martedì 30 ottobre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE: Lucia Guida


IN CUCINA CON LO SCRITTORE

Interviste culinarie di Federica Gnomo





Lucia Guida
Oggi salutiamo e ringraziamo Lucia Guida, autrice della silloge di racconti “Succo di melagrana, Storie e racconti di vita quotidiana al femminile” pubblicata dalla Nulla Die, gennaio 2012, per averci aperto la porta della sua cucina.
                 

  Succo di Melagrana racconta al femminile attimi di quotidianità spicciola. Le protagoniste dei racconti — caratterizzati da diversità di epoche, età e situazioni personali — sono colte nei fotogrammi del loro percorso esistenziale. Le storie sono collocate cronologicamente in senso crescente dal periodo pre e post bellico sino ai nostri giorni in una provincia microcosmo puntuale, punto di forza e di debolezza, dell’esistenza umana più ampia. Tempo e Spazio diventano pretesti per comunicare un messaggio essenziale, quello dell’infinita capacità rigeneratrice di ogni donna, chiaro invito a cercare orizzonti migliori.
     

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Considero mangiar bene uno dei piaceri della vita e cucinare un’attività creativa e gratificante altrettanto quanto la scrittura. Amo sperimentare nuove ricette pur preferendo andare sul sicuro e ripiegare sui miei “cavalli di battaglia” se ho ospiti a pranzo o cena
 Lo fa per dovere o per piacere?
Dipende. Cucinare può talvolta essere entrambe le cose; diventa un piacere soprattutto se hai a tavola con te qualcuno che apprezzi le tue fatiche culinarie e che te ne dia merito mostrando di gradire con entusiasmo quello che hai preparato per lui
Invita più spesso amici o è più spesso ospitata?
Per me i piaceri si equivalgono; certamente  essere ospitata in casa d’altri ti dà la possibilità di goderti, forse, maggiormente, la circostanza. Invitare, invece, è un po’ più impegnativo, dal punto emotivo oltre che come fatica “fisica” in senso stretto. Quando lo faccio amo coccolare i miei ospiti preparando un’infinità di manicaretti, ad esempio puntando su una serie di antipastini stuzzicanti e di bell’aspetto. In ogni caso le mie sono ricette di facile e veloce realizzazione. Raramente  ho la possibilità di passare molto tempo ai fornelli  
Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
Un antico adagio recita che per giungere al cuore di un uomo si debba necessariamente passare per la sua gola. Mi sento di condividere quest’affermazione, o forse gli uomini che ho incontrato erano tutti amanti della buona cucina, chissà … Parlando in generale di amicizie, devo dire che in più di una circostanza mi è capitato di sorprenderli piacevolmente: non pensavano che io fossi una cuoca capace. E’ stato gratificante, soprattutto se considera che nell’arte culinaria sono praticamente un’autodidatta: mia madre, bravissima in tantissime cose, non ha mai amato particolarmente cimentarvisi
Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Per me non costituirebbe affatto un problema. In passato mi è capitato e questa caratteristica non è stata affatto motivo di contrasto. Non ho, però, mai provato cosa significhi vivere con un gourmet che abbia anche una buona dimestichezza in cucina. È una cosa che mi incuriosisce parecchio
Quando ha scoperto questa sua passione?
Da bambina nel momento in cui mia nonna materna mi ha insegnato a otto anni a cucinare un’ottima omelette.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
La sofferenza di non poter mangiare un bacio perugina con gli altri bambini presenti; avevo quattro anni e non riuscivo a capacitarmi come potesse essermi negato un piacere del genere. In realtà ero reduce da una bruttissima intossicazione alimentare e la cioccolata in quel frangente sarebbe stata per me veleno puro
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Non ho mai provato a mangiare la trippa, a mia madre non piaceva e quindi non l’ha mai preparata né io ho mai avvertito il desiderio di provarla. Adoro, invece, le lasagne e in generale i pasticci di pasta e le torte rustiche
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Per me il cibo è anche piacere per la vista. Nei manicaretti che preparo cerco sempre di alternare colori caldi e freddi cercando di stuzzicare la curiosità dei convitati anche attraverso questo.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare ferma a scrivere?
Dipende da come prosegue la mia attività. Amando scrivere di primo mattino ( quando mi è possibile e quando non sono al lavoro! ) è fondamentale per me iniziare con una buona prima colazione. Se, invece, provo a farlo in altri momenti della giornata trovo piacevole bere succhi di frutta, colorati e rinfrescanti 
Scrive mai in cucina?
Mi è capitato più di una volta per “indisponibilità” di uno spazio tutto mio e non mi ha creato particolari  problemi, anzi. La cucina è un luogo circoscritto, certamente meno dispersivo di altri ambienti domestici e forse per questo maggiormente accattivante
Dove ama scrivere? E a che ora le viene più naturale?
Non avendo a disposizione uno studiolo tutto per me mi rifugio in soggiorno, stanza piuttosto lontana dal resto della casa ( abito in un duplex suddiviso in zona giorno  e zona notte ). Potendo scegliere, come già accennato, preferisco farlo a mente più fresca, nelle prime ore del mattino
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Se sono impegnata a risolvere un nodo narrativo un tramezzino veloce da preparare è certamente la scelta migliore per placare l’appetito. Cucinare qualcosa di più elaborato richiederebbe tempo ed energia necessari in quel frangente per altre priorità
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è presa dal suo lavoro? Salato o dolce?
Qualcosa di stuzzicante e di salato se sono in un momento di stasi creativa. Un dolce, invece, se sento di aver concluso in modo soddisfacente quello in cui ero impegnata
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Da piccola mi piaceva moltissimo la pasta di mandorle, dolcissima e ipercalorica, modellata a forma di frutta di vario tipo. E la cioccolata. Una volta, in assenza di mia madre sono stata capace di terminare un’intera scatola di pocket coffee. Poi ho aspettato che rientrasse dal lavoro e con tranquillità le ho annunciato che di lì a poco sarei morta(sic!): era quanto lei mi aveva paventato, nel caso avessi dato fondo a tutti i suoi cioccolatini
Lei è una scrittrice di narrativa; quando esce a cena con i suoi figli o amici  che tipo di locale preferisce?
Adoro girovagare per agriturismi e trattorie, specialmente fuoriporta. Credo che un posto rustico e caratteristico dia “più sapore”, se così si può dire, al cibo che lì viene servito. Sono comunque e sempre una patita dello slow food
Per festeggiare una pubblicazione cosa tende a ordinare in un locale?
Quando hanno pubblicato i miei lavori ho preferito festeggiare a casa da me mettendomi alla prova con qualcosa che piacesse particolarmente ai miei figli
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
A oggi non ho mai incentrato interamente le mie storie sul cibo ma i riferimenti a pietanze e bevande ci sono senz’altro. Le basti pensare al titolo della mia raccolta di racconti, “Succo di melagrana” e al mio romanzo, attualmente in visione dal mio editore, in cui c’è posto per più di un riferimento conviviale.
In “Succo di melagrana, Storie e racconti di vita quotidiana al femminile” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
I riferimenti a sensazioni gustative e olfattive trovano ampio spazio nel mio stile  narrativo. A me piace “tirar dentro” nella storia il lettore, farlo immedesimare nella vicenda anche attraverso descrizioni particolareggiate che lo facciano sentire “ a casa”. A partire dall’aroma intenso evocato da un tè al bergamotto
 Parliamo ancora di “Succo “: a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Se potessi paragonarlo a una portata sceglierei di farlo attraverso un dessert: una mousse, ad esempio. Delicata ma incisiva a completamento di un buon pranzo o di un’ottima cena. Questo perché da golosa quale io sono i miei pasti, specie se in buona compagnia, terminano sempre con un  dolce o un sorbetto 
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Il cibo è un ottimo elemento aggregante e socializzante e mi è capitato di concludere qualche presentazione con un flute di spumante, dei dolci e degli stuzzichini salati. Un modo per ringraziare piacevolmente gli intervenuti chiudendo l’evento in bellezza e in allegria
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
Una torta al cioccolato, facile da realizzare e plurisperimentata. Uno dei miei successi gastronomici.

