sabato 20 luglio 2013

Parto con un TOY BOY.

E anche questo blog va in vacanza per un po'.
Ho messo in valigia libri di amici, e spero che i miei amici mettano il mio romanzo: Il ragazzo alla pari. Airone editrice, 2013.
UNA COMMEDIA ROMANTICA  HOT CON UN TOY BOY.
http://www.amazon.it/ragazzo-alla-Federica-Gnomo-Twins/dp/8864421661/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1374418913&sr=1-1&keywords=Il+ragazzo+alla+pari

Una signora, due bellissimi ragazzi, un amante...ma di chi?
Baci e a presto.

giovedì 18 luglio 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Francesca Rossi, autrice de “La Spada di Allah” Editore La Mela Avvelenata, luglio 2013

Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins




Oggi salutiamo e ringraziamo  Francesca Rossi, autrice de “La Spada di Allah” Editore La Mela Avvelenata, luglio2013
 per averci aperto la porta della sua cucina.
 
“La Spada di Allah” è un racconto ucronico-fantasy, di ambientazione islamica. Cosa sarebbe accaduto se l’impero ottomano avesse conquistato Vienna l’11 settembre 1683? Come sarebbe cambiato il destino del mondo? 9 settembre 1683. L'esercito ottomano tiene sotto assedio Vienna, la "Mela d'Oro", deciso a conquistarla e a penetrare, attraverso essa, nel cuore dell'Europa. Alla battaglia decisiva, da cui dipenderà il corso della Storia, mancano ormai poche ore.Il sultano, però, non è ancora sicuro di voler scatenare una guerra. Il suo prudente piano politico è in aperto contrasto con quello del suo consigliere Ibrahim, in realtà un jinn mosso dalla sfrenata ambizione e dalla sete di potere. Quest'ultimo riesce, grazie ai suoi poteri e all'alleanza con Sharif, il crudele figlio del sultano, a prendere in mano le sorti della Sublime Porta e della battaglia di Vienna, portando l'Islam a dominare il mondo. Si apre un'epoca di crudeltà ed incertezza, poiché il messaggio della religione musulmana viene traviato e modellato sulla ferocia dei nuovi padroni. Solo un'arma può uccidere il potente jinn Ibrahim: la spada di Allah. Impossessarsene, però, è un'impresa impossibile. Sarà il coraggioso Abdallah a rischiare la vita per salvare la sua amata Noor, vittima degli incantesimi di Ibrahim e liberare il mondo dall'oppressione, ristabilendo la pace ed il vero messaggio dell'Islam. Per riuscirci, però, dovrà fare i conti con la sua coscienza...Il racconto è stato pubblicato il 5 luglio come opera monografica per la “La Mela Avvelenata”, mentre a settembre sarà incluso nell’antologia “Sine Tempore”, edita dalla stessa casa editrice e curata da Alexia Bianchini. In questa storia amore, morte, politica, ambizione, magia e alchimia ed Islam si fondono nella reinterpretazione e la riscrittura storica.

L’autrice è presente con un suo racconto anche su “50 Sfumature di Sci-Fi”  l’antologia di fantascienza edita dalla casa editrice “La Mela Avvelenata” e pubblicata il 28 maggio scorso. Autori emergenti si trovano accanto a scrittori affermati e, ad impreziosire la raccolta, c’è l’introduzione di Giuseppe Lippi, curatore della collana di fantascienza Urania. In questa antologia è presente il racconto “La Preghiera” della Sera”, un’altra ucronia “islamica”.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Per me è importantissimo mangiare bene. Credo si possa rinunciare a molte cose, ma non al cibo di qualità. Per noi italiani, poi, la cucina è fondamentale, perché fa parte della nostra cultura ed è una parte irrinunciabile della nostra vita. Insomma, non può davvero essere lasciata al caso. Purtroppo non sono affatto una gran cuoca, anzi confesso di essere una frana ai fornelli, benché possa dire di essere al livello “sopravvivenza”.  Però sto cercando di imparare dalle donne della mia famiglia che, invece, sono bravissime.

