lunedì 27 gennaio 2014

Carne Innocente, di Laura Costantini e Loredana Falcone, Historica ed.2012


Carne Innocente
Di Laura Costantini e Loredana Falcone
Historica Edizioni, 2012
Oggi, nel giorno della Memoria, voglio proporvi questo romanzo che sfiora la tragedia ebraica solo in parte, ma comunque ne fa il  centro della storia. L'ho comprato mesi indietro, poi siccome tutti pretendono vere recensioni, e mi hanno anche attaccato ho smesso di pubblicarle. Oggi però questo libro cade  a proposito e spero che le autrici siano clementi con chi non è del mestiere. Non sono un critico letterario, ho solo intuito e cuore, questa quindi non è una recensione. Sono impressioni mie e premetto che non amo i gialli, e tutto il contorno. 
Roma, ottobre 1943. Elide Manenti, prostituta che ha appena ucciso un capitano delle SS, durante il rastrellamento del ghetto viene scambiata per un'ebrea e catturata dai tedeschi. Nel viaggio per Auschwitz decide di non svelare la sua identità e di aiutare Ester Zarfati, una giovane donna ebrea. Mentre a Elide si svela l'orrore dell'arrivo ad Auschwitz, nella Roma di oggi arriva Rachel Vaganov. Americana, ebrea e di origini italiane, Rachel ha condiviso con il giornalista Nemo Rossini una notte brava a Las Vegas e decide di invitarlo a cena. Il giornalista del "Tevere" però l'attende invano in una sera di agosto. Rachel sparisce nel nulla e solo dopo qualche giorno, grazie alle insistenze di Nemo Rossini, il maresciallo luogotenente Quirino Vergassola dà il via alle ricerche. Il suo corpo viene trovato nella pineta di Fregene: Rachel è stata strangolata. Le indagini rivelano che era a Roma per parlare con Paolo Frazzi, titolare di un negozio di tessuti in centro. Qual era il vero motivo del colloquio e perché Rachel era in possesso di una vecchia foto di Ester Zarfati insieme al marito e al figlio?


Come dal riassunto e per mia fortuna in questo libro abbiamo due storie parallele,  complementari seppure un po’ sbilanciate. Io sono stata conquistata e avrei approfondito molto di più la vicenda di Ester ed Elide, prima due sconosciute, due mondi uniti da un destino subito per l’ebrea Ester e autoimposto per Elide,  deportate nel 1943.  Amiche per disperazione, anzi angeli protettori a vicenda, donatrici di forza differente ( Un romanzo nel romanzo solo abbozzato purtroppo). La scrittura, più intima e sofisticata di queste parti, mi è piaciuta molto. Fa venire la voglia di sgridare le autrici e dire perché non svilupparle di più? Perché lasciare a poche righe di contorno quello che avrebbe potuto essere un capolavoro? Ma la risposta è chiara:  forse le autrici volevano scrivere un giallo, e far vivere una nuova avventura ai loro beniamini Nemo e Quirino. Infatti la parte corposa e ricca di personaggi è quella moderna dell’indagine. Un racconto, viva la faccia, semplice, intessuto di famigliarità,  condotto con “parlati” molto verosimili, colloquiali, romaneschi. Certo non un rompicapo, ma una storia con molti depistaggi, forse un po’ ingenua, ma gradevole.  Il cui  finale lascia spazio a un eccessivo, quasi irreale,  senso di colpa autodistruttivo. Insomma un giallo con i pregi della luce romana, l’altezza di una amicizia  da sviscerare,  complesso ma senza pretese  di grandiosità, anzi umano e casalingo,  velato solo da una serie di motivazioni un po’ forzate a uso e consumo del finale con colpevole inaspettato. Un libro che nasconde, nella sua binarietà, due anime ben distinguibili. Quasi una lotta tra sensibilità, voglia di scavare, e pura esposizione dei fatti. Magari interamente voluto, così separato nella profondità di scrittura e nei valori. Comunque da leggere in una giornata come questa.

