lunedì 31 dicembre 2012

2012 - Un anno speciale

Manca poco alla fine di un anno difficile eppure ricco di accadimenti.

Io tendo a sminuire quello che faccio eppure voltandomi indietro mi rendo conto di aver lavorato tanto: ho fondato e avviato con delle socie una nuova casa editrice Farnesi Editore, per la quale ho curato  tre libri di successo usciti nel 2012; sono presente  con miei racconti in varie antologie di livello alto, sono stata semifinalista a IO SCRITTORE col mio romanzo che uscirà nel 2013, ho fatto crescere  un blog  con interviste culinarie di grande successo, mi sono impegnata in una  collaborazione a Lovvy.it con la rubrica di cucina. Ho pubblicato Ricette  su Cotto e Mangiato, le ricette dei fans e sono responsabile con il direttore Mauro della  neonata  Dalim  Ebook.  E poi ho seguito amici, amore, figlia, cani, famiglia, consorzi e dato consigli di architettura. Lacrime e risate.
Per questo vi dico grazie a tutti. 

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Jolanda Buccella



Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins

Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autrice Jolanda Buccella che ha scritto il romanzo Fortuna, il buco delle vite, edito da Ciesse edizioni, per averci aperto la porta della sua cucina.
Fortuna, il buco delle vite è la storia di una quarantenne che per amore del suo compagno Nadir, un affascinante pediatra ruandese, decide di lasciare l’Italia e di trasferirsi in Ruanda a pochi giorni dall’inizio del genocidio dei tutsi del 1994. Le intricate vicende del destino poi la porteranno a trascorrere i suoi ultimi giorni in un carcere militare dove ripercorrerà il complicato cammino delle sue vite passate perché, a differenza della maggior parte degli esseri umani, Fortuna è una donna che ha vissuto tre vite completamente diverse e prima di arrivare alla sua identità definitiva, ha prestato il suo volto e le sue emozioni alla piccola J. una bambina con i capelli rossi e una brutta malformazione alla colonna vertebrale e alla fragile Piccoletta una povera barbona che viveva di espedienti per le strade di Roma. Lungo questo viaggio nel passato ritroverà i volti e le voci delle persone che più ha amato e odiato… il resto della storia toccherà ai lettori scoprirlo.