TORTA AL CIOCCOLATO

Ingredienti:
-125 gr di burro o margarina;
- 130 gr di zucchero;
- 3 uova intere;
- 130 gr di farina;
- cacao amaro q. b. ( da 25 gr in su, se la gradite bella "carica" );
- 1 bustina di lievito x dolci.

Preparazione
Battete le uova con lo zucchero aggiungendo poco per volta la farina e il burro liquefatto e freddo, il cacao in polvere e il lievito ben setacciato. Infornate a cottura tradizionale (forno elettrico) a 150°/175° per 45' più 5' a forno spento.
Se preferite potete tagliarla a metà e farcirla con una cremina al cioccolato preparata così:
- 200 gr di panna da cucina ( quella x i tortellini);
- 100 gr di cioccolato fondente;
- 100 gr di cioccolato al latte.
Mettete la panna in un recipiente a bagnomaria e aggiungeteci i pezzetti di cioccolato fondente e al latte. Rimestate bene sino a quando il cioccolato non si squaglierà e con la panna diventerà cremoso. Lasciate raffreddare e poi utilizzate i due terzi della crema ottenuta per farcire il dolce di cui sopra che avrete provveduto a tagliare a metà. Utilizzate il terzo di cremina avanzato per spennellare la superficie dell' intero dolce. Ponete in frigo e lasciate riposare per almeno un' ora. La crema si solidificherà assumendo l' aspetto di una copertura.
Servite questa torta sempre fredda: rende meglio!

Quale complimento le piace di più come cuoca? E come scrittrice?
Sono felice quando i miei ospiti fanno onore al menu da me ideato, dando fondo a tutto ciò che ho preparato: per me è il complimento migliore che mi si possa rivolgere. Come autrice è bello sentirsi dire di essere stata capace di trasmettere emozioni e sensazioni attraverso una scene che ben evocano un sentire comune, condiviso
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Io credo che la poesia che costituisce il prologo della mia raccolta di racconti sia in tal senso illuminante. Parlando di ciò che rappresenta la mia interiorità recita testualmente così:

“ Io sono   (…)
Succo agrodolce
di melagrana
che ti disseta
con discrezione
lasciando traccia
vermiglia
indelebile
sulla tua mano. “

Grazie per la sua disponibilità
Grazie a lei, di cuore

Federica Gnomo

mercoledì 24 ottobre 2012

ARREDARE con le ZUCCHE



ARREDARE CON LE ZUCCHE IN VISTA DI HALLOWEEN

E in più ricetta: Zuppa di Zucca, patate e porro, con Emmental e crostini di pane.


A fine Ottobre si festeggia Halloween che, pur essendo una festività tipicamente americana, spopola oramai anche in tutta Italia e non solo.


Nel caso si voglia organizzare una festa in casa con gli amici, oppure si desideri donare un “tocco Halloween” all'arredamento  per far felici grandi e piccoli, o rinnovarlo con poca spesa, si possono utilizzare  zucche, foglie, bacche trovate nei boschi e candele.
Intagliando e decorando il tipico frutto di Halloween è possibile ottenere alcune soluzioni interessanti per arredare la casa oppure il giardino. La zucca ha un significato simbolico che rappresenta una lanterna pronta a scacciare streghe e fantasmi, ma è anche spiritosa da vedere e mette di buon umore per il suo colore.

 Riesce sempre a stupire con la sua versatilità, e può trasformarsi in centrotavola davvero raffinati unendola a candele, frutta autunnale e foglie di edera.

Ho selezionato alcune immagini di lavorazioni con la zucca a cui ispirarsi.
Tutte originali e non molto difficili da fare.

Per l’esterno, ad esempio, potremmo usare le zucche oltre che come lanterne come portavasi o divertenti gatti neri.


 Per gli interni, potremmo decorare o usare zucche particolari per farne raffinati vasi di fiori.

Oltre le zucche,  tutti i simboli di Halloween e i prodotti dell’autunno ben si prestano a vivacizzare una cucina o una tavola, o a rallegrare un salotto.
Ad esempio, zucche di varie misure, e colori, con foglie di edera variamente intrecciate, faranno subito festa,
 o candele, bacche selvatiche e zucche accoglieranno gli ospiti e faranno felici i bambini,  illuminando la serata, anche solo decorando un balcone. 




 In cucina sarà carina anche una vecchia pentola decorata di zucche e ragni fatti con le rotelle di liquirizia.
In cui potreste servire la zuppa di cui vi do la ricetta.
Insomma non c’è che l’imbarazzo della scelta e con poca spesa avremo una casa simpatica a prova di strega!
CREMA DI ZUCCA, patate e porro.

Questa ricetta piace proprio a tutti!

Ingredienti:
Due grosse fette di zucca gialla
Due patate
Un porro
I dado
Un etto di Emmental svizzero
Crostini di pane
Sale e pepe q.b

Procedimento:
Mettere in una pentola a pressione un bicchiere d’ acqua, un dado, la zucca privata della buccia e fatta a pezzi, le patate sbucciate e fatte a pezzi, il porro ripulito della parte verde e fatto a fettine, un pizzico di sale e uno di pepe.

Chiudere la pentola e far andare in ebollizione almeno 10 minuti.
Se usate una pentola normale, mettete due bicchieri d’acqua e il coperchio, fate bollire la zuppa fino a che tutti gli ingredienti non saranno morbidi.

Una volta cotta, frullate il tutto con un mixer ad immersione.
Servitela in scodelline di coccio, con l’Emmental grattato sopra a scagliette e crostini di pane croccanti.

lunedì 22 ottobre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Maria Rosaria De Simone



Interviste culinarie di Federica Gnomo


Maria Rosaria de Simone

Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Maria Rosaria de Simone, Il golfino verde mela, Dante Alighieri Editore 2012, per averci aperto la porta della sua cucina.

