrezzato e non c’è un
tavolo. Ma non mi è mai piaciuto
scrivere in cucina.
Dove ama scrivere? e a che ora le viene più
naturale?
- Scrivo nella mia camera che è anche uno
studiolo. Scrivo soprattutto il pomeriggio e la notte. Mai la mattina. Ho il
cervello scollegato.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto presa dalla scrittura?
- Qualche volta a pranzo mi compro la pizza, il
mio fornaio ne ha di tutti i tipi e gusti. Ma anche cose dolci. Indipendentemente
da se scrivo o no, il mio pasto principale è quello della sera. La cena me la
preparo anche quando sono presa dalla scrittura.
Che tipo
di cibo desidera di più quando scrive, salato o dolce?
- I dolci mi piacciono sempre, ma sgranocchio anche
cose salate, molto meno, però.
Lei è
uno scrittore di narrativa generale, quando esce a cena con i suoi amici che tipo di locale preferisce?
- Mi piacciono i locali semplici e sono
abitudinaria. Vado dove so che cucinano bene e posso fidarmi. Detesto la cucina
cinese e amo la cucina giapponese.
Cosa
tende a ordinare in un locale?
- Mi lascio ispirare dal menù e non rinuncio mai
al dolce.
Nelle
sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori
intervenuti?
Tende a
fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
- Dipende dal luogo della presentazione e dal tipo
di pubblico.
Ha mai
usato il cibo in qualche storia?
- In quelle che ho finora pubblicato no, ma ho un
romanzo in progress dove il cibo è uno dei protagonisti.
Ad
esempio in “Nuda Vita” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo
è mai protagonista?
- No in questo romanzo niente cibo.
-
“Nuda Vita” a che ricetta lo legherebbe, e
perché?
- Mi viene in mente un bel tiramisù, ma detto così
e vista la vicenda sembra quasi grottesco. E invece, no. È una storia forte che
ha bisogno di dolcezza.
Per
concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
- Non è quella che mi riesce meglio ma è semplice,
veloce e squisita.
GALLETTI
AL BRANDY
Semplice.
Si prendono due galletti aperti, si
salano, si aggiunge pepe, un pò di cumino, anche una spruzzata di ariosto e si lasciano a macerare nel brandy o nel cognac
per qualche ora, meglio tutta una notte. Poi si infornano a 200°, aggiungendo
olio e aggiustando il sale. Fanno tutto da soli e diventano buonissimi.
Quale
complimento le piace di più come cuoco?
- Direi quando mi chiedono la ricetta. Vuol dire
che è piaciuta sul serio!
E come
scrittore?
- Il tuo romanzo l’ho DIVORATO!
Che frase tratta dalla sua opera o dalla
sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua
cucina?
-
Per essere in tema di cucina, una ricetta da non portare nel cuore e neanche
nel piatto - tratta dal mio romanzo in progress dal titolo provvisorio Amanita Phalloides – un fungo
velenosissimo - che lascia capire come il cibo a volte può essere una magia –
“Aspasia,
poggiata al pesante tavolo di marmo, lo guardava mandare giù, con riluttanza,
le prime cucchiaiate di minestrone.
- È una
mano santa per chi è intossicato da cattivi pensieri, la crema di Smirno: erbe
cotte in acqua con sali d’ammonio, minutamente tagliate e condite con pepe,
ligustico, cipolla e santoreggia secca. Poi si aggiunge olio, vino e la mia
salsa segreta. Senti già come il sangue fluisce calmo dentro il tuo corpo. Ora
devi abbandonarti alle delizie dell’oca in salsa apiciana.”
Grazie
per la sua disponibilità
Bella intervista, me l'ha letta la tua voce, Daniela. È un'iniziativa davvero simpatica, brava Gnomola. Complimenti come se nevicasse, oggi :)
RispondiElimina:) Nevica! Grazie, aspetto te.
RispondiEliminaMi è piaciuta l'intervista, e anche la ricetta; la prima,ovviamente :) La seconda la lascerei degustare al personaggio del romanzo, che spero di poter leggere. Mi ha incuriosito ;)
RispondiEliminaLoredana
Grazie a Cristiana, ora spettiamo la tua ricetta, e grazie anche a Loredana che, saggiamente, consiglia la prima ricetta :)
RispondiEliminaDaniela
Breve e concisa. Mi incuriosisce la sinossi del romanzo...
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