venerdì 16 dicembre 2011

UN ALTRO BEST SELLER E SIAMO ROVINATI di Marino Buzzi. Mursia editore.




UN ALTRO BEST SELLER E SIAMO ROVINATI
di Marino Buzzi
Mursia editore, novembre 2011

Mi sono ritrovata a cercare, non senza difficoltà, prima perchè esaurito :) a Milano ,e poi, nella mia piccola città, il libro del libraio scrittore  Marino Buzzi " Un altro best seller e siamo rovinati". Viste le vicissitudini per reperirlo quando ho letto come fosse fornita la sua libreria mi è venuto uno spasmo. La nostra, la  più grande in centro, mi aveva risposto " a computer " che era uscito a gennaio 2011, alle mie rimostranze , avevamo concordato che l'avrebbe ordinato perchè Mursia non era un editore di cui tenevano molto...sic. Al che mi sono chiesta "e che tengono?" in effetti guardandomi intorno ha ragione Marino, ormai c'è di tutto in libreria tranne i libri. Caffetteria con annessi adolescenti urlanti e tramezzini, utensili da cucina , cartoleria, giochi, gadget inutili da scrivania, poltrone, divani, poster,  biglietti d'auguri, pupazzi di peluche, la sora Rosa sulla sedia e il cane disteso davanti alla porta.
Comunque, dopo lungo penare l'altro ieri mi è arrivato, e naturalmente l'ho letto in due giorni, anche perchè piccolino e maneggevole. Che dire? Siamo di fronte ad una raccolta di esperienze semiserie di vita vissuta da un libraio in  una libreria fornita e frequentata, non un romanzo come il primo" Confessioni di un ragazzo perbene".
Ebbene il fatto che non sia un romanzo non deve ingannare. In realtà appena chiuso il libro, e dopo aver letto anche i ringraziamenti, che sono il giusto finale, mi sono detta: è proprio lui. Lui, l'autore che si racconta, che esce fuori come lo penso e lo immagino dai tempi di Confessioni. Marino ha messo molto di sè, in accenni talvolta, in lunghi paragrafi altre, eppure quello che ne viene fuori, non è "Il libraio" e basta, e le sue disavventure o stanchezze, ma Marino. Marino è in ogni riga, lui descrive una realtà allargata eppure mai e poi mai si distacca da sè, dalla sua arguzia, sensibilità, e talvolta romanticismo. Alla fine ho sorriso molto, capito la differenza tra commesso e libraio :),  amato tanto questo autore, e l'ho anche compreso, avendo lavorato al pubblico per venti anni. E' una esperienza  che richiede nervi d'acciaio, fisico da marines, pazienza e adattabilità.
Concludo facendo i complimenti all'autore, e pregandolo di regalarci sempre le sue esperienze sul blog " Cronache dalla libreria" che naturalmente continuo a seguire. Consiglio il libro a tutti, perchè di facile lettura, e istruttivo. In fondo siamo anche noi spesso clienti distratti o frettolosi, sbagliamo i titoli e gli autori, e siamo disorientati e rimbambiti dai best seller. Il libraio Marino, carino e gentile, che dentro ti analizza e si morde le labbra per non mandarti al diavolo, lo vorremmo ogni giorno a soccorrerci, io magari ci prenderei anche un caffè.

martedì 13 dicembre 2011

CUORE DI FIABA: Natale con chi vuoi

Poichè è Natale ...

I personaggi, i fatti e i luoghi di questa storia, tranne Firenze ovviamente, sono del tutto inventati.


Natale con chi vuoi

Di  Federica Gnomo


Potrei passare le ore a guardare il fuoco e fantasticare.
Quando inizio ad accenderlo - ai primi freddi dell’autunno - non mi sento più solo.
C’è lui a farmi compagnia, a parlarmi scoppiettando, ad incantarmi con scintille e guizzi improvvisi.
Unico amico fidato  che mi abbraccia col suo calore.
Arrivo stanco dal lavoro, frastornato dalle richieste dei clienti, ma trovo sempre il tempo di accenderlo.
Faccio presto. Lo trovo pronto.
Sono solito mettere  la legna nel camino quando mi alzo, ancora in pigiama, poi mi faccio una doccia, mi vesto accuratamente con il completo grigio scuro e parto verso il centro di Firenze, dove lavoro.
Sono commesso in un negozio di scarpe prestigioso.
Non c’è mai  domenica, Natale o estate.
Cambiano i modelli ma non i turisti, non i clienti. Tutti esigenti, spesso  disorientati da troppa offerta oppure fissati solo con un unico modello.
Solo oggi ho perso due ore con un’americana dai piedi enormi che voleva un paio di stivali foderati di pelliccia che le stavano troppo stretti.
Sono esausto.
Decido di spogliarmi e infilarmi una tuta morbida e calda, attizzare  il fuoco e cuocere una bistecca e delle castagne.
Un bel bicchiere di vino corallo luccica  sul tavolo.
Lo faccio scaldare.
Fuori è già freddo, e in casa , quando non ci sono, la temperatura scende a 16 gradi.
Ho qualche brivido, ma il primo fuoco già  mi scalda e mi dà una sensazione di benessere.

