sabato 19 marzo 2016

I libri del Tapis-Roulant: Romanzo Popolare di Lucia Guida, Amarganta,2016



Ho letto questo romanzo in circa 2 ore. Due sessioni di un’ora sul tapis-roulant a velocità 2 e 2,5 chilometri/ora.
Esordisco dicendo subito che  il romanzo mi è piaciuto tantissimo. La scrittrice rispetto al primo, La casa dal pergolato di glicine, risulta molto maturata.
Ha sfrondato la scrittura e arricchita di ritmo e colpi di scena pur conservando il tuo stile sobrio e famigliare. 
In questo romanzo il modo di narrare e il tema trattato  mi hanno subito preso. La scrittura è semplice ed efficace, il tema attuale seppure descritto in un ambito temporale di qualche decennio fa. quasi a voler rimarcare che la vita delle donne di famiglia in fondo è sempre la stessa.  Protagoniste assolute sono infatti le donne: Maria, Teresa, Lidia e Giselda, che affrontano con tenacia una vita di provincia spesso fatta di rinunce. Compromessi per una pace famigliare che è spesso il sogno femminile di un epoca e che ancora oggi persiste, amore come rinuncia del sé, continua giustificazione . Ma anche voglia di riscatto e forza. Temperamento nelle scelte dolorose. L’evoluzione-sopportazione femminile tratteggiata con sapienza in quattro profili indimenticabili.  I personaggi maschili vengono ben delineati ma rimangono sullo sfondo e seppur necessari asservono alla forza di quelli  femminili: li fanno sbocciare. Una storia con degno finale, tutta soffusa di toni neutri: aria di casa, mestizia, lieve grigiore, con squarci di luce e musica dati dalla giovinezza di alcuni personaggi in un sereno e tacito seguitare del tempo, che non viene mai sovrastato dagli eventi tragici. Consigliato. Un libro che ho amato molto e letto di un fiato.

***** 5 stelline
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venerdì 18 marzo 2016

Dieta degli Gnomi



Notoriamente gli Gnomi in Inverno mangiano molto e ingrassano. Con il risveglio della Natura si mettono tutti a dieta per 15 giorni con questo semplicissimo schema che nell'arco di una settimana fa mangiare di tutto. L'ho trovato nel boschetto sotto al giardino, appeso vicino alla cavità di un albero di quercia. Io ci provo poi vi saprò dire: naturalmente va seguito solo se in buona salute.

Regole generali: mangiare solo una categoria di alimenti al giorno,condire con olio di oliva a piacere, bere caffè o tè dolcificati naturalmente con miele o zucchero di canna. Bere acqua liscia. Colazione tutti giorni libera, ma prima delle 9. Durante la giornata si può bere caffè o tè, acqua e fare spuntini sempre secondo lo schema senza sgarrare né esagerare. Dolci e vino solo la domenica. E se vi va ballate come loro e siate felici.

SCHEMA GNOMO:
Lunedì verde: colazione a piacere (spremute, yogurt, caffè o tè, pane e marmellata,...) TUTTO IL GIORNO SOLO frutta e verdura cotta e cruda, condita o non, insomma come vi pare. Anche 5 parti di frutta secca a piacere, se volete. (Esempio: arance affettate, finocchio, noci, olio di oliva, sale. Verdure cotte, ecc..)
Martedì rosso: colazione a piacere TUTTO IL GIORNO carne rossa, bianca, pesce, anche prosciutto cotto o crudo o bresaola se piace. Insomma tutte proteine da carni condite e cotte secondo i vostri gusti: bollite, arrosto spezie sale olio. al cartoccio.
Mercoledì verde: come il lunedì.
Giovedì bianco: colazione come al solito, TUTTO IL GIORNO latte, yogurt, formaggio, uova.
Venerdì verde: come il lunedì.
Sabato rosso: come il martedì.
Domenica libera

Ps: se non avrete benefici  non li offendete che si vendicano facendovi ingrassare! Magari funziona solo con loro...

giovedì 17 marzo 2016

MEZZELUNE INCAVOLATE NERE di Francesca Montomoli

Si avvicina la Primavera, c'è voglia di depurarsi e magari mangiare qualcosa di nuovo senza punirsi troppo, la mia amica Francesca Montomoli, scrittrice di talento mi ha passato una favolosa ricetta per utilizzare gli ultimi cavoli e fare un piatto originale e gustoso. Incavolatevi dunque...ma in cucina.


