giovedì 25 giugno 2015

IN CUCINA CON LO SCRITTORE: Il gusto della vita, Luciana Ortu, Amarganta, 2015

Dal 26 giugno potrete leggere  un romanzo con il cibo e amore come protagonisti quindi mi sembrava carino intervistare l’autrice Luciana Ortu proprio in cucina!

 Salutiamo e ringraziamo l‘autore Luciana Ortu, “Il gusto della vita”, Amarganta, 2015, per averci aperto la porta della sua cucina.
        “Il gusto della vita” è un romanzo di un genere che si può anche definire cooking-romance. È suddiviso in un prologo e in dodici capitoli nei quali si racconta un percorso di amore per la vita che ha per fulcro la cucina.
La protagonista Laura, una donna sposata da poco e che ha appena perso il padre, vive la sua vita tranquilla, racconta le piccole cose di ogni giorno, il dolore per il lutto recente, e spesso descrive la preparazione dei pasti per lei e il marito Josto. Nella scelta delle pietanze o dei dolci utilizza un criterio emotivo, affettivo e sentimentale, per lei terapeutico, oltre che di semplice scelta di stagione. Quasi come a voler ricomporre un puzzle di vita, sparigliato dalla morte, mediante il relais dei ricordi. Ricette sarde, ma non solo, raccontate in modo personale attraverso frammenti di vita quotidiana della famigliola della protagonista, animali e amici invadenti o in difficoltà compresi, descrivendo l'evolversi dell'elaborazione del lutto nel corso di un anno.
Ogni capitolo è un mese in cui sensazioni, incontri, gioie, dolori, sapori e odori delle ricette descritte, e ricordi si mescolano come pennellate di colore a comporre un quadro.
Le ricette rappresentano un esile ma tenace legame con la vita, con le radici saldamente piantante in una terra millenaria, i cui colori e il clima sono protagonisti e non semplice sfondo. Il dolore per la mancanza degli Assenti, mai stati così presenti, sfuma nel tempo, diventando un dolce ricordo, come nella preparazione di un ricco ed elaborato menù delle feste, dove la fatica si dimentica nella soddisfazione per il risultato e la gioia per l'incontro con gli ospiti.

  LINK per acquistarlo on line  www.amarganta.eu

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La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
In linea di massima mangio poco, ma buono. Ho la fortuna di avere a disposizione ingredienti tutto sommato sani e a km zero. Non amavo cucinare, ma adesso ammetto che mi piace moltissimo.
Lo fa per dovere o per piacere?
In effetti cucino perché devo, la maggior parte delle volte. Ma ormai come ho detto mi piace cucinare.
Invita spesso amici a casa o è ospite di altri?
Sì, mio marito ed io invitiamo ogni tanto amici e parenti a casa, e capita che siamo anche ospiti: è un piacere reciproco ritrovarsi a tavola.
Ha mai conquistato un uomo cucinando?
A dire la verità sono stata conquistata ai fornelli. Ho imparato a cucinare con passione (oltre ai piatti base di pura sopravvivenza come spaghetti al burro o aglio e olio, per capirci) per ripicca, per orgoglio: non volevo essere da meno!

Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
No, non potrei vivere di surgelati e piatti pronti o precotti dei market o rosticcerie. Né da sola né in coppia. E cucinare insieme è divertente!
Quando ha scoperto questa sua passione?
È diventata passione per amore, in effetti. Una sfida, un gioco d'amore.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Non ho un primissimo ricordo. Ma ho in mente i bocconcini prelibati che mio padre mi porgeva, scegliendoli con cura dal suo piatto. I piedini del porceddu arrosto, il maialino da latte piatto forte della cucina sarda delle feste. Il cervello spalmato sul pane. Le patate cotte sotto le braci nel camino, e tanti altri ricordi teneri e profumati di cibo condiviso e d'amore. Questo è uno degli insegnamenti che ho ricevuto da mio padre: il mangiare insieme come gesto d'amore.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Amo in generale i primi piatti: pasta, minestre, risotti e zuppe. Non mi piacciono il pesce e i frutti di mare crudi: non riesco proprio a mandarli giù.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non ho un colore dominante: è più una questione di sapore e consistenza. Sul colore, ricordo solo una volta che mio fratello portò un'anguria gialla: per assaggiarla dovetti chiudere gli occhi, quella fetta giallo limone proprio mi repelleva, ma era più una questione di abitudine all'anguria rossa che di disgusto del colore giallo.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa stare concentrato a scrivere?
Non amo il caffè. Adoro le tisane, gli infusi, e i cocktail o gli aperitivi. Mentre scrivo capita che sorseggi tè o infusi allo zenzero e simili, se scrivo di pomeriggio, oppure bibite alcoliche e speziate se scrivo dopo cena.
Scrive mai in cucina?
Il novanta per cento delle volte scrivo in cucina!
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Succede che possa scrivere anche a notte tarda, a letto. La mattina presto preferisco rivedere il tutto e correggere. Dopo mangiato è l'ora più produttiva. L'abbiocco post prandiale cede il posto al furore creativo. E dopo cena metto a punto il lavoro della giornata o proseguo se ho un'idea che voglio sviluppare e non voglio perdere. A volte capita che mi svegli in piena notte per prendere un appunto su un'idea che mi è balenata in mente e mi pare buona.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Cibo pronto... no. Posso preparare io stessa dei tramezzini, ma a parte qualche rarissima bustina di patatine, rimedio d'emergenza per cali di pressione, non compro niente del genere.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Amo molto sia il salato che il dolce. Quindi, è assolutamente casuale che mi prenda una pausa per un panino con pomodoro e un filo d'olio oppure con marmellata, una fetta di torta o dolci di stagione: con ricotta sotto Pasqua e con la sapa per Natale, per dire.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Legata al cibo... vediamo. È un ricordo d'infanzia, anche stavolta. Una piccola cosa che ci divertì molto, all'epoca, e che è rimasta per sempre nella nostra mitologia familiare. Mio padre portò da un viaggio di lavoro alcuni acquisti mangerecci. Tra gli altri, un bel pezzo di salame di Felino, che ci vantò come prelibato. Mio fratello, che all'epoca aveva sette o otto anni, si alzò da tavola e fuggì piangente dicendo: “No! Non voglio mangiare salame di gattini!”
mamma ed io faticammo parecchio a fargli capire che non si trattava di micini ma di una località. Lo prendemmo in giro, bonariamente, per molto tempo.
Invece un bizzarro ricordo di un piatto che adoro accadde anni fa. Eravamo invitati a pranzo da amici nell'iglesiente, ma capitò che dopo il pranzo dovessimo recarci a un funerale, a metà strada sulla via del ritorno.
Una delle pietanze era un sontuoso tegame pieno di lumache al sugo piccante. Stavo per rinunciare a mangiarle: temevo che, senza le forchettine adatte, mi sarei sporcata irrimediabilmente di pomodoro la blusa elegante. La padrona di casa risolse il dilemma. Mi portò un grembiulino di tela finissima ricamato e orlato di un pizzo all'uncinetto, reperto di quando si serviva a tavola indossando un grembiulino e crestina, e me lo avvolse attorno al collo con un bel fiocco a mo' di bavaglino gigante. Superato l'imbarazzo per la figura da Pantagruel, affrontai in tranquillità il cimento, e potei presenziare alle esequie con la blusa intonsa.
Lei è uno scrittore di narrativa, gialli, rosa, noir... racconti umoristici, quando esce a cena con i suoi figli, o gli amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito
A mio marito e a me piacciono i locali semplici ma dove sappiamo che curano la qualità, quindi ci ritroviamo per le nostre “occasioni” sempre nei soliti posti. Altrimenti, ogni tanto sperimentiamo i locali etnici: ci piace scoprire cosa mangiano le culture diverse dalla nostra.
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Se vado nei ristoranti di cucina italiana o sarda, ordino spesso i piatti che, per un motivo o per l'altro, mi riesce difficile cucinare in casa e che però mi piacciono. Che so, un menù tutto a base di pesce con tanti antipasti e un profumatissimo (perché non mi resta sospeso per casa per ore...) fritto misto o una sontuosa grigliata.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Finora non ho mai offerto un buffet, ma temo che gli ascoltatori lo gradirebbero moltissimo!
Tenderebbe a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Se lo facessi non sarebbe due olive, salatini e patatine, porterei anche dei dolci.
Nel  “Il gusto della vita” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Oh sì, altro che! I cibi sono ampiamente descritti o ricordati, anche solo come profumo. Fanno parte della storia, quasi in ogni pagina. In questo romanzo il cibo è un co-protagonista, non ci sono dubbi.
Ha mai usato il cibo in qualche altra storia?
In molti altri miei scritti il cibo, una pietanza o un semplice momento conviviale sono presenti. È una mia costante, direi.