È il 24 di Dicembre, il giorno del mio compleanno. La vigilia di Natale.
Sono solo, ma non triste, in fondo lo sapevo che sarebbe stato così.
Sono andato via da casa appena maggiorenne; ho cercato un lavoro.  Ero diverso dai miei amici: fine, delicato, alto e magro, molto femminile diceva qualcuno, molto gay dicevano altri…
Non volevo più mettere in imbarazzo mia madre e sono fuggito dal mio piccolo paese.
Vivo qui, nella cascina di mia nonna, sulle colline di Firenze; non quella di Fiesole, dove  stanno i ricchi, un’altra, dopo Prato, un po’ distante dalla città.  Questa era l’unica  casa disponibile dopo la morte della nonna, e mia madre, dolce e cara, me l’ha proposta per provare a vivere lontano dalle occhiate curiose e cercare me stesso.
Non è ben messa: spifferi, tegole malandate, qualche goccia d’ acqua che  entra dal tetto quando fuori inizia a piovere forte, come stasera, come ora.

Mangio da solo.
“Buon compleanno Guglielmo” mi dico,  sempre da solo mentre  brindo a me stesso. Quasi godo pensando a quanti invece stanno in mezzo a decine di parenti urlanti. Mi piace il silenzio  e la voce  del fuoco, piccole grida tremolanti,  le ombre sulle pareti screpolate…le mie mani lunghe come coltelli, con cui spesso penso di ammazzarmi.
Sento bussare.
“E no!” mi dico.  “No, no. Stasera basta gente!”
Taccio.
Si stancheranno.
Non voglio alzarmi sto festeggiando il mio compleanno e la vigilia di Natale.
Bussano ancora.
D’accordo arrivo! Mi dico tra me…
Apro.

Una folata di vento freddo e  umido misto a odore  maschile mi invade la stanza.
È un ragazzo, credo, dalla corporatura.
 Non è  facile individuarlo sotto un cappuccio nero e abiti oversize.
Rimane sulla porta.
   «Desidera?»gli chiedo. Non risponde.
   «O entra, o esce…si decida.»  e cerco di richiudere  non senza difficoltà.
Lui si cala il cappuccio e scopre il  viso.
Un viso bellissimo, cosparso di miriadi di goccioline tonde e lucenti: la pioggia.
 È biondo, con occhi scuri infinitamente dolci. Sembra un angelo ma ha qualcosa di carnale che mi turba.  Si scusa, è in imbarazzo.
Ha la macchina ferma, guasta o non sa cosa.
Proprio davanti al mio cancello,  anche lui  sgangherato e sempre aperto come il mio cuore.
Gatti e cani randagi abitano con me, una cascina che sembra l’arca di Noè da cui esce ogni mattina un tipo tutto azzimato, che sarei io.
Mi viene da sorridere all’idea.
Lui pensa che lo stia facendo per cortesia e si presenta:
   «Mi chiamo Tommaso, stavo andando a festeggiare la vigilia da alcuni amici  ma la mia auto, a quanto pare, non ne vuole sapere di proseguire.»
    « Mi dispiace, per l’auto e per la festa. Qui non ci sono molte case abitate, devi esserti pure perso»dico scortandolo verso il camino e facendolo scaldare al fuoco.
Lo guardo: è proprio bello.
Mi ritrovo a pensare che una festa con questo ragazzo, l’avrei desiderata anch’ io. Magari intima e con poche persone.  Lui solo…
   « A proposito, come ti chiami?»
   «Guglielmo.»
   «Allora Guglielmo, hai un telefono?  Magari  mi vengono a  prendere, il mio cellulare è  scarico.»
Lo fisso incuriosito: ho trovato uno più sfigato di me!
   « Sì certo, ora lo prendo, ma intanto siediti. Stavo arrostendo delle castagne. Oggi è il mio compleanno e le mangio sempre per il mio compleanno. Diciamo che le aveva mangiate mia madre la sera in cui ebbe le doglie, e poi io ho continuato l’usanza.» Rido; anche lui. Ma perché gli sto raccontando queste cose?
Si toglie il giubbotto bagnato e lo appoggia sopra una sedia,  poi  si mette seduto accanto al fuoco ed inizia a smuovere i frutti nella padella.
Io cerco il cellulare nella borsa.
È strano, non lo conosco,  ma con lui  mi sento a mio agio.
La scena mi sembra famigliare. Eppure non l’ho mai visto prima d’ora.
Gli porgo il telefono. Lui mi guarda. Inizia a comporre il numero, poi si blocca.
Mi guarda ancora.
   «Ti dispiace se rimango a farti compagnia?» mi chiede, «mi sembra brutto lasciarti solo per il tuo compleanno e poi, a dirla tutta, non ho molta voglia di andare a festeggiare la vigilia con gli amici. Fa freddo, piove, qui c’è un bel fuoco, vino, castagne e…un …bel ragazzo solo soletto che mi sembra triste.»
Arrossisco.
Meno male che il fuoco manda bagliori rosa sui nostri volti, li accende e li confonde.
Io rimango un po’ spiazzato dalla richiesta. Uno sconosciuto, in casa mia, di sera, soli. Ho un po’ paura.
Vorrei tanto che rimanesse, che mi facesse compagnia. Ma gli insegnamenti di mia madre mi rimbombano nel cervello. Già ho fatto una sciocchezza facendolo entrare in casa.
Resto un po’ indeciso, lui mi fissa con occhi molto teneri, assolutamente in attesa, quasi senza speranza. E io cedo.
«Non sono triste, ci sono abituato» puntualizzo.« Però se ti fa piacere…» dico infine con una voce debolissima.

