lunedì 24 novembre 2014
Lo scrittor prodigo
C'era una volta una casa editrice che pubblicava con diligenza tanti piccoli scrittori. Tutti amici, essi si consigliavano e si spronavano a vicenda. Un bel giorno, uno di loro, presuntuoso e convinto di essere meglio degli altri, decise di andare per il mondo a fare esperienza. Chiamò il suo editore e gli disse:
"Dammi ciò che è mio, perché io voglio andare a fare esperienza con una grossa ce"
L'editore seppur rattristato, perché amava il suo autore, gli diede le royalties e gli restituì i suoi scritti, anche quelli in prelazione. Poiché era un uomo giusto gli fece avere anche tutte le copie rimanenti dei suoi libri alla cifra di un euro l'una. Soddisfatto lo scrittore se ne andò e vagò per il mondo sperando di essere ricevuto dalle grandi ce. Cerca cerca, prova prova, sperperò tutti i suoi averi con le agenzie e alla fine si ritrovò pubblicato da una grande ce. Gonfiandosi di orgoglio, pensò solo a se stesso e abbandonò i veri amici, considerandoli imbrattacarte. Ma dopo poco tempo, invece di avere quello che aveva sempre sognato, e cioè visibilità e passaparola, articoli sui giornali e sui blog, fu ignorato dall'ufficio stampa e dalle librerie, e alla fine si ritrovò solo, povero e sconosciuto più di prima. Si accontentò allora di fare il correggi bozze, senza contratto, finché una sera, quasi cieco dalla stanchezza e morto di fame, pensò alla sua casetta editrice. Non osando tornare indietro e parlare con l'editore, pensò di spedire un manoscritto anonimo, ma quello riconobbe subito lo stile dello scrittore e lo andò a cercare ovunque. Vedendolo di lontano in una fiera per l'editoria che elemosinava di essere letto, ne ebbe compassione, si avvicinò e lo salutò. Lo scrittore, allora, si buttò ai suoi piedi e gli chiese perdono. L'editore lo fece rialzare e gli disse:
"Figliolo, torna nella tua casetta editrice, dove quello che è mio è tuo. Tutti i tuoi amici ti attendono e faremo festa".
Lo scrittore promise che l'indomani sarebbe tornato con un nuovo romanzo. Corresse tutta la notte e all'alba rientrò nella sua piccola ce, pentito.
L'editore fece ammazzare il distributore grasso e tutti festeggiarono. Qualche autore anziano però si lamentò:
"Editore, come mai per lo scrittore esordiente che è tornato, hai fatto ammazzare il distributore grasso e a me che ti servo da anni non dai nemmeno un trafiletto sui blog?"
L'editore gli disse: "Autore, sei tu forse geloso del tuo collega? Non sai che quello che è mio è tuo e tu devi promuoverti da solo? Qui nulla è cambiato,avremo un nuovo distributore, e faremo bei libri. E tra questi i tuoi. Ma ora dobbiamo festeggiare perché il tuo collega si era perso ed è stato ritrovato".
(Adattamento di Federica Gnomo Twins alla più nobile parabola che Nostro Signore ci ha narrato per parlarci delle nostre miserie umane: presunzione,voltafaccia, invidia, e la Sua grandezza nel perdonare, riaccogliere, amare i nostri simili anche se hanno sbagliato)
sabato 22 novembre 2014
In cucina con lo scrittore: Donatella Perullo, Lacrime d'Ametista, Butterfly 2014
Interviste food/book di Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo Donatella
Perullo, autrice del romanzo Lacrime
d’Ametista edito dalla Butterfly Edizioni
nell’ottobre 2014, per averci aperto
la porta della sua cucina.
“Lacrime d’Ametista” è il primo romanzo della trilogia fantasy “Il fato degli Dei” e sarà edito, in
formato cartaceo, dalla Butterfly Edizioni
alla fine del mese di ottobre 2014. “Lacrime
d’Ametista” si potrà acquistare, oltre che nelle migliori librerie, anche
on-line su Amazon, Ibs e Inmondadori.
Breve presentazione del romanzo:
Titolo: Lacrime d'Ametista #1- Il fato degli Dei
Autrice: Donatella Perullo
Autrice: Donatella Perullo
Edito da: Butterfly
Edizioni
Data di pubblicazione: Ottobre 2014
Numero di pagine: 284
Prezzo di copertina: 14 euro
Trama:
Immaginate una realtà in cui la
civiltà sia divisa in tre regni: Il regno delle sette terre, abitato dai
mortali che sono definiti incompleti per via della loro caducità, il regno di
Fomoria, abitato da esseri immortali privi di sentimenti positivi e il regno di
Elidoria, abitato da esseri fatati benevoli.
La protagonista, Roswita, è
l’ultima primogenita incompleta nata nell’anno nel quale, secondo una
rivelazione della Creatrice, nascerà la predestinata in grado di sconfiggere la
terribile Irmin, principessa del regno del male e sposa di Felmasio, re degli
incompleti. Per questo motivo Irmin ha ordinato l’uccisione di tutte le
primogenite nate in quell’anno.
Roswita è dunque destinata a essere
assassinata poco dopo la nascita, ma è salvata da Iosò, una misteriosa anziana
che la porta via con sé e la tiene nascosta nel bosco, lontana da tutti, per
prepararla al destino che la attende. La ragazza cresce serena e inconsapevole.
Raggiunge l’adolescenza senza avere sentore di quello che è il suo destino, fin
quando un giorno per puro caso, s’imbatte in un giovane che la colpisce dritta
al cuore.
È Fredric dei Noctiluca, principe
cadetto, figlio di Felmasio e di Irmin.
Qui ha inizio un susseguirsi di
eventi magici, emozionanti e drammatici che stravolgeranno la vita dei
protagonisti e porteranno Roswita a combattere per il proprio amore e per la
salvezza della razza incompleta. Eventi che le riveleranno la verità sulla
propria nascita e sul proprio destino, costringendola a prendere coscienza di
sé e a rinunciare alla propria fanciullezza e alla propria innocenza.
