martedì 28 aprile 2015

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Fabio Davì, Alla ricerca dell'arma ancestrale: la falce di Saturno, Booksprint 2015


Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins


Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Fabio Davì , “ Alla ricerca dell’arma ancestrale: la falce di Saturno” casa editrice Booksprint, anno 2015, per averci aperto la porta della sua cucina.
Un terrificante scontro si era svolto sull'Olimpo, Zeus con i suoi fratelli contro Ade fratello e despota, solo per evitare che quest'ultimo si impossessasse dell'arma ancestrale: la falce di Saturno, uno strumento potentissimo senza eguale. Il terribile scontro causò la scomparsa dell'arma, risucchiata all'interno di un buco nero, e precipitata come una cometa in un mondo lontano, oltre il tempo e lo spazio. Nel regno di Hanthetris un uomo oscuro di nome Rasputin, ne brama il potere, ad ostacolarlo ci sarà un giovane, che dovrà impedire la sua ascesa. Halui, un ragazzo di 15 anni predestinato a scontrarsi con il terribile Tiranno circondato da bestie e feroci guerrieri, dovrà affrontare prove durissime, incontrare sacerdotesse appartenenti ad un'antica congrega quasi estinta, si scontrerà con L'Amie, Golem, mostri di sabbia, ma nel suo viaggio sarà affiancato da Florence la sua migliore amica e dalla vestale consanguinea incontrata lungo il tragitto. Sarà sufficiente trovare l'arma, per evitare che il nemico adempia al suo scopo?
Possibile acquistarlo presso i seguenti negozi:

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Certo, amo il cibo, soprattutto quello genuino, quello che contiene pochi grassi e ricco di fibre.
Cucinare per me significa rilassarmi e sbizzarrirmi, come quando dipingo, apposto di usare i colori uso gli ingredienti, in questo modo nascono piatti multicolore.

Lo fa per dovere o per piacere?

No, lo faccio per piacere, quando ho del tempo mi diletto ben volentieri. Di solito la regina della cucina è mia madre, alcune volte mi lascia il campo libero e mi sbizzarrisco.

Invita spesso amici a casa o è ospite di altri?
Ĕ raro che inviti amici, e quando lo faccio è un vero divertimento, non è di mia abitudine mangiare da amici, preferisco che siano loro a venire a mangiare da me in quelle poche volte, poiché io sono impegnato, altrettanto loro.

Ha mai conquistato una donna cucinando?
No, in quanto single, mi piacerebbe farlo, chissà in futuro…

Vivrebbe con  una compagna che non sa mettere mani ai fornelli?
La mia risposta è Sì, in questo modo sarei io il re dei fornelli, e farei gustare dei piatti succulenti alla persona che mi starebbe accanto.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Se parliamo del cucinare, la passione mi è nata col tempo, vedendo mia madre cucinare, e i programmi a tema, ho iniziato a sperimentare, prima con l’aiuto di mia madre, poi da solo, adesso per alcuni piatti sono io a dare consigli a mia madre, ed è un qualcosa di appagante.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
La prima volta che ho iniziato a muovere i primi passi in cucina, si trattava  di preparare la cena utilizzando del semplice filetto di pesce persico, allora frugando in frigo, ho preso alcuni ingredienti a me utili, e ho iniziato a cucinare il pesce; appena terminata la cena, la mia famiglia mi fece i complimenti, e quando ripropongo quel piatto, anche se il loro palato ormai  è abituato, nascono sempre i complimenti.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Come ogni persona, anche io ho un piatto che adoro, la pasta col pesce spada e melanzana, lo adoro, lo mangerei ogni giorno, ma per le troppe calorie, mi devo equilibrare.
Il piatto che odio, che neppure se venisse la mia cantante preferita a dirmi di mangiarlo, lo farei, si tratta della pasta con la lattuga e i sui simili, la consistenza mi ripugna, è più forte di me, non ci riesco.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non ho un colore che mi fa ribrezzo in cucina, forse per l’aspetto la trasparenza della cipolla cotta, ogni qualvolta la vedo l' accantono, anche se il suo gusto nei piatti, mi piace.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa stare concentrato a scrivere?
No, non ho un rito scaramantico, quando scrivo, di solito a quanto so, gli scrittori si muniscono di grosse tazze di caffè, ma poiché non ne bevo, io mi munisco o di semplice acqua, più che altro per dissetarmi o succo di frutta.
Per la mia concentrazione non trovo necessarie altre bevande.