 Lo fa per dovere o per piacere?
Cucinare e farlo a un buon livello non è facile, ci vuole tempo, esperienza e passione, alcuni “esperimenti” falliscono miseramente (ne so qualcosa), ma proprio perché la cucina è uno dei pilastri dello stile di vita italiano che ci invidiano nel mondo,  non dovremmo mai considerarla un dovere, ma un piacere con cui rinnoviamo il nostro attaccamento alla terra e, perché no, anche ad alcuni valori fondamentali che oggi sono in precario equilibrio. Sia chiaro: capita a tutti di avere giornate in cui sembra che tutti i problemi e gli impegni del mondo si siano improvvisamente ricordati della nostra esistenza e cucinare può sembrare un peso in più, ma proviamo a guardare le cose da un altro punto di vista: il cibo è salute, piacere e cucinare è un momento per noi stessi, una pausa dalle cose di tutti i giorni in cui facciamo qualcosa per noi. Così la prospettiva si rovescia.

Invita amici o è più spesso invitato?
Mi invitano e comincio a sospettare che lo facciano per aggirare il rischio di dover mangiare i miei “capolavori”.

 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
No, ma sto imparando, perché la seduzione passa anche attraverso il cibo.

Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Assolutamente sì, anche perché lui dovrà avere una certa dose di pazienza con me, visto che non sono esattamente uno chef “stellato”. Sono certa che insieme potremmo cucinare lo stesso qualcosa di buono. L’amore è anche solidarietà “culinaria”, o almeno spero.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Nella mia famiglia cucinare è la cosa più normale del mondo, un modo per stare insieme e anche per fare nuove amicizie. Non è possibile farne a meno, forse perché siamo italiani. Credo che questa passione la trasmettano le madri insieme al latte materno, perché è una delle cose che ci distingue come popolo, dunque non c’è stato un momento preciso in cui ho scoperto di voler cucinare, è sempre stata esigenza e passione insieme. 

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Tanti ricordi legati alle cose che preparava e ancora prepara mia nonna, alla sua inarrivabile bravura che affonda le radici in un’arte, perché questo è la cucina, antichissima e tramandata di generazione in generazione. Lei non si limita a preparare da mangiare, c’è qualche altra cosa che non sono mai riuscita a definire, una specie di magia legata al cibo che fa apparire superbe anche le cose più semplici.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Mangio quasi tutto, ma detesto broccoli e carciofi. Non mi riesce di mandarli giù. Non so perché ma è meglio se fra me e loro ci sono alcuni metri di distanza.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Proprio il colore di broccoli e carciofi. Quelle tonalità in particolare.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Bevo molto tè durante la scrittura, soprattutto in estate, ma non ho riti particolari.

Scrive mai in cucina?
Non mi è mai capitato, ma non avrei alcun problema, visto che la cucina è una stanza che mi ricorda la famiglia, quindi il calore e l’affetto. E’ un luogo in cui regnano calma e armonia.

Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Di solito scrivo in camera mia e preferisco il pomeriggio e la sera. Non c’è un motivo particolare, è solo una predisposizione naturale.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Compro raramente cibo pronto, magari in occasioni particolari in cui proprio non ho tempo di cucinare a causa di un imprevisto. Altrimenti è sempre meglio cucinare, anche se solo ad un livello di sopravvivenza.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Di solito quando scrivo non mangio. Preferisco farlo quando ho finito, perché mi piace mangiare con calma e poi sono molto meticolosa con gli orari. C’è un momento per scrivere e uno per dedicarsi alla cucina, ma non ho preferenze tra il dolce e il salato.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Ricordo che una volta ero a Londra in un ristorante  e chiedo carne alla griglia con le verdure. Vedo arrivare un piatto piuttosto grande ma, con mia grande sorpresa mi accorgo che dentro c’è solo un pezzetto di carne al sangue, spesso non  so quanto ma piccolo e spaurito posizionato proprio al centro e, di fianco, tre piselli (proprio tre di numero) con una mini carota molto triste accanto. Un piatto un pochino malinconico.