******
La prima
domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Ebbene sì, lo ammetto! Adoro mangiare bene e amo
cucinare.
Lo fa
per dovere o per piacere?
Dipende, in genere è sempre un piacere
cucinare, soprattutto farlo per le persone che amo. Mi piace leggere sui loro
volti le espressioni di piacere nello scoprire che ho preparato per loro i piatti che prediligono. Ci sono anche
volte, però, in cui ho alte priorità. In quei casi, qualsiasi cosa passa in
secondo piano, anche la cucina, allora mi dedico a piatti veloci che diano
buoni risultati senza rubare troppo tempo.
Invita spesso
amici a casa o è ospite di altri?
Non invito spessissimo gli amici, non per
mancanza di volontà, piuttosto di tempo. I giorni infrasettimanali sono
strapieni d’impegni sia per la mia famiglia sia per quelle dei miei amici, il
tempo libero si riduce a quello dei fine settimana durante i quali ci
incontriamo tutti con piacere, ma è più per stare insieme che per dedicarci a
cene vere e proprie. Gli inviti per eccellenza li faccio durante le festività,
soprattutto quelle natalizie, allora con tante persone cui dedicarmi mi
sbizzarrisco a creare cene e pranzi ricchi di tradizione, ma anche di fantasia
e soprattutto amore.
Ha mai
conquistato un uomo cucinando?
Se l’ho fatto, non me ne sono resa conto!
Vivrebbe
con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Certo, ma avrei difficoltà a sopportare
un compagno che amasse troppo stare ai fornelli. Sono gelosa della mia cucina e
di tutti gli strumenti che ho scelto con attenzione, non credo sarei felice di
continue intromissioni del partner in un territorio che considero mio.
Quando ha
scoperto questa sua passione?
Ero piccolissima, avevo sette o otto
anni. Durante il periodo estivo trascorrevo lunghi periodi a casa di mia nonna
e mia zia e lì trascorrevo ore a imparare da loro i segreti della cucina
tradizionale, quella verace, che nutre gli occhi e il cuore prima dello
stomaco.
Ci
racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Uno dei primi ricordi è legato a quando
avevo poco più di tre anni. Avevo la tosse convulsiva e in quei giorni mangiavo
poco o niente. Essendo già mingherlina di costituzione, i miei genitori si
preoccupavano molto dei miei digiuni. Così il mio papà tutti i pomeriggi,
appena tornato dal lavoro, mi portava al Boschetto di Capodimonte (un’oasi
verde sulle colline napoletane, ormai distrutta dall'edilizia feroce della fine
degli anni settanta), e trascorreva ore a imboccarmi e farmi giocare. Tornavamo
a casa solo quando lui era sicuro che avessi mangiato abbastanza. Ancora ho il
ricordo nitido ed emozionante di quei pomeriggi di pasta, mozzarelle, prati e ginestre.
Ha un
piatto che ama e uno che detesta?
Ho tanti piatti che preferisco, uno è di sicuro il
risotto con i funghi. Ne ho anche una bella lista di pietanze che detesto e
sono tutti piatti eccessivamente conditi, dai sapori forti e manipolati.
Un
colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non c’è un colore specifico, in genere è più un
determinato tipo di consistenza o condimento a disgustarmi.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Non si può parlare di rito scaramantico. Quando sono in fase creativa, però
sono assalita da una sorta di frenesia che mi spinge a sgranocchiare o
sorseggiare qualcosa. Così cerco di non
farmi mancare cibi che mi tengano impegnata a lungo senza appesantirmi, ma non
ci riesco sempre…allora eccomi affiancata da bicchieroni di yogurt, succosi
frutti di stagione o, lo confesso, enormi scodelle di popcorn.
Scrive
mai in cucina?
No, la cucina non è un ambiente che favorisce la mia vena creativa, troppe distrazioni.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Ho il mio angolo per scrivere, un piccolo scrittoio in un angolo del salotto. È lì che riesco a isolarmi dal mondo e lo faccio soprattutto di mattina quando sono sola e posso dedicarmi a me stessa e alla mia passione.
No, la cucina non è un ambiente che favorisce la mia vena creativa, troppe distrazioni.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Ho il mio angolo per scrivere, un piccolo scrittoio in un angolo del salotto. È lì che riesco a isolarmi dal mondo e lo faccio soprattutto di mattina quando sono sola e posso dedicarmi a me stessa e alla mia passione.
Si compra cibo pronto (tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Non compro mai cibo pronto, e neanche cibi
surgelati e pronti da infornare. Quando sono molto presa dalla scrittura, sento
comunque la responsabilità di occuparmi della mia famiglia e allora lo faccio
preparando cibi veloci e naturali, che mi portino via poco tempo senza detrarre
però qualità alla tavola. Preparare uno spaghetto al pomodoro fresco
aromatizzato con basilico, ruba poco più di un quarto d’ora compresa la cottura
della pasta ed è molto più salutare di un tramezzino o un cibo precotto. La
pizza poi, se non la mangio in pizzeria, la preparo io e anche quello è uno dei
piatti veloci che mi aiutano molto durante i periodi di massimo impegno
creativo.
Che tipo
di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o
dolce?
Sempre salato, non amo i dolci tranne rare eccezioni come la torta Margherita o il tortino al
cioccolato con fondente, ma rigorosamente fatti in casa.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Sempre salato, non amo i dolci tranne rare eccezioni come la torta Margherita o il tortino al
cioccolato con fondente, ma rigorosamente fatti in casa.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Quando ero piccola, gli adulti davano per scontato
che adorassi caramelle e cioccolatini. Come ho detto, però, non ho mai
prediletto i sapori dolci, ma allo stesso tempo non avevo cuore di rifiutare
quei doni per non dare un dispiacere a chi me li offriva nella convinzione di
farmi piacere. Così accettavo, ringraziavo compita e correvo a nascondere tutto
nei posti più impensati. Ci sono stati casi in cui i padroni di casa hanno
ritrovato dopo molto tempo, cioccolatini sciolti sotto i cuscini dei divani o
caramelle dietro lavatrici o frigoriferi, assaltate da orde di formiche. Beh,
quelle persone impararono a non offrirmi più dolciumi.