Mezzelune incavolate nere!
Eh sì, c’è un ambito in cui la libertà interpretativa è quasi un obbligo, in cui le variazioni sul tema abbondano e si sprecano, dove perfino “l’operatrice” più improbabile (come la sottoscritta) si avventura in esperimenti e rivisitazioni. Come dite? quale? Ma la cucina! il va sans dire…
Ed è proprio questo che vi propongo oggi, il remake di un primo piatto che risultava eccessivamente delicato (nella sua versione originale e per me, ovviamente) in modo da dargli più corpo e personalità in accordo con l’ingrediente dominante: il cavolo nero, di per sé noto come re di zuppe e crostoni piuttosto rustici anzichenò.
Veniamo alla ricetta dunque e mi raccomando, non fatevi spaventare dal numero delle righe che seguono perché, in realtà, ci vuole più tempo per scriverla che per realizzarla: non più di un’ora se vi organizzerete bene.
Cominciamo dagli ingredienti:
2 mazzetti di cavolo nero
2 scalogni non troppo piccoli
2 spicchi d’aglio
2 uova
1 limone non trattato
220 gr di farina bianca 00
80 gr di semola di grano duro
4 cucchiai di semi di canapa
1 cucchiaio colmo di semi di papavero
1 ciuffetto di erba cipollina fresca oppure 1 cucchiaio di quella essiccata
Peperoncino in polvere
120 gr di Philadelphia light
2 cucchiai colmi di grana grattugiato
Ricotta salata stagionata da grattugiare
Olio extravergine d’oliva (di frantoio se possibile)
Acqua, sale (provate quello rosa) e pepe quanto basta.
Una pentola alta e una padella ampia.
Con il frullatore o il minipimer, o quella diavoleria che siete solite usare per triturare gli ingredienti, riducete in polvere fine i semi di canapa lavorandoli assieme alla semola di grano duro e infine aggiungeteli alla farina bianca disposta a fontana sulla spianatoia.
Spaccate due uova nel piccolo cratere,  salate leggermente e iniziate a impastare con le dita allentando il composto con un po’ d’acqua, non ne occorrerà più di una tazzina da caffè ma regolatevi in modo da ottenere un impasto liscio, elastico ed omogeneo. Sulle prime, a causa della semola e della canapa, la vostra palla avrà un aspetto asciutto e tenderà a sbriciolarsi ma non cedete alla tentazione di aggiungere ulteriori liquidi e insistete a impastare finché avrete la meglio e la pasta assumerà la consistenza e l’aspetto consueti.  Avvolgetela nella pellicola perché non si asciughi e mettetela da parte (anche in frigo se preferite).
In una scodella preparate ora il ripieno lavorando i formaggi (Philadelphia e grana grattugiato) con i semi di papavero, sale e pepe q.b. e la scorza grattugiata del limone.
Stendete quindi la pasta col mattarello, sottile ma non troppo altrimenti si romperà, e ricavatene dei cerchi con un coppa pasta. A questo punto ponete un pizzicotto di ripieno al centro di ogni cerchio e ripiegateli tutti a metà premendo con le dita per far ben aderire i bordi che ripasserete con le punte dei rebbi di una forchetta per decorare e rinforzare ulteriormente la tenuta della chiusura.
Le mezzelune sono pronte per essere cotte.
Preparate ora la vellutata di cavolo nero che fungerà da letto e condimento per la pasta.
Le foglie dovranno essere spiccate, lavate accuratamente e private della costola centrale chiara (operazione che risulterà più semplice se le straccerete con le mani, dalla base verso la punta, come si strappa un foglio di carta) e infine scottatele per 6/7 minuti in abbondante acqua bollente salata.
Nel frattempo versate 3 cucchiai d’olio nella padella dove, a fuoco moderato, farete imbiondire gli scalogni, l’aglio e l’erba cipollina tritati grossolanamente e un’idea di peperoncino.
Trascorsi che saranno gli 8 minuti ripescate le foglie di cavolo  con una schiumarola trasferendole direttamente nella padella dove le lascerete insaporire per un paio di minuti assieme agli altri aromi.
Passaggio importantissimo: non buttate via l’acqua di cottura del cavolo perché servirà per cuocere le mezzelune che così acquisteranno sapore. Se la quantità vi sembrerà insufficiente aggiungete un po’ di acqua già calda e riportate ad ebollizione.
Mentre le mezzelune cuociono allegramente nel loro brodetto trasferite il contenuto della padella (cavolo nero, olio, aglio, scalogni ed erba cipollina) in un contenitore adeguato e frullate il tutto fino ad ottenere una vellutata soffice, spumosa e verdissima che disporrete sul fondo del piatto.
Disponete su questo letto le mezzelune, cospargetele di abbondante ricotta stagionata grattugiata al momento e... fatemi sapere se vi sono piaciute.
Buon appetito!