Scrive mai in cucina?
No.
Allora dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Il posto che amo è la mia stanza, la pace e il silenzio ne fanno sovrana, poi in cucina ci sono sempre le distrazioni, causate dai componenti della mia famiglia e dalla TV.
Le ore migliori sono quelle pomeridiane o quelle serali, col buio e la sola luce del monitor, la concentrazione è maggiore.

Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Solo in casi sporadici, ma di solito mangio cibo cucinato in casa.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Dolce, per gli zuccheri, chi scrive perde energia mentale, per via della concentrazione, e sentendola come un’esigenza mangio qualcosa di dolce.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Si! Poiché utilizzo molto la pasta integrale e i suoi derivati, un pomeriggio vedendo la ricetta di una crostata fatta da confettura di marmellata e da farina integrale, la preparai, non dicendo nulla dei componenti, la feci assaggiare a mio fratello, appena quest’ultimo  venne a conoscenza dell’utilizzo del tipo di farina, non ci voleva credere, era buonissima e genuina.
Lei è uno scrittore di narrativa e fantasy quando esce a cena con gli amici che le piace mangiare?
Be, quando esco con gli amici, anche se raramente, preferisco le pizzerie, la pizza è l’unica pietanza, che anche  se sono fissato nel mangiare integrale non  eviterei mai al mondo.
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
La stessa risposta di sopra.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Più che buffet, lo definirei rinfresco, è un modo per i presenti e per me di inaugurare l’uscita del mio libro.
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Non proprio olive, ma patatine, biscotti e roll di crema, bibite e non deve mancare lo spumante e il fragolino che adoro.
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
All’interno del mio romanzo, ci sono parti dove i protagonisti fanno colazione, pranzano o cenano, ma le pietanze sono quelle conosciute da tutti noi, nel primo romanzo che poi ho accantonato, avevo utilizzato pietanze diverse da quelle conosciute da noi italiani, mi ero procurato un libro, e avevo preso in considerazione il cibo Egiziano del tempo dei faraoni.
Ad esempio in  “Alla ricerca dell’arma ancestrale: la falce di Saturno” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Si, ma in brevi passi del romanzo.
Il cibo è mai co-protagonista?
No.
“Alla ricerca dell’arma ancestrale:la falce di Saturno” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Ad un piatto di Ratatouille, per i colori. Racchiuso nella semplicità c’è la genuinità.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Pasta integrale, con pescespada,radicchio, pinoli ,uvetta e sugo
Ingredienti per due persone:
160 gr di pasta integrali “ io preferisco i fusilli ”
200 gr di pesce spada
200 gr di radicchio 
10 gr di pinoli
15 gr di uvetta ammollata
uno spicchio di aglio
200 gr di passata di pomodoro
un goccio di vino bianco ( io preferisco rosso)
olio e.v.o.
prezzemolo fresco
sale e peperoncino q.b.
Zucchero q.b.
Mettere a bollire l'acqua per la pasta.
Nel frattempo lavare il pesce spada, asciugarlo delicatamente e tagliarlo a dadini.
Lavare il radicchio, tagliarlo a pezzetti e farlo appassire in una padella con uno spicchio d'aglio.
Dopo qualche minuto quindi aggiungere il pesce spada e continuare la cottura per altri 4/5 minuti.
Sfumare con un goccio di vino bianco e proseguire la cottura a fuoco basso per qualche altro minuto.
Aggiungere la passata di pomodoro, fare cuocere il tutto per un 20 minuti.
Spegnere la fiamma ed aggiungere i pinoli, l'uvetta, regolare di sale ed aggiungere a piacere un pizzico di peperoncino.
Mescolare delicatamente.
Una volta pronta la pasta scolatela al dente passatela nella padella con la verdura ed il pesce, aggiungere un goccio di olio e.v.o. a crudo, impiattare e servire subito con una spolverata di prezzemolo tritato fresco.  
Quale complimento le piace di più come cuoco?
Il complimento che mi piace anche se semplice è “ Bravo”
E come scrittore?
Come scrittore, invece: “ sai scrivere, e farai strada, da tenerti in considerazione”
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Non si deve smettere mai di sognare, in quanto fonte inestinguibile di pace e di prospettive.
Grazie per la sua disponibilità
Grazie a lei, è stato un vero piacere.