Lei è in prevalenza uno scrittore di
fantasy e narrativa ma l’estro la
spinge anche ad avvicinarsi a generi diversi. Quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale
preferisce? E quando esce con sua moglie (o la sua compagna, marito, ecc)?
Oppure
per festeggiare una pubblicazione? Cosa
tende a ordinare in un locale?
Preferisco sempre locali in cui mi
facciano sentire a mio agio. Son abitudinaria e scelgo quelli dove conosco il
personale, sono trattata con familiarità e professionalità e dove servano cibo
di qualità. La mia famiglia condivide questo mio modo di pensare e predilige i
miei stessi locali, per cui scegliamo insieme dove andare. Quando vado con gli
amici, invece, mi limito a suggerire, ma poi lascio la decisione alla
maggioranza. Finora non mi è mai capitato di festeggiare una pubblicazione.
L’uscita di diversi racconti in antologie anche di prestigio, l’ho vissuta come
una bella esperienza ma la scaramanzia mi ha trattenuta dal festeggiare. Ora che sono giunta all’uscita del mio primo
romanzo, ho quasi paura e vivo questa esperienza più come un punto di partenza
che di arrivo. Di sicuro quindi brinderò a questa bellissima esperienza, ma lo
farò in famiglia e molto probabilmente tra le mura domestiche.
Nelle
sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori
intervenuti?
Tende a
fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Non ho ancora affrontato l’esperienza di
una presentazione, ma credo che gestirò la cosa di volta in volta. Ci saranno
presentazioni che richiederanno la piacevole consuetudine dell’offerta di un
buffet o di un aperitivo, altre invece dove sarebbe addirittura sconveniente
farlo. Tutto dipenderà dal tipo di pubblico, dall’orario della presentazione ma
soprattutto dalla location.
Ha mai
usato il cibo in qualche storia?
Sì, spesso. In diversi miei racconti ho dato
rilevanza al cibo.
Ad
esempio in “Lacrime d’Ametista” ci
sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo
è mai co-protagonista?
Sì in “Lacrime
d’Ametista” ci sono diversi passi che riportano al cibo. Come persone reali,
i protagonisti dormono, si risvegliano, amano, discutono, insomma vivono ed è
inevitabile che si ritrovino a volte a preparare pietanze o a condividere la
mensa. Più volte il cibo è riconosciuto come elemento di aggregazione, ma
anche, così come avviene nella vita reale, utilizzato come gesto di affetto, di
attenzione nei confronti di chi si ama.
“Lacrime d’Ametista” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Non ho dubbi, l’unico dolce che io ami davvero: Il
tortino al cioccolato con cuore fondente. Immaginate un piatto dal colore
vivace, sul quale sia adagiato un tortino scuro, piccolo gioiello culinario
affiancato da un ciuffo di panna montata e spolverato di delicato zucchero a velo
aromatizzato alla vaniglia. Un boccone delicato ma al contempo corposo, scuro
come la cioccolata più nera, caldo come l’inferno ma amabile come il paradiso.
Una creazione dolce e amara allo stesso tempo. Un cuore pulsante d’energia, dal
guscio consistente, all’apparenza consueto, ma che nasconde sorprese
strabilianti. Ecco così vedo “Lacrime
d’Ametista” come un piccolo scrigno all’apparenza consueto, ma che riserva
sorprese ed emozioni inaspettate.
Per
concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce
meglio?
Ci sono diverse ricette che mi vengono in mente e
sono tutte salate, ma preferisco rimanere in tema e darvi proprio la mia
ricetta del tortino al cioccolato con cuore fondente.
TORTINO CON CUORE FONDENTE
Ingredienti per 4 tortini
100 gr di burro
100 gr di cioccolato fondente tritato
60 gr di zucchero
2 uova
20 gr di farina
Panna montata e zucchero a velo per decorare
Preparazione:
Ungete 4 stampini con poco burro, infarinateli e
metteteli nel freezer. Fate fondere il cioccolato a bagnomaria, togliete dal
fuoco e, battendo con una frusta, aggiungete il butto rimasto e lo zucchero.
Quando avrete ottenuto un composto omogeneo e cremoso, incorporate le uova una
alla volta: ossia aggiungete il secondo quando il primo sarà completamente
assorbito. Infine aggiungete la farina. Mescolate, versate il composto nei
quattro stampini, copriteli con la pellicola alimentare e riponeteli nel
freezer. Dopo due ore eliminate la pellicola e mettete gli stampini in forno
preriscaldato a 200° per circa dieci minuti. Capovolgete gli stampini in un
piatto da dessert e decorate con la panna e lo zucchero a velo.
Quale
complimento le piace di più come cuoco?
Il piatto vuoto e la richiesta di averne una
seconda porzione.
E come
scrittore?
Come autrice i complimenti che mi
piacciono sono quelli spontanei, dettati dall’entusiasmo del momento e dalle
emozioni che sono riuscita a trasmettere con la mia scrittura. Parlando di Lacrime d’Ametista, più di una lettrice mi ha detto che “provoca
crisi di astinenza”. Questo è senza dubbio il più bel complimento che mi
potessi aspettare.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Giacché si parla di cucina e di cibo,
mi viene da pensare a un racconto che ho scritto qualche tempo fa e che è stato
pubblicato in un’antologia. Parlo de “I
crocchè di nonna Ottavia”, una brevissima novella dedicata alla mia nonna materna
e ai suoi squisiti crocchè, che preparava per mio padre, mio fratello e me, la
domenica, quando tornavamo dallo stadio. La frase in particolare cui ho pensato
è questa:
“La
tavola è apparecchiata, tutto è pronto. Sul vassoio ci sono loro, caldi,
croccanti e dal cuore soffice. I crocchè di nonna Ottavia, sono il premio dopo
ogni partita. Sono la consolazione dopo la sconfitta, l’esplosione di gioia
dopo la vittoria. Una certezza che non può mancare.