mercoledì 22 gennaio 2014

IN CUCINA CON LO SCRITTORE :Francesca Panzacchi e Vito Introna, autori de “L’ALIENATO”

Interviste libro - culinarie di Federica Gnomo Twins


Oggi salutiamo e ringraziamo Francesca Panzacchi e Vito Introna autori de “L’ALIENATO” (Milena Edizioni, 2013) per averci aperto la porta della loro cucina.
http://www.milenaedizioni.com/#!lalienato/cbw3
Prefazione a cura di Bruno Elpis
BOOKTRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=5sNS7qPPEAE
Anno 2075. Mattia Tornesi è un crudele assassino di donne. Alto, brutto, visibilmente disturbato, quest'uomo ha ereditato dal padre un colossale impero industriale, che spazia dall'energia elettrica alle comunicazioni. In collaborazione con altri loschi personaggi, Mattia riesce a estendere la sua influenza economica nell'intera Europa meridionale. Solo lui può controllare gli impianti elettrici e telematici, pertanto i suoi crimini sono tollerati dalle forze dell’ordine, per evitare che lasci la nazione priva di fonti energetiche e connettività. Vincenzo Altieri, rude e caparbio ispettore di polizia, non ci sta. A costo di lasciare l'Italia al buio, al freddo e senza linee telefoniche, decide di ricercare le ragioni di quella follia omicida, cominciando proprio dalla casa di Mattia. Verranno alla luce segreti inquietanti e indicibili perversioni sessuali. Le indagini di Altieri non si fermeranno nemmeno davanti alla sparizione delle persone a lui più care, in un inquietante crescendo di tensione.
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La prima domanda di rito è: vi piace mangiare bene? E cucinare?
Francesca: Entrambe le cose, ma in misura maggiore la prima.
Vito: Mangio parecchio, ma come cuoco faccio pena.
Lo fate per dovere o per piacere?
F: Sempre e solo per piacere.
V: Per dovere.
Invitate amici o siete più spesso invitati?
F: Forse sono più spesso invitata, ma siamo lì.
V: Non ho molta vita sociale.
Avete mai conquistato cucinando?
F: No, non direi, ho armi migliori ;)
V: Per carità…
Vivreste con una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
F: Certo che sì.
V: Dato che devo dimagrire sì.
Quando avete scoperto questa vostra passione?
F: Non mi è mai dispiaciuto cucinare, fin da piccola.
V: Quando sono andato a vivere da solo.
Ci raccontate il vostro primo ricordo legato al cibo?
F: Io e mia nonna che sforniamo i biscotti, il profumo delizioso che inonda la casa.
V: Mia nonna che serve una massiccia guantiera di spaghetti con le cozze.
Avete un piatto che amate e uno che detestate?
F: Amo la pizza, detesto vedere l’agnello in tavola, per una questione etica.
V: Amo la carne di cavallo. Odio la parmigiana di melanzane.
Un colore dominante proprio di cibi che vi disgustano?
F: Non c’è un colore in particolare, forse quando vengono abbinati in modo sbagliato oppure sovrapposti.
V: Il nero, a meno che gli spaghetti al nero di seppia non siano cucinati a regola d'arte.
Quando siete in fase creativa avete un rito scaramantico legato al cibo? Prendete caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermi a scrivere?
F: Nessun rito ma tanto caffè!
V: Birra, rigorosamente dal freezer.
Scrivete mai in cucina?