“Il gusto della vita” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Ne vengono citate o descritte una quarantina... difficile per me scegliere. Ma, visto che è un libro dove l'amore filiale ha una parte importante, ai piatti che piacevano a mio padre.
Quindi lo lego... al profumo dell'agnello con le olive, perché era la pietanza che lui chiedeva a mia madre quando avevano ospiti , mentre lui si sarebbe occupato del gestire  la cottura del maialino al girarrosto, o era invitato dai suoi amici e doveva portare qualcosa di speciale.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Il dolce che mi riesce meglio.
La crostata di ricotta.
Per la pasta: 300 grammi di farina
150 di zucchero
150 di burro
1 uovo intero
1 pizzico di sale
Per il ripieno: 200 grammi di ricotta di pecora
100 grammi di zucchero
3 uova
la buccia grattugiata di un'arancia e di un limone
un pizzico di zafferano
Con la farina setacciata, lo zucchero e il burro ammorbidito e l'uovo intero si prepara la pasta frolla, impastando finché non diventa una palla perfettamente liscia. Si copre con un canovaccio e si lascia riposare per un'oretta, oppure si mette in frigo nel frattempo che si prepara il ripieno.
In una ciotola capiente si versa lo zucchero e le tre uova, si lavora un po' per amalgamare e si aggiunge la ricotta: per ottenere velocemente un composto liscio senza grumi si può facilitare il lavoro passandola in un passaverdure. A questo punto, aggiungere le bucce grattugiate e lo zafferano, incorporare bene il tutto, se la ricotta fosse troppo asciutta aggiungere un pochino di latte, mezzo bicchiere al massimo, e riprendete la pasta.
Stendetela con il mattarello e foderate una teglia imburrata o ricoperta con carta da forno.
Bucherellate la pasta con una forchetta, e fate in modo che la teglia sia rivestita fino ai bordi: deve contenere il ripieno semiliquido senza sbrodolare. Se vi piace, decorate il bordo con i rebbi della forchetta, a formare un motivetto. Versate il composto e mettete a cuocere in forno caldo (180 gradi, orientativi, per un'oretta). In cottura il ripieno tenderà a gonfiarsi come un pallone. Potrete “sgonfiare” pungendo con uno spiedino di legno o il classico ferro da calza della nonna. Il profumo e il colore ambrato del dolce vi indicheranno quando la crostata è pronta.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Beh, se si complimentano a parole mi fa piacere, ma anche vedere il piatto ripulito e “spazzolato” è una soddisfazione. Io lascio qualcosa nel piatto, dopo aver cincischiato con la forchetta, soltanto se non mi piace quel che mi offrono...

E come scrittore?
Mi piace quando mi ringraziano per aver regalato un'emozione, o aver descritto qualcosa che avevano provato anche loro ma non sapevano come dirlo. E anche quando mi confessano che leggere le pietanze fa venire l'acquolina in bocca!

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Direi che la chiusa del romanzo sia paradigmatica dell'opera e del mio modo di vedere la vita e la cucina. “Cucinare insegna a esser filosofi, a prendere la vita nel modo giusto. Ci vengono forniti degli ingredienti, sta a noi ricavarne un piatto buono, saporito o appena passabile.”

E per finire:ci vuole parlare un po’ di lei come scrittrice?
 Sono nata e vivo da sempre in Sardegna.
L’amore per la lettura è la costante della mia vita. Appassionata di archeologia, amo scoprire le storie della mia terra millenaria e la magia dei siti archeologici di cui la Sardegna è ricca.
La passione per la scrittura è un altro punto fermo della mia vita. Finalista a concorsi letterari regionali e nazionali, ho diversi racconti pubblicati, su carta stampata e riviste online. Per citare le pubblicazioni più recenti, ricordo che a marzo 2013 il racconto "Crocus Oniricus" è compreso in un'antologia curata dalla associazione Alba Scriptorum, nata per finanziare un Parco Letterario nel cuore della Sardegna.
A maggio 2013 nell'antologia “50 sfumature di Sci-fi” (La Mela Avvelenata) è stato pubblicato il racconto intitolato “Ma che bontà”.
Ho partecipato all'antologia benefica del romanzo corale "Dodicidio" per il progetto POP di la Gru Edizioni scrivendo il capitolo "Ottobre", a luglio 2013.
A settembre dello stesso anno nella raccolta “Un clavicembalo ben temperato”, antologia di racconti partecipanti al concorso “Cartabianca 2013”, è stato pubblicato il mio “Note Malva”.
A dicembre 2014 il racconto “Una tazza di tè” è apparso sul magazine online “Scriveregiocando 2014”.