Marta, una donna ormai adulta, è la protagonista de"Il golfino verde mela". La sua vita sembra arenarsi nel fallimento sul piano affettivo. Decide quindi di partire per un breve viaggio. E, proprio tornando alle radici, scopre nuove energie e nuove possibilità di riprendere in mano la propria esistenza. Marta comprende che il futuro può riservare incredibili sorprese. Il romanzo è una storia d'amore, che prende il cuore ed i sensi. Sullo sfondo vengono però affrontate, con molta delicatezza, tematiche di grande attualità, quali lo stalking e le problematiche adolescenziali.  Ironico, divertente, romantico e appassionato. Una bella storia di una donna dei nostri giorni.
   

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Eccome. Se ami la vita, ami la cucina. E dato che amo la vita, mi piace mangiare. In realtà mi piace spizzicare nel piatto di chi mi sta a fianco.

Lo fa per dovere o per piacere?
Come tutte le donne che hanno famiglia cucino per dovere. Ma ci sono cose che preparo con immenso piacere. Anche se mia figlia è di sicuro più brava di me. Quello che lei tocca diviene un manicaretto. La differenza però sta nel fatto che io cucino dietetico e lei fa scorrere fiumi di olio e condimenti vari.

Invita amici o è invitata?
Invito e sono invitata.

Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
I miei amici amano le mie melanzane a funghetti, lo sformato di pasta siciliana e le mie crostate. In realtà non ho mai conquistato un uomo prendendolo per la gola. Quando mi sono sposata, presto, non sapevo neanche cucinare una semplice pasta al sugo.
Ma Marta, la protagonista del mio romanzo, una sera a cena con un uomo che le piace tanto gli racconta la sua bravura ai fornelli e lui rimane ammaliato. Lei però  non gli dice che le erbe aromatiche  che usa per i suoi piatti e che tenta di far crescere sul balconcino, al solo vederla, abbassano miseramente le foglie e si accomiatano dalla  vita con aspetto mesto e che vive di pizza comprata sotto casa. Insomma bara un poco.

Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Certo che sì. Non dovrei così ripulire la cucina. Gli uomini ai fornelli sono come Terminator. Si sentono tutti  Vissani e per cuocere una semplice frittata usano un piatto per la chiara, un piatto per il tuorlo, forchette in quantità, pentole, pentolini, padelle e padelloni. E poi tocca alle donne fare come Biancaneve nella casa dei 7 nani.
La verità è che gli uomini ai fornelli sono dei maghi. È pura gelosia la mia.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Quando le persone che invitavo a cena si leccavano i baffi. La gratificazione è un ottimo incentivo a fare meglio. E a rinnovare gli inviti.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Quando ero piccola non mangiavo assolutamente nulla ed ero magra come uno stecchino.    Ho un ricordo ben preciso, come se fosse ora. Ero piccolissima. Mia madre mi imboccava. Io tenevo il boccone, enorme, e non lo mandavo giù. All'improvviso le sputavo tutto in faccia. Rido ancora  da sola quando mi viene in mente perché ho ancora nitida la sensazione di godimento nel lanciare la minestrina.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Adoro la parmigiana di melanzane. Detesto fegato, cuore e trippa. Ah, anche il capitone. Ricordo che a mia madre sfuggì il capitone, a Natale, dal lavandino. Sono traumi infantili, questi.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il rosso, forse? In realtà, a pensarci bene, non ho nulla di rosso né come abiti né come arredamento. Però amo le rose rosse. Ed i cuori sulle magliette.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O the, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Nutella. Su un cucchiaio. E la lecco lentamente.

Scrive mai in cucina?
La mia cucina è bellissima, color panna e con un'aria provenzale. Ho una poltrona di vimini ricoperta da una tovaglia tonda di pizzo. Lì creo e leggo.

Altrimenti dove ama scrivere? E a che ora le viene più naturale?
Sul letto. Tutte le volte che sono sola.

Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
No. Ho tante storie nella mia penna che desiderano uscire. E sono presa solo da loro, non mangio. È come quando si è innamorati. Non si mangia. Si vive di passioni.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Solo Nutella.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Avevo persone importanti a cena. Purtroppo, non so come, avevo terminato il vino di qualità. Sono andata in cucina ed ho versato di nascosto del vino in cartone nella bottiglia di un magnifico Muller Thurgau.
Uno degli invitati sputando il sorso di vino ha strillato: "Purtroppo questi vini non sono più come quelli di una volta! " Volevo morire. Sarebbe stato più cortese da parte sua ingoiare il vino senza dir nulla. Ma la classe non è acqua!

Lei è una scrittrice di romanzi. Quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con il suo compagno?
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Mi piace tanto andare nei localini. Quelli nella mia città, Roma, nascosti negli spigoli di viuzze dove anche i sampietrini trasudano storia. E quelli delle città che visito. Amo i ristoranti tipici del posto ed ordino solo antipasti. Tanti antipasti. Meglio se di pesce. E poi amo le pizzerie. Per una pizza potrei far pazzie.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Nel mio romanzo "Il golfino verde mela" i cibi accompagnano il quotidiano di Marta. E ci
sono molti passaggi divertenti, tra cui uno legato ad una sua zia napoletana che le  ha preparato manicaretti eccezionali, ma prima di farla sedere a tavola la porta a visitare, con un rituale sempre uguale,  tutta la sua casa, che lei conosce benissimo sin da piccola e le fa baciare tutte le foto dei parenti morti. Si fa tutto pur di mangiar bene.:-)


Quindi  in “Il golfino verde mela” ci sono passi che ricordano manicaretti, profumi di cibo.
Lei evoca con il cibo? Il cibo è mai protagonista?
Lo è spesso, come dicevo prima. Dall'inizio alla fine. In realtà il romanzo termina con la frase:-Ed ho fame-. Questo fa comprendere come sia importante il cibo nella storia. Ma non voglio togliere il velo di mistero al libro. Spero che lo leggano in molti. Io credo molto in questo romanzo, che è una bella storia di amore e di speranza. Comunque c'è un passaggio molto simpatico legato al padre di Marta, che comprava ostriche su ostriche, pensando che alla figlia piacessero. Invece Marta quasi le schifava, ma continuava a mangiarle per gratificare il padre. Per anni e anni. Ed anche dopo la morte del padre Marta ha proseguito a mangiar ostriche. Hai visto mai che il padre, pure in paradiso si potesse accorgere della verità. Troppo comica questa scena! :-)

“Il golfino verde mela” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Alla parmigiana di melanzane, perché è ambientato nelle terre del Sud.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo?
Per motivi molto personali non ho potuto ancora fare una presentazione del romanzo. Ma presto la farò. E desidero ricevere le persone con spumante italiano e tanti assaggini.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?