Crema di patate con imbottitura di prosciutto cotto e provola. Nonna li
passa nella farina e poi nel bianco d’uovo così che non si spacchino durante la
frittura. Sono unici, inimitabili e resteranno sempre nel mio cuore, come nonna
Ottavia e come il Napoli di Maradona.”
Vorrei però salutarvi con
una frase di “Lacrime d’Ametista”, un
pensiero breve che rispecchia in pieno il momento che sto vivendo. Dopo anni di
speranze e lavoro, eccomi in procinto dell’esordio di un mio romanzo, un’opera
in cui credo molto e che amo profondamente. Ho sognato a lungo questo momento e
spero che la realizzazione di questo desiderio si trasformi in una piacevole
avventura. La pubblicazione di “Lacrime
d’Ametista” è Un sogno che si tramuta in realtà e che mi fa pensare a uno
dei miei personaggi, re Felmasio, che in una scena sospira: «I sogni sono quanto di più vicino esista
alla realizzazione dei desideri». Oggi posso dire che è proprio così.
Grazie per la sua disponibilità
Grazie per la sua disponibilità
Grazie a lei per avermi accolta nel suo
salotto!
lunedì 17 novembre 2014
FALLO LO STESSO, Madre Teresa di Calcutta
Se fai il bene, ti attribuiranno
secondi fini egoistici
non importa, fa’ il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi,
troverai falsi amici e veri nemici
non importa realizzali.
Il bene che fai verrà domani
dimenticato.
Non importa fa’ il bene
L’onestà e la sincerità ti
rendono vulnerabile
non importa, sii franco
e onesto.
Dà al mondo il meglio di te, e ti
prenderanno a calci.
Non importa, dà il meglio di te
(Madre Teresa di Calcutta)
giovedì 13 novembre 2014
Un libro femminista al punto giusto, Il ragazzo alla pari, Federica Gnomo Twins, Gremese Editore
Una bella e profonda recensione di Fausta Genziana Le Piane, giornalista e poetessa, su DONNISSIME.
L’imprevedibilità nel prevedibile
Federica Gnomo Twins come Bridget Jones!
Ironia e anticonvenzionalità – tinto di femminismo – aprono il romanzo di Federica Gnomo Twins, Il ragazzo alla pari, Ombrerosa, 2013.
I fatti: Federica, quarantenne tecnicamente single dopo aver sorpreso a letto il marito con una amica ed essersi separata, decide di partire per il mare, la Sardegna, con i figli, ma le occorre un aiuto, una protezione una ragazza alla pari che parli un po’ d’italiano ma soprattutto una lingua straniera, per aiutarmi con i bambini (p. 9). All’annuncio risponde invece un ragazzo, Tom, di ventitré anni, dalla voce profonda, alto, biondo, spalle larghe (p. 14).
La protagonista Federica è una donna di oggi, una distratta nervosa, stile Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding (1995), tosta, una “non” in molte cose, incasinata, che fa cazzate, che passa dall’euforia alla disperazione, che si va a cercare i guai che poi sconta. Si sente una fallita, combattuta tra saggezza e pazzia (Mi pento quasi subito della mia decisione, ma non ho il coraggio di richiamare e annullare tutti gli accordi – p. 12), tra convenzioni antiche ed esigenze moderne, tra lo scartare un uomo per “abitudine” ed il desiderio istintivo invece di accettarlo, contravvenendo al pensiero comune; tra la convinzione che un ragazzo infonde sicurezza e il desiderio di mandare all’aria il luogo comune che è meglio avere un uomo in casa, nel tentativo di dimostrare che, come l’ex marito se la spassa con una ventenne, anche lei può partire con un ventenne in nome della parità. Infatti, come attraverso il personaggio di Bridget vengono tratteggiate con ironia le manie e le stranezze della vita degli anni novanta, attraverso il personaggio di Federica cono analizzate le ribellioni e le contraddizioni di oggi.
Federica è attratta dal suo tato, sentimentalmente e non solo, ma è insicura, dubbiosa, dominata dalla paura, di non piacere, di essere inadeguata, di non essere all’altezza di questo colpo di fulmine, si vergogna: vocaboli ed espressioni come agitarsi, paura, non avere fiducia in se stessi, ansia, incapacità a rilassarsi, contorcersi, innervosirsi, scombussolarsi, rabbia ecc. si moltiplicano nel corso della lettura. Federica si illude, fantastica, cerca l’uomo dei suoi sogni, il principe azzurro come Emma Bovary. Soffre del Complesso di Cenerentola: sogna un cavaliere biondo sul suo cavallo bianco (p. 25).
Il romanzo è scritto in prima persona, tutto dalla parte della protagonista: con grande abilità ed ironia esilarante, senza veli, senza falsi pudori, Federica Gnomo sviscera tutte le sfumature dell’attrazione fisica e mentale della protagonista, della la forza dell’eros di una donna matura. E questa è la novità del libro: nel ribaltamento delle posizioni - Federica per la prima volta bacia per prima un uomo; Tom le sta facendo vedere la vita da altri punti di vista - che oggi non fanno comunque più scandalo, non solo nel mondo dello spettacolo: Io non ho mai fatto distinzioni d’età. Siamo persone in cerca d’amore e i sentimenti non hanno età, o sesso. Mi conosci da tanto tempo e sai che amo un uomo molto più anziano di me, e non vedo la differenza con il fatto che tu possa innamorarti di uno molto più giovane di te (p. 50).
Ma ho parlato di cauto e sfumato femminismo perché Federica Gnomo sa mettersi anche dalla parte di Tom, vittima del fratello gemello ma forte del suo sentimento: Io, donna matura, persa nel sogno di un nuovo amore, bacio un ragazzo perso nella ricerca di sé. In fuga da tutto quello che ha di più caro. E forse il nostro segreto è tutto qui. In questo prendere e dare con disperazione, lasciandoci tutto il dolore alle spalle. La sofferenza per un rapporto sbagliato. L’amore donato e rifiutato. Il futuro negato. Questo forse ci ha unito. Questo riconoscersi uguali ci ha guidato (p. 136).