Grazie per la sua disponibilità
A lei per le domande!







sabato 13 giugno 2015

Recensione a NEMESI, di Donatella Perullo. Ebook Amazon, 2015


Non leggo horror, ma ho letto spesso gli scritti di Donatella e quindi mi sono lasciata convincere alla lettura di questo racconto. Non posso fare paragoni di genere, ma a parte qualche dubbio sul finale, forse affrettato, posso dire che lo stile di Donatella, preciso, veloce, senza fronzoli ma capace di trasmettere emozioni e pure immagini, è presente anche qui e mi ha conquistata. La scrittrice  ha la capacità di tenere testa a un impianto di storia complesso, anche se in questo caso limitato dalla lunghezza, e dare tutte le spiegazioni utili al lettore senza appesantire.  Brava, pure per il coraggio di fare da sola e tentare una auto pubblicazione, secondo la tendenza del momento. Non svelo niente della trama, ma consiglio di leggerlo alle donne amanti del genere. Perché donne? Perché è pur sempre una bella storia d’amore che potrebbe continuare.

giovedì 11 giugno 2015

A LETTO CON LA SCRITTRICE Paola Ferrero autrice de “Gli attimi in cui Dio è musica”, Lettere Animate editore, anno 2014.


Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di Paola Ferrero autrice de “Gli attimi in cui Dio è musica”, Lettere Animate editore, anno 2014. 
Paola è una donna dalle molte qualità: ha gusto, infatti con le sue mani d'oro crea biancheria per la casa stupenda, e determinazione, per la quale si lancia in imprese ardue solo per il gusto di sfidare se stessa, ora sta imparando a ballare sull'asta acrobatica.
Ha un'anima dark e un viso angelico, la contraddizione si estrinseca anche  nell'abbigliamento estremo - corsetti e scarpe da capogiro-alternato a tenute confortevoli. Una donna moderna capace di mutare, secondo le sue inclinazioni, senza timore.
Di che parla quello che scrive? Diciamo che passa da un romanzo d'amore e formazione, come Gli attimi in cui dio è musica, su cui ci intratteniamo stasera, 


Riassunto dell’opera Gli attimi in cui Dio è musica: Nella provincia torinese, nel bel mezzo degli anni ’80, una diciassettenne vive la sua vita divisa tra la situazione familiare disastrosa e il suo sogno di diventare una ballerina. Ogni capitolo come una polaroid del momento che la protagonista vive sia in famiglia che a scuola di danza, passando per i lunghi viaggi in treno quotidiani e per spettacoli che organizza per guadagnare qualcosa. Con un’audizione, le prove e il primo spettacolo importante; con le bizzarre relazioni sentimentali, mai così coinvolgenti da sovrastare il suo sogno.
Acquistabile in versione ebook o cartacea in print on demand:

1)      Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a  letto tardi, o presto? si sveglierebbe all’ora di pranzo o all’alba?
Sono un leone, fosse per me ozierei tutto il giorno. Non necessariamente dormire ma stare rilassata il più a lungo possibile. Sono anche un animale notturno, quindi farei – o meglio faccio – tardi la sera e dormirei sempre fino a pranzo al mattino. Il sonno del mattino, senza la preoccupazione della sveglia, del mio piccolo zoo da nutrire, del lavoro da affrontare prima di avere tempo per me … beh, il sonno del mattino è quello che amo di più. Più che per dormire, la notte mi sembra fatta per guardare il cielo e sognare a occhi aperti nella quiete della città assopita.
2)      Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire nudo, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperto? Ci descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprato qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato?
Vado a periodi, per quello che riguarda la tenuta notturna. Certo, se dicessi che vado a nanna col solo piumone darei un tocco di sensualità al mio personaggio. Invece a volte, a seconda dell’intensità dell’allenamento sportivo diurno/serale, oltre che al piumone indosso dolcevita e pantalone felpato. Il massimo del sexy. Tendo a preferire il pigiama, comunque: ho il sonno agitato e la camicia da notte mi si arrotola addosso.
3)      Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale?
Ho sempre dormito in letti grandi, anche da ragazza. Se non era un matrimoniale poco ci mancava. Mi piace dormire da sola ma non credo che le camere separate facciano per me. Quando si ama qualcuno si vorrebbe averlo vicino sempre, o quasi. Un bel lettone comodo, vicino a una terrazza con la vista sul mare e con il proprio amore accanto sarebbe il mio sogno.
4)      Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,  stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…)
Andando spesso a letto tardi finisco per entrare sotto alle coperte al buio, dopo aver letto, scritto, fatto qualche chiacchierata in rete, visto un film; il tutto rigorosamente dal divano. Qualche volta leggo anche a letto, ma capita sempre meno di frequente. Non amo scrivere a letto, invece, a meno che nella notte non sia colta da improvvise folgorazioni e voglia prendere qualche appunto.
Immersa nel buio cerco di rilassarmi e pilotare i sogni, oppure immagino scene di qualche storia a cui sto lavorando. Provo i dialoghi, mi studio l’ambiente da descrivere appena potrò mettermi al pc.
5)      Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di solito sul suo comodino?
Il mio comodino è medio, direi. Sul piano ci sono solo la radiosveglia e la lampada,mentre i due ripiani sottostanti sono carichi di libri, un quaderno per gli appunti, una penna e lo spazio per il telefono. Spesso ci sta anche almeno una delle tre gatte di casa.
6)       Le capita di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché ha un’idea, si rilassa  leggendo e riprende a dormire, o cosa?
Ecco, completamente riposata temo di non esserlo almeno da venti anni. O forse non lo sono mai stata. Mi sveglio spesso di notte e se proprio so di non poter dormire oltre mi alzo e accendo il portatile, scrivo qualcosa, gioco a Farm Heroes o progetto di cambiare look alla casa col catalogo Ikea in mano. Sono i momenti in cui sono davvero pericolosa. Quando ero adolescente cambiavo la disposizione dei mobili nottetempo. Il tutto silenziosamente e senza che se ne accorgesse anima viva.
7)      Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni?
Fin da quando ero piccola il mio mondo onirico è sempre stato molto popolato. Incubi e sogni ricorrenti, incidenti stradali soprattutto. Oppure il dover comunicare qualcosa e non riuscire: perdere la parola, non avere un telefono oppure averlo con una tastiera su cui non compaiono numeri e ricordare il numero ma non poterlo digitare. Forse la paura di non comunicare abbastanza bene.
I miei sogni a colori sono sempre legati a case che non conosco ma che so essere mie. Colori caldi, luce particolare, quasi dei quadri. Da bambina mia nonna mi faceva raccontare il sogno ogni mattina e lo scriveva e illustrava su un diario, che purtroppo ho perso nei mille traslochi, per cui ho una certa predisposizione a ricordare i sogni, quando hanno un senso. O immagini e atmosfere del sogno che restano impresse e che mi ispirano qualcosa di particolare.
8)      Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha scritto?
Appunto, tornando al discorso di prima, più che una trama completa mi è capitato di scrivere partendo da una serie di immagini e atmosfere che mi erano rimaste impresse al risveglio. Immagini talmente potenti da dare vita a un romanzo di oltre trecento pagine che sto revisionando con un valido aiuto. Forse la storia più articolata e complessa scritta finora. Un horror ambientato in un futuro non troppo lontano, che potrebbe anche essere oggi.
9)      Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo spunto?
“Gli attimi in cui Dio è musica” è nato una sera in cui non avevo voglia di lavorare a un altro romanzo (mi divido sempre tra più progetti diversi). Ho aperto una pagina di word perché volevo scrivere comunque e mi sono messa a digitare le prime parole che mi sono venute in mente. Non so come, la prima frase era la targhetta che leggevo ogni giorno sul treno da adolescente – prima di azionare la maniglia attendere che il treno sia fermo – e da lì è partito tutto. I ricordi della vita da pendolare, il mio amore per la danza, le amicizie e gli amori veloci dei diciassette anni. Il sogno e la fatica.
10)   Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fan?
Il romanzo è rapido, il linguaggio è semplice e immediato. Credo sia una lettura per ogni momento, senza preclusioni. Se poi si è nostalgici degli anni ‘80, leggendolo si può accompagnare con la playlist di brani musicali che ho inserito al termine del romanzo. La maggior parte dei lettori (fan mi sembra una parola grossa, per quello che riguarda me) mi ha detto di averlo letto di un fiato. Lo ha letto perfino mio fratello, che non è proprio un lettore accanito. Quindi, sì, credo che sia consigliabile.
11)   Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a colazione? Dolce o salato? A casa o  al bar?
La colazione è per me il pasto preferito, quello che mi dà maggiore soddisfazione: al mattino sono sempre affamata. Siccome sono golosa, gli altri pasti li consumo meno volentieri – a meno che non sia previsto qualcosa di irresistibile tipo pizza o kebab, o qualche piatto del mio ristorante preferito . Per la colazione preferisco il dolce, con un sacco di “però”. Croissant vuoto o con la crema di cacao e nocciole, non marmellata o crema pasticcera, nemmeno al cioccolato. Ora mi accontento di caffè macchiato senza zucchero e croissant rigorosamente al bar dove ogni mattina facciamo uno show con il cane che prende la sua razione di biscotti.
12)   Mi regalerebbe  una frase del suo romanzo per iniziare la giornata e una su cui sognare stanotte?
“Certe volte le immagini prendono il sopravvento, i miei ricordi di danza mi riportano il sorriso sulle labbra. Quanto tempo e quanti cambiamenti dal mio inizio …
Il mio primo saggio, le gambe che tremano. L’effetto del primo applauso, le perplessità sui costumi. La mia timidezza, le arrabbiature, la lotta costante con i miei demoni. Con i miei difetti.
Ogni spettacolo che ho fatto e buona parte di quelli che ho solo visto in questi miei diciassette anni di vita è qui, da qualche parte, dentro di me. E non se ne va.
Spero non se ne vadano mai. Queste immagini sono sacre.”