Lei è uno scrittore di romanzi storici quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con il suo compagno? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Mi piace scoprire ristoranti o pub nuovi, ma tendo ad ordinare sempre le stesse cose negli stessi posti. Per esempio se in un locale ho mangiato delle buona penne alla vodka, le prossime volte che tornerò in quel luogo, ordinerò di nuovo penne alla vodka. Raramente faccio uno strappo alla “regola”.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Sono ancora all’inizio della mia carriera, spero che continui ancora a lungo, ma non mi è ancora capitato di fare presentazione. Di certo se ci saranno il buffet con dolce e salato è d’obbligo.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in  “titolo del romanzo” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista? “titolo del romanzo” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
No, ancora non mi è mai capitato ma ho in mente di farlo.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
CIAMBELLONE
La prima cosa che ho preparato con mia cognata, il ciambellone. Per ingredienti ci vogliono: 450 g. di farina, una bustina di lievito, mezzo cucchiaino di bicarbonato, 250 g. di burro, 400 g. di zucchero, 2 cucchiaini di vanillina, 5 uova, 2,5 litri di latte e un po’ di sale. Bisogna far sciogliere il burro a bagnomaria e lasciarlo raffreddare prima di metterlo nell’impasto. Poi è il momento di amalgamare le uova e lo zucchero aggiungendo, un po’ per volta, metà della quantità indicata di farina. Si unisce il latte e la farina rimasta, un pizzico di sale, burro, una bustina di vanillina e una di lievito. Si deve mescolare bene il tutto, aggiungere succo di limone, imburrare lo stampo (si può usare anche l’olio) e, una volta che l’impasto è pronto, cuocere a 180° per circa un’ora.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Volo bassa: “Non cucini poi così male, in fondo siamo ancora qui a parlarne, no?” (Frase ambigua ma neanche tanto. Un po’ di ironia ci vuole sempre).

E come scrittore?
“Mi hai emozionato”.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Provare,  provare sempre, anche quando sembra che sia tutto inutile. Credere nei sogni soprattutto quando appaiono impossibili da realizzare. E’ in quel momento, proprio in quell’istante che il destino ci chiama.

Grazie per la sua disponibilità                                                                           
Grazie a te J









venerdì 12 luglio 2013

Le letture di Bebolino: BENTESOI di LUCA FADDA, Edizioni Nulladie, 2013

Premetto, come al solito, che non sono un critico letterario, e  che non leggo molti gialli o noir.  Ultimamente, visto che gli amici ne scrivono, ho fatto qualche eccezione. Non terrò conto della stima che provo per ognuno, ma darò una sensazione onesta.