Ecco allora il significato dell’altra faccia del titolo e cioè che il sentimento quello che conta: Usciamo al tramonto di un giorno qualsiasi che è diventato speciale. Lui lo rende così, io lo rendo così. Siamo pari. Ci amiamo. Alla pari…(p. 145).
L’imprevedibilità nel prevedibile
Federica Gnomo Twins come Bridget Jones!
Ironia e anticonvenzionalità – tinto di femminismo – aprono il romanzo di Federica Gnomo Twins, Il ragazzo alla pari, Ombrerosa, 2013.
I fatti: Federica, quarantenne tecnicamente single dopo aver sorpreso a letto il marito con una amica ed essersi separata, decide di partire per il mare, la Sardegna, con i figli, ma le occorre un aiuto, una protezione una ragazza alla pari che parli un po’ d’italiano ma soprattutto una lingua straniera, per aiutarmi con i bambini (p. 9). All’annuncio risponde invece un ragazzo, Tom, di ventitré anni, dalla voce profonda, alto, biondo, spalle larghe (p. 14).
La protagonista Federica è una donna di oggi, una distratta nervosa, stile Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding (1995), tosta, una “non” in molte cose, incasinata, che fa cazzate, che passa dall’euforia alla disperazione, che si va a cercare i guai che poi sconta. Si sente una fallita, combattuta tra saggezza e pazzia (Mi pento quasi subito della mia decisione, ma non ho il coraggio di richiamare e annullare tutti gli accordi – p. 12), tra convenzioni antiche ed esigenze moderne, tra lo scartare un uomo per “abitudine” ed il desiderio istintivo invece di accettarlo, contravvenendo al pensiero comune; tra la convinzione che un ragazzo infonde sicurezza e il desiderio di mandare all’aria il luogo comune che è meglio avere un uomo in casa, nel tentativo di dimostrare che, come l’ex marito se la spassa con una ventenne, anche lei può partire con un ventenne in nome della parità. Infatti, come attraverso il personaggio di Bridget vengono tratteggiate con ironia le manie e le stranezze della vita degli anni novanta, attraverso il personaggio di Federica cono analizzate le ribellioni e le contraddizioni di oggi.
Federica è attratta dal suo tato, sentimentalmente e non solo, ma è insicura, dubbiosa, dominata dalla paura, di non piacere, di essere inadeguata, di non essere all’altezza di questo colpo di fulmine, si vergogna: vocaboli ed espressioni come agitarsi, paura, non avere fiducia in se stessi, ansia, incapacità a rilassarsi, contorcersi, innervosirsi, scombussolarsi, rabbia ecc. si moltiplicano nel corso della lettura. Federica si illude, fantastica, cerca l’uomo dei suoi sogni, il principe azzurro come Emma Bovary. Soffre del Complesso di Cenerentola: sogna un cavaliere biondo sul suo cavallo bianco (p. 25).
Il romanzo è scritto in prima persona, tutto dalla parte della protagonista: con grande abilità ed ironia esilarante, senza veli, senza falsi pudori, Federica Gnomo sviscera tutte le sfumature dell’attrazione fisica e mentale della protagonista, della la forza dell’eros di una donna matura. E questa è la novità del libro: nel ribaltamento delle posizioni - Federica per la prima volta bacia per prima un uomo; Tom le sta facendo vedere la vita da altri punti di vista - che oggi non fanno comunque più scandalo, non solo nel mondo dello spettacolo: Io non ho mai fatto distinzioni d’età. Siamo persone in cerca d’amore e i sentimenti non hanno età, o sesso. Mi conosci da tanto tempo e sai che amo un uomo molto più anziano di me, e non vedo la differenza con il fatto che tu possa innamorarti di uno molto più giovane di te (p. 50).
Ma ho parlato di cauto e sfumato femminismo perché Federica Gnomo sa mettersi anche dalla parte di Tom, vittima del fratello gemello ma forte del suo sentimento: Io, donna matura, persa nel sogno di un nuovo amore, bacio un ragazzo perso nella ricerca di sé. In fuga da tutto quello che ha di più caro. E forse il nostro segreto è tutto qui. In questo prendere e dare con disperazione, lasciandoci tutto il dolore alle spalle. La sofferenza per un rapporto sbagliato. L’amore donato e rifiutato. Il futuro negato. Questo forse ci ha unito. Questo riconoscersi uguali ci ha guidato (p. 136).
Ecco allora il significato dell’altra faccia del titolo e cioè che il sentimento quello che conta: Usciamo al tramonto di un giorno qualsiasi che è diventato speciale. Lui lo rende così, io lo rendo così. Siamo pari. Ci amiamo. Alla pari…(p. 145).
Merletto di Biscotti
Guardate che idea facilissima e carina per decorare i BISCOTTI! E' presa dal web, e la trovo geniale :
Basta fare o comprare della pasta frolla stenderla e premerci sopra un vecchio merletto, o centrino. Uno di quelli che volevate buttare e avete nascosto in qualche cassetto!
Buon lavoro.
martedì 11 novembre 2014
IN CUCINA CON LO SCRITTORE Demetrio Verbaro“ L’ATTIMO ETERNO ” edizioni Lettere animate,2014
Interviste culinarie di
Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore DEMETRIO VERBARO, autore di “ L’ATTIMO ETERNO ” (Lettere Animate, 2014) per averci aperto la porta della sua cucina.
Molti di voi lo ricorderanno per “ IL CARICO DELLA FORMICA ” edito dallo stesso editore nel 2013. Di seguito le due presentazioni dei romanzi. Io non riesco a staccare gli occhi dalla torta!
LINK D’ACQUISTO:
http://www.amazon.it/carico-della-formica-Demetrio-Verbaro-ebook/dp/B00GZL6S5E/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1415380772&sr=8-1&keywords=il+carico+della+formica
“ L’ATTIMO ETERNO ”: Il romanzo è un’intensa storia d’amore
e d’amicizia.