Vi propongo un piatto che ha sempre successo:
 LE MELANZANE IMPANATE.
Dunque, tagliate le melanzane tonde in fette spesse un cm circa. Poi passatele nell'uovo sbattuto in precedenza. Facendole imbibire ben bene. Passatele quindi nel pan grattato da entrambi i lati. Ripetete l'operazione: nell'uovo prima, nel pan grattato poi. Far friggere a fuoco vivace nell'olio bollente fino a quando non si forma una crosticina dorata. Una volta tolte dalla padella, poggiarle su carta assorbente. Passarle poi in un piatto da portata, posizionandole in maniera circolare e cospargere foglioline di basilico. Il basilico in cucina non deve mancare mai.

Quale complimento le piace di più come cuoco? E come scrittrice?
 "Come cuoca:"Mamma, questa carbonara è speciale".
Come scrittrice: "Hai saputo farmi vibrare l'anima. Ed ho riso anche molto."

Che frase tratta dalla sua opera  o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
"Desidero allontanarmi, non so per dove.
Due giorni.
Senza progetti, programmi, appuntamenti. Senza meta.
-Ma dive vai?- Mi chiedono.
-Dove mi porta il cuore. - Rispondo con convinzione.
E dove mi porta mica lo so.
E se non lo so io, non lo posso lasciar detto a nessuno."
Ecco, con questi pensieri Marta inizia il viaggio che le cambierà la vita. E così vi saluto con l'augurio che possiate anche voi viaggiare con il mio romanzo e tra i profumi della nostra cucina italiana.

Grazie per la sua disponibilità
Federica Gnomo



domenica 21 ottobre 2012

CHI SI CONTENTA...GODE




Ebbene sì, alzi la mano chi non se l'è mai chiesto.  Chiamatela come vi pare, ma qual è la lunghezza media dell'attrezzatura maschile?
Rispondiamo subito alla domanda principe. Secondo uno dei tanti studi recenti, i più dotati al mondo sono i congolesi il cui pene misura in media 18 centimetri; le misure sono riferite al membro in erezione, cosa che dovrebbe contribuire a fare sgranare meno gli occhi alle lettrici e a non ferire l'ego dei lettori.
Il podio  in Europa dei "Mister Big" spetta agli islandesi, con 16,5 centimetri. Buone notizie per i latin lover italiani che  con una media di 15,7 centimetri si classificano secondi nel continente e sesti al mondo. Risultato apprezzabile. Il terzo posto europeo spetta invece  agli uomini svedesi  con 15 centimetri di ognuno di essi.
Al di là degli Oceani le cose non vanno benissimo: gli americani (e le americane) si devono accontentare di 13 centimetri di media, gli australiani li superano di mezzo centimetro e in Asia sorridono ancora meno; si va dai cinesi con i loro 10,9 centimetri di media per scendere fino ai 10,2 centimetri degli indiani e - a chiudere la classifica - ci sono i coreani a cui madre natura ha concesso 9,7 centimetri.
Naturalmente a onor del vero, la lunghezza non garantisce spettacolari prestazioni,  è più una questione di gusti, e autostima; la soddisfazione della coppia è  legata all' abilità, alla sintonia e  all'amore.  Ma mi chiedo: chissà se, potendolo  rifare  come il seno,   qualcuno se lo rifarebbe?  forse ha ragione  il proverbio ( o è nato proprio da quella misura lì :)) : chi si contenta, gode!

venerdì 19 ottobre 2012

50 SFUMATURE di AUTORI



Non vorrei scrivere questo articolo, perché involontariamente pubblicizza l'ormai nota trilogia pornorosa, contro la quale tra l'altro non posso schierarmi, se non per il fatto che si pubblicano solo stranieri tradotti senza cercare in casa propria, ma devo mettervi al corrente di una cosa che mi ha fatto riflettere.  Ieri girando tra le corsie di un discount, non un grande supermercato con settore libri, proprio un discount, mi sono imbattuta in un bell'espositore da libreria (quelli cartonati che mette a disposizione l'editore per intenderci) ben posizionato e visibile, nel punto più frequentato, pieno zeppo di tutta la trilogia.
Come, ho detto fra me, questa ha già venduto milioni di copie e ora la  mettono pure qui? Era necessario?
Certo, anche la casalinga meno chic, tanto il libro non è impegnativo, quella che non mette mai un piede in libreria,  ammesso che  sappia di cosa si tratta, ha il diritto di acquistarlo tra un detersivo e uno shampoo. Magari le si apre un mondo diverso, però mi chiedo: come fanno i piccoli o anche medi, o comunque bravi autori a vendere un numero decente di copie quando il loro libro staziona si e no un mese in libreria, spesso soffocato da altri, senza evidenza e senza un minimo di pubblicità? Che pubblichiamo a fare? Per prendere una boccata d'aria, fare alcune presentazioni con amici e poi? Ormai gli editori vanno avanti a colpi di bordata, conquistando terreni inesplorati e portando  solo pochi romanzi direttamente nel carrello dei lettori. Ripenso ai miei amici, preoccupati di trovare editori seri, che si battono per 500 copie e sono bravi, ripenso ai sogni e alle preoccupazioni per i contratti,  o alla speranza o alla felicità di vedere il libro sullo scaffale di una grossa libreria;
Anche  ieri ho ripensato a tutto questo davanti all'espositore di 50 sfumature messo al discount, e mi è salita una grande sfumatura grigia: di rabbia. Ci manca solo che  oggi me lo trovi al centro fai da te, 'sto libro, ma forse  il centro fai da te è veramente il più adatto. In fondo il libro stimola. le riflessioni, che avevate capito?

giovedì 18 ottobre 2012

TEA for TWO



Oggi Dorotea De Spirito, autrice di Devilish, 
 per TEA for TWO vi consiglia:


CIAMBELLINE al MOSTO

Questo è il periodo giusto, si trova vino novello o mosto.
La ricetta è facilissima: si impasta in una ciotola 1 bicchiere di mosto, 1 bicchiere di zucchero, mezzo bicchiere d'olio d'oliva e un pizzico di sale, con la farina 00 quanta ne prende per avere una bella palla elastica e lavorabile.
Avvolgetela in una pellicola e mettetela in frigo mezzora. Intanto accendete il forno a 180° e stendete della carta da forno sopra una teglia. Tirate fuori la pasta dal frigo, prendetene un po' per volta e fatene dei lunghi bastoncini, circa 14 cm, passateli sullo zucchero e poi uniteli in forma di ciambelletta, poneteli distanziati sulla teglia perché si allargano e si gonfiano in cottura. Infornate per circa 15 minuti. Appena dorati sono pronti.



lunedì 15 ottobre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Mauro Corticelli