F: No, scrivo sempre al pc, che si trova in salotto.
V: Mai.
Altrimenti dove amate scrivere? E a che ora vi viene più naturale?
F: Ovunque se ho con me il portatile e a qualsiasi ora.
V: Al mio tower, quando mia figlia dorme.
Comprate cibo pronto (tramezzini, pizza, snack) o cucinate anche quando siete molto presi dalla scrittura?
F: Se l’ispirazione è al massimo mi concedo solo brevi pause, per non perderla. Ben vengano dunque gli spuntini pronti.
V: Pizze da asporto, rigorosamente tonde e con la nduja.
Che tipo di cibo desiderate di più quando scrivete e siete presi dal vostro lavoro? Salato o dolce?
F: Dolce!
V: Salato.
Avete un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che vi è accaduta?
F: Una sera avevo ospiti a cena e mi sono dimenticata di accendere il forno, abbiamo mangiato tardissimo.
V: Quando provai a invitare a cena dei romani preparai spaghetti con il tonno. Tre erano allergici al tonno…
Siete due scrittori di noir e fantascienza, quando uscite a cena che tipo di locale preferite?
F: Le trattorie romantiche, con le tovaglie a quadretti e le candele sul tavolo.
V: Pub fumosi, dove ancora si possono accendere sigarette.
E per festeggiare una pubblicazione? Cosa tendete a ordinare in un locale?
F: Un ottimo vino rosso.
V: Grappa barricata.
Nelle vostre presentazioni offrite un buffet? Pensate sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
F: Sì, sempre, è anche un modo per ringraziare della partecipazione.
V: Naturalmente.
Tendete a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
F: Sempre e solo aperitivi.
V: Paste secche e spumante sono un must.
Avete mai usato il cibo in qualche storia?
F: Nell’e-book “IL DOLCE DI NATALE” (ErosCultura Edizioni, 2013) che abbiamo scritto a quattro mani, il cibo è  al centro della storia. Nell’arco della narrazione la protagonista, una certa Lara, non esattamente una cuoca provetta, ne combina di tutti colori in cucina.
V: Nel Dolce di Natale Lara, la coprotagonista, pur non essendo un asso dei fornelli,a furia di impastare biscotti di pessima qualità, manda in tilt Rodolfo.
Ad esempio in “L’ALIENATO” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
F: Il cibo è un non-protagonista ma proprio la sua negazione contribuisce a delineare i personaggi e la loro alienazione. Mattia, il protagonista del romanzo, cucina in modo sciatto e privo di immaginazione, senza gioia.
V: No, l'Alienato è un monumento alla malnutrizione, in tutti i sensi.
“L’ALIENATO” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
F: Trattandosi di un noir distopico lo associo a un sapore aspro o amaro, deciso, insomma per palati forti. Un timballo di cicoria selvatica, ad esempio.
V: Ricci e polpi crudi, con tanto limone.
Per concludere ci potreste regalare una vostra ricetta? Quella che vi riesce meglio?
Certo, eccola qua:
CROSTATA ROSSA
Ingredienti: 250 g di confettura di ribes rosso, pasta frolla.
Stendete la pasta frolla e rivestite la tortiera (meglio se a forma di cuore). Fate cuocere per venti minuti a 180°, poi sfornatela e lasciatela raffreddare.
Stendete sulla base della torta uno strato abbondante di marmellata di ribes livellandolo con una spatola.
Accompagnate con Moscato rosa.