Vuoi sapere di più su Fabio Davì?:
Biografia
Nato il 26 Febbraio 1984 a Partinico provincia di Palermo, consegue il diploma professionale in “ Tecnico della moda e del costume ” nell’anno 2005.
Dal 2002 al 2005  ha lavorato come aiutante cameraman presso due fotografi, l’anno successivo consegue l’attestato in “ Addetto alle tecniche artigianali tradizionali applicate al capo sartoriale” nello stesso anno  consegue i seguenti attestati professionali in “ Receptionist d’albergo, Office Operator e Inglese di livello base ”.
Nel 2006 si scrive presso l’Accademia di belle arti di Palermo indirizzo Decorazione, durante gli anni di studio partecipa a diverse mostre d’arte, la prima nel 2010 dal titolo: “ 20 autori 30 immagini per Liberty office ” sede di Palermo, nello stesso anno mostra dal titolo: “ Cappuccetto rosso veste il Kimono ” prima a Palermo poi spostata a Tokio, alla fine del 2010 mostra  dal titolo “ La scienza e l’immaginario ” presso l’istituto di ricerca CNR Consiglio Nazionale delle ricerche ivi Campobello di Mazzara Trapani.
Dal 2008 al 2011 ha lavorato come decoratore di carretti siciliani presso una bottega di un maestro d’arte.
Nel 2011 mostra dal titolo: “ Palermo scienza - Esperienza insegna ” presso l’università del capoluogo siciliano.
Nel 2012 realizza sotto richiesta del comandante di vigilanza Europol, il murales dello stemma Araldico del medesimo istituto.
Il 4 Ottobre 2012 si laurea presso L’accademia di belle arti di Palermo in : “ Arti visive e discipline dello spettacolo ind. Decorazione ” voto finale 110 e lode.
Poiché ha  sempre avuto una fervida immaginazione, decide di mettere su carta il suo primo progetto editoriale, così dopo un anno e mezzo conclude la stesura del suo primo manoscritto  di genere Fantasy dal titolo “ Alla ricerca dell’arma ancestrale: la falce di Saturno ”  impegnandosi nella realizzazione dei disegni interni e della grafica della copertina.
Vive con la sua famiglia  e le sue sorelle nel paese natio.


mercoledì 22 aprile 2015

Le letture di Bebolino: Crisalide Rosa di Cristiana Pivari, Absolutely Free Editore