Interviste Culinarie di Federica Gnomo Twins

Mauro Corticelli




Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore  Mauro Corticelli,  cestista e autore esordiente con un divertente romanzo “Nescafè Frappè”, 0111 Edizioni, per averci aperto la porta della sua cucina e un po’ della sua quotidianità.
Potete gustare le  risposte e preparare la  ricetta che ci suggerisce mentre leggete il suo romanzo.
Nescafè frappè
Il romanzo, suddiviso in scene dal ritmo cinematografico, narra la storia di 4 uomini e 4 donne le cui vite, nell'arco di 3 mesi , si incontrano e si scontrano, dando vita ad emozioni, speranze e delusioni, fino ad un finale a sorpresa.
L'autore tenta di esplorare le insoddisfazioni dei 30-40enni avvicinando mondi e vite comuni di impiegati, liberi professionisti e artisti alle prime armi, personaggi  che cercano nei sentimenti e nel sesso la medicina per curare e riempire i propri vuoti, tutto questo arricchito dalle grandi passioni dell'autore, i viaggi, la musica leggera e soprattutto la pallacanestro.
Il personaggio principale, Cesare,  è un giocatore professionista costretto a scendere tra i dilettanti a causa di un problema cardiaco. Ecco che anche il microcosmo dello spogliatoio di una squadra di basket diventa protagonista della narrazione insieme ad una rievocazione dello scudetto 2005 della Fortitudo, un passaggio fondamentale della trama e dell'evoluzione della storia.
Passando per Città del Capo, Lucera, il Pireo e Vancouver, il romanzo si snoda tra i panorami mediterranei di Cefalonia e soprattutto le vie di Bologna, cercando di raccontarne le atmosfere e le contraddizioni di una città sempre meno bolognese e sempre più complicata, in cui i personaggi  sembrano smarrirsi.
Per acquistarlo:



      
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Sì, mi piace mangiare bene, ma non mi piacciono le abbuffate. Trovo che cucinare sia molto rilassante e se non ci fosse il problema di rimettere in ordine la cucina, mi piacerebbe ancora di più mettermi ai fornelli.

Lo fa per dovere o per piacere?
La sera, se sono da solo rischia di diventare un dovere, e mi rifugio spesso in insalate miste o cose veloci da preparare. Per fortuna mia madre, che abita molto vicina, corre spesso in mio soccorso con le sue specialità, solo da riscaldare.
 Invita amici o è  più spesso ospite di amici?
Ultimamente è cambiata un po' la mia vita, e questo cambiamento ha momentaneamente fermato le serate con gli amici a casa mia. In questo momento sono molto più spesso invitato.
 Ha mai conquistato amici o una donna cucinando?
Per gli amici, ogni tanto ho sfruttato le già citate specialità di mia madre. Per quanto riguarda le donne, non me la sono mai sentita di rischiare con la cucina...anche perché sono troppo timido per invitare una donna a casa al primo appuntamento.
Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Fino ad oggi sono stato fortunato. Per il futuro, dovesse succedere di trovare una nuova compagna non proprio esperta ai fornelli, spero sia almeno brava a rimettere in ordine la cucina dopo il mio passaggio.
 Quando ha scoperto questa sua attitudine alla cucina?
Di certo le mie esperienze in cucina hanno avuto qualche scivolone, senza che questo faccia di me una completa negazione ai fornelli. Qualche mio amico non scorderà mai le mie indigeribili "mattonelle", toast fritti tipo mozzarella in carrozza.
 Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Non so se sia il primo ricordo in assoluto, ma è un aneddoto rimasto famoso in famiglia.
Avevo 6 anni, eravamo in crociera nel mediterraneo con la gloriosa e sfortunata Achille Lauro. Nella tappa a Il Cairo ci portarono in un ristorante locale per il pranzo. Tra i vari piatti strani del buffet, ritenuti a rischio, io e mia sorella ci rifugiammo in polpette dall'aspetto molto tranquillo e quasi familiare per poi scoprire, dopo averle mangiate, che erano state fatte con carne di cammello.
 Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Il mio piatto preferito sono senza dubbio sono le zucchine ripiene di mia madre. Inimitabili!
Quello che odio di più, anche qui senza dubbi, sono le cozze. Faccio fatica a guardarle.
 Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Direi il nero, legato al guscio delle cozze, al caviale, al nero di seppia.
 Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Sono molto facile alle distrazioni e quando scrivo cerco di evitare qualsiasi cosa possa attirare la mia attenzione, compreso staccarmi dal PC o dall'Ipad per prepararmi un caffè. Piuttosto mi concedo un succo d'arancia confezionato, di cui vado ghiotto.
 Scrive mai in cucina?
Con l'Ipad capita, perché il tavolo e le sedie con i braccioli della cucina sono molto comodi per scrivere.
Altrimenti dove ama scrivere? E a che ora le viene più naturale?
Banale, ma è la scrivania; la sera dopo cena sempre che non ci sia un allenamento o una bella partita di basket in televisione.
In effetti ricordiamo ai lettori che siamo di fronte ad un cestista-scrittore, come si evince dal suo libro.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Come sempre, c'è la mamma che mi porta qualcosa di pronto!
 Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Durante la scrittura preferisco dolci. Sono molto goloso e un panino con la Nutella può aiutare la mia fantasia.
 Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci, oltre le polpette di cammello? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Matrimonio in provincia di Bari. Uno degli antipasti sono le famose "crudità di mare". Vedo passare davanti a me un sacco di molluschi crudi, soprattutto cozze pelose, ostriche e anelli di calamari. Il cameriere non chiede niente, perché a Bari nessuno rifiuta le crudità, e riempie il mio piatto. Lo guardo e capisco che sarà un matrimonio molto difficile. Gli sposi hanno iniziato a girare per i tavoli, orgogliosi di avere omaggiato i propri ospiti con quelle prelibatezze, e si stanno avvicinando pericolosamente al mio. Lo sposo mi guarda, mi sorride, so cosa vuole da me. Afferro la forchetta, abbasso gli occhi sul piatto e cerco di decidere la soluzione più indolore. Attacco un anello di calamaro, chiudo gli occhi un attimo prima di portare la forchetta alla bocca. Quella cosa molle e fredda entra sotto i miei denti che la sfilano lentamente. La lingua ne sente la strana consistenza. Ci provo ma non ci riesco. Fermo le mascelle prima che i denti la smembrino e deglutisco. Rialzo la testa, apro gli occhi, lo sposo è felice.
Lei un po’ meno…

Lei è uno scrittore di  romanzi di formazione quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? Non ho figli. Con gli amici amo andare ad un ristorante greco nel centro di Bologna. Ha un'atmosfera speciale, sembra di stare in vacanza.
 E quando esce con  la sua compagna?
Mi piace molto la pizza e mi piace sperimentare le pizzerie. La mia prossima compagna dovrà necessariamente amare la pizza.
 E per festeggiare una pubblicazione?  Per il mio romanzo non ho organizzato una festa per la pubblicazione. Per il prossimo mi servirebbero Birra, wurstel e crauti, ma non posso aggiungere altro.
Cosa tende a ordinare in un locale a parte la pizza?
 Adoro soprattutto i primi piatti, perché la carne non la mangio sempre volentieri. Evito i piatti tradizionali bolognesi, ad esempio i tortellini, perché credo si mangino sempre meglio a casa.
 Ha mai usato il cibo in qualche storia? suppongo di sì, visto il titolo del suo romanzo.
Infatti  mio romanzo ha come titolo una bevanda molto famosa sulle isole greche, il Nescafè Frappé, che ad un certo punto del racconto diventa un leit motiv. É un frappé fatto con il caffè solubile bevutissimo su tutte le spiagge. Se lo ordinate vi sentirete rispondere subito nel loro strano inglese: "sugar and milk?"
Chi è stato in vacanza in Grecia, è uno dei gusti che riporta a casa insieme allo tzatziki e alla moussaka.
 Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo?
Non ho fatto molte presentazioni esclusive del mio romanzo. Ho cercato situazioni in cui il pubblico fosse già presente per altri motivi, sfruttando presenze che probabilmente non avrei avuto solo per il mio romanzo, come capita spesso agli esordienti. Purtroppo il buffet è una delle poche armi a disposizione di un esordiente per attirare più pubblico e si finisce a rientrare a fatica delle spese con le copie vendute a fine presentazione. È la triste realtà.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
Uno dei classici antipasti che potete mangiare in una taverna greca sono le Keftedes, delle polpettine di carne alla menta che coltivo da qualche anno sul terrazzo di casa per le polpette e il mojito. Sono semplicissime, riescono bene anche a me, e si possono tranquillamente offrire agli ospiti anche come secondo piatto.