Quale complimento vi piace di più come cuochi?
F: Quando mi chiedono la ricetta di quello che ho cucinato.
V: Quando non cercano di strozzarmi.
E come scrittori?
F: Quando mi dicono che hanno letto il libro tutto d’un fiato.
V: Quando mi porgono la mano glissando autori più famosi.
Che frase tratta dalla vostra esperienza di scrittori possiamo portarci nel cuore
uscendo dalla vostra cucina?
F: C’è una frase di Stefano Benni che adoro:
“Non esistono uomini cattivi, se sono cucinati bene”.
V: "Noi vogliamo il potere perché ci interessa conservarlo". Orwell, "1984".

Grazie per la disponibilità.

F: Grazie a te Federica!
V: Grazie a te.



venerdì 17 gennaio 2014

Book & Breakfast: frittelle di mele e La casa dal pergolato di glicine, di Lucia Guida

Oggi inizia il Carnevale e naturalmente un dolce fritto non guasta.
Poiché la dieta incombe,vi propongo delle semplici frittelle di mele.

Ingredienti
per la pastella:
1 uovo intero
2 cucchiai colmi di farina
1 cucchiaio di limoncello
1 cucchiaio di acqua minerale
un pizzico di sale

una o due mele sbucciate e tagliate a fette di circa 1 cm

zucchero semolato e cannella
Olio per friggere

Preparazione: fate la pastella amalgamando bene tutti gli ingredienti: deve risultare non tanto densa né troppo  liquida, semmai aggiustatela servendovi dell'acqua minerale o della farina. Passateci dentro le mele e friggete in olio di arachidi, scolate e passate le mele in zucchero semolato, e se piace spolverizzate con un po' di cannella.

Libro consigliato con queste bontà:

Lucia Guida: “La casa dal pergolato di glicine” (Nulla Die edizioni), 2013, pag. 151, euro 16,00.
L'autrice è una scrittrice che ci conduce in una storia articolata intorno a sentimenti e solitudini. Un libro ricco di personaggi, e colpi di scena,  tessuto  con eleganza e accuratezza.
Un romanzo d’esordio, una trina che abilita  l’amica Lucia Guida a narratrice.
Autore:
 Lucia Guida, nativa di San Severo (FG), abita e lavora a Pescara come docente di lingua inglese. In passato ha pubblicato per diverse case editrici racconti brevi in collane di autori vari. Abbiamo già parlato di lei con Succo di melagrana, Storie e racconti di vita quotidiana al femminile, edita dalla Nulla Die per la collana lego Narrativa, nel 2012.
 “La casa dal pergolato di glicine” è il suo primo romanzo.
Sito autrice: http://luciaguida.wordpress.com/

giovedì 9 gennaio 2014

IN CUCINA CON LO SCRITTORE: Lida Vendramin , Chiara e le farfalle.

Anno nuovo, nuovi autori in cucina. 



Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Lida Vendramin , Chiara e le farfalle, Edizioni Creativa, giugno 2013;  per averci aperto la porta della sua cucina.
        *Visto che siamo in cucina potrei iniziare con una bella metafora in tema. Se il mio romanzo  fosse un vino non sarebbe un rosso importante, corposo, insomma un vino da meditazione ma, piuttosto, un prosecchino fresco e frizzante. Affronto in modo leggero e poco convenzionale delle tematiche molto comuni. Chiara e Luca sono una coppia di quasi cinquantenni, sposati da più di vent'anni, con una figlia, Amanda, adolescente. Pensano di essere una coppia felice, solo perché non hanno tempo di fermarsi a riflettere, ma il loro rapporto è in crisi, vittima del tempo, della routine, dei problemi lavorativi e di quelli di tutti i giorni. Nella vita di Chiara spunta un corteggiatore segreto e il fragile equilibrio si spezza. Chiara si ferma, riflette, prende coscienza della sua situazione ed inizia una sfida tra la sua buona coscienza, che le dice di lasciar perdere in nome della famiglia, e quella birichina, che le dice che la vita è una sola. Il finale è a sorpresa, sia per Chiara che per Luca. Si legge d'un fiato ma ha delle forti controindicazioni per i moralisti, i benpensanti e gli ipocriti. Se per voi la gelosia è un segno d'amore e non un  brutto sentimento di possesso lasciate perdere, la lettura risulterà dannosa.
Vi lascio con questa frase scritta da  un lettore “ ...buono come il cornetto Algida, che serba il meglio all'ultimo morso, questo libro si legge in un pomeriggio e ti lascia di buon umore.*