Ho letto il romanzo di Cristiana Pivari, "Crisalida Rosa", Absolutely Free Editore, portandomelo dietro nei tanti giri giornalieri. Ha un formato agevole che ho trovato molto interessante da tirare fuori dalla tasca e leggere durante le attese. Tanti piccoli capitoli  autoconclusivi che ci danno l’idea di come pensi e viva la protagonista.  
Una donna moderna, Silvia, anche bella, non la solita brutta sfigata, alla ricerca di una dimensione che le dia felicità, una felicità che forse teme e che non sia mera contentezza ma serenità e libertà ( tanto che affianca alle pagine del romanzo anche un racconto fiabesco molto esplicativo).  Silvia è single, vive con il cane Pablo, adorabile, in un bell’appartamento dei suoi genitori, ma vuole pagare un affitto simbolico perché è una tipa indipendente e vuole essere libera di criticare lo spezzatino con polenta dei suoi genitori, o svignarsela per le feste. Ha un rapporto divertente con la sua portinaia Nicolina che sarà una specie di fata madrina perché … non ve lo dico.
La trama è costruita intorno a  una serie  riflessioni  su se stessa, come le ha raccomandato di fare la sua psicanalista tenendo un taccuino, e sul suo rapporto con gli altri, la sua compagna di lavoro e soprattutto i  suoi amici uomini (tipi anche strani, tanto che lo Strano Giovane è presente anche nel racconto fiabesco quindi la stranezza maschile la colpisce sempre), una lunga serie di uomini in verità, Stefano,Adriano, Roberto, Ettore, Michele, Fabrizio … tutti molto veri e amari con i  loro difetti e sotterfugi. Taluni anche affascinanti, semplici e inaspettati.

 Lo stile fatto di frasi brevi come piace a me è molto diretto, colloquiale, e non stanca anche perché il romanzo è ricco di frasi vivide e analisi comiche.  Il finale da brava scrittrice/ lettrice lo avevo intuito appena "ha bussato alla porta", e sinceramente ho fatto il tifo fino alla fine per il tipo di principe azzurro che Cristiana  Pivari ha scelto per la sua protagonista.

http://www.amazon.it/Crisalide-rosa-Cristiana-Pivari/dp/8897057179

domenica 19 aprile 2015

A LETTO CON LA SCRITTRICE Laura Buizza, Il quarantacinquesimo parallelo,Marco serra Tarantola Editore,2014

1
 
Laura Buizza,  Il quarantacinquesimo parallelo


editore: marco serra tarantola
anno di pubblicazione: 2014
prezzo: € 18
pagine: 308
genere: thriller
isbn: 978 88 6777 080 9
link per l’acquisto dell’opera:
http://www.ibs.it/code/9788867770809/buizza-laura/quarantacinquesimo-parallelo.html

Stasera facciamo irruzione nella camera da letto della scrittrice Laura Buizza.

Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a  letto tardi, o presto? 
si sveglierebbe all’ora di pranzo o all’alba?

Dormire mi piace. Ancora di più, amo sognare. Sogno a colori. La mattina appena sveglia mi sforzo di ricordare i sogni, a volte mi rincorrono persino durante la giornata. Altre volte, si sbriciolano non appena metto il piede fuori dal letto. Il piede destro è sempre quello che appoggio per primo. Se non dovessi lavorare, non credo cambierei le mie abitudini: andrei a letto e mi sveglierei all’incirca alla stessa ora. Se vivessi al mare, le muterei. Mi sveglierei all’alba. Non mi lascerei scappare nemmeno un’alba. Godere le prime luci del giorno in riva al mare è un’esperienza fragorosa per l’anima, seppure nel silenzio di quei primi attimi

Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire nuda, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperta? Ci descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprato qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato?

In inverno mi attorciglio sotto un caldo piumone e i miei pigiami invernali non sono troppo pesanti.  In morbido cotone, per lo più. In estate, non mi dispiace dormire sotto un fresco lenzuolo, avvolta in maglietta e shorts. La mia camicia da notte preferita è tutt’altro che seria: bianca, ha un largo scollo e Alice raffigurata per intero. L’Alice che vive nel Paese delle Meraviglie, nelle sembianze di un cartone animato.


    Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale?
Un bel letto matrimoniale, in ferro battuto, romantico. Decisamente in coppia. Non mi piace occupare da sola lo spazio della notte. Ho bisogno, invece, di avere un angolo tutto mio in cui scrivere. Sapere che qualcuno mi osserva mentre scrivo, frena la mia immaginazione e mi deconcentra. 

Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,  stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…)

Prima di dormire generalmente leggo. Mi piace il momento in cui mi infilo sotto le coperte, accendo l’abat-jour e prendo il libro dal comodino.

    Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di solito sul suo comodino?