Keftedes,
 Ingredienti per 4-5 persone
500g di macinato di manzo
1 rametto di menta fresca
1 mazzetto di coriandolo fresco
1 mazzetto di prezzemolo fresco
1 rametto di aneto fresco
1 pizzico di origano
1 spicchio aglio
1 cipolla
1 albume (potete usare anche un uovo intero)
2 fette di pane in cassetta ammollato nel latte
scorza di limone
sale
pepe nero

Basta impastare tutti gli ingredienti, formare delle polpettine grandi come una noce e lasciarle cuocere in padella con olio d'oliva fino a quando non avranno preso colore. Servirle calde possibilmente insieme allo tzatziki.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Ho digerito la cena!
E come scrittore?
 Ho digerito il romanzo!

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
La maggior parte delle cose che la gente fa, sono fatte con secondi fini. Non sono più vere le cose che dicono in televisione, quelle che scrivono sui giornali, quelle che proclamano i politici, forse anche quelle che predicano i vescovi.
Non è più vero niente! Il sapore delle cose che mangiamo, l’acqua che beviamo. È probabile che non sia vero che gli americani siano sbarcati sulla luna, che sia stato un terrorista a mettere la bomba alla stazione di Bologna o che ci sia Al Queda dietro all’11 settembre.
Forse non è più vero neanche il campionato di calcio...
..In un mondo dove sembra tutto falso, è possibile vivere un amore vero?

Grazie per la sua disponibilità
Grazie a te Federica!


domenica 14 ottobre 2012

Il racconto hot della domenica, REGALO D' ANNIVERSARIO, Federica Gnomo Twins


Avviso rating:
racconto hot vietato ai minori di 17 anni,
Tematica Gay

                                                 
                                                         Regalo d' anniversario
                                                               di F.Gnomo Twins

Stasera sono nervoso.
Mi vesto lentamente e controvoglia, eppure scelgo con cura ogni dettaglio. Non sono incerto, ho pensato lungamente a cosa indossare per il nostro secondo anniversario.
L’ho sempre fatto in verità; mi piace essere speciale.
Questa volta però mi interessa meno del solito, anzi vorrei che neanche iniziasse questa serata. Non desidero vedere nessuno, né  fare la faccia contenta; vorrei stare solo.
Io e Tom questo pomeriggio abbiamo litigato.
Una cosa banale, come sempre. Sono teso in questo periodo, e ogni contrattempo o delusione mi fa incazzare di brutto. Lui sembra divertirsi a sfottermi quando sono preoccupato. È molto superficiale secondo me, tranquillo secondo lui,  ma lo amo proprio per questo. Riesce a mitigare la mia ansia perenne.
Visto che siamo messi insieme in questo giorno, e volevamo fare una  bella festa scambiandoci dei regali, gli ho chiesto:
     “Cosa mi hai regalato per il nostro anniversario?”, prendendolo per mano e guardandolo negli occhi, abbassandomi un poco per essere alla sua altezza, la punta dei nasi vicina e le labbra sorridenti. Ero curioso, lo vedevo agitato da giorni.
     “Niente!” mi ha risposto, evitando il mio sguardo e staccandosi da me.
Neanche il tempo di baciarlo e chiedere che già guardava altrove.
     “Come niente?” ho replicato dispiaciuto.
     “Niente, capisci la parola niente? Tanto non ti va mai bene niente!” mi ha confermato con voce alterata.
Poi è uscito sbattendo la porta e mi ha lasciato solo, a guardarmi nello specchio come un ebete.
Sono dunque tanto insopportabile ai suoi occhi?
Ho preso il bracciale d’acciaio che gli ho comprato  e l’ho scaraventato contro al muro.
Bell’anniversario!
Litigata, festa ognuno per conto suo, niente regali, musi lunghi e sorrisi falsi.
Devo fargliela pagare.
Decido di mettere l’intimo più sexy che possiedo. Stasera voglio farlo crepare di gelosia. Mi  tolgo la camicia  dopo cena, lascio tutti senza fiato, mostro il nuovo piercing al capezzolo - il giochino che gli piace tanto - e lo faccio toccare a qualcun altro.
Sono deluso: neanche lo sforzo di cercarmi un regalo. Mi ha bollato con una scusa: sono incontentabile,  difficile, dunque? Dice sempre che si è innamorato della mia originalità,  che talvolta solo guardandomi  si eccita, e allora?
Tutte stronzate!
Non si è impegnato per me. Fine della discussione.

Ultimamente abbiamo avuto problemi, lui si era allontanato,  aveva un rigurgito di scrupoli, è sì, perché è pure sposato, il bel Tom!
. È durato poco, il tempo di due settimane, poi si è stufato di fingere, e come sempre è tornato da me; gli ho regalato il mio nuovo piercing al capezzolo, ci ha giocato, lo ha succhiato e assaporato per bene. Me l’ha tirato ed è venuto più volte al solo gesto.
Non è totalmente gay, o almeno così dice,  eppure ormai mi ama profondamente; mi ha confessato che con me ha scoperto la necessità dell’amore vero. Quello profondo, il nostro. E che vorrebbe convivere con me, liberamente, alla luce del sole. Questo  mi ha  reso  felice, ma anche preoccupato. So quello che dovrà affrontare dichiarando la sua omosessualità in famiglia, al lavoro. Eppure è pronto a rischiare, e questa è la prova d’amore più bella che io abbia mai ricevuto.
Ci amiamo e basta, solo noi due!
Per questo stasera sono rimasto male, che senso ha fare certi discorsi e poi darmi del difficile, incontentabile, e rovinare una serata speciale?

Che razza di anniversario!Ci amiamo, vogliamo andare a vivere insieme e…  abbiamo litigato.
Finisco di vestirmi, mi trucco gli occhi, sicuramente ci staranno già aspettando al ristorante. Che strazio!