Mi stupisco di me stesso.
Ho azzardato.
Ho deciso in un lampo, un lampo di quel fuoco che arde nel camino.  
Non voglio stare solo, è il mio compleanno, e pure la vigilia di  Natale… Scaccio l’inquietudine che mi scatena la sua presenza, anzi quasi ringrazio il guasto, la pioggia.
Poi di lui mi fido, non so perché.
Sembra più grande di me, più sicuro. Ha  mani nodose e forti. Scuote la padella, mi sorride.
Mi ringrazia.
   «Allora? Le castagne sono pronte, dove le mettiamo?» mi chiede, interrogandomi con gli occhi; io rimango a mia volta  a guardarlo. Muto.
Sarei pronto come quelle castagne, cotto, arrostito, se tutto questo non fosse assolutamente assurdo e fuori luogo.
Un estraneo. Un ospite.
   «Allora?»
   «Oh scusa. Ecco un panno di cotone, mettiamole qui! Poi nel cestino…»
Sono completamente fuori di testa.  
Le versa, chiudiamo il panno, le nostre mani si toccano; il caldo delle castagne passa attraverso la stoffa. Rimango lì a gustare il calore e l’odore di bruciato. Lui anche.
 Mi sta bruciando il cuore.

Lunghi secondi. Ombre e luci sul muro.
Profili vicini
Tommaso si alza e si versa del vino. Prende il mio bicchiere e si siede con me davanti al fuoco.
Brindiamo.
   «Buon compleanno, Guglielmo!»
   «Grazie, buona vigilia di Natale…» rispondo.
Sono molto imbarazzato.
Ma è un bel compleanno. Molto bello, in fondo.
Mangiamo le castagne.
Parliamo.
Talvolta ci scopriamo a guardarci e stiamo in silenzio.
Lui mi racconta un po’ di sé.
È uno studente del quarto anno di architettura. Io gli dico che faccio il commesso a Firenze.
Ride.
   «Mi sembravi un modello!» mi tira là.
È un complimento o una battuta per sottolineare il mio abbigliamento da casa, comodo e trasandato? Io arrossisco ancora.
Lui mi passa le mani sul profilo…
   «Sei perfetto! Inganneresti chiunque…»
Potrei morire.
Cosa mi sta succedendo?
Parliamo  sempre più vicini. Sto maledettamente bene al suono della sua voce.
Passano le ore.
Stiamo sdraiati davanti al fuoco e piano piano i nostri occhi si chiudono. Si chiudono insieme alle nostre mani.
Al mattino mi sveglio
Solo
Lui sparito
Esco fuori
Nessuna macchina

Mi sembra di aver sognato, eppure era  tutto così reale.
Tommaso era vero, respirava, era alto quanto la porta; impossibile sbagliarsi; confondersi.

È il giorno di Natale. Vado a pranzo da mia madre. Soliti sorrisi, e discorsetti. “ Ti trovi bene?” “Senti la nostra mancanza?” “Hai bisogno di qualcosa?”

E certo che avrei bisogno di qualcosa! Di un amore. Un angelo biondo e maligno che mi piombi in casa la notte e mi baci.
Torno alla cascina. Penso a lui tutto il tempo mentre percorro la solita strada. Guardo dietro ogni curva, magari lo vedo. Forse era un fantasma. Me ne convinco. Sono triste. Ho fantasticato.
Che credevo?
Un bel ragazzo, sconosciuto, la notte della vigilia  bussa alla mia porta, io apro e come regalo di Natale  trovo la risposta ai miei turbamenti.
Illuso.
Mi si stringe il cuore.
Potevo chiedere il suo numero di cellulare…
Ma che dico!? Un fantasma non ha cellulare! Anche lui, però, sparire così.
Un maleducato, in fondo.
Passano due  giorni in cui  cerco di dimenticare  Dormo e basta.