La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Sono sempre stata di buon appetito sin da bambina, adoro mangiare così come mi piace moltissimo mettermi ai fornelli, nonostante abbia una madre che cucina in modo sublime e prepara dei dolci che farebbero invidia al miglior pasticcere del mondo.
 Lo fa per dovere o per piacere?
Ora che vivo da sola a Milano sono costretta a prepararmi tutti i giorni il pranzo e la cena da sola, ma lo faccio con piacere per mettere in pratica tutto ciò che ho imparato in questi anni osservando mia madre mentre preparava il pranzo della domenica che per noi gente del sud è un momento speciale per ritrovarsi con tutta la famiglia e rimanere a tavola fino a pomeriggio inoltrato.
 Invita amici o è invitato?
Quando sono libera dai miei impegni lavorativi invito spesso gente a casa, mi aiuta a sentire meno la mancanza della mia famiglia che vive in provincia di Salerno, mi sento la regina del mondo quando qualcuno mi fa i complimenti per il mio ragù o la parmigiana di melanzane. 
 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
I miei amici milanesi li ha conquistati la pastiera di mamma, per quanto riguarda gli uomini invece ancora non ho avuto modo di prenderli per la gola, forse perché fino a questo momento ancora non c’è mai stato qualcuno che mi sia interessato a tal punto da volerlo invitare a cena a casa mia.
 Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Mi piacerebbe molto che il mio futuro compagno fosse una buona forchetta, detesto gli uomini che stanno attenti a tutte le calorie che ingeriscono e non si lasciano mai andare, se poi fosse anche un ottimo cuoco ancora meglio, avremmo una passione in più da condividere.
Quando ha scoperto questa sua passione?
È avvenuto tutto in modo molto naturale, un giorno di qualche anno fa mi sono ritrovata a casa da sola con le mie due sorelline minori e non c’era niente di pronto, così ho preso un pentolino nel quale ho versato un po’ d’olio e un pelato e ho fatto il mio primo sugo. Non era niente male, forse mancava un po’ di sale e gli spaghetti erano un tantino scotti ma le mie sorelle hanno gradito molto, così ho capito che preparare da mangiare per gli altri mi rendeva felice e da allora non ho più smesso di farlo.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Il mio primo ricordo legato al cibo risale ai miei primissimi anni di vita, era una fetta gigantesca di pane fatto in casa con pomodoro tagliato a cubetti e olio extravergine d’oliva appena uscito dal frantoio, davanti al portone di casa di mia nonna.
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Amo senza alcun ritegno le lasagne, la parmigiana e qualsiasi tipo di dolce, mentre non ho mai avuto un buon rapporto con le verdure.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il verde delle verdure, però le mangio perché fanno bene alla salute.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare ferma a scrivere?
Quando scrivo ho bisogno delle crostate alla frutta di mia madre, sono veramente divine. Purtroppo ora che siamo così lontane devo accontentarmi di litri di caffè ristretto che, soprattutto la mattina presto, vanno giù che è una meraviglia.
Scrive mai in cucina?
A Milano mi riesce difficile visto che ho un cucinotto minuscolo, quando sono a Salerno a volte capita, in modo particolare la mattina all’alba quando è ancora deserta e posso godermela pienamente.
Altrimenti dove ama scrivere?
Scrivo soprattutto in soggiorno tra i libri che mi hanno fatto compagnia sin dall’infanzia e i mie fogli pieni di appunti disordinati che soltanto io riesco a interpretare.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto presa dalla scrittura?
No, ho sempre mangiato roba genuina e continuerò a farlo per il resto della mia vita, in fondo non ci vuole poi così tanto a mettere su un po’ di sugo al pomodoro, calare una porzione di pasta nell’acqua bollente e concedersi dieci minuti per nutrirsi e riordinare le idee.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è presa dal suo lavoro? Salato o dolce?
Come anticipavo in una domanda precedente, quando scrivo avverto il desiderio di qualcosa di dolce ma davanti a una pizza fatta come si deve non mi tiro certo indietro.
Neanche io…
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Ho tanti aneddoti carini legati al cibo, perché ha sempre rappresentato una parte molto importante di me. Per esempio fino a qualche anno fa il sabato mattina mi alzavo all’alba per aiutare mia nonna a fare il pane, era qualcosa di magico… mi  sembra ancora di sentire il profumo caldo e avvolgente delle pagnotte appena uscite dal forno a legna, un profumo che non dimenticherò mai.
Lei è uno scrittore di narrativa quando esce a cena con i suoi amici  che tipo di locale preferisce?
Visto che a casa mia si mangia solo ed esclusivamente italiano, quando esco con i miei amici preferisco i locali etnici dove posso conoscere e apprezzare i cibi di altri Paesi. In questo momento vado matta per la cucina eritrea.
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
No, fino a questo momento non ho mai usato il cibo in una storia, però è una bella idea. Magari un giorno potrei scrivere un romanzo che ha per protagonista il vino, un altro elemento che adoro accompagnato a un buon formaggio o a dei salumi.
In  “Fortuna, il buco delle vite” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Sì, per un certo periodo della sua vita Fortuna lavorerà nel ristorante di un amico del suo compagno e avrà modo di deliziare i clienti con i suoi buonissimi dolci.
Lei evoca con il cibo?
Il cibo e io ci evochiamo a vicenda, quando sono troppo impegnata a scrivere a un certo punto è lui a richiamarmi a sé e a ricordarmi che per scrivere qualcosa di decente ho bisogno di nutrirmi bene.
“Fortuna, il buco delle vite” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Fortuna mi ricorda un tortino al cioccolato, fuori con una crosta un pochino dura e dentro con un delizioso cuore morbido, perché lei è proprio così apparentemente sembra una donna arida ma dentro ha un mondo di tenerezza che aspetta solo di essere scoperto e compreso. 
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Fino a questo momento sono riuscita a fare una sola presentazione il 23 agosto scorso nella Sala delle Conferenze del Comune di Campagna (Sa), dove vivevo prima di trasferirmi a Milano e subito dopo ho offerto a tutti quelli che hanno avuto la gentilezza di partecipare un piccolo buffet di dolci che è stato molto gradito, speriamo di ripetere presto l’esperienza in altre città d’Italia.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
PARMIGIANA DI MELANZANE.
Ingredienti:
2 Spicchi di aglio, qualche foglia di basilico, 300g di caciocavallo, ½ cipolla 1,5 kg di melanzane, 1 dl di olio d’oliva extravergine, 150 g di parmigiano, 2 bottiglie da 700 ml di passata di pomodori, 100 g di sale grosso, sale per condire qb.

Per preparare la parmigiana di melanzane, per prima cosa dovete preparare il sugo di pomodoro ponendo in un tegame la cipolla e l'aglio tritati assieme a 4 cucchiai di olio di oliva. Fate soffriggere per qualche minuto, poi aggiungete la passata e lasciate bollire fino all'addensamento del sugo in ultimo aggiungete il sale e delle foglie di basilico spezzettate con le dita, quindi spegnete il fuoco. Spuntate le melenzane, lavatele e tagliatele a fette molto sottili, circa 1 cm ciascuna.
Mettetele in una scolapasta, disponetele a strati e cospargete ogni strato con del sale grosso. Lasciate risposare le vostre melanzane per almeno 1 ora, in modo che possano espellere una buona parte del liquido amarognolo che le caratterizza. Trascorso il tempo necessario, toglietele dalla ciotola, sciacquatele  e asciugatele per bene. Preparate quindi, una padella con un po' d'olio, friggete le melanzane finché saranno dorate su tutti e due i lati e lasciatele asciugare su un foglio di carta assorbente. Ungete una pirofila, cospargete il fondo con un po' di sugo e iniziate a disporre un primo strato di melanzane che devono essere sistemate una di fianco all'altra senza sovrapporle. Versate un po' di salsa sulle melanzane, stendendola uniformemente, e cospargete con un bel po’ di parmigiano. Tagliate a fettine il caciocavallo e distribuitene qualche fetta sulla salsa lasciandole un po' distanziate l'una dall’altra. Ora preparare il secondo strato e continuate ricoprendole di sugo poi di parmigiano e infine di fettine di caciocavallo fino all'esaurimento degli ingredienti. Ricordatevi che l'ultimo strato deve essere di solo pomodoro e parmigiano grattugiato. Mettete la parmigiana in forno a 200° per 40 minuti finché il pomodoro non presenterà la caratteristica"crosticina"dorata. Potete servire la vostra parmigiana sia ben calda, appena tirata fuori dal forno, che a temperatura ambiente... è ottima lo stesso anche fredda!
Quale complimento le piace di più come cuoco? E come scrittore?
Come cuoca  tiro fuori un sorriso a quarantadue denti quando mi dicono che la mia parmigiana è insuperabile, come aspirante scrittrice sono felice quando i lettori mi raccontano di essersi emozionati fino alle lacrime per la storia un po’ amara della mia Fortuna.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Mi porto nel cuore ogni frase della mia opera, sceglierne una in particolare significherebbe fare torto a tutte le altre, invece una frase che fa parte della mia esperienza e che mi ha riscaldato il cuore, dandomi la forza per non arrendermi mai è una frase di Giovanni Paolo II, un uomo che è fondamentale nella mia vita di tutti i giorni, la frase è: NON ABBIATE PAURA! Io grazie al mio amato Papa ho cominciato a non averne più.
Grazie per la sua disponibilità