In macchina,  Tom neanche mi parla, guida. Buio e occhi sulla strada. Silenzio. Io pure taccio.
Non bado tanto a cosa c’è fuori, visto che guardo dentro di me,  eppure mi accorgo che sta prendendo un’altra strada, non andiamo in città, sta cambiando itinerario.
Chiedo il motivo, non risponde.
Accelera.
Ho paura; forse vuole schiantarsi e farla finita con questa storia d’amore difficile.
Stiamo correndo troppo, in tutti i sensi.

D’un tratto  prende una piccola strada sterrata, in salita, buche, sassi, infine si ferma.
Siamo in un bosco.
La luna filtra tra i rami, scendiamo dalla macchina: forse vuole ammazzare solo me.
Invece mi prende la mano e senza parlare mi trascina davanti a un panorama stupendo: Firenze sotto di noi distesa respira una foschia gialla di luci artificiali.
Sempre senza parlare mi bacia e poi dolcemente mi stende sul prato.
Luci, erba, luna, labbra, respiro, battito, il suo peso su di me, le sue mani a spogliarmi e le mie a toccarlo.
Non voglio pensare, sto vorticando nell’odore del bosco di notte mescolato al suo, di maschio, mio.
Piccole grida di animali e poi i miei gemiti.
Lasciamo andare il nostro istinto animale: io apro le gambe e vorrei accoglierlo, come sempre, con più urgenza anzi.
Ma lui mi blocca, si spoglia del tutto sotto la luna complice che lo esalta, mi guarda e senza parlate, si stende, mi accompagna sopra di lui.
“Mi vorresti Andreas?”
Io lo fisso stupito, non avrei mai pensato che sarebbe successo.
“Lo sai che l’ho sempre desiderato…”
“ Allora prendimi…” mi implora quasi.“Ho voglia di te, completamente”.
Cerco nell’istinto il coraggio di compiacerlo sapendo che soffrirà,  cerco nel desiderio la capacità di farlo godere con amore;  entro piano in lui.
Per la prima volta…incredulo.
Urla soffocate nella notte, non c’è nessuno.
Lo possiedo dolcemente, poco a  poco.  Un dolore  d’amore, un atto nuovo che ci avvolge di piacere ogni fibra del corpo. E ci unisce sempre di più.
Lo accarezzo per non fargli troppo male, lo sento mio come non mai.
Io che possiedo tutto.
Mio.
Io che voglio solo lui.
Mio.
Appagati, rimaniamo immobili. Solo una mano mi accarezza i capelli.
“Ti è piaciuto il mio regalo di compleanno, Andreas?” mi chiede, sicuro di avermi stupito.
Il mio viso sul suo petto, il mio naso sotto alla sua mascella.
Lo mordo sulla pelle quasi con rabbia…mi ha veramente spiazzato. Ha pensato a un regalo meraviglioso, migliore del mio.
“NO!...affatto, lo sai sono difficile!” rispondo.
Sorrido, in effetti sono incontentabile, un po’ viziato. In quel momento sento un campanile  che inizia a rintoccare la mezzanotte, questa giornata è quasi terminata.
Lo bacio per non farlo  replicare.
Lui si lascia chiudere la bocca, in fondo lo sa che mi piace avere sempre l’ultima parola.



giovedì 11 ottobre 2012

TEA for TWO: ciambella al limone, consigliata da Dorotea De Spirito

Con i primi freddi è carino ricevere in casa un amico del cuore o un'amica e gustare due tazze di tè con un bel dolcetto fatto in casa, magari parlando di un libro, quello che stiamo leggendo.
 Il libro che sto leggendo ora è:

Devilish di Dorotea De Spirito
Mondadori, ottobre 2012
Trama:
Vittoria e Guglielmo, un angelo senza ali e un demone. L’amore che non conosce confini li ha uniti una volta, ma una minaccia ora incombe sul loro destino. Un’antica leggenda preannuncia il risveglio delle anime nel giorno in cui si romperanno i confini tra il mondo degli angeli e l’Averno. Per salvare il proprio amore Vittoria si ritrova di fronte al bivio tra la vita di Guglielmo e la salvezza della propria anima.

La torta che facciamo oggi per il nostro TEA for TWO invece è una buonissima e soffice ciambella al limone che si sposa da perfettamente con il tè.

CIAMBELLA al LIMONE




    Ingredienti
    3 uova
    3 bicchieri di farina 00
    2 bicchieri di zucchero semolato
    1 bicchiere di latte fresco
    1 bicchiere di olio di semi di girasole
    1 limone
    1 bustina di lievito per dolci
    1 pizzico di sale
    burro e farina per lo stampo
    zucchero a velo per decorare
Procedimento:
Mescolare con una frusta a mano zucchero e uova; unire lentamente il latte, l’olio, la scorza, il succo di limone e il sale, un po’ per volta, sempre mescolando. Aggiungere la farina e il lievito, continuando a mescolare.
Ungere con il burro uno stampo rotondo per torte di circa 26 cm di diametro, infarinarlo, eliminare la farina in eccesso e versarvi l’impasto, sbattere poi lo stampo leggermente sul piano di lavoro, per livellare e per eliminare bolle d’aria.
Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 40 minuti, togliere dal forno, testare la cottura inserendo uno stuzzicadenti al centro della torta: se esce asciutto significa che la torta è cotta e far raffreddare. Sformare la ciambella su una gratella per dolci e far raffreddare completamente. Quando la ciambella sarà completamente fredda, spolverare di zucchero a velo e servire.

Questa ciambella è bellissima se decorata anche  con zucchero caramellato che potete distribuire in filamenti. 
Dolce consigliato da Dorotea De Spirito, autrice di DEVILISH,  per TEA for TWO


lunedì 8 ottobre 2012

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Mew Notice



Interviste culinarie di  Federica Gnomo





Mew Notice
Oggi salutiamo e ringraziamo la scrittrice Tiziana Marie Galofaro, in arte Mew Notice, per averci aperto la porta della sua cucina.       

Mew Notice  è autrice dell’opera “Come un batter d’ali
pubblicata dalla casa editrice Sesat Edizioni nel 2012. http://www.sesatedizioni.it/category/catalogo/
     Il romanzo inizia nel 1849 con un grido disperato di una giovane ragazza, un grido d’amore, una forma di liberazione per la terrificante situazione in cui vive: è un angelo nero che lotta con tutte le sue forze per poter, anche solo per attimi, rivedere il suo unico grande amore. Sembra che il racconto proceda in quel tempo storico e invece veniamo trasportati ai giorni nostri, in Sicilia. Melody lascia così il posto alla mamma del protagonista maschile, che con la sua narrazione, giorno dopo giorno, permette al lettore di conoscere e anche innamorasi di Noir; il tutto tra scenari da favola che catturano immediatamente il lettore, avvolgendolo di quel calore che solo quella terra riesce a sprigionare.
Ma la scena e il narratore cambiano.
Siamo giunti al terzo capitolo e facciamo la conoscenza della protagonista femminile: Mia Molina. Ma ancora una volta la scenografia è diversa. Siamo a Parigi, siamo in cima alla torre Effeil e da veri spettatori rimaniamo senza fiato quando Mia racconta, quando Mia piange e quando tutto le sembra perduto.
Mia è una giovane studentessa francese che per motivi familiari deve lasciare la sua amata Parigi per poter raggiungere il padre in Italia, a Saluzzo.
Non è solo un viaggio, è un percorso di maturazione e di sconvolgimenti totali. Mia e Noir per un insolito o forse programmato destino si incontreranno ma, nella vita, mai è tutto certo, soprattutto quando il destino è manipolato da due angeli in eterna lotta tra di loro. Una lotta tra il bene e il male, una lotta tra la giovane donna che abbiamo conosciuto all’inizio del racconto, Melody, e il suo amato, perso ma mai dimenticato: Tobias.
Un crescendo di tensione e colpi di scena, un capolavoro di scenari quasi dipinti e tracimanti di sfumature che riescono inevitabilmente a conquistare il lettore.
   