Non è gigantesco. Credo sia grande quanto basta per tenerci l’abat-jour, il libro che leggo prima di addormentarmi, la sveglia, alcune boccette di profumo di fogge e colori diversi. 

 Le capita di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché ha un’idea, si rilassa  leggendo e riprende a dormire, o cosa?

Generalmente, se mi alzo di notte, lo faccio perché  proprio fatico a riprendere sonno. Allora vado in salotto, mi siedo sul divano, accendo la lampada e scrivo. Oppure leggo. Può capitare che legga interi capitoli nel cuore della notte.

Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni?

Sogno spesso e ogni volta a colori. Sono sogni intensi, dai colori accesi. Non ho incubi ricorrenti, e nemmeno sogni ricorrenti. Ogni volta è una storia diversa. Incomprensibile. Mi arrabbio quando il mio sogno viene interrotto dal suono della sveglia. Che bello invece quando posso lasciar scorrere il mio sogno ancora per un po’ nella  mente, prima di alzarmi! A volte, capita di non ricordarmi dei sogni appena sveglia. Succede però che me ne ricordi durante il corso della giornata. Una sensazione sempre piacevole.

 Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha scritto?

Non mi è mai capitato. Peccato. Mi succede invece di non riuscire a prendere sonno perché sono impaziente di mettere nero su bianco alcune idee. E allora devo alzarmi, altrimenti non c’è verso di riuscire a riprendere il sonno.

 Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo spunto?

Era una giornata piovosa, di quelle che ti mettono addosso l’umidità dei ricordi. Nella camera dell’appartamento di montagna rintronava l’eco di un temporale estivo. D’un tratto, la luce svanì. Accesi una candela, presi un quaderno e una penna e la mia immaginazione mi portò in una città popolata di leggende, nascondigli segreti, luci e ombre: Torino, dove si dice vi sia una città nella città. Il mio spirito avventuroso iniziò a dettarmi il resto della storia.

 Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fan?

Sorrido. Penso al  lettore che mi ha detto che il mio romanzo destabilizza gli equilibri familiari, rimarcando il fatto che non riusciva a staccarsi dalla storia e a svolgere le abituali faccende domestiche. Le sue parole mi hanno davvero divertita. So che molti lettori hanno fatto le ore piccole sul mio libro. Lo consiglierei, certamente. È a cavallo tra un thriller e un noir, la tensione si respira un po’ ovunque, a volte si dissolve lasciando spazio alle passioni dei protagonisti o alle descrizioni dei luoghi. Ma, si sa, un buon thriller non deve far addormentare dopo poche pagine…

  Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a colazione? Dolce o salato? A casa o  al bar?

Alla colazione non so rinunciare. Appena sveglia mi preparo una tazza di latte. Mi piace berlo in una tazzona rossa a pois bianchi, acquistata anni fa in Francia, durante un itinerario tra i castelli della Loira. Mi ricorda quel viaggio. Aprire la credenza e trovarvi oggetti acquistati qua e là mi investe, ogni volta, di profumi, sospiri, emozioni.  
Poi, fette biscottate con la marmellata o biscotti, dipende cosa c’è nella dispensa. Preferisco la colazione fatta in casa, seduta al tavolo della cucina, con la televisione che sussurra le notizie del telegiornale.

 Mi regalerebbe  una frase del suo romanzo per iniziare la giornata e una su cui sognare stanotte?

Certamente. Le lascio l’incipit del romanzo.  Una mattina come tante per la protagonista, all’oscuro del destino che l’attende: 

 “Come tutte le mattine da due settimane a questa parte, prima di fare colazione, si infilava un paio di ciabatte, indos­sava una vestaglia color crema e scendeva le scale di corsa, senza prendere l’ascensore, poiché il tempo perso nell’at­tesa della chiamata avrebbe aumentato la sua agitazione. Percorreva il buio atrio d’ingresso, salutando con un cenno della mano l’anziana portinaia dello stabile, la signora Lu­isa, e si fermava davanti alla lunga serie di cassette postali, una per ogni famiglia. Spiava con un occhio l’interno della sua cassetta e, con la stessa espressione disincantata di ogni giorno, si ritraeva indietro e apriva la serratura con la picco­la chiave dorata. Il suo sguardo si spegneva man mano che rovistava nella posta e vi trovava solo volantini pubblicitari”.