Grazie per avermi concesso un’intervista così intima.
Grazie a te per la tua curiosità…


lunedì 8 giugno 2015

DARKSIDE di Alessandra Gaggioli, un rosa fantascienza psicologico molto originale





4.0 su 5 stelle
 Originale! 8 giugno 2015

Darkside è il pianeta dove i ripudiati, quelli giudicati colpevoli di crimini spregevoli e non riscattabili, vengono inviati per supremo ordine del Consiglio. È infatti il Consiglio che decide che non sono degni di vivere nella società e Breeze, l’eroina del romanzo, viene messa su una zattera per raggiungere Darkside, ma proprio durante il tragitto viene salvata dal Capitano Thomas. Da quel momento la sua vita cambia. Tutto cambia e quel lato oscuro che alberga in lei si mescola con la parte dolce. C’è in questo racconto di Fantascienza una sottile sinfonia di malinconia che accompagna tutta la lettura. La narrazione in prima persona trasporta il lettore nell’anno 3000 e si ritrova così a vagare tra i sentimenti dei vari protagonisti.
Indubbiamente non si tratta di un semplice e scontato romanzo d’amore o di un libro di fantascienza; secondo il mio modesto parere è una calibrata combinazione di entrambi i generi anche se aggiungerei delle sfumature psicologiche.
Romanzo mai scontato. Consiglio la lettura agli amanti del genere darkside.


A letto con la scrittrice Nunzia Volpe, La bambina che parlava alla luna,Mauri Spagnol 2015


Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di NUNZIA VOLPE, autrice de LA BAMBINA CHE PARLAVA ALLA LUNA, 
Editore Gruppo Mauri Spagnol, 2015.
                                                                Di che parla il romanzo:
Giugno 1944. A Orcignano, pacifico borgo tra gli ulivi della campagna toscana, la vita scorre assecondando i ritmi della natura, dominata da Ca’ Rosetta, la tenuta dei Gervasi, ricchi proprietari terrieri fedeli al Duce fin dalla prima ora. Gli uomini di Orcignano sono nodosi e forti, hanno radici profonde, così simili agli ulivi che argentano l’intera valle, attaccati a una terra che alla Patria ha sacrificato i giovani migliori, come Cosimo, fratello della piccola Maria, la quale, dalla partenza del fratello, non sorride più e la sera si rifugia sul vecchio ulivo dietro casa. In paese è rimasto Mauro, vedovo, con il figlio Antonio, poco più d’un ragazzo; Rosa, l’unica maestra di Orcignano, figlia di Giulio Gervasi, di cui lei non capisce né condivide le scelte; Angelo, il ragazzino che non riesce a far a meno di stuzzicare la piccola Maria, e poi le donne e i gli altri bambini, intenti a vivere con i tempi e i ritmi delle generazioni precedenti.