Mi sono avvicinata a questo testo pensando di trovarvi un po’ dell’arguzia dell’amico autore Luca Fadda, e anche un po’ di romanticismo per via della quarta di copertina. Invece mi si è svelato uno scrittore sconosciuto, una persona ansiosa di spiegare, molto diversa da come io lo conosco per indole.
In questo scritto Luca è un po’ troppo spesso pignolo nel descrivere  sensazioni, che sembrano stare lì solo per darci informazioni che alla fin fine non ci servono, o si ripetono, e spesso inconsapevolmente usano termini uguali in un genere letterario che ha dalla sua la velocità, lo stile asciutto, la serie dei fatti, anche se il poi vado a leggermi i classici della Agatha;  proprio lui che invece  è spesso arguto osservatore della realtà, con le sue  miserie e debolezze, sarcastico e cattivo, e che spesso tende  a scrivere nei post  frecciatine dal  lato tristemente comico. Insomma un'altra persona.  L’ho spesso associato a un napoletano grande,  De Filippo. Purtroppo non mi sono trovata davanti un’opera di narrativa, tragica e ironica, o surreale,  come la vedrei nelle sue corde, ma una storia gialla, a suo dire noir, seppure non propriamente  detta per la continua interferenza psicologica.  Una storia molto interiore che parte da una amicizia profonda e che sfocia in una grande efferatezza, come solo l’invidia  verso un amico di successo può spiegare. L'idea è buona, lo svolgimento un po' pesante.
 Poiché è anomala, la devo esaminare su diversi fronti. Primo l’intera esposizione. Un po’ troppo lunga fino quasi  metà, circa pag 140,  quando finalmente entriamo nel giallo. Avrei tagliato molte parti relative alla vita e al lavoro, eccessivamente descritte con troppa precisione, e concetti ripetuti o metafore anche ridondanti. Il giallo vero e proprio  scocca tardi la sua freccia, ma a quel punto il lettore potrebbe aver già mollato. Dopo la storia si trasforma in azione e non solo psicologia, quindi è più adatta a "tenere" il lettore.
Seconda osservazione:  è narrata  in terza, ma potrebbe essere in prima persona, tanto chi pensa, organizza e  “costruisce” è sempre Sergio. Gli altri personaggi sono come su uno sfondo teatrale, e solo Angelo  viene un po’ fuori, ma come un burattino.
Non voglio svelare l’intreccio, ma da subito si  intuisce il meccanismo e dove si vuole andare  a parare, anche con delle ingenuità, tipo quando  Sergio dice ad Angelo di toccare bene il manico del coltello o gli dà delle istruzioni circa dove nasconderlo, o prendere la borsa della vittima ecc. Insomma molte parti sono un po’ scontate, con azioni  dubbie,  anche per una non giallista come me che al massimo vede e ama il tenente Colombo. Unica nota  a favore,  il doppio finale.  Ti aspetti la soluzione del caso, e invece… altro omicidio e altro finale. Ma questa ingiustizia a  piede libero mi ha lasciato molto perplessa. Non amo il fallimento della giustizia. Insomma non c’è un vero ispettore ma quasi una macchietta, non un vero assassino colpevole, né una vera giustizia. Ma forse la trovata geniale è proprio questa, nell’essere tutto una diversa realtà. Peccato che io odi a morte l’ingiustizia e quindi Sergio mi risulti insopportabile come tutti gli invidiosi, inetti, egoisti, cattivi e pure fortunati.
Alla fine con tutto l'affetto che ho per Fadda, e la sincera convinzione che anche io scrivo solo per intrattenimento, senza pretese, lo consiglio però di avventurarsi in campi adatti alla sua ironia, fossero anche questi generi, ma certamente rivisitati.

Consigli tecnici non richiesti:
 consiglio, nel prossimo lavoro una prosa più asciutta, meno ridondante,  meglio venti  pagine in meno che due in più. Auspicherei un romanzo di narrativa sarcastica o al limite del surreale, che è l’aspetto che più vedo adatto all’autore. Deve stare meno attento alle descrizioni minuziose, e cercare di usare i dialoghi per far calare il lettore in una scena in cui si muovono i personaggi. Meglio lasciar intuire che spiegare in continuazione.

Il linguaggio semplice mi piace, non sono di quelli che aborrono la realtà colloquiale, anzi per me è moderno un dialogo autentico, e consono alla storia e ai personaggi,  ma  farei attenzione alle ripetizioni, e soprattutto a non ribadire i concetti più di una volta nella stessa pagina o periodo. 

giovedì 11 luglio 2013

IL RAGAZZO ALLA PARI, romanzo erotico - ironico di Federica Gnomo Twins, un romanzo da mettere in valigia

State per partire in ferie e pensate di portarvi una ragazza alla pari? E se invece di una ragazza, si presentasse un bel Tato,  giovane, galante e pasticcione? Se volete ridere e sognare, e non osate mostrarlo a tutti in carne e ossa, portatevelo in vacanza in un romanzo divertente "Il ragazzo alla pari" scritto da Federica Gnomo Twins e consigliato da Bebolino, qui sotto il link Feltrinelli, con sconto:

http://www.lafeltrinelli.it/products/3980006.html?utm_source=Pangora&utm_campaign=comparatori&utm_term=9788864421667

Attenzione:
è un romanzo rosa,
Erotico,
Vietato Minori di 18 anni.