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare? Io adoro mangiare, purtroppo! E amo cucinare soprattutto torte. Quando mi metto ai fornelli divento Samantha di “Vita da Strega”, ve la ricordate? A lei bastava un leggero movimento del naso per trovarsi fra le mani piatti deliziosi. Io ci impiego un po’ di più, ma tutti dicono che sono velocissima. Il segreto della mia rapidità è che ho sempre i minuti contati, causa lavoro, e così cucino con quello che mi trovo a portata di mano.
 Lo fa per dovere o per piacere? Per entrambi. Dovere di mamma e moglie e piacere di inventare sempre nuove ricette.
 Invita amici o è invitata? Spesso invito amici a casa ma non nego che mi piace anche essere invitata.
 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando? Ho conquistato mio marito con la cucina siciliana. Lui va matto per il pesce spada alla palermitana.
Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli? No! Mi serve sempre un po’ di aiuto, altrimenti non potrei essere Samantha.
Quando ha scoperto questa sua passione? Devo ringraziare mia nonna Bianca. Lei era un’ottima cuoca e soprattutto aveva tanta fantasia e così i pomeriggi li trascorrevamo a preparare piatti strani con quello che c’era in frigorifero. Avevo solo dieci anni ma era un vero divertimento.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo? Un capodanno insieme alla mia famiglia in Sicilia. Avevo undici anni e rimasi affascinata dai piatti che avevo davanti: tartine al salmone, caviale, aragoste in agrodolce e tantissime pietanze che non conoscevo.
Ha un piatto che ama e uno che detesta? Impazzisco per i cibi piccanti ma detesto la carne, tutti i tipi di carne.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?Il rosso. Lo associo alla carne… al sangue.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O té, una bibita speciale per stare ferma a scrivere? Bevo tantissimo succo di mela. Non ho mai preso caffè e certe volte mi piace sorseggiare del té caldo alla fragola quando piove o c’è brutto tempo.
Scrive mai in cucina? Di solito in cucina preparo gli articoli che scrivo per Lovvy.it.  Mi occupo di due rubriche di attualità che riguardano la vita di coppia e la famiglia. La cucina diventa il mio secondo studio.
Altrimenti dove ama scrivere? E a che ora le viene più naturale? Quando scrivo i miei romanzi ho bisogno della musica, della lampada che diffonde una leggere luce e del silenzio della notte - dopo aver messo a letto le bimbe tutto mi sembra molto più silenzioso - e così lo studio diventa il mio rifugio segreto.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Preferisco il salato. Ma non rifiuto il dolce. Ripeto: mi piace mangiare.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto presa dalla scrittura? Se sono a casa mi preparo qualcosa da sgranocchiare: mix di patatine. Se mi trovo a lavoro mangio snack poco calorici per eliminare le calorie del giorno prima.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta? Il primo libro di “Come un batter d’ali” è nato in una piccola aula della scuola Media di Barge dove insegnavo inglese. Lo scrivevo nelle ore libere o nella pausa pranzo e nel frattempo mangiavo tutto quello che trovavo nella mia borsa. Ma un giorno un po’ di succo è caduto sul foglio dove avevo scritto i nomi probabili del protagonista maschile. Un pasticcio! Una macchia nera mi aveva cancellato tutti i nomi, da lì il nome Noir, il nome del protagonista maschile.
Lei è una scrittrice di Fantasy, quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito? Di solito siamo clienti assidui di Mc Donald’s, ma riusciamo, raramente - causa bimbe - ad andare in qualche ristorante, anche se preferisco le trattorie, quelle tipiche dei posti di montagna.
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Cibo veloce, leggero e gustoso. Snack, pizzette e patatine non devono mai mancare.
Ha mai usato il cibo in qualche storia? Sì. Tantissimo. In “Come un batter d’ali”, soprattutto nel primo libro, parlo della cucina siciliana e quella piemontese. Mi fanno impazzire entrambe.
Noir e Mia, i due protagonisti della storia, vanno a pranzo in un locale di Saluzzo. Ordinano di tutto ma il discorso verte sempre e soprattutto sulle fragole, fragole con panna, fragole surgelate… La mia tentazione.
 “Come un batter d’ali” a che ricetta lo legherebbe, e perché? Una gustosissima torta all’Americana, quella a più strati con tante fragoline di bosco rosse come la passione che lega i miei protagonisti. Il rosso delle fragole rappresenta l’amore tra Melody e Tobias, i due angeli innamorati e passionali. Il bianco della panna rappresentano il candore e l’ingenuità di Mia e Noir. Una bella torta.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti? Nelle librerie non mi è mai capitato, ma nei caffè letterari sì. Mi piace accompagnare una discussione letteraria con un ottimo aperitivo.
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o ad offrire quasi un pasto completo? Dipende dalle persone e dalla situazione. Di solito, per me che preferisco il cibo veloce, olive e patatine mi sembrano le più indicate.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio? Mi viene in mente un piatto che mangio quando in estate ritorno nella mia regione, la Sicilia:

 LA MOZZARELLA IN CARROZZA.
 Un gustoso antipasto fritto composto da: due fette di pane in cassetta inumidite nel latte; ripiene di mozzarella e poi passate nella farina, e ancora  nell’uovo e poi fritte in olio caldo. 
Una bomba di bontà.
Quale complimento le piace di più come cuoca? E come scrittrice? Io uso tantissimo la fantasia, in tutto. Per scrivere, per cucinare, per affrontare tutto ciò che mi circonda e quindi chi mi dice che sono fantasiosa è il miglior complimento che mi può fare.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina? A proposito di fragole… mi viene in mente una conversazione tra Mia e Noie al ristornate sotto i portici a Saluzzo. È Mia che inizia dicendo: «Ti piacciono così tanto?»
«Già, sono la mia unica trasgressione… fragole con panna.»
Lo guardai e gli ricordai che aveva anche una seconda trasgressione.
Nella cucina non deve mai mancare del peperoncino, quell'elemento che rende ogni cosa un po’ più frizzante. È il condimento indispensabile a rendere tutto molto afrodisiaco.
Grazie per la sua disponibilità. Grazie a voi.

Federica Gnomo