Nel giugno del 1944, però, il Male, nelle vesti nere di un drappello di SS alla ricerca di partigiani da stanare, irrompe nella piccola comunità montana con il grido rabbioso della rappresaglia e col sangue degli innocenti sparso in terra, sotto lo sguardo subdolo di chi ha tradito. Forte e commovente, questo romanzo corale ci restituisce appieno la vita del mondo contadino prima che la catastrofe della Seconda Guerra mondiale ne sconvolgesse per sempre la pacifica esistenza.
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1)      Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a  letto tardi, o presto? si sveglierebbe all’ora di pranzo o all’alba? Purtroppo soffro d’insonnia e invidio tremendamente le persone, marito compreso, che appena poggiano la testa sul cuscino s’addormentano. Cerco sempre d’andare a letto tardi, anche perché l’unico momento di pace in casa mia è quando i miei figli si sono addormentanti, mi spiace quindi bruciare la serata andando a letto presto.

2)      Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire nuda, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperta? Ci descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprato qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato? Giacché faccio un enorme fatica a dormire, quando vado a letto devo essere super comoda. Quindi in inverno via libera a pigiamoni antistupro e calzettoni (povero marito) , in estate, giacché detesto il caldo, slip e canotta (e mio marito torna a sorridere J). Detesto le camicie da notte, perché quando t’infili sotto le lenzuola salgono e si arricciano tutte in vita. Il mio pigiama preferito è un completino composto da calzoncini e canottiera in raso grigio perla.


3)      Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale? Assolutamente matrimoniale, non mi piacerebbe dormire in stanze singole, accidenti! E la vita di coppia che fine fa?
4)      Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,  stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…) Chiacchiero con mio marito, poi spengo la luce, mi giro a pancia in giù, acchiappo un cuscino e lo infilo tra la gamba destra e il materasso e forse m’addormento.
5)      Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di solito sul suo comodino? Libri e fazzoletti su un comodino piccino.
6)       Le capita di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché ha un’idea, si rilassa  leggendo e riprende a dormire, o cosa? Mi alzo spessissimo la notte e purtroppo per la mia linea, inizio a mangiare come se non ci fosse un domani (e una bilancia). Spesso mangio e leggo, anche per un paio d’ore, poi sazia e rilassata torno a nanna.
7)      Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni? I miei sogni sono raramente felici, è una cosa che mi trascino dall’infanzia, spesso quando mi sveglio non riesco immediatamente a muovermi, mi sento come congelata. Questo è uno dei motivi per cui non potrei dormire da sola. Quando esco da questi brutti sogni la prima cosa che faccio è avvicinarmi a mio marito.
8)      Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha scritto? Più che altro mi capita di continuare a “scrivere”, nel sogno, il romanzo a cui di giorno sto lavorando.
9)      Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo spunto? La bambina che parlava alla luna nasce dalla mia infanzia, dai ricordi di mia nonna in tempo di guerra.  

10)   Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fan?  So per certo che chi l’ha letto ha fatto fatica a staccarsene, è un romanzo drammatico e struggente assieme, ma se volete dormire non leggetelo a letto.

11)   Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a colazione? Dolce o salato? A casa o  al bar? Appena apro gli occhi ho assoluto bisogno di bere caffè, senza la mia tazzina di caffè potrei commettere un omicidio. Poi, in successione: spremuta d’arancio e due fette biscottate. Ovviamente fosse per me m’ammazzerei di nutella e biscotti.
12)   Mi regalerebbe  una frase del suo romanzo per iniziare la giornata e una su cui sognare stanotte?
Grazie per avermi concesso un’intervista così intima.
La valle piangeva i suoi figli innocenti, mignole candide danzavano nell’aria fetida di morte, depositando petali immacolati sulle pozze di sangue, sui volti grigi e freddi, sugli occhi ciechi e sbarrati, ricoprendo le strade, i prati, come neve d’estate.

Il paese dormiva.
Il sole non era ancora riuscito a scavalcare le montagne silenziose e abbracciare la piccola valle, la fontana del lavatoio gorgogliava solitaria, nell’immobilità che precede il risveglio.

Grazie per avermi concesso un’intervista così intima 

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