lunedì 8 luglio 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Carlo Deffenu, Domani sarà un giorno perfetto, Farnesi Editore, giugno 2013


IN CUCINA CON LO SCRITTORE
Interviste culinarie di Federica Gnomo

Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore  Carlo Deffenu, Domani sarà un giorno perfetto, Farnesi Editore, 2013, per averci aperto la porta della sua cucina.
Un uomo di mezza età cammina in una città balneare all’inizio di un’estate rovente con la sua vecchia Minolta. Un ragazzo spia ossessivamente dalla finestra della sua camera le persone che passano per la strada. Una bambina trasloca con la madre in una nuova casa e scopre che le “ombre” che la perseguitano non si sono dimenticate di lei. Non si conoscono. Sono distanti per età, esigenze e percorsi di vita, eppure, nonostante questo, i loro destini si incroceranno misteriosamente.
Ecco… il mio romanzo si riassume in queste poche righe.
Tre personaggi, tre solitudini, tre destini imprevedibili.
      


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
La mia linea ballerina testimonia il mio rapporto conflittuale con il cibo. Amo mangiare e amo cucinare. Lavoro nella ristorazione e vedo tutti i giorni piatti nuovi da gustare per dovere professionale. Un lavoro duro… ma qualcuno lo deve pur fare, no?
 Lo fa per dovere o per piacere?
Non ho mai mangiato o cucinato per dovere. Mi piace cucinare per gli amici e mi piace cucinare per me stesso. Io sono il mio primo ospite. Non capisco chi non si coccola con la scusa che vivendo da soli non è il caso di scomodare il servizio buono. Odio la plastica in tavola. Un’offesa al buon gusto e alla bellezza. Un piatto merita rispetto e il cibo dev’essere valorizzato da una tavola degna.
 Invita amici o è più spesso invitato?
Nell’ultimo anno gli inviti si sono ridotti parecchio. La crisi economica ha segnato le abitudini di molti italiani. Con gli amici si può mangiare solo un piatto di spaghetti aglio e olio… ma io, chissà perché, se invito a cena qualcuno… mi ci metto seriamente e preparo antipasti, primi, secondi, contorni e dolci. Altrimenti non mi diverto. Il portafoglio piange. Il cuore sorride.
 Ha mai conquistato amici o un amore cucinando?
Credo di aver sempre basato il mio rapporto amoroso sul cibo. Ricordo una mia storia del passato… un amico mi fece notare che cucinavo sempre e passavo molto tempo a tavola con la mia dolce metà. Un preludio all’amore. Un prologo piacevole prima di arrivare sulle sponde del letto.
Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
L’ho già fatto. Ai fornelli basto io. J

Quando ha scoperto questa sua passione?
Da ragazzo. Placavo le mie ansie e le mie delusioni amorose cucinando dolci. Quanti dolci ho cucinato durante l’adolescenza! Mio padre mi prendeva in giro per questa stramba mania culinaria. Impastavo, impastavo, impastavo… e ingrassavo.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
La torta dolce di zucchine preparata da mia nonna Grazietta. Un sapore che non dimenticherò mai.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Ho gusti semplici. Adoro la bottarga. La pasta. I formaggi. Odio le frattaglie (vedi trippa, fegato, polmone, ecc. ecc). Non mangio carne di cavallo. Vado matto per il pesce. Ma se devo scegliere un piatto: pasta al forno. Pura goduria.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il colore violaceo delle interiora…

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Nessun rito. Se ho fame mangio. Se ho sete bevo. A volte, preso dalla frenesia della scrittura, mi dimentico di fare entrambe le cose.
Scrive mai in cucina?
Scrivo sempre in cucina. La mia casa è piccolissima e il tavolo di cucina è anche la mia scrivania.
A che ora le viene più naturale scrivere?
Dipende molto dal tempo libero a disposizione e dai ritmi del mio lavoro. Può capitarmi la mattina appena alzato, il pomeriggio o la notte, come torno dal lavoro. Sono uno scrittore stagionale. In estate, lavorando moltissimo, scrivo pochissimo. In autunno e in inverno scrivo molto di più perché per cinque mesi mi fermo con il lavoro e posso dedicarmi alle mie storie.
Carina questa storia dello scrittore stagionale!
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Cucino sempre… ma una confezione di cibo surgelato c’è sempre dentro il frigorifero (bastoncini, sofficini, cuore di merluzzo, pisellini primavera…). Se scoppia la terza guerra mondiale ho scorte alimentari per tre giorni. J