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Premessa fondamentale: ho alle spalle un passato di pseudoanoressica, tutt'ora butto sempre un occhio alla bilancia e la lista delle cose che non mi piacciono è infinita.
Mangio poco ma quello che mangio deve stuzzicare la mia fantasia con colori, odori, sapori che catturino la mia mente e mi facciano immaginare... Prima di cucinare un piatto o ordinarlo al ristorante devo vederlo nella mia mente, immaginarne gli odori e i sapori.  Gli amici, quando mi invitano a cena, ormai sono rassegnati, non si preoccupano più di tanto... alla fine qualcosa da mangiare lo trovo. La cena è una scusa per stare insieme.
Da una decina d'anni adoro cucinare, trovo che sia un'attività molto divertente e rilassante. Per esempio... quando sono nervosa, invece di logorarmi il fegato mi metto a fare qualcosa, magari mi metto a fare dei cioccolatini con gusti particolari. Prima avevo una cucina di sopravvivenza tipo... facciamo un risotto... busta N°1, N°2 o N°3?
Lo fa per dovere o per piacere?
Entrambe, dipende dal momento.
Invita amici o è più spesso invitato?
Invito più spesso perché per molti invitare a casa è un po' laborioso.
Ha mai conquistato amici o una donna/uomo cucinando?
Alcuni amici si sono innamorati  della mia cucina ma non mi è mai capitato, per la storia della mia vita di provare a conquistare un uomo con una cena galeotta. Devo dire però che l'invito a cena è una bella mossa di seduzione. Prima di tutto, a seconda dei piatti che mi prepari mi faccio un'idea di che tipo sei. Se mi presenti un menù tradizionale ti immagino come una persona chiusa, con poca fantasia, un conservatore. Se invece ti cimenti con la nouvelle cuisine o con piatti molto elaborati, d'effetto visivo esagerato mi viene da pensare che sei un tipo molto, forse troppo attento all'immagine. La cena galeotta perfetta, a mio parere, deve stimolare tutti e 5  i sensi, la immagino fatta da tanti piccoli stuzzichini e con il rosso, il colore del fuoco e della passione a farla da padrone.
Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Lo faccio da anni con tanta serenità
Quando ha scoperto questa sua passione?
Una decina di anni fa, in un momento emotivamente difficile, ho scoperto che cucinare mi rilassava, stimolava la mia fantasia e creatività, distogliendomi dai brutti pensieri. Passato il momento la passione per la cucina è rimasta.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
È legato più ad un rito che al piatto stesso. Si tratta della torta di riso che faceva mia nonna. Non ricorda in che ricorrenza particolare, forse per San Giuseppe, comunque tutte le mamme e le nonne preparavano queste torte in grandi teglie di terracotta e le portava a cuocere nel forno di una panetteria. Nel mio caso nel forno della Laura. Era bello perché c'erano tutte queste donne che cianciavano, noi bimbi che si giocava e la Laura ci preparava per l'occasione delle cosine buone buone per la merenda.
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Non c'è un piatto definitivo che amo particolarmente, se mangio troppo spesso una cosa che mi piace, mi viene a noia. Comunque chi mi fa dei piatti di verdura mi accontenta sempre. Piatti che non mi piacciono ce ne sono a bizzeffe, ma quelli che mi disgustano, per l'idea perché non li ho mai assaggiati, sono quelli che prevedono capretto, agnello, maialino... insomma quelli a base di cuccioli
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il colore dei piatti di carne in umido
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Nessun rito particolare. D'inverno bevo caffè o tisane bollenti, d'estate del semplice succo di pompelmo
Scrive mai in cucina?
Scrivo spessissimo in cucina perché mi dà calore. È la stanza che preferisco
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Se non scrivo in cucina scrivo nella “stanza del casino”, una stanza enorme dove ci sono gli armadi, una cyclette, la batteria di Marco, il mio compagno, un angolo ufficio e due belle finestre con vista sul giardino e sulla campagna intorno.
Scrivo quando il mio vero lavoro me lo permette, se mi vengono idee  le fisso su un foglietto, poi le ricopio sul pc, su un file apposito e le sviluppo quando posso.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Di solito non compro cibi pronti. Quando sono da sola non cucino mai, mi basta uno yogurt, quelli con i prippoli. Non dico la marca per non fare pubblicità ma ho scoperto dei gusti sfiziosissimi, tipo  yogurt al the indiano con palline di cioccolato e zenzero o yogurt al the e palline di cioccolato all'arancia e yogurt al cocco con palline al lime. Quando è freddo mi basta il mio cappuccino solubile con aggiunta di cioccolato e 3 biscotti.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Di solito non mi viene fame quando scrivo