Francesca Montomoli

Vi è piaciuta la ricetta? Bene, io e Francesca siamo presenti con due bei racconti sull'antologia in uscita il 18 marzo per Watson edizioni " Uno sputo di cielo. 27 racconti senza paracadute" curata dallo scrittore Carlo Deffenu. 
Acquistandola sosterrete l'orfanotrofio di Betlemme. Sarà in tutte le librerie, anche on line. Grazie.


domenica 6 marzo 2016

LO SCRITTORE IPERTROFICO



Oggi voglio parlare del disturbo narcisistico della personalità. "E perché," chiederete voi? "In questo blog non si parla solo di editoria, scrittura, libri e ricette?"
Tranquilli rimaniamo nel campo, la risposta è questa: ho riscontrato spesso questo disturbo nella categoria degli scrittori e in genere degli artisti. E non solo i grandi nomi.
La definizione del disturbo recita:
"Si riscontra nel soggetto un iperinvestimento sull'Io che diventa ipertrofico, grandioso per cui si espande a dismisura e il rapporto con la realtà viene a cadere".
Non vi dice niente? Nessuno ci si ritrova o conosce qualche scrittore dall'Io ipertrofico, sopratutto se ha appena firmato un contratto editoriale con qualsivoglia editore?
Io sì. E ho pure decine di amici ipertrofici. Roboanti di frasi ad effetto sui loro profili FB. Bisognosi di attenzione continua, ricchi di permalosità alla prima critica, falso buonismo raccatta consensi. Forse i nuovi social alimentano questa espansione dell'Io e quindi è un disturbo comune a molti. Al principio volevo lamentarmi di questo difettuccio ma poi, a pensarci bene dal punto di vista editoriale, solamente un ipertrofico può affrontare la lunga lotta dello scrittore per arrivare all'agognata meta della pubblicazione e tenersi i lettori. Non tutti infatti ci riescono. Quindi sono giunta a una conclusione: se non hai un Io ipertrofico non puoi scrivere. E perché? rileggiamo la definizione: l'Io si espande a dismisura e ogni contatto con la realtà viene a cadere. Bene! Forse è proprio questo distacco dal concreto e dal reale che alimenta la disinibizione. Lo scrittore scrive di tutto, convinto di essere speciale e unico. Ci crede, si compiace e ne esce forte. Si propone a destra e manca. E a proposito di manca...manca proprio di limiti nel ritenersi speciale.  E qualcuno talvolta lo è veramente. Quindi alla lunga tra tanti ipertrofici emerge il superipertrofico a giusto diritto. Libero di svolazzare sopra gli altri ego per vera bravura. 
Confesso una punta di invidia per tanta espansione del sé... io ci ho provato e riprovato, non sono immune al richiamo dell'Io, ma l'unica cosa che si espande ad ogni romanzo è la ciccia.