Torno al lavoro.
Le foglie vorticano nel mio piazzale insieme ai  passerotti.
È quasi la fine dell’anno. Comincia a nevicare. Quando rientro a casa accendo il fuoco.
Rimetto le castagne sulla brace.
Ricordo la sera del mio compleanno.  
Lui.
Mai più  rivisto.
Quasi non ci penso più. Poi istintivamente vado alla finestra, lo cerco  fuori tra i fiocchi. Nessuna macchina, nessuna impronta. Forse era davvero un desiderio, un regalo di  Natale partorito dalla mia testa.
 Appena le castagne sono pronte, sposto il panno di cotone dal cestino, e trovo un biglietto ripiegato.
Un biglietto di Tommaso.
  
 “Scusa se sono andato via  senza salutarti.
Dormivi così bene; eri talmente bello e sereno, che non ho osato. Mi sono vergognato.
Volevo svegliarti e ringraziarti, ma di cosa? Ci ho pensato: di averti ingannato?
Volevo dirti che la macchina non era guasta, che ti avevo seguito. Che erano giorni che ti guardavo al lavoro, sempre di nascosto. Non ho avuto mai il coraggio di fermarti.
Scusa.
Sono venuto da te di sera come un ladro, ho carpito la tua fiducia, ti ho raccontato tutte bugie, ma desideravo conoscerti, stare un po’ con te.
Sei stato così tenero e fiducioso  che non ho potuto confessarti il mio inganno. Inoltre  eri così solo… ho avuto paura di spaventarti. Perdonami.
Sparisco così come sono venuto.
Ma se vuoi, se non sei del tutto allibito per il mio comportamento sfacciato, telefonami.
34970…325.
Dimenticavo: il telefono funzionava, tutto funzionava, tranne la mia testa.
Tommaso”

Rimango lì a guardare il biglietto. Lo giro e rigiro tra le mani.
Poi ci penso: è tutto così chiaro in me, ora. Mi batte il cuore. E non per un’illusione.
Prendo il cellulare, compongo  il numero.
Squilla.
Squilla.
Squilla.
Ti prego rispondimi!

FINE








lunedì 24 ottobre 2011

Crostata di mele , crema e pinoli.

Questa ricetta , inventata da me , la dedico al mio amico il principe Armand che dice amare le crostate!
Un dolce rigido dal cuore tenero e molto bello da presentare.

Ingredienti: Pasta frolla distesa tonda, 4 mele royal gala, 4 cucchiai di zucchero, un pizzico di sale, panna liquida 250ml, due uova intere + un tuorlo,  50 g di pinoli e se piace uvetta sultanina

Procedimento:
Questo è un dolce facilissimo che può essere servito anche come dessert a fine pranzo perché morbido e dal cuore cremoso.
 Foderare uno stampo con i bordi alti di pasta frolla fresca del banco frigo, sbucciare e affettare 4 mele, tipo royal gala,  a spicchi sottili. Disporle a corona dentro la pasta frolla dall'esterno verso l'interno , cospargerle con un cucchiaio di zucchero e una spruzzata di limone, 50g di pinoli  facendo attenzione a mandarli ovunque e se piace anche dell'uvetta sultanina fatta rinvenire in un po' di cognac ed acqua. Frullare nel mixer ad immersione due uova intere e un tuorlo con tre cucchiai colmi di zucchero , un minipizzico di sale e un cartoncino di panna liquida da 250ml, che trovate vicino al latte fresco al supermercato. Ne verrà una crema fredda che metterete sopra le mele. Infornate tutto e cuocete per 40 minuti circa a forno leggero 180°, meglio se ventilato. Sarà cotta quando la crema sarà rassodata e in parte imbrunita e le mele affioreranno un po'.
Buonissima!

martedì 6 settembre 2011

Letture estive

Cari amici, questa estate non ho letto soltanto Eldorado, o i libri qui recensiti, dei miei amici e non , ho letto anche dei progetti editoriali e mi sono sparata questi titoli per varie ragioni.
UNA: cosa spinge una casa editrice a far concorrere un romanzo ad un premio? Da qui: " Nel mare ci sono i coccodrilli" "  di F: GEDA
"La vita accanto" di M.P. VALADIANO
"Proibito" di TABITHA SUZUMA

DUE: cosa crea un grande romanzo storico trasportabile in film, da qui : "Il ventaglio segreto"  di LISA SEE e " Il petalo cremisi e il bianco" di MICHAEL FABER.
Questi ultimi due sono affreschi di epoche  molto dettagliati, con particolari  a volte raccapriccianti e sempre elementi passionali. Deduzione: nelle fiction occorre la scena intesa come scenografia maestosa e dettagliata ,  personaggi che rimangano nel cuore e una storia a tratti morbosa, o cruenta , o comunque atta a scatenare la parte animale che è in noi.

