lunedì 25 giugno 2012

IL BAMBINO CHE BACIAVA TUTTI di F.Gnomo Twins

Questo è il racconto che si trova sull'antologia il Rosso e il Nero, Diamond editore, maggio 2012.


Il bambino
che baciava tutti


Bill era un bambino difficile. Non nel senso classico del termine. Tipo un ragazzino chiuso, che non vuole  fare amicizia con nessuno,  che prende a morsi i compagni di scuola, o dice parolacce oscene.
Bill era difficile da avere davanti agli occhi tutti i giorni. Difficile da comprendere e confrontare con gli altri. Difficile da  non amare.
Ecco, questo è giusto. Difficile da non amare.

Bill era carino. Delicato. Educato.
Bill restava con una farfalla sul naso anche cinque minuti. Bill non disturbava.
Andava e veniva in punta di piedi. Pulito. Ordinato. Pettinato.
Bill aveva una voce deliziosa. Un cestino pieno di cose buone che distribuiva a tutti i compagni.
Bill profumava di lavanda. Mordeva una pesca con labbra rosa. Bill era una rosa.
Bill aveva sei anni.
Bill baciava tutti.E questo era il problema.

Bill baciava.
Baciava con quella sua boccuccia rosa le guance di ogni essere umano.
Emanava tenerezza mentre baciava.
E questo era il problema.

Una rosa che si posava come un soffio sulle guance tenere o dure,
 rosa e non rossa. Solo esclusivamente una rosa.
E un sorriso fatto di petali sfogliati.
Bill sorrideva e baciava, Bill era una rosa che baciava e sorrideva.
Bill faceva innamorare.
E questo era il problema.

Furono riunite le maestre, fatto un consiglio, esposto l’argomento. La preside chiamò i genitori.
Bill era un bambino difficile da accettare. Bill non era violento. Bill non rubava i colori dagli astucci. Bill non parlava durante le spiegazioni.
Bill baciava tutti
E questo era il problema.

La madre storse la bocca, il padre storse il naso.
Bill fu chiamato e non storse niente.  Baciò la preside sulla guancia grinzosa.  La mamma e il padre.
Bill baciò un raggio di sole nella stanza.
E questo era il problema.

Bill aveva la bocca rosa aperta quando gli fu proibito di baciare.
Gli occhi spalancati.
Bill non capì.
Poteva urlare, correre, o fare a spinte. Infilarsi nel bagno delle bambine. Versare acqua sui fiori fino ad annegarli,  strappare i disegni del suo compagno di banco,  ma non poteva baciare.
Né il bidello, né la maestra, né il suo migliore amico.
Bill non poteva più baciare .
E questo divenne il problema.

Si doveva controllare. La sua bocca  rosa,  lucida  e fiorita, non doveva baciare il postino, né il panettiere dove comprava la merenda.  La portinaia e sua figlia mentre giocava il pomeriggio.
Ne’ il libro o il diario. La penna col cappuccio.
Bill ci provò.
Eppure qualche volta quella bocca rosa sfuggiva, e leggiadra si posava su qualche compagna, il banco, la lavagna.
Lasciava una traccia di tenerezza.
E questo era il problema.
Non si riusciva a impedire.
Fu fatta una visita, chiamato un medico, uno di quelli bravi, e Bill lo baciò.
Furono prescritte lastre, analisi,  terapie, pasticche rosa , in una bocca di petali rosa. Bill baciò l’infermiera e le pasticche.
Bill era un bambino difficile. Bill era un bambino che non si poteva non amare. Bill baciava tutti.
E questo era il problema.

***

Bill crebbe e le sue labbra crebbero con lui. Grandi, morbide, sempre più rosse. La rosa  tenera si era colorata di rosso sangue.
Bill era divenuto un adolescente difficile da non desiderare.
La rosa rossa voleva sfogliarsi sui volti e sulle mani. Voleva premere e sfogare. Voleva fiorire mille e mille volte. Pungere e sanguinare.
Ma  Bill non poteva baciare.
Era un ragazzo difficile. La famiglia lo doveva capire.
 Bill era un ragazzo che desiderava amare.
.E questo era il problema.

Poteva stare fuori a fumare, insultare  i professori, farsi di cocaina, guidare senza patente.
Invece lui desiderava baciare.
Era diverso.
E questo era il problema.