I protagonisti sono tre ragazzi: Giuseppe, Jessica e Sidney. Ognuno di
loro, a modo suo, è speciale, fuori dal comune, ma proprio questa diversità li
porterà a essere emarginati dai propri coetanei. Troveranno però nella loro
amicizia un legame unico e indissolubile.
Il romanzo è strutturato su due livelli temporali e geografici: nei
capitoli dispari la storia narra le vicende dei tre protagonisti partendo dalla
loro infanzia nel 1992, e seguendoli fino ai vent’anni; l’ambientazione è
Mosorrofa un piccolo paese di Reggio Calabria abbarbicato sulla collina.
Nei capitoli pari invece siamo nel 2013 e ritroviamo i protagonisti già
trentenni, intenti ad affrontare le complicanze dell’amore. L’ambientazione è
New York. Per chi ama le storie a lieto fine consiglio fermarsi al capitolo
finale, per tutti gli altri consiglio di proseguire la lettura fino all’epilogo.
LINK D’ACQUISTO:
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La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Amo mangiare, ma cucina quasi sempre mia moglie. Adoro la sua cucina
mediterranea.
Lo fa per dovere o per piacere?
Lo faccio quasi sempre per piacere, ma quando esagero con dolci e lasagne
mi sento in colpa e comincio a mangiare cibo sano per dovere.
Invita spesso amici a casa o è
ospite di altri?
Avendo due figli piccoli è difficoltoso organizzare pranzi e cene, ma le
poco volte che lo facciamo gli ospiti se ne vanno con la pancia piena e
leccandosi i baffi.
Ha mai conquistato una donna cucinando?
Viceversa, mia moglie mi ha conquistato anche per merito della sua cucina.
Vivrebbe con una compagna o un compagno che non sa mettere
mani ai fornelli?
Se l’amassi si, mi adatterei alla sua inesperienza culinaria.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Mia madre era una tipica donna del sud, i nostri pranzi domenicali erano
dei matrimoni.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Ogni sabato mia madre faceva il pane di grano nel grande forno del giardino
e io non vedevo l’ora di bagnare una pagnotta con dell’olio e gustarla.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Amo le patate bollite con il tonno, ma non so il perché. Non amo
particolarmente i legumi.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Rosso, qualsiasi cosa contiene il pomodoro è buona da mangiare.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Non mi metto a sedere davanti al mio manoscritto se non ho con me una tazza
di caffèlatte.
Scrive mai in cucina?
Raramente.
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
Scrivo nel mio studio-palestra dove ho il pc e solitamente lo faccio dalle
4 alle 7 di mattina quando i miei figli dormono.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Ci pensa mia moglie, ma a volte sono cosi preso dalla scrittura che non
mangio per delle ore.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Dolci, cioccolata fondente anche al 90 per cento.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Mia moglie e i miei figli erano fuori città e io sono rimasto a scrivere
per un giorno intero nutrendomi solo di grisbì al cioccolato.
Lei è uno scrittore di narrativa e noir quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce
con sua moglie?
Andiamo sempre in pizzeria, non sono tipo da ristorante.
Oppure per festeggiare una
pubblicazione? Cosa tende a ordinare in
un locale?
La mia proposta di pubblicazione l’ho festeggiata a casa, con lasagne e
zuppa inglese per dolce
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Finora nelle presentazioni che ho fatto non l’ho mai usato, non vorrei che
venissero per il buffet e non per il mio libro J
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Non come protagonista.
Ad esempio in “Il
carico della formica o l’attimo eterno” ci sono passi che ricordano cibi o
profumi di cibo?
Si nel “ carico della formica ” in una scena importante la moglie prepara
un ragù di salsicce, mentre “ nell’attimo eterno ” il pane di grano e olio è
usato in una metafora per spiegare l’amore.
Il cibo è mai co-protagonista?
In un modo o nell’altro è sempre presente
“ Il carico della formica” a che ricetta lo legherebbe, e “ l’attimo eterno ” ? e perché?
“ il carico della formica ” alle polpette, perché è un romanzo croccante e
bruciacchiato fuori e tenero dentro mentre “ l’attimo eterno ” alla pizza
margherita, semplice ma buonissima
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
TORTA UBRIACA:
Ingredienti: burro (150 gr), Cacao amaro (50 gr.),
Farina (150 gr ), lievito (1 bustina), mascarpone (250gr), Uova (2), uova (4),
vino rosso (mezzo bicchiere), Zucchero (150 gr), Zucchero (3 cucchiai)
Preparazione della ricetta
Preriscaldare il forno a 170°. Versare in una
boule il burro morbido con lo zucchero e mescolare. Unire le uova una alla
volta poi pian piano la farina con il cacao ed il vino rosso. Amalgamare tutto
ed aggiungere per ultimo il lievito setacciato. Versare in dei pirottini medi e
cuocere a 170° per 10min. Mentre raffreddano preparare la crema: sbattere i
tuorli con lo zucchero finchè diventano bianchi e spumosi. unire il mascarpone
senza smontare il composto e mettere in frigo. Creare un foro al centro di ogni
dolcetto con una cannuccia. Riempire il foro con la crema e guarnire con questa
anche tutta la superficie. A piacere si possono aggiungere delle scagliette di
cioccolato fondente sopra la crema.
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
Quando mia moglie dice: “ sei
riuscito a cucinare senza bruciare la cucina ”
E come scrittore?
Mi hai fatto riflettere, oppure distrarre
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Ognuno ha un concetto diverso dell'amore, ma qualunque sia il vostro
ricordatevi sempre una cosa: non abbiate mai paura dell'amore, della sua
fragilità, della possibilità di essere feriti, l'unica cosa di cui dovete avere
paura è una vita senza amore , non è necessario amare per sempre, basta
solamente amare e noi esseri umani abbiamo un grande dono: sappiamo amare anche
quando non siamo amati .
Grazie per la sua disponibilità
Grazie a te.