A giugno 2011 è uscito il film
tratto da un romanzo di Lisa See (Fiore di neve e il ventaglio segreto, pubblicato nel 2005), sceneggiato da Angela Workman, Ronald Bass, Michael Ray, l’ultimo film di Wayne Wang (Il circolo della fortuna e della felicità, Blue in the Face, Smoke, Chinese Box, La mia adorabile nemica, Un amore a 5 stelle, Il mio amico a quattro zampe, L’ultima vacanza, The Princess of Nebraska, Mille anni di buone preghiere, Chinatown Film Project) è ambientato nella Cina del XIX secolo. Nella provincia dello Hunan le donne vivono nel più totale isolamento, obbligate, tra l’altro, a tenere i piedi bendati. Per sfuggire al loro destino di segregazione, hanno messo a punto, col tempo, un codice per comunicare tra loro: il nu shu, una scrittura segreta e ignota ai maschi, fatta di caratteri curvilinei dipinti o ricamati su ventagli e vestiti. Un linguaggio esclusivo, che contribuisce a creare un saldo legame tra le donne della comunità, legame reso ancor più stretto dalla pratica del laotong, vincolo destinato a unire a vita una coppia di bambine. Il ventaglio segreto racconta proprio la storia di due bambine legate dal laotong: Lily e Snow Flower. Sui primi tre ho opinioni diverse dalla massa.
Gentile, seppur vero e duro, il libro di Gedda. Gli darei un 8 e lo preferisco segli altri due.
Intenso, ma carente a tratti, seppur con trovate geniali, il secondo, mantiene un  7.
Coraggioso, ma con un finale scontato e pavido il primo:  mi ha deluso, seppure scritto bene. Mantiene solo un 7 per lo stile, ma non reggono molto i personaggi e il finale.
Parlerò di tutti più dettagliatamente.

domenica 4 settembre 2011

Recensione a "Eldorado" di V. Luxuria

Eldorado
di V.Luxuria
Ed. Bompiani


Sinceramente ho comprato questo libro per due motivi.
Primo volevo leggere qualcosa di questa autrice  "sopralerighe", perché l’ho sempre ritenuta una donna ironica e pure colta essendo laureata.
Secondo mi aveva interessato l’idea: l’Eldorado, luogo di incontro e spettacolo dei gay in epoca  nazista a Berlino, quindi mi immaginavo un romanzo con molti elementi storici e abbastanza impegnativo.

Devo dire che in tutte e due le aspettative mi sono ritrovata delusa.
La storia è più che altro incentrata su Raffaele il protagonista , e il suo mondo di amici e parenti, con continui stacchetti di avanspettacolo e battute perché lui in effetti è un attore gay che interpreta nonna Wanda.
Questa ironia , talvolta carina , anzi comicità, è sempre presente in tutte le pagine anche le più crude.
Alleggerisce molto il romanzo ma devo dire che a me ha disturbato parecchio.
Lo ha subito, e per  sempre incanalato in una sorta di romanzo comico  quando  in origine non voleva esserlo ( lo si evince dal  tema che l’autrice voleva trattare: la deportazione e lo sterminio di massa dei gay).

Si deve arrivare almeno oltre cento pagine per trovare i primi accenni all’Eldorado e alla storia centrale che comprende i due amici di Raffaele: Franz e Karl. Due travestiti che si esibivano con lui in un numero al locale, e che mi hanno tanto ricordato le sorelle Bandiera nazionali, togliendo originalità alla storia.
In realtà anche questa amicizia  è di breve durata, due sere appena perché Raffaele sostituisce una certa Ursula scappata, e di cui non si sa più niente, e subito dopo il locale viene chiuso e loro imprigionati.
Tutta questa parte è troppo superficiale e poco approfondita. Dai personaggi e la loro interiorità, al locale stesso, di cui in pratica non sappiamo niente.
L’autore sembra prendere un fatto storico , fare una breve ricerca e volerne tirare fuori un romanzo, mettendoci un paio di capitoli brutali anche su Auswitz, quando tratta della morte dei due amici. Ripeto però tutto troppo superficiale, scontato e banale. Compreso il finale e oserei dire inutile anche l’inizio.
Insomma un romanzo che parte da una buona idea, la quale non è sviluppata; la storia      viene fuori  scoordinata, tenuta appiccicata con espedienti deboli, superficiale anche nel trattare la tematica gay, anche difficile da immaginare  se non fosse per i nostri personali ricordi sugli orrori della guerra e del razzismo.
Ovvia, banale, e che non apre nessuno squarcio nuovo o polemico  sull’epoca.
Peccato, con gli agganci , la possibilità di fare ricerche e la mente frizzante di Luxuria, poteva venire fuori un bel romanzo.
 Credo che l’autrice non si sia affidata a un buon  editing ,  perché queste lacune saltano agli occhi anche dei profani. A meno che lo staff non abbia talmente sottovalutato i lettori, relegandoli ad una serie b, da pensare che si accontentassero di un romanzetto furbetto che cavalcasse l’onda del personaggio e l’interesse al mondo gay.
Naturalmente questa è solo la mia personalissima  opinione.