“Crescendo, passerà,”sentenziarono i sapienti.
“Son cose da adolescenti!”
 Bill fu  confinato, sgridato,  guardato con sospetto. Bocciato.
Bill rimase molto tempo a letto. Le labbra gli facevano male.
Bill doveva baciare.  
Quando si alzò, baciò lo specchio.
Baciò se stesso.
E si compiacque. Cos’altro poteva fare? Non aveva più nessuno da baciare.
Depose le proprie labbra sulle sue. Le trovò fredde. Forse per questo nessuno le voleva?
Perché era così terribile baciare? Bill se lo domandava.
E questo era il problema.

 Per quanto cercassero i parenti, gli amici e i conoscenti, non si  trovò la soluzione.
Il ragazzo era una gran disgrazia. La famiglia fu commiserata. Meno male che aveva un altro figlio.
Dovevano farsene una ragione.

Intanto passarono i mesi,  e  le belle labbra rosse di Bill si seccarono, la rosa sfiorì. Il sorriso si spense.
Non cantava più la sua voce. Volarono via i petali delle rose portandosi con sé il desiderio di baciare.
Crebbero solo le spine.
Nessuno capiva che Bill aveva bisogno di  donare.
Conteneva troppo amore.
E questo era il problema.

Suo fratello  soltanto si preoccupò : troppo magro, troppo alto, troppo bello. Troppo solo.
Lo prese per mano, aprì la porta e lo invitò a fuggire.
“Bacia chi vuoi Bill!” disse.
E Bill  esitò.
Era un ragazzo difficile.  Uno di cui ci si poteva innamorare. Bill non doveva baciare.
“Bacia chi vuoi!” disse ancora suo fratello e lo sospinse.
E Bill prima di sparire si voltò e baciò sulla guancia suo fratello.
Poi baciò il postino, baciò un tizio fermo sopra un motorino. Baciò l’autista del tram, baciò la signora con la spesa.
Bill baciò senza ritegno.
E questo era il problema.
Furono chiamate le guardie. Bill fu arrestato.
Grandissimo reato: Bill aveva baciato.

La condanna fu severa.
Bill andò in galera. La cosa era certa. Lo meritava.
Bill baciava tutti.
E questo era il problema.

Bill aspettò che  venissero a liberarlo. In fondo che aveva fatto di male? Desiderava solo baciare.
Non si vide mai nessuno.
Troppa vergogna.
Solo suo fratello lo andava a trovare.

Aspettò un pomeriggio e una notte. Aspettò un anno, aspettò maggio, aspettò che le labbra si gonfiassero di nuovo fino a spaccarsi. Aspettò che sanguinassero. Aspettò che la sua maglia si tingesse di rosso sangue. Aspettò fino a non poterne più,  e alla fine    baciò   il compagno di cella.
Affondò le labbra su quelle di lui fino a divorarle, strinse le sue  spalle, poi continuò verso il collo. Petali di rosa rossi,  un  morso e  sprizzò sangue .  Provò piacere.
Varcò il confine. Immobilizzò la preda, graffiò esasperato. Lo fece urlare.
Baciò con disperazione.
Bill era un ragazzo difficile da sopportare, Bill voleva baciare.
Fu allontanato, isolato,  punito.
Psicanalizzato.
Ma lui rimase in silenzio. Ripensò ai petali rosa  che si erano mischiati a quelli rossi.
A quanto aveva sofferto. A come era difficile baciare.
A come il bacio non era stato mai la porta dell’amore. A come gli aveva portato solo dolore.
Decise di aver baciato  abbastanza. Assaporato. Sperimentato.
Guance morbide e ruvide, giovani e vecchi. Pesche succose e prugne secche.
Aveva sempre donato.
Ora, in carcere,  aveva rubato.
E questo forse significava essere  normale.
Bill era stato  un ragazzo difficile. Uno che voleva baciare tutti.
Ora era guarito. Ora, scontata la sua pena, finalmente sarebbe uscito.
Le porte si aprirono.
Era un giorno qualunque di quelli caldi  prima dell’ estate.
Labbra bagnate. Petali rossi di rosa. Gonfi, pressanti.
Bill violentò una donna.
Bill  dichiarò  così  il suo amore alla sua sposa.


FINE

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