E un breve passo su cui fantasticare:

“Stretta in un tubino bianco lungo fino al ginocchio, che accentuava la perfezione del suo fisico marmoreo, aveva la schiena completamente nuda, che avrebbe fatto perdere la testa a chiunque avesse osato spingere lo sguardo in quella zona proibita che iniziava dove la schiena finiva. Il bordo della scollatura, in pizzo bianco, esaltava il decolleté ambrato della donna. In mezzo ai seni, che si potevano intravedere, ricadeva una goccia di diamante. Aveva i capelli raccolti in un elegante chignon, che metteva in risalto la nudità del suo collo vellutato. Sulle labbra, lo stesso rossetto rosso Chanel che indossava in ufficio”.


Grazie a lei per questa originale intervista “sopra le righe”!
Grazie a lei






mercoledì 8 aprile 2015

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Maurizio Milazzo, autore de "La Pietra di Cesare", Nulla Die, 2014


Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins

Oggi salutiamo e ringraziamo l’autore Maurizio Milazzo per averci aperto la porta della sua cucina.

“La pietra di Cesare” è il secondo romanzo di Maurizio Milazzo pubblicato, nel 2014, per la casa editrice siciliana indipendente Nulla Die. Si tratta del secondo episodio della narrazione della vita avventurosa dell’uomo comune “Nicola Enaldi”. Il romanzo, scritto in forma brillante, è un romanzo giallo/storico/fantascientifico con tratti d fantapolitica (forse non troppo “fanta”).

In questo episodio, Nicola Enaldi è un giovane sviluppatore impiegato in una software house romana; bloccato nel traffico, decide di fare una passeggiata ai Fori Imperiali e qui si addormenta. Lo sveglia Aulo Tiberio Manlio, centurione della Nona Legio Hispana, che lo salva da un borseggio. Come un novello Olandese Volante, Aulo bracca da duemila anni Sesto Nasone, ultimo sopravvissuto fra i congiurati contro Giulio Cesare. Nicola, mettendo a repentaglio il suo lavoro, aiuterà l'uomo nell'impresa. Il corso dell'azione svelerà che il malvagio Sesto Nasone, grazie ai poteri della Pietra di Giove proveniente da Stonehenge, si cela nella Roma del XXI secolo sotto le spoglie di un uomo politico. Con l'aiuto di amici e colleghi Nicola riuscirà a scompigliare le trame del malvagio Nasone, permettendo al centurione di conseguire la sua vendetta.


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
È uno dei piaceri della vita! Si, mi piace mangiare bene e anche cucinare.

Lo fa per dovere o per piacere?
È sempre un piacere cucinare, è un’attività creativa, la stessa pietanza non si cucina mai allo stesso modo…anche per mancanza d’ingredienti (…ecco cosa dovevo fare…la spesa!).

Invita spesso amici a casa o è ospite di altri?
Invito spesso gli amici a casa e sono loro ospite a mia volta; ma con gli amici si sta più spesso a casa mia, perché ospito anche un gatto e un coniglio che non possono sempre essere lasciati soli.

Ha mai conquistato una donna cucinando?
No, non ne ho avuto il tempo, mi son sposato a 23 anni e dopo due anni e mezzo di non fidanzamento (si poiché la non fidanzata che è diventata mia moglie, alla domanda “ci mettiamo insieme” mi ha sempre risposto di no)

Vivrebbe con una compagna che non sa mettere mani ai fornelli?
Non credo che ci riuscirei, la cucina è passione e se non si condividono le passioni è difficile andare avanti.
  