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Salato. Eternamente salato. Vivrei di formaggi.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Ricordo mia madre che la sera, tornata dal lavoro, faceva sedere me e le mie sorelle sul tavolo – intendo proprio sul piano del tavolo – e ci imboccava con la pasta avanzata dall’ora di pranzo – cucinata in dosi massicce dalla nostra tata – pasta scaldata con una noce di burro. Un sapore e un calore famigliare che non ho mai dimenticato.

Lei è uno scrittore di romanzi imprevedibili che spaziano tra i generi,  quando esce a cena con i suoi amici  che tipo di locale preferisce? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Io frequento locali semplici e collaudati. Lavorando sei giorni su sette in un ristorante… mi accontento di una buona pizza, di una pinta di birra e della compagnia rivitalizzante degli amici.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Se posso, e i tempi me lo permettono, mi piace arricchire le presentazioni con un buffet, della musica suonata dal vivo, delle letture di stralci del romanzo da parte di amici attori, degli spogliarelli live dopo una cena elegante (scherzo!)… Ecco, diciamo che mi piace creare un evento, piccolo, intimo… e intenso.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in  DOMANI  SARA’ UN GIORNO PERFETTO ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
I miei personaggi cucinano e mangiano. Mi piace raccontare la quotidianità. Il cibo non è protagonista in questo romanzo… ma accompagna i protagonisti che, a volte, parlano di cibo… dei loro ricordi legati al cibo.
DOMANI SARA’ UN GIORNO PERFETTO a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Non saprei. Direi a una frittura di donzelle… pesci della mia infanzia che mio nonno pescava con la canna dagli scogli di Alghero e portava a casa in un tripudio di colori.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
ORECCHIETTE (POSSIBILMENTE TRAFILATE AL BRONZO) CON BOTTARGA DI MUGGINE E ZUCCHINE.

Mentre bolle l’acqua tagliamo le zucchine a listarelle e nel fondo del catino dove butteremo la pasta, versiamo due cucchiai di olio extravergine, qualche cucchiaino di bottarga, la buccia grattugiata di un limone (possibilmente non trattato) e una noce di burro.
Quando l’acqua bolle buttiamo in pentola le zucchine e subito dopo le orecchiette.
Finita la cottura, scolare la pasta con le zucchine e versare il tutto nel catino. Si gira per amalgamare olio, bottarga, burro e scorza di limone e si aggiunge olio quanto basta. L’ultimo tocco è una spolverata abbondante di bottarga (dipende da quanto amate il suo profumo e sapore) e servite a tavola.
Tocco magico: una grattugiata di ricotta mustia (affumicata). Vi leccherete le dita!
P.S. – la variante autunnale della ricetta: al posto delle zucchine usate i carciofi… vedrete che meraviglia.
P.S. 2 – con questo piatto ho catturato un cuore confuso.
Vino? Un vermentino.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Cottura perfetta.
E come scrittore?
Mi hai tenuto compagnia.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“L’immagine di Dora che legge seduta sulla sdraio è vivida come se si trovasse lì davanti a lui in quel preciso momento. I suoi capelli neri tagliati corti, i ciuffi ribelli che ricadono sulla fronte, la linea della mascella che regala al collo leggerezza ed eleganza, gli occhi scuri, mai truccati, che seguono le parole con attenta partecipazione, la piega del ginocchio, la forma allungata del piede sottile: se protendesse la mano verso quel piede potrebbe toccarlo ancora. Ma è solo un miraggio. Il petto non sussulta più come un tempo nel formulare un pensiero così crudele e definitivo. Le cose andate non torneranno più. E così le persone e le occasioni perdute. Restano soltanto i ricordi. Un cumulo di stupidi ricordi inutili, che dormono in un posto segreto che lui saprebbe ritrovare a occhi chiusi.”

Grazie per la sua disponibilità 
Grazie a lei per avermi aperto le porte colorare del suo blog. Ora possiamo concederci una tazzina di caffè e un dolcino al cioccolato senza pensare troppo alla linea? Io sono pronto a farmi “male” e lei? J                                                                        
Io me lo faccio in continuazione.








lunedì 1 luglio 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Dario Tonani,“Mondo9”, Delos Books, 2012

Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins


Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Dario Tonani, “Mondo9”, Delos Books, 2012; a cura dell’autore per averci aperto la porta della sua cucina.

Mondo9 è un pianeta desertico, infetto, letale, una sconfinata distesa di sabbie velenose punteggiata di agglomerati urbani fatti di ingranaggi, ruote dentate e pulegge. Nel corso dell'evoluzione i suoi abitanti si sono applicati a una sola scienza, la meccanica, hanno sviluppato una sola disciplina, la carpenteria, rendendolo il regno delle macchine, del metallo, della ruggine. Il pieno dominio sull'elettricità è ancora solo una chimera, eppure Mondo9 vive su una fiorente attività di commerci. A solcare i deserti tra una città e l'altra (ma anche i ghiacci dei poli) sono titanici veicoli a ruote, grandi quanto bastimenti e governati da decine di uomini. La Robredo è una nave ciclopica, la più potente e famelica di Mondo9, fiore all'occhiello della cantieristica locale. È costruita di rude metallo, alimentata da un mix alchemico di vapore, olio lubrificante e batteri. Ma soprattutto è una creatura senziente! Fa su e giù dal deserto alle banchise polari, viaggiando per mesi senza incrociare anima viva, in balia degli elementi e di una natura selvaggia, estrema, infernale.




La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?

Mangiare bene? Sì, molto, a chi non piace? Ma diciamo che nell’alimentazione di tutti i giorni, dovendo servirmi di una mensa a mezzogiorno, so anche accontentarmi. Quanto al cucinare, non so se posso dirlo, ma sono fermo alla mera sopravvivenza: un piatto di pasta, uova alla coque o sode, una fettina di carne (neppure impanata)…

Lo fa per dovere o per piacere?

Sopravvivenza.

Invita amici o è più spesso invitato?

Entrambe le cose: mia moglie – che pure lavora e quasi sempre rincasa più tardi di me – è una cuoca straordinaria e ha un vero e proprio culto dell’ospitalità e della tavola. Gli amici lo sanno, e quando ci invitano, nella stragrande maggioranza dei casi, sanno che la competizione è persa in partenza…

Ha mai conquistato amici o una donna cucinando?

La mia cucina è la scrittura. E se mi passi il paragone, sì, direi di sì.

Vivrebbe con una compagna che non sa mettere mani ai fornelli?

Ma sì, come no? Ci mancherebbe! Mia moglie lavora a Roma tre giorni la settimana, e quando sono solo a casa con mio figlio vige l’arte di arrangiarsi.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?

Dovevo avere attorno ai 6-7 anni: genitori e nonni mi portarono in un ristorante cinese, e lì assaggiai un piatto che poi non vidi mai più comparire nei menù (mi piace molto la cucina cinese e quando posso la frequento): la medusa. In realtà la ordinò mio nonno, io ricordo vagamente una poco invitante poltiglia nel piatto. La assaggiai col tipico atteggiamento mentale del ragazzino di fronte a una prova ordalica che avrebbe poi raccontato agli amichetti. Del sapore non mi ricordo nulla…

Ha un piatto che ama e uno che detesta?

Adoro il sushi e i risotti. Detesto tutto ciò che è frattaglie, sanguinacci, lingua. Fegato, trippa e cervella li ho mangiati diverse volte, ma se posso li evito. Un piatto che proprio non sopporto è il bollito!

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?

So che nessun cibo è blu elettrico e non mi riferisco quindi a melanzane, prugne e mirtilli… Ricordo di essermi imbattuto in questa curiosità ai tempi dell’università. Ci scrissero sopra parecchio dal punto di vista psicologico, perché un artista espose provocatoriamente in una mostra una baguette blu. Ecco, ammetto, non so se ne avrei mangiato un boccone.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?

Caffè, un paio, ma solo la mattina. E nel pomeriggio grandi bevute di tè verde! Ma non sono uno di quegli autori che si portano la mug accanto al computer. Quando poi devo festeggiare la fine di una storia, un premio o una pubblicazione, faccio molto volentieri qualche brindisi.

Scrive mai in cucina?

Orrore, no! Il mio Mac e il mio iPad non ne hanno mai varcato la soglia.

Altrimenti dove ama scrivere? E a che ora le viene più naturale?

Nel mio studio, in un’ampia e luminosissima mansarda, in mezzo ai miei libri. Di solito faccio autentiche full immersion di scrittura nei weekend, dalla mattina del sabato alla sera della domenica, con pause tecniche sono per… idratarmi e rifocillarmi.

Si compra cibo pronto (tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?

Vado di pizza e cibi pronti solo quando strettamente necessario. Per il resto, ho la fortuna di avere mia moglie che mi/ci prepara qualcosa per i giorni in cui è via da Milano: gran teglie di pasta al forno e torte salate, ma anche arrosti e spezzatini. Poi ci pensa un frigorifero pieno zeppo di affettati e formaggi.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?

In genere salato, anche se ho un debole per il cioccolato fondente amaro.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?

Da bambino adoravo la pizza; non ne ho un ricordo lucido, perché dovevo avere sui tre anni, ma i miei genitori mi hanno raccontato che in pizzeria al mare, a Santa Margherita Ligure, mi eccitai talmente all’arrivo della mia margherita che volai giù dal seggiolone.

Lei è uno scrittore di fantascienza, noir, thriller e horror: quando esce a cena con suo figlio o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con sua moglie?

Quando sta a me scegliere, non c’è storia: ristorante giapponese! Mio figlio però detesta quasi tutto il pesce, e mia moglie avendo fatto per parecchio tempo su e già dal Giappone, non gradisce particolarmente la scelta di mangiare sushi qui in Italia.

Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?

Ovunque ci sia un risotto tra i primi, scelgo quello (eccetto due sole varianti, che proprio non amo: piselli e peperoni); poi in genere un filetto cottura media, perché sono piuttosto carnivoro.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?

A costo di apparire un po’ paranoico, devo confessare che non mi piace manipolare il cibo in mezzo ai libri. In diverse presentazioni capita di avere un rinfresco o un buffet, e quelle sono le volte in cui mi tengo davvero leggero. Anche negli aperitivi, preferisco bere piuttosto che buttarmi sugli stuzzichini. Per veri e propri “festeggiamenti” di solito vado a cena con famiglia e amici.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?

Sì, certo, ma in genere non in maniera convenzionale. Due esempi? Nel mio ciclo di “Infect@” e “Toxic@” (due Urania usciti uno nel 2007 e l’altro nel 2009), uno dei protagonisti usa tenere in bocca a mo’ di chewing gum un pezzetto di cartone animato. In un’altra storia c’è uno zombie che mangia la neve.

Ad esempio in  “Mondo9” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?

Sì, eccome, ma non sono profumi che farebbero venire l’acquolina in bocca a nessuno.

Il cibo è mai protagonista?

L’alimentazione lo è, non il cibo in senso stretto. Chi ha letto le mie opere, sa che cosa intendo con questa sottile distinzione.

“Mondo9” a che ricetta lo legherebbe, e perché?

Bollito al vapore. Ho detto, vero, che detesto il lesso?

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?

Ehm, domanda di riserva?

Quale complimento le piace di più come cuoco?

Papà, la pasta era al dente.

E come scrittore?

Leggendo il tuo libro mi sono dimenticato di cenare.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?

La cucina ha il pregio di sedurti e saziarti, la scrittura si limita alla seduzione. 

Grazie per la sua disponibilità