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Altra piccola premessa. Nole, uno dei miei tre cagnolini, era un canino di strada che viveva a Napoli. Quando l'ho adottato era ridotto molto male e, in seguito a tutti i farmaci che gli abbiamo dovuto dare, ha sviluppato una fortissima forma allergica. Per desensibilizzarlo ha dovuto fare una dieta alimentare strettissima che prevedeva farro o polenta e carne di coniglio. Vado nel mio supermercato preferito (adoro fare la spesa nei supermercati, dove non c'è nessuno che mi chiede cosa voglio e posso curiosare e comprare con tranquillità) e vedo con costernazione che il coniglio è disponibile solo intero o a metà. Pigio il pulsantone rosso per chiamare il macellaio e mi si presenta un ragazzone a cui chiedo se hanno carne di coniglio non a forma di coniglio. Questo mi guarda, torna nel retro, si ripresenta dopo un paio di minuti con tutti i macellai e mi chiede di ripetere la richiesta. Lo faccio, cominciano tutti a ridere e mi chiedono delucidazioni. Tutta seria rispondo che la carne serve per il mio cagnolino ma mi fa senso portarmi a casa quegli occhietti che mi fissano da una testina spellata. Le risate si moltiplicano, mi chiedono se sono sposata e, te lo scrivo in italiano perché in toscano è molto più colorito, mi dicono che compatiscono molto mio marito. Comunque alla fine mi hanno dato della carne di coniglio macinata
Lei è uno scrittore di narrativa quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito?
Cerco sempre locali piccoli, informali, che mi abbraccino con il loro calore. 
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Chiara e le farfalle è il primo romanzo che pubblico, e forse sarà l'unico. Confesso che non l'ho festeggiato
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Ho fatto solo una presentazione, più che una presentazione era una chiacchierata fra amici e l'ho organizzata all'ora dell'aperitivo in un localino che fa dei cocktails e degli stuzzichini favolosi
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Odio gli aperitivi tristi
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Cibo e musica
Ad esempio in  “Chiara e le farfalle” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Ce ne sono diversi... c'è un cus cus, una cenetta sfiziosa che preparano Luca ed Amanda, c'è il buffet per la festa in giardino di Amanda, la cena del compleanno e una cena galeotta...
Il cibo è mai protagonista?
Protagonista proprio no però ha la sua importanza... ha anche il sapore di un bacio
“Chiara e le farfalle” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Carpaccio di cocomero, melone e formaggio, perché è fresco, intrigante e piccantino e ti fa venir voglia di mangiare anche quando è caldissimo e non ti va niente
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
*TORTINO DI RADICCHIO ROSSO*
Metto la ricetta con gli ingredienti originali, anche se possono essere cambiati, a seconda di quello che hai in casa. Questa è una mia caratteristica. Non butto mai via niente, per rispetto di chi è più sfortunato.
Prendi il radicchio rosso, lo tagli a striscioline e lo fai rosolare con del buon olio d'oliva, un pochino d'aglio, sale, pepe. Quando è cotto lo frulli insieme all'intingolino, lo metti in una ciotola, aggiungi un uovo, della ricotta, parmigiano grattugiato, un'idea di farina e noce moscata. Trasferisci il tutto in una teglia da forno, mi raccomando, fai uno strato basso... un paio di centimetri, cospargi con poco parmigiano ed un mix di crackers  (puoi anche usare qualche fiocco di mais) e spezie mediterranee frullati. Lo metti in forno e lo fai gratinare.
Grazie, mai mangiato, proverò.
Quale complimento le piace di più come cuoco?
Mi dici come si fa?
E come scrittore?
Non sono riuscito a chiudere il libro, nonostante l'orologio sul comodino mi urlasse di farlo
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
L'intimità inizia condividendo il cibo la dice Chiara durante la cena galeotta ma la seconda, se me la concedi, non è mia è del filosofo Immanuel Kant, ma la amo da morire
Possiamo giudicare il cuore di un uomo dal suo trattamento degli animali

Grazie per la sua disponibilità                                                                            
Federica Gnomo Twins