Quando ha scoperto questa sua passione?
Dopo il matrimonio quando abbiamo cominciato a preparare le cene per gli amici, essendoci sposati giovani, la nostra casa è diventata il punto di riferimento della comitiva, e ancora lo è per amici, figli e amici dei figli…questa casa è un albergo!

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Tornando con la memoria a quando ero bambino, ricordo le orecchiette e la  pizza fatta in casa dalla mia nonna materna pugliese e le brioches con il gelato al pistacchio che mangiavo andando a trovare la mia nonna paterna in Sicilia e il profumo dei forni di Porto Empedocle che ho ritrovato solo lì.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Ci sono tanti piatti che amo: la pizza ha sempre un posto privilegiato nelle mie preferenze, ma amo anche i primi a base di pesce o di verdure e i crauti con speck e bacche di ginepro.
Non c’è un piatto che detesto, ma non amo i piatti composti da troppi ingredienti

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non saprei, non mi faccio condizionare dal colore, semmai dall’odore.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa stare concentrato a scrivere?
Un rito scaramantico no, porta male. Scherzi a parte, non riesco a mangiare mentre scrivo, mangiare per me è un piacere, quando mangio mi dedico esclusivamente al cibo; inoltre, dovendo scrivere in seconda serata, mangiare sarebbe deleterio; al massimo sorseggio un tè o una tisana. 

Scrive mai in cucina?
No, troppe tentazioni (pane e marmellate fatte in casa, tranci di speck…) .

Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
In salone, quando tutti sono andati a letto, il coniglio è chiuso nella sua recinzione sul terrazzo e il gatto ronfa sul divano, ecco, in quell’inconsueta quiete domestica cerco di realizzare quanto mi è venuto in mente durante la giornata.

 Si compra cibo pronto (tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
 No, anche perché non posso dedicare molto tempo alla scrittura, al massimo due ore, e in quel tempo sono talmente concentrato che non ho lo stimolo della fame.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Prima di scrivere il cibo salato, dopo la scrittura cibo dolce; praticamente antipasto e dolce per inframezzare il pasto letterario.
Carina l’immagine di pasto letterario!

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa  particolare che le è accaduta? Una scena che ho raccontato, esasperandola, nel libro “Strada Facendo”; da studente ho fatto il barman in un albergo, come lavoro stagionale, non c’erano ancora tutti i tipi di caffè che ci sono oggi al bar, ma qualche cliente iniziava con le richieste di caffè personalizzato, macchiato caldo in tazza fredda, ecc. Così quando un cliente mi faceva una richiesta del genere io cominciavo a chiedergli maggiori specifiche sul prodotto che mi aveva chiesto (ad es. caffè corto o ristretto? Normale o decaffeinato, schiumato? Corretto?), così alla fine mi chiedeva solo un caffè.

Lei è uno scrittore, quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con sua moglie?
Quando esco con i figli (ne ho tre) e quindi anche con i rispettivi fidanzati/fidanzate, preferisco una pizzeria, la pizza piace a tutti e poi è un luogo molto informale. Quando esco con mia moglie amo i ristoranti con pochi tavoli, con una calda atmosfera e una cucina che tenda alla qualità piuttosto che alla quantità, preferibilmente una cucina a base di pesce.

E per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Una parmigiana di pesce spada ma anche una semplice pasta (si fa per dire) cacio e pepe.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Quando il posto lo permette sì. Davanti a un buffet si abbattono le barriere tra scrittore e lettori, si è tutti dalla stessa parte del tavolo ed è più facile conversare

Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Mi comporto con il cibo allo stesso modo della scrittura, come in una presentazione non si deve saziare il lettore ma bisogno stuzzicare il suo appetito letterario, lo stesso vale per il buffet che prevede solo un aperitivo o dei dolci (dipende dall’orario della presentazione)

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Sì, i miei personaggi hanno i vizi e le virtù che abbiamo tutti, quindi qualcuno di loro ama mangiare, dire che in tutti i miei romanzi il cibo è un co-protagonista.