Federica Gnomo Twins
lunedì 3 novembre 2014
IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Vanessa Navicelli, Un sottomarino in paese, giugno 2014
Interviste culinarie di
Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo l’autrice
Vanessa Navicelli (“Un sottomarino in paese”, ebook e cartaceo, italiano e
inglese e presto spagnolo, prima edizione giugno 2014) per averci aperto la
porta della sua cucina.
“Un sottomarino in paese” è una fiaba illustrata per lettori dai 6 ai… 100
anni! (Non si è mai troppo “vecchi” per sognare.)
Protagonista è uno strambo
capitano di un sottomarino che, non avendo nessuna guerra ufficiale da combattere,
decide di crearsene una tutta sua, attaccando un paese di collina. Ma cosa
succederà quando il capitano (solo da tanto tempo) inizierà a conoscere gli
abitanti del paese?
Tredici tavole illustrate ad acquarello e pastello
accompagnano una storia a sfondo pacifista, umoristica, di scoperta di sé e del
mondo che ci circonda. Una storia d’integrazione. Buffa, tenera, surreale. Per
sorridere e riflettere. E ricordarsi com’è bello vivere in pace.
Perché un’altra vita (… un’altra via) è sempre
possibile.
Dove
acquistarlo: www.vanessanavicelli.com/dove-acquistarlo
Disponibile
su Amazon, Google Play, Smashwords, iTunes, Kobo, inMondadori, la Feltrinelli e Nook.
Booktrailer (italiano e
inglese): www.vanessanavicelli.com/booktrailer
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Posso dire di aver ereditato la
non-passione per la cucina da mia mamma.
La sua idea del cucinare è: aprire una scatoletta di tonno e condire dei
pomodori in insalata. Sa fare anche di meglio, eh! (Ma solo se costretta…)
Io ho preso da lei. Per quel che riguarda la cucina, le mie parole chiave
sono: negozi di gastronomia & forno a microonde.
Come dico sempre ai miei amici, a me piace mangiare roba genuina e preparata
in casa. Solo che non sono fiscale sul fatto che sia preparata… in casa mia! :)
Quindi, viva le gastronomie, dove compro. Poi porto a casa e riscaldo al
microonde.
Quindi lo fa per dovere e mai per
piacere?
Se cucino qualcosa, lo faccio sicuramente perché costretta da qualche
circostanza avversa e catastrofica. E posso anche elencare velocemente i miei
“piatti forti” (nonché unici): pasta col pomodoro (ovviamente polpa di pomodoro
già pronta), uovo al tegamino, bistecca al tegame e… be’, anch’io, come da
ricetta di mia madre, so aprire le scatolette e condire un’insalata!
Invita spesso amici a casa o è ospite
di altri?
Invitarli… a mangiare? No, no. Voglio bene ai miei amici, non farei mai
loro una cattiveria simile! Faccio un’eccezione solo con “l’ora del tè” (perché
quello lo so preparare! E i dolcetti li compro, quindi siamo a posto.)
Ha mai conquistato un uomo
cucinando?
Una volta ho preparato un panino al prosciutto a un ragazzo che
frequentavo. Gli è piaciuto! (Ehm… onestamente, la scintilla era già scattata
prima. Senza nulla togliere allo squisito prosciutto, temo che non abbia avuto
un ruolo fondamentale nella conquista…)
Vivrebbe con un compagno che sa
mettere mani ai fornelli?
Be’, visto che io non cucino, sarebbe una bella cosa se cucinasse Lui! Se
poi fosse proprio un cuoco… uh, che benedizione!
Chiedo sempre quando ha scoperto
questa sua passione; nel suo caso inclinazione…
Per i negozi di gastronomia e per i cuochi? ;) Da sempre!
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Mia nonna. Mia nonna, nella sua cucina, che traffica con farina, zucchero,
uova (del suo pollaio) per preparare qualche dolce. Ecco, a lei sì che piaceva
cucinare! Una cucina semplice, di tradizione contadina (perché quelle sono le
nostre origini).
E la minestrina in brodo che mi faceva! Con quella pasta… uhm, aspetta… gli
Anellini, sì! Ci metteva anche un formaggino molle (di cui ricordo anche la
marca, ma visto che non mi danno percentuali sulle vendite, non la nominerò ;) .
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Mi piacciono moltissimo i dolci! (Anche se devo andarci piano, causa
gastrite…) Le crepes alla vaniglia,
le torte al cioccolato e panna, le crostate di frutta, la banana split (in
estate).
Detesto tutti i piatti con l’aglio e i cibi molto fritti.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Il colore della muffa :)
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Nessun rito scaramantico. Bevo moltissimo tè verde, ma non perché mi aiuti
nella concentrazione; semplicemente perché mi piace. :)
Non c’è un qualcosa (di alimentare) che aumenti la mia concentrazione. Però
ci sono delle caramelle (gusto caramel, con ripieno di cioccolato fondente) che
ormai considero un po’ una coccola per me, e quelle non mi devono mai mancare!
(Non sono in vendita nei supermercati, ne faccio scorta in un bar amico. Ormai
ne sono dipendente!)
Scrive mai in cucina?
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
In cucina raramente. A volte in soggiorno, dove ho la scrivania e il pc fisso (e sarebbe la postazione più
adatta). Ma decisamente più spesso a letto, col portatile. (Ho un’amica
fisioterapista che mi insulta affettuosamente – ma pure seriamente! – tutte le
volte che me lo sente raccontare, perché sprofondare nel letto col portatile
non è la cosa migliore per schiena, collo ecc.)
Io sono notturna. La notte, per me, è la parte migliore della giornata.
Quindi, anche per la scrittura, quelle sono le mie ore preferite. (C’è
silenzio, il mondo pieno di gente è un’idea lontana e irreale, è come se
esistessi solo tu con le tue storie…)
Si compra cibo pronto ( tramezzini,
pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Nei periodi di lavoro intenso, più che altro… perdo il senso del tempo e mi
dimentico i pasti! (Non ricordo mai a che punto della giornata sono; se devo
pranzare o cenare o se ho già fatto entrambi. A volte, per sicurezza, me lo
appunto su un foglietto. Tipo: “Pranzato ore tot”. Così so di ricordarmene!)
Comunque, nei periodi di lavoro intenso, in genere sono parecchio
stressata. E quando sono stressata non ho un grande appetito.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Cerco di fare dei pasti vagamente equilibrati e leggeri, perché se no, tra
ansia, stress, e ritmi incalzanti… mi si piazza tutto sullo stomaco! (Se però
mi innervosisco molto, per qualcosa che proprio non riesco a far funzionare,
allora ingurgito schifezze varie, tipo patatine & co.)
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Riguarda ancora mia nonna. Quando ero piccola e mangiavo spesso con lei, a
fine pasto, se avanzava del pane, la vedevo sempre che lo avvolgeva in un
tovagliolo di carta e lo metteva da parte. Mia nonna è cresciuta tra le due
guerre mondiali e la sua era una famiglia moooolto povera. Di grande dignità,
ma povera. Lo zucchero, la farina, la mini-boccettina d’olio… tutto era
misurato. Non si buttava nulla, non si sprecava nulla. Da lei ho imparato (non
perché me l’abbia detto, ma solo seguendo il suo esempio) ad avere un grande
rispetto per il cibo. Soprattutto per il pane, che è sempre stato un alimento
base (assieme alla polenta) nei periodi di povertà.
Ecco perché non ho mai visto mia nonna buttare nemmeno un crostino. (O lo
grattugiava per poi impanare le bistecche o lo teneva da dare alle galline.)
Se voleste frugare nella mia immondizia (… non credo vogliate, ma…) vi
sfido a trovarci un pezzetto di pane.
Lei è uno scrittore di narrativa (per
bambini e per adulti) quando esce a cena con i suoi amici che tipo di locale
preferisce? E quando esce con il suo compagno?
Oppure per festeggiare una
pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale?
Allora. Io esco pochissimo a cena. Questo perché io: o mangio o parlo.
Entrambe le cose… è escluso. Se esco con persone che mi piacciono, chiaramente
si parla, si ride… e a me passa subito l’appetito (son fatta strana, lo so, lo
so).
Dovrei andare a cena con persone antipatiche con cui non parlo, ma… non mi
pare una grande idea. Ecco perché di norma io evito i pasti in compagnia; ci si
vede “già mangiati”. :)
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Credo che offrire un buffet sia sempre una cosa piacevole. Dà modo ai
partecipanti di fermarsi anche oltre la presentazione per scambiare due
chiacchiere in un clima più rilassato.
In questo momento io presento una fiaba illustrata, quindi tendo più a un
buffet dolce. Una specie di “Merenda con l’Autrice” (specie se partecipano
bambini).
Ha mai usato il cibo in qualche
storia? Ad esempio in “Un sottomarino in paese” ci sono passi
che ricordano cibi o profumi di cibo? Il cibo è mai co-protagonista?
Sì, il cibo ha un suo bel ruolo nella mia storia. All’inizio, il capitano
del sottomarino si ritrova senza munizioni regolamentari; così, per attaccare
gli abitanti del paese, usa della pasticceria assortita che ha sottratto (come
bottino di guerra) al banchetto di nozze della figlia del sindaco.
E di notte va a minare i campi con… bomboloni alla crema!
Tanti dolci anche qua, insomma. :)
“Un sottomarino in paese” a che ricetta lo legherebbe, e
perché?
Be’, senz’altro a dei pasticcini! I pasticcini del capitano. Ce n’è uno
gigante anche sulla copertina del libro (è un “pasticcino da guerra”, con tanto
di picciolo di ciliegia esplosivo! ;) )
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Tenendo conto delle mie strepitose doti culinarie
(!) sulle quali ormai mi sono confessata ed escludendo la pasta col pomodoro
(che immagino conosciate già…), la ricetta che vi consiglio io è la LIMONATA DOLCE COL PANE.
Una cosa semplicissima (ma va?!), prevalentemente
estiva (perché sazia e rinfresca). Viene dalla tradizione contadina (e infatti,
i miei amici “di città” non l’hanno mai voluta provare).
Ingredienti: acqua fredda, zucchero a piacere, limone, pane
(o biscotti/brioches se volete una cosa più sfiziosa e dolce).
Versate l’acqua in una scodella e preparate una
limonata (quindi limone nella quantità che volete e zucchero pure – ovviamente,
più è dolce e più è buona). Prendete il pane e ce lo spezzettate dentro.
Prendete un cucchiaio e, quando il pane s’è
inzuppato per bene… ve lo mangiate.
(Preparazione un po’ lunga e stancante, eh? ;) )
È deliziosa! In estate, può tranquillamente
sostituire il primo. Rinfresca come nient’altro al mondo (e nutre anche). In
pratica, è come la zuppa di latte. Solo che al posto del latte c’è la limonata.
I miei amici (… ts) si sono sempre rifiutati di
farsela perché: “Pane e acqua?! Uh, gnam gnam… Cibo da prigione!”
Io vi dico solo provatela (è talmente semplice).
Se non vi piacerà, scrivetemi e ascolterò le vostre lamentele! ;)
A me
sembra una buona idea soprattutto per gli intolleranti al lattosio!
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
“Non mi hai avvelenato, non sono morto! Grazie!”
E come scrittore?
“Mi hai fatto ridere e mi hai fatto commuovere. Ora penso ai tuoi personaggi
come amici di vecchia data, fanno parte della mia vita.”
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
C’è una frase di Frank Capra (regista che amo
moltissimo perché, con la cinepresa, ha raccontato agli adulti favole
meravigliose) che io cito spesso perché rappresenta in pieno quello che cerco
di trasmettere io con la mia scrittura.
Frank ha detto: “Con humour e affetto si favoriscono, a mio avviso,
i buoni istinti. Sono un tonico per il mondo intero.”
Ecco perché amo le fiabe
(leggerle e scriverle). Ed ecco perché sono convinta che siano perfette per i
bambini, ma che facciano un gran bene anche agli adulti!
Grazie per la sua disponibilità
Federica Gnomo Twins
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