F: GNOMO

mercoledì 31 agosto 2011

Ritorno da una vacanza bollente!

Salve truppa di lettori scrittori sopralerighe,
sono tornata da una pseudovacanza fatta solo di fatica, caldo , zanzare, vediamoci da me e da te ,  da loro. Tutti portano qualcosa , e io cucino tutti i santi pomeriggi  qualcosa di speciale peggio che a casa...
Meglio il caldo secco della mia stanzetta tra i meloni dell'ultimo raccolto,  o il fresco del mattino alla tastiera, mi concentro e scrivo, anzi non mi concentro proprio, visto quello che scrivo. Comunque sto meglio a casa!
Non voletemene amici marini, ma tra tutte le cene, cucinate e inevitabilmente pappate,  mi avete fatto bollire, ingrassare, stancare, e ora ho pure i sensi di colpa.
Non mi potevo tappare la bocca?
Naaaaaaaaaa...
Quella si offende e il marito mi fotografa grassa come un maiale, insieme al porceddu! Uff!
Vabbè, anche questa estate è quasi finita, anche se farà caldo ancora per molto. Sia politicamente che metereologicamente.  Gli italiani sfogano col  sesso le fregature della manovra: quello ancora non è tassato.  Ed esultano: vedranno le partite, hanno tolto il contributo di solidarietà ai calciatori, finito lo sciopero! Ci si pagheranno una notte in più  di champagne e discoteca. Mentre io penso che sono andata  in vacanza, condannata  a   cucinare tutte le sere per andare da me , da te, da loro, bevendo al massimo  il chinotto e la birra,  che fanno tanto vintage.

giovedì 21 luglio 2011

IL PURGATORIO dello scrittore / di F. Gnomo


Cari scrittori lettori buongiorno, visto che ieri il tema della permanenza del titolo in esposizione in libreria vi ha infervorato, oggi rispondo a chi giustamente dice che il titolo permane sulle librerie on line anche anni. La faccenda sarebbe lunga e tirerebbe in ballo ,  il magazzino e il macero programmato, ma la voglio sorvolare parlando solo della visibilità e della vendita. L'on line è la salvezza di ogni piccolo autore e la sua contemporanea condanna. Le piccole case promettono che lo venderanno on line , le grandi lo terranno anni  on line, e lui a meno che non si dia da fare da solo a farsi pubblicità e vendere attraverso l'on line non farà grandi numeri. Non parlo dei FENOMENI, quelli che giustamente vendono per bravura, pubblicità da parte dell'editore,  titolo azzeccato , ecc,  parlo degli autori normali, esordienti o non. Questi solitamente sono lasciati soli a se stessi, e se non rimediano( come non rimediano!) interviste su giornali, articoli su settimanali, passaggi tv , o fiere nazionali, nessuno li va a cercare su internet. Rimediare anche da case ed. grandi con cui lavori da anni questa VISIBILITA' è difficilissimo, credete. Vi rimangono gli amici, i parenti, internet FB, il blog e qualche santo sito per autori con recensioni. Quindi l'on line è il PURGATORIO dell'autore, il PARADISO è la pubblicità e la visibilità in ogni settore, col il testo di piatto in libreria, L'INFERNO l'editore scorretto, che non distribuisce e vende l'autore solo sul suo sito.

mercoledì 20 luglio 2011

INCUBI EDITORIALI di F. Gnomo

Cari scrittori lettori anche io come voi ho amici che hanno pubblicato, o titoli di cui vengo a conoscenza dopo mesi che sono usciti.
Per non parlare di una esperienza diretta in famiglia.
Ora , come ben sapete , quando tutti contenti avete dei soldini e andate in libreria , al 90% ,se non si tratta di nomi arcinoti, vi sentirete dire che il titolo è esaurito, o lo dovete ordinare.
Allora mogi mogi ve ne tornate a casa ,  pure un po' imbestialiti perchè avevate parcheggiato bene. Non potete toccate il testo...saggiarlo, leggere la quarta , giudicarlo a pelle come una donna o un uomo. LO DOVETE ORDINARE. E che è un caffè al solito bar?
Allora  a casa  ve lo ordinate su internet almeno beccate pure qualche sconto.
Ora io dico: LIBRAI , avete il problema del numero dei titoli ma avete la resa facile, perchè non dare più spazio e tempo agli autori medi o esordienti. Almeno nei loro luoghi...Io non conosco  i costi, ma se un libro uscito un mese fa già me lo devo ordinare , me lo ordino a casa.
Proprio stanotte avevo questo incubo che poi ho ritrovato in un articolo apparso su Repubblica della Lipparini: la bolla dell'editoria, oggi in prima di Cultura.  Pensavo con orrore all'INTROVABILITA' dei titoli.

La permanenza del titolo in libreria per massimo un mese è un GRAVISSIMO problema. Se non si è un big, non si avrà mai il tempo di uscire fuori piano piano , come succedeva in passato, col passaparola. Oggi è tutto accelerato e il libro è trattato come un peiodico da edicola. Gli autori che  hanno faticato per scrivere si ritrovano che , alla meglio, il titolo una volta esaurito neanche viene riassortito e non lo trova neanche più chi vuole leggerlo.  Se non esaurito perchè invisibile torna indietro in breve tempo. E' un circuito perverso che NUOCE fortemente agli autori, oltre che agli editori piccoli. I librai hanno un ruolo importantissimo , che spesso viene sottovalutato. non c'è formazione, nè informazione da parte dei distributori. Ci vorrebbe una grande collaborazione e sensibilità, ma la molla unica del guadagno non lo ammette.  La vedo dura anche per la concorrenza su internet, ma almeno lì...i titoli durano più a lungo.Siamo in un periodo di mutazione, è chiaro. Ci sono tante opportunità, troppe. Pubblicare non è più il fine, il fine è farsi notare in un mare di titoli, e restare a galla...

domenica 17 luglio 2011

MANNA, MIELE, FERRO e FUOCO" di G. Torregrossa

Federica Gnomo recensione sulla bacheca di Giuseppina Torregrossa

Ho appena finito di leggere "manna,miele, ferro e fuoco". Mi è piaciuto tantissimo come già a suo tempo "il conto delle minne". Apprezzo di lei la costruzione delle frasi, la poeticità, le inserzioni dialettali che la fanno assomigliare ad un romanzo verista. Mai scontata , sempre coinvolgente e a tratti ironica, arricchisce questo romanzo di un'aurea misteriosa e fiabesca. Anche la sensualità è usata con sapienza. In un panorama desolante, dove leggono molte donne e poche pubblicano; dove si trovano editori pronti a scommettere solo su gialli o fantasy, un vero romanzo dolce e femminile, scritto da una donna italiana che comprende le donne, è una vera delizia. Grazie di scrivere.

Giuseppina Torregrossa :wow, grazie federica del commento generoso e dettagliato

Mi ha risposto una delle mie autrici preferiteeeeeeeeeeee!!!!
Sono soddisfazioni!

IL DONO di F. Gnomo


Questa è una poesia che scrissi di getto quando mi arrivò una brutta notizia, l'avevo tolta perchè mi sembrava triste, ma siccome la vita è anche dolore oltre che piacere, la lascio qui.
A ricordarmi di vivere sempre ogni attimo.

IL DONO   

Quando  arriva la tua condanna a morte,
 arriva quasi sempre per posta
scritta a caratteri grandi.
 Neri
 su carta bianca.
 Perché tu possa leggere e non sbagliare.
 Perché tu possa leggere che devi morire.

La leggi e la rileggi
 rigirandola tra le mani.
Qualcosa di estraneo alla tua vita.
Non  ti rendi conto che parla di te, non puoi essere tu.

 Poi leggi il nome…ed è proprio il tuo, nessuno sbaglio :
 sei proprio tu che devi morire.
In realtà non provi niente, come se questo non ti appartenesse.
Hai bisogno di tempo per realizzare.
 Questo tempo non passa subito
Ma si dilata enormemente mentre la testa si svuota
e non vuole ancora credere che sia vero.

Ti senti bene
 Stai bene
 Dicono che la tua morte  è dentro di te,  ma non la percepisci ancora.

In fondo hai avuto una bella vita.
E non dovrai invecchiare.
Ti dicono che devi morire
e tu pensi che non dovrai invecchiare.
Trovi una sorta di dono in quelle righe.
 Una giustificazione alla strana sensazione di benessere,
al fatto che non hai paura.

In fondo tutti dobbiamo morire,
 la differenza è che tu sai quando
 e te lo hanno scritto a caratteri grandi.
Neri
 su fondo bianco
 per non farti sbagliare.



F.Gnomo

mercoledì 13 luglio 2011

CASALINGA...disperata!

Verso le 17,00 mi telefona una tipa e mi informa che una  mia ricetta è stata accettata per essere pubblicata sopra un famoso progetto di libro di cucina.
Al principio ho gioito. Poi ho pensato:tre anni a scrivere romanzi e racconti hot , o comunque  sopra le righe , e cosa mi pubblicano?
UNA RICETTA!
Non so se sono una casalinga felice o una scrittrice disperata!

giovedì 7 luglio 2011

UOVA PICCANTI , ricetta di F. Gnomo

Ricetta legata al romanzo "Il mio ragazzo" di R. Raj Rao


I due amanti sono come due mezze uova piccanti, se ne assaggi mezzo mangi anche l'altro.


Lessare un uovo a testa, sbucciarlo e tagliarlo a metà. Disporlo sopra un piatto.
Preparare a parte in un pentolino un sughetto fatto con: olio , pochi minuscoli pezzetti di aglio, peperoncino, capperi, una o due alici, pomodorini freschi ( uno o due) e prezzemolo. Soffriggere pochi  minuti e sfumare verso la fine con  un cucchiaino d'aceto. Versare caldo sulle mezze uova e lasciare insaporire, anche in frigo se volete.
Ottimo come antipasto, ed afrodisiaco. :)

lunedì 4 luglio 2011

Il MIO RAGAZZO di R. Raj Rao

Qualche tempo fa, per caso, o per fortuna, ho trovato questo romanzo in libreria.
Premetto che  amo leggere storie che mi raccontano di vita, usi e costumi di altri paesi. Stavolta il questo romanzo ho trovato sia una bella storia d'amore a tematica gay, sia uno sguardo sull'India e  le sue usanze.
L'autore squarcia un velo sulla società indiana che ritiene i gay simili agli intoccabili.

Il MIO RAGAZZO
Di R, Raj Rao

Edizioni Metropoli d’Asia (Md’A)


Questo è un romanzo a tematica gay veramente interessante.
Ci fa viaggiare attraverso Bombay, e in una storia d’amore gay cruda e vera. Non è una autobiografia.   L’autore ci mette di fronte alle difficoltà che incontra un amore omosessuale in paesi come l’India  , in cui ancora comandano le caste. Il protagonista è benestante, fa il giornalista e inizia una relazione con un ragazzo , considerato “intoccabile”. Quello che inizia come  un rapporto occasionale, persino da nascondere o temere, si trasforma in un legame potente, ma sempre al limite della rottura a causa delle numerose restrizioni, e persecuzioni.   Tra  i colpi di scena della storia d’amore, il lettore è portato  a conoscere le usanze e al contempo i pregiudizi di questo grande popolo. I due protagonisti così diversi  per casta,  sono uniti proprio dall’essere gay.  I gay sono esclusi da ogni casta, sono i reietti per eccellenza. La storia si incentra su questo.
Non posso anticipare il susseguirsi dei fatti, ma consiglio di leggerlo a chi piace scoprire il mondo attraverso storie d’amore ambientate il luoghi diversi e a chi ama approfondire le percezioni dell’amore secondo le diverse culture e religioni.
 Bellissimo  anche per la scrittura maschile, asciutta e diretta.

F.Gnomo

giovedì 23 giugno 2011

Datteri con gorgonzola e mascarpone

Questa è la ricetta che mi sento di legare al romanzo di Marino Buzzi, "Confessioni di un ragazzo perbene".

E' insolita, dolce e piccante come il suo romanzo. Curiosa e affascinante , ricca di note contrastanti eppure necessarie.
Ha il dolce del carattere di Michele e il pungente delle sue riflessioni e avventure, la morbida voluttà del desiderio di  accogliere e amare.

RICETTA

Spaccate i datteri ( secchi ma abbastanza morbidi) in due e togliete il nocciolo. Spalmateci dentro un po' di gogonzola  e mascarpone (potete usare anche quella torta fatta di mascarpone e gorgonzola a strati della galbani se siete imbranati con le mani...) Serviteli  come aperitivo.

Facilissima e, come il romanzo , inaspettata!

mercoledì 22 giugno 2011

CONFESSIONI DI UN RAGAZZO PERBENE di Marino Buzzi

Eccomi a presentare e recensire da profana , ma lettrice di storie "sopralerighe", un autore che adoro!



CONFESSIONI DI UN RAGAZZO PERBENE
Di Marino Buzzi
Luciana Tufani editore


La storia mi è sembrata immediatamente  , sia per il  titolo che per la copertina, una storia boys love, cioè un genere che affronta le tematiche gay , amato anche dalle donne. Infatti leggendo ho avuto conferma che non mi sbagliavo. Non è un romanzo volgare, né eccessivamente crudele,  eppure è realistico.

 Mi è piaciuto dalle prime righe, come da subito ho provato tenerezza per il protagonista Michele.
Michele subisce una serie di