Ad esempio in “La Pietra di Cesare” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Certamente! Ci si imbatte spesso in piatti di cucina, in questo caso particolare, anche nella cucina degli antichi romani. Nel libro si decanta la porchetta di Ariccia, ma anche il kebab indiano. Nel libro ci sono storie di vita quindi di cibo.

Il cibo è mai co-protagonista?
“La Pietra di Cesare” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
A quella del polipo affogato, c’è un personaggio, Mara Darelli, che descrive la ricetta di sua madre, dalla tradizione della cucina napoletana.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
*Marmellata di Cedro* (1,5 Kg di Cedri biologici, 1Kg di zucchero integrale di canna, 1 mela biologica)
Lavare i cedri e riporli in un contenitore immergendoli in acqua; con uno stuzzicadenti forare i cedri in più punti. Lasciarli immersi per 3-4 giorni avendo la cura di cambiare l’acqua tutte le sere.
Sbucciare i cedri e far bollire le bucce per 3 volte, gettando via, ogni volta, l’acqua di cottura.

Tagliare i cedri, avendo cura di eliminare i semi, e frullare sia polpa che frutta (potrebbe essere necessario aggiungere un po’ d’acqua a seconda dello strumento utilizzato per l’operazione).
Cuocere, a fuoco bassissimo, quanto avrete frullato insieme allo zucchero (versatene poco alla volta, mescolando lentamente); sbucciare la mela, tagliatela a metà per eliminare i semi ed immergerla nella pentola, serve per addensare la marmellata evitando di ricorrere alla pectina.
Mentre la marmellata cuoce, lavate accuratamente barattoli e coperchi e poi immergeteli in una pentola in modo che siano completamente ricoperti dall’acqua, fateli bollire almeno per 20 minuti.
Quando la marmellata sarà pronta riempite i barattoli fino all’orlo, dopo averli ben chiusi, capovolgeteli, lasciandoli in questa posizione per una ventina di minuti, in questo modo uscirà l’aria residua (un sottovuoto fatto in casa); una volta aperta va conservata in frigo, ma è un problema che normalmente non si pone ;-) È ottima per realizzare una crostata fatta col grano saraceno, come condimento di un’arista al forno e anche a colazione su una fetta di pane integrale.
Grazie la proverò, sembra versatile e buonissima.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Il miglior complimento per me è la richiesta della ricetta.
E come scrittore?
Quando mi dicono di essere stati catturati dal libro, di essersi riconosciuti in qualche personaggio, ma soprattutto quando mi dicono di averlo regalato a un amico o a un’amica.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Il Mondo era una pagina bianca, poi siamo arrivati noi e abbiamo cominciato a tracciare dei segni con un inchiostro indelebile, alcuni belli, altri brutti. Non c’è modo di cancellare quelli sgradevoli, possiamo solo migliorarli.

Grazie per la sua disponibilità
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Maurizio Milazzo – Biografia

Nato a Roma il 12 aprile 1968, dove si è diplomato come perito tecnico industriale specializzato in informatica. Lavora in Sogei nella gestione applicativa dei sistemi di pagamento della Pubblica Amministrazione.
Presidente dell'associazione Promoit Onlus(www.promoit.org), con la quale persegue progetti di solidarietà. Socio della Free Lance International Press, ha collaborato con riviste e periodici locali, ha scritto e condotto programmi radiofonici e programmi televisivi su network locali.  Tra le esperienze artistiche c’è anche il teatro: ha partecipato all’operetta “La pianella perduta nella neve” (1988 - Teatro dei Servi di Roma).
Trascorre il tempo libero in campagna o in montagna. Trekking e Sci sono le sue passioni.
Ha pubblicato la raccolta di racconti “Sogno o son destro? (incubi di un mancino) ” (2009), la raccolta di racconti “Rompete le righe…ma anche i quadretti”(2012), prima di approdare in  Nulla Die,  con la quale ha pubblicato i romanzi “Strada Facendo”(2013) e “La pietra di Cesare” (2014).

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