sabato 29 dicembre 2012

DIETA





 Siamo ancora nel mezzo delle  feste e relativi banchetti sontuosi che da giorni i media ci martirizzano suscitandoci sensi di colpa per aver addentato torroni, tortellini , e tacchino. Impazzano infatti rimedi miracolosi sciogligrasso, toglipeso, antifame, mangiatantoenoningrassa, cibi con calorie inverse e via dicendo. Io vi consiglio di non spendere soldi in pillole e fialette e se volete la pancia piatta, di fare sana sexy-attività fisica, notturna o diurna. Nel caso non ci riusciste perché il marito o il compagno critica il vostro aspetto ( e non il suo)  dicendo che siete troppo ciccione e vi stronca di continuo l'autostima,  fate come quella signora che  ha lasciato il suo consorte e così ha perso di colpo 80 chili. A parte la barzelletta, il peso spesso si accumula per stress, se il marito stressa sarà più difficile combattere la ciccia. Prendetevi un amante ( o se non osate tanto un amico) che adori mangiare, divertirsi e trovi eccitanti le vostre rotondità, vi farà sentire subito interessanti e più carine,  sexy e desiderate, otterrete così  ottimi risultati  fisici e psicologici, e non vi intossicherete di medicinali svuotando inutilmente il portafoglio. Quello che risparmiate investitelo in qualche completino malizioso e lasciatelo bene in vista per casa. Forse il bradipo che convive con voi lo noterà facendosi qualche domanda.

giovedì 27 dicembre 2012

TEA for TWO: ciambellone bicolore alla panna e cacao.

Ma come si sta bene in casa a mettere su due tre chili per Natale e feste varie? Io ne approfitto per sfornare dolci: oggi vi scrivo la ricetta di un classico rivisitato da me per caso. Un pomeriggio volevo fare un ciambellone e non avendo il burro e il latte, ma una confezione di panna liquida, ho sostituito qualche ingrediente e ne è uscito un dolce soffice, facilissimo e veloce perché non si deve lasciar ammorbidire il burro.
                        Ciambellone bicolore alla panna e cacao

Ingredienti:

  • 250 gr farina 00 
  • 250 gr zucchero + due cucchiai per decorare
  • 3 uova
  • due cucchiai di olio di semi di arachide
  • una bustina di lievito per dolci alla vaniglia
  • una confezione piccola di panna liquida(200ml)
  • 2 cucchiai di cacao amaro o dolce se si preferisce.
  • burro per imburrare la teglia 
Procedimento:
 In un mixer sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso, aggiungete l’olio molto delicatamente, la panna e continuare a mescolare fino ad amalgamarli del tutto. Infine  unite la farina a cucchiaiate, il lievito e amalgamate molto bene il composto. Lasciatelo riposare almeno 15 minuti.Intanto imburrate e infarinate uno stampo a ciambella da 26 cm, passati i 15 minuti  versatevi i 3/4 del composto  e in quello rimanente metteteci i due cucchiai di cacao amaro e mescolate energicamente per ottenere un composto al cioccolato. Versatelo sopra all'altro aiutandovi con un cucchiaio, quindi  delicatamente  con una forchetta mescolate un po' a casaccio il composto scuro su quello chiaro. Cospargetelo di due cucchiai di zucchero che cuocendo si spaccherà sopra alla crosta rendendo il ciambellone bellissimo.
Mettete in forno già caldo a 180° per 40 minuti circa.




lunedì 17 dicembre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Marco Proietti Mancini

Interviste culinarie di Federica Gnomo




Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Marco Proietti Mancini “Roma per sempre” – Edizioni della sera – 2012 -  per averci aperto la porta della sua cucina.
In “Roma per sempre” Marco Proietti Mancini riesce a far viaggiare i lettori attraverso tre dimen­sioni: lo spazio, il tempo e le emozioni. Nelle sto­rie che racconta c’è una descrizione dei luoghi, dei posti e degli spostamenti, c’è il viaggio nel tempo che riporta indietro dai primi ricordi di vita fino ai giorni nostri e ci si immerge pienamente nelle sensazioni. Le emozioni prettamente roma­ne che in quei posti, in quel tempo, i protagonisti delle storie di Marco hanno vissuto.
L’autore ci accompagna, ci descrive, ci rivela i particolari, i dettagli, i segreti che Roma ancora nasconde: e noi viaggiamo insieme a lui per le strade e i vicoli di questa metropoli, corridoi di teatro che sfociano nella platea delle piazze, dove la rappresentazione della vita esplode. Ma lo spet­tacolo vero è dietro le quinte, dove i protagonisti veri sono i popolani, la gente normale che Roma la vive nella quotidianità dei suoi giorni.
Perché per chi vive a Roma ogni giorno è straordi­nario per il solo fatto di viverlo lì, nella capitale del mondo, nella città eterna. Un libro che può esse­re considerato allo stesso tempo un romanzo e una guida emozionale per conoscere ancora meglio la metropoli più bella del mondo.*
      

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Mi piace mangiare e non esiste altro modo di mangiare che “bene”. Se non si mangia bene non si mangia, ci si nutre, ingozza, senza soddisfare il gusto (che è un senso) ma solo saziando la fame (che è un bisogno).  Cucinare mi piace molto, mi piace inventare e creare, perché questo è cucinare; come scrivere, comporre, cantare. Se fatto bene cucinare è una forma d’Arte – Intendiamo, io mi ritengo al massimo un artigiano dilettante, in cucina.

Lo fa per dovere o per piacere?
Quando devo cucinare la sera, a casa, magari dopo una giornata di lavoro; allora non sto a raccontare balle. E’ un dovere. Ma il sabato e la domenica mi prendo il tempo per farlo con piacere.

 Invita amici o è invitato?
Bah; veramente più che altro invito, almeno se si tratta di qualcosa legato al mangiare insieme. Mi piace cucinare per amici e mi piace anche cucinare in compagnia.

Ha mai conquistato amici o una donna cucinando?
No, direi proprio di no. Fidanzato a ventuno anni, sposato a venticinque, non ho avuto modo di sperimentare la cucina come arte seduttiva. Non credo che mia moglie sarebbe stata d’accordo. Questo per quanto riguarda le donne. Per quanto riguarda gli amici... boh, ma non mi pare proprio.

Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Lo preferirei. Con mia moglie sono scazzi continui. A volte mi pare di essere sposato con Gordon Ramsey, mai che gliene vada bene una. Ma si vede che l’ho abituata bene e lei, sapendo cucinare, è molto esigente.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Essendo il quinto di cinque figli ho dovuto iniziare presto ad arrangiarmi, a essere autonomo. Mia madre, per forza di cose, ha dovuto insegnarci a fare quello che serviva per arrangiarci un po’. Ho capito subito che mi piaceva ed ho iniziato subito a pasticciare.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Le merende, semplicissime e squisite, che mi preparava la mia nonna materna. Pane ammollato condito con olio e sale. Oppure lo zucchero caramellato nel tegamino. Credo di aver avuto quattro o cinque anni, eppure quei sapori me li sento ancora qui, tra lingua e palato.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Ne amo tantissimi, si vede che sono fedele in amore e infedele al cibo. Detesto gli asparagi. Ci sono anche altre cose che non mi piacciono, ma gli asparagi mi stanno antipatici, non mi piace nulla di loro.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il verde spento o il biancastro di certe verdure cotte, come i finocchi al gratin. Sono come le ballerine ai piedi di una bella donna. Spengono l’eccitazione.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
No, per scrivere, anzi, il cibo mi distrae. Al massimo un po’ di pane.

Scrive mai in cucina?
Mai! Altrimenti come farei a scrivere? Mi distrarrei.

Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Davanti alla finestra della mia camera da letto. Ho fatto realizzare una ribalta che si tira su, mi piazzo lì e scrivo mentre ogni tanto guardo fuori. Scrivo prevalentemente la sera ed a volte è una sofferenza, perchè l’ispirazione me la porto dentro dalla mattina.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Quando sono presissimo non sento proprio lo stimolo della fame, mi alzo al volo, acchiappo la prima cosa che capita e la trangugio senza nessun gusto. Anche se a volte nei miei lavori descrivo ricette, piatti antichi. Forse sazio il gusto rivivendone il sapore mentre lo descrivo con le parole.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
In assoluto preferisco il salato, sempre meglio una fetta di salame che una di torta. Con l’eccezione della frutta. Ecco, la frutta è una di quelle cose che mentre scrivo mi piace mangiare.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Qualcuno è stato così scervellato da preparare le ricette che ho descritto nei libri. E poi mi ha anche scritto per dirmi che gli erano piaciute.

Lei è uno scrittore di narrativa quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con sua moglie (o la sua compagna, marito, ecc)? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
E’ una bella battaglia. Io sono un carnivoro, mia moglie una pastasciuttara, i miei figli sono delle specie di facocerini onnivori. Alla fine ce ne andiamo quasi sempre a mangiare una pizza da un amico pizzettaro sotto casa. Non sarà il massimo, ma fa una pizza, ma una pizza....

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
E’ una componente essenziale. Le mie storie raccontano vite “normali”, di tutti i giorni. Magari di tempi passati. Descrivono ambientazioni, arredi, atmosfere. La sensazione di un lenzuolo sulla pelle, del vento nei capelli. Se non descrivessi cosa si prova a mangiare, a cucinare, ad assaggiare un pomodoro maturo appena raccolto, lascerei monca una parte delle sensazioni dei miei personaggi.

Ad esempio in  “Roma per sempre” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Si, dei cibi di una volta, dai sapori unici, decisi. Contrapposti alle pietanze pronte ed omologate di adesso, che sono fatte per piacere a tutti tutti, senza scontentare nessuno.

Lei evoca con il cibo? Il cibo è mai protagonista? “Roma per sempre” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Il cibo è parte integrante di una cultura, di abitudini, di vita del popolo. I miei libri parlano del popolo. Quindi il cibo è protagonista delle storie come un comprimario, come uno sfondo, uno scenario. “Roma per sempre”è una carbonara, carboidrato, uova, proteine, olio, formaggio (pecorino), pensateci, conoscete pasto più completo?

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo?
Alle mie presentazioni non so e non capisco nulla, non organizzo mai nulla e in genere sono in trance passionale da ore prima. Figurati se riesco a pensare al mangiare. Quando ho finito sono spossato come se avessi fatto una corsa. Mi dicono che a volte i posti dove vado offrano qualcosa, cosa sinceramente non saprei.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
CARBONARA
 Fate a cubetti del guanciale (150 gr - se usate la pancetta... non vi dico come vi definisco!), metteteli in una padella e fate rosolare a fuoco medio, non serve olio, il grasso si scioglie e crea il fondo di condimento, fino a che non cristallizza diventando trasparente e i pezzetti di guanciale sono croccanti. Fate raffreddare appena, poi versateci dentro due uova intere (nel senso sia il bianco che il rosso, non con il guscio!) e sbattetele appena, senza farle a frittata. Attenzione, la padella e l’olio del guanciale non devono essere troppo caldi, o rischiate che l’uovo rapprenda troppo. Scolate la pasta bene al dente, qualsiasi formato e rovesciatela nella padella con il guanciale e le uova, riaccendendo sotto a fuoco vivo. Tenete da parte un po’ di acqua di cottura, se l’uovo tende a farsi frittata dovrete aggiungere dell’acqua. Condite con pecorino grattugiato mentre saltate la pasta in padella, girando e mantecando.
Buon appetito. Mi è venuta fame.

Quale complimento le piace di più come cuoco? E come scrittore?
Come cuoco? Bòno. Riferito al cibo, non a me.
Come scrittore? Mi fai vivere quello che leggo.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“... ho sognato che posso ricominciare a vivere, mille volte e mille vite. Ancora. Sempre. Per sempre. Roma per sempre.”

Grazie per la sua disponibilità










lunedì 10 dicembre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Alexia Bianchini, "Minon".



Interviste culinarie di Federica Gnomo







Oggi salutiamo e ringraziamo Alexia Bianchini per averci aperto la porta della sua cucina.

Minon
romanzo dark fantasy – edito da CIESSE
Autrici: Alexia Bianchini – Fiorella Rigoni
Minon è una cacciatrice di spettri. È inconsapevole dell'origine del dono di poterli vedere e di riuscire a mandarli in un'altro mondo attraverso un portale che lei stessa apre.
Si accorge però che qualcosa sta cambiando...
Gli spettri sono soliti a indurre al peccato per potersi nutrire del male, ma ora spariscono anche umani in carne e ossa.


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Mi piace mangiare, a ogni ora del giorno. Sono onnivora e curiosa.
Adoro cucinare e sperimentare.
 Lo fa per dovere o per piacere?
Per dovere perché ho tre pargoli e un marito goloso. Per piacere, dato che è appagante.
 Invita amici o è invitato?
Entrambi. Adoro avere gente a cena, ma mi piace anche essere invitata e “mettere le gambe sotto il tavolo”.
 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
In parte. Forse perché mio marito è del sud, mentre io sono una polentona milanese. Ho imparato a cucinare i suoi piatti preferiti e lui ha cominciato ad apprezzare i risotti.
Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Certo, tanto cucino io.
Quando ha scoperto questa sua passione?
Da bambina. Preparare i risotti era la mia passione.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
È tristissimo. Mia madre era sempre a dieta, quindi non c’era un granello di cioccolato fondente per casa, preparava pietanze insipide e le porzioni erano scarse.
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Adoro il risotto (non si era capito?) con salciccia e funghi, ma non posso sopportare nemmeno la vista del pancotto (piatto antico che mi propinava mia madre).
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Bordeaux, non sopporto le barbabietole.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Caffè con tanto latte, oppure tisane a go-go.
Scrive mai in cucina?
No, in cucina leggo (oltre a mangiare).
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Scrivo nella stanzetta di mio figlio, con un vecchio PC che temo mi abbandonerà presto. Scrivo a ogni ora.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Mi capita di cibarmi al volo con i grissini.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Salato. Rumino nervosamente mentre scrivo.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Non vi è mai successo di dover mangiare due volte? Capita che non riesca a frenare il desiderio di cibarmi. Mi chiama, mi incita, e alla fine cedo. Solo che succede quando sono da sola, a volte poco prima di dovermi mettere a tavola con la famiglia. Che fare? L’unico modo per non farsi scoprire è mangiare di nuovo, e con gusto.
Lei è uno scrittore di fantasy-horror quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con sua marito?
Scelgo in base al cibo. Amiamo mangiare il pesce, la pizza e il cibo giapponese. Se siamo solo io e mio marito preferisco un luogo più intimo, con musica e  luci soffuse (sperando che non sbuchi fuori all’improvviso uno zombie dalle cucine).
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Pesce. Una bella zuppa di cozze, due linguine agli scogli, una frittura gustosa.
Inizio ad avere fame, molta fame.
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Non rammento, ne ho scritte troppe.
Ad esempio in  “Minon” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Minon mangia una mela e un misero panino, non sta vivendo una bella situazione.
Lei evoca con il cibo? Il cibo è mai protagonista?
Diciamo che la sua mancanza ha una spiegazione logica. Minon vede persone felici, che cenano nelle loro case, ma per lei la vita è un po’ diversa. In compenso la principessa Exafiria, l’incarnazione del male, ha una fame indomabile, il problema è che per saziarsi vuole mangiare noi umani.
“Minon” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Risotto di seppia. Perché è un dark fantasy, si accosta decisamente bene!
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Sì, preparo sempre un po’ di spuntini. Credo sia gradevole, un modo per stare insieme dopo aver parlato del libro.
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo?
Non proprio due olive, ma nemmeno un pasto. Offro diversi stuzzichini, dolci e salati.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?

LE UOVA RIPIENE DI TONNO non durano più di un minuto in tavola. I miei bambini ne vanno matti.
Ingredienti Uova Ripiene:
5 uova sode
Tonno in scatola in olio d’oliva
1 ciuffo di prezzemolo
Maionese
Cuocere le uova sode, tagliare a metà e rimuovere il tuorlo. Stemperare bene i tuorli con tonno (almeno una scatola) e maionese (mezzo tubetto), prezzemolo (tritato fine), sale e pepe quanto basta.
Riempire gli albumi con il composto.
Impiattare decorando a piacere.
Quale complimento le piace di più come cuoco? E come scrittore?
È un piatto da divorare.
È un libro da divorare.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
«Padrona, sto andando a vedere se gli spettri stanno facendo il loro dovere, non vorrei mai che la mia signora potesse rimanere senza cibo», rispose il servo con voce raspante.
Exafiria lo fissò per un altro momento, stringendo le palpebre, poi lentamente ruotò il capo, non prestandogli più attenzione e tornò a mirare oltre le grandi finestre, persa nei suoi pensieri inquietanti.
Il suo stomaco emetteva continui gorgoglii per la fame, provocando un rumore sordo che la disturbava oltremodo.
La creatura ebbe un moto di rabbia.
Allungò le braccia esili che tese tremavano come corde bagnate, si portò le mani alla testa chiudendo le orecchie per non sentire più nulla attorno a sé.
I lamenti delle vittime, rinchiuse nelle segrete della dimora, arrivavano sino alla sua stanza, stuzzicandole l’appetito, mentre le liti di quei grandi rapaci che aleggiavano intorno alla torre erano sempre più frequenti, attirati dagli avanzi della principessa.

Grazie per la sua disponibilità
Grazie a voi, lietissima di aver risposto alle domande. Unico problema: mi è venuto un languorino…

lunedì 3 dicembre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Marino Buzzi


Interviste culinarie di Federica Gnomo


Marino Buzzi
Oggi presento uno dei miei scrittori preferiti. L'ho amato da subito. Mi piace la sua sensibilità e il suo sarcasmo sottile,  l'ironia romantica che lo pervade anche come persona. Adoro la sua apparente fragilità che nasconde un caratterino di ferro : Marino Buzzi, autore di  “Confessioni di un ragazzo perbene” Luciana Tufani Edizioni e “Un altro best seller e siamo rovinati” Edizioni Mursia 2011.  

Devo dire che trovo i due libri scritti da Marino entrambe deliziosi come l’autore.
 Il primo tratta  una storia di amicizia e amore tra giovani adulti, con intermezzi spassosissimi di una bambina di dieci anni, nipote del protagonista: Michele è un trentenne che viene licenziato il giorno stesso in cui apprende del suicidio di uno dei suoi migliori amici. Incaricato dagli altri tre amici di organizzare il funerale, Michele si troverà a vivere situazioni al limite del paradossale. Si innamorerà del bel becchino che cerca di rimorchiarlo per telefono, si ritroverà come eredità la casa di Francesco (l’amico suicida) da dividere con Paolo, l’amico col quale vive un rapporto conflittuale, Luca e Donatello. .Come se non bastasse dovrà fare i conti con la famiglia biologica, che non perde occasione per ricordargli il legame di sangue e il suo ruolo all’interno della famiglia, e con la sua terribile nipote, incuriosita e affascinata dall’omosessualità dello zio. Michele si nasconde spesso nel suo mondo di fantasia in cui può essere padre di una bellissima bambina immaginaria. Ma le cose si complicano con l'arrivo di un misterioso ragazzo dal volto deturpato e di una ragazza che porta con sé una grande sorpresa.
 Il secondo si riallaccia all’esperienza di vita vissuta dell’autore e ci parla delle disavventure, comiche e a volte amare, di un libraio. Consiglio il libro a tutti, perché di facile lettura, e istruttivo. In fondo siamo anche noi spesso clienti distratti o frettolosi, sbagliamo i titoli e gli autori, e siamo disorientati e rimbambiti dai best seller. Il libraio Marino, carino e gentile, che dentro ti analizza e si morde le labbra per non mandarti al diavolo, lo vorremmo ogni giorno a soccorrerci; io magari ci prenderei anche un caffè. Le sue  avventure potete seguirle anche sul blog di Marino Buzzi “Cronache dalla libreria” che consiglio vivamente.

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Ho frequentato l'istituto alberghiero prima dell'università e ho lavorato 14 anni come cuoco. I primi passi professionali li ho fatti proprio nelle cucine quindi posso dire che cucinare mi piace moltissimo anche se oggi non lo faccio più di professione. E mi piace moltissimo la buona cucina, quella semplice. Le mie scelte cadono sempre su prodotti biologici e Slow food.
Quindi ho di fronte un vero professionista!
Ora lo fa per dovere o per piacere?
Un tempo, come ho accennato, cucinare era per me una professione. Quello del cuoco è un lavoro molto bello ma anche estremamente stancante, lavori moltissime ore al giorno, tutti i festivi sei a lavorare, hai ritmi davvero pesanti. Ho abbandonato per questo soprattutto, non reggevo più la pressione. Oggi lo faccio per piacere e le cose vanno molto meglio.
 Invita amici o è invitato?
Invito, anche se due delle mie migliori amiche hanno frequentato la scuola alberghiera con me e una ha un ristorante a Comacchio, quindi capita anche di essere ospite.
 Ha mai conquistato amici  cucinando?
Ho conquistato colleghe e colleghi. Persino qualche professore all'università.
Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Ci vivo già.
Quando ha scoperto questa sua passione?
Direi a 14 anni quando ho cominciato a frequentare l'istituto alberghiero.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Il mio primo giorno da “aiuto cuoco”, ristorante pieno, cuochi e cuoche che correvano per la cucina, chili di pasta, pesce, insalata... un delirio.
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Da sette anni sono felicemente vegetariano quindi ho escluso dalla mia dieta quotidiana carne e pesce, ho ridotto il consumo di uova (che prendo da un contadino amico che alleva le galline all'aperto), sostituito la soia al latte e ho ridotto al minimo i formaggi. Ho scoperto, così facendo, un mondo intero legato a verdure, cereali, legumi e molto altro. Un piatto che amo particolarmente è il minestrone di verdura con verdure di stagione.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il rosso del sangue.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
No, nessun rito. Mi prendo però del tempo, modifico le ricette, ne invento di nuove, sperimento. Per me cucinare è come scrivere, mi rilassa e mi completa.
Scrive mai in cucina?
Preferisco lo studio.
E a che ora le viene più naturale?
Non c'è un orario preciso, ho sempre pochissimo tempo quindi il tempo libero, spesso, è dedicato alla scrittura o alla lettura.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Ricorro al cibo confezionato solo quando sono costretto, non amo questo genere di cibo.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Solitamente salato anche se spesso mi limito a bere caffè.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Una cosa che riguarda la mia gatta. Quando faccio il dolce al mascarpone, di cui lei è golosissima, sale su una sedia e mi fissa sino a quando non ho finito. Appena sente che prendo gli attrezzi per sbattere le uova arriva si siede e mi guarda. Poi quando ho finito, con il dito, prendo un po' del dolce, lei lo lecca e se ne va felice. Lo fa ogni volta, è un momento tutto nostro.
Lei è uno scrittore di narrativa quando esce a cena con i suoi amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con il suo compagno?
Quando esco con gli amici, le amiche o il mio compagno scegliamo locali Slow Food che abbiano anche piatti vegetariani. Ci piace molto sperimentare e ci informiamo attraverso internet, guide enogastronomiche, ecc...
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Per festeggiare brindiamo con un buon vino bianco e magari una cena con gli amici.
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Non ancora ma ho una storia in mente interamente ambientata in cucina, chissà, magari un giorno...
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo?
Non mi è ancora successo ma trovo sia una buona idea.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?

IL RISOTTO AL RADICCHIO (VEGETARIANO)
Ingredienti:
Burro
cipolla
radicchio
riso
vino bianco
Formaggio grana grattugiato
brodo vegetale (cipolla, sedano, carote)

Preparazione:
Preparate il brodo vegetale con acqua, cipolla, carote e sedano, fate bollire 15 minuti circa.
Tagliate il radicchio e fatelo “appassire” con il burro, in una pentola coperta a fuoco lento. Tagliate la cipolla a julienne e mettetela in una pentola a parte con il burro, lasciatela rosolare per qualche minuto, sempre a fuoco lento e facendo attenzione a non bruciarla. Mettete il riso e fatelo “tostare” qualche minuto mescolando continuamente, bagnate con un bicchiere di vino bianco e fate evaporare. Aggiungete il radicchio appassito e un mestolo di brodo. Aggiungete, mescolando, brodo sino a termine cottura. Spegnete, aggiungete una noce di burro e del formaggio grattugiato, mescolate e fate mantecare per un minuto.
Quale complimento le piace di più come cuoco? E come scrittore?
Mi piace l'idea che i miei libri, così come i miei piatti, siano onestamente genuini.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passa sotto il vostro tetto.
Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto, 1825

Grazie per la sua disponibilità










domenica 2 dicembre 2012

Racconto Hot della domenica: CAFFE' SCORRETTO , di Federica Gnomo Twins







1 di noi 2 dice:
“ Sono 3mendamente affascinato da te”.
“ Ma se neanche ci conosciamo!” esclamo al telefono. Ci eravamo scambiati il numero di cellulare dopo aver chattato pochi giorni su FB.
“ Allora incontriamoci per fare 4 chiacchiere e bere un caffè”, mi propone.
Ci penso 5 minuti, e accetto.
 6 una pazza!, mi riconosco subito dopo, chiudendo la comunicazione.
Incontro in stazione con un semisconosciuto il 7 di  8bre, il mese del mio compleanno.
Mi faccio un regalo, mi dico. Un colpo di testa,  e magari anche al cuore, chissà. La sua voce è profonda, lo immagino bello, e forse anche lui pensa sia una bella donna.
Sarò una delusione,  ma non mi importa.
Non ci conosciamo di persona, FB, 9llo ruffiano, ci ha fatto trovare. Strano mostrarsi prima dentro e poi fuori, uno strappo alla consuetudine,  un’espansione dell’anima e poi il precipizio:  solidificherò in qualcosa di banale, e tutto tornerà come prima, come tanti incontri fatti di giudizi affrettati.
 Ore 10 a Roma.
Fa caldo: mi sono vestita  di seta leggera, un abito scollato, le gambe un po’ abbronzate ancora nude, i tacchi alti; voglio sembrare una donna perché ho le palle di un uomo, in genere, e talvolta mi piace fare la femmina bambina.  Ho viaggiato su un treno scomodo tra occhiate di pendolari. Ero un’intrusa.
Non sanno, non possono immaginare che uccido facilmente me  stessa  e mi trasformo 11 volte all’anno, o 12…una al mese, se serve, perché scrivo e leggo.  Vivo molte vite.
Loro spiano le tette, e seguono centimetro dopo centimetro la curva dei polpacci. Niente di anormale, fare 13 al totocalcio, e scopare con  soddisfazione sono desideri comuni e senza peccato. Non posso biasimarli… e poi mi fa piacere.
Arrivo un po’ in ritardo, mi affretto per raggiungere il bar dove ci dobbiamo vedere, anzi riconoscere. Io non credo che lui possa riuscirci, sono sicuramente difforme dalle sue fantasie.
Provo io. Scruto tutti e lo noto in un angolo vicino alla porta, appoggiato a un tavolino. Legge un quotidiano.  14 minuti di ritardo ma mi ha aspettato. Deve essere galante, o tirchio, perché non mi ha telefonato per sapere se ci avessi ripensato. Deve avere una forte considerazione di se stesso, forse ha più di 15 cm di sesso, che è la media maschile italiana, e questo lo rende stabile. Indifferente alle donne, sicuro di essere un numero 1. Di averla sempre vinta.
Mi avvicino, lo chiamo per nome. 2 occhi chiari, per niente sorpresi mi individuano. Faccio un cenno. Lui prova a  fissare il mio viso, cerca i miei, io li abbasso.
Troppo confidenziale lo sguardo. 3mendamente indagatore, intimo.
“Lorenzo?” chiedo.
“Federica?” mi risponde lui.
Sorrido. Lui si guarda intorno, c’è troppa confusione.
“Facciamo 4 passi?” mi propone, “ c’è un posto molto carino qui fuori”.
Non so perché ma 5 dita incontrano 5 dita e lo prendo per mano.
“ 6 come pensavo…” dico. Lui non risponde.
7 scalini di travertino. Mi appoggio al suo braccio. Mi sostiene. Arriviamo in una piazza, tavolini all’aperto. 8ni lucidi, un bar elegante. Sole. “Ottima scelta!”, esclamo. “Non amo la confusione”.
Ci sediamo, ordiniamo il nostro caffè.
“ A che ora hai il treno?” mi chiede. Forse già si è stancato.
Faccio finta di pensare, in realtà ho studiato tutti gli orari. Deciderò secondo come si mette.
“Il primo tra poco, un’ora”, rispondo. Mi viene da ridere, che credevo di stare  al cinema? Una bella sessione hard con tanto di gatto a 9 code? Oppure un pranzo galante, 10 violini e 11 rose rosse?
“ Un po’ troppo presto…” si lamenta.
“ Be’… ce n’è uno quasi ogni ora”, lo rassicuro. Sorride.
 “Aspetta, mi pare…12,13…14,15…”. Lui si alza, avvicina la sedia e mi mette 1 dito davanti alla bocca.
 “Shhhhh…, parli troppo”, mi dice mentre si avvicina. Avverto che vorrebbe baciarmi. Potrebbe piacermi, ha labbra seducenti e un buon odore di maschio, ma allunga un po’ insistentemente le mani sotto al tavolo e senza preavviso.
Arrivano i 2 caffè, neanche si accorge preso com’è a risalire la pelle delle mie cosce; io con un braccio glieli rovescio sui  pantaloni. 3 strilli, 4 imprecazioni; 5 minuti e sono sulla strada della stazione.
“ 6 un bell’uomo Lorenzo, con te avrei potuto continuare a contare anche oltre il 15,  fino a 88… che è il numero dei baci o un più intimo 69, ma tu almeno fino a 10 avresti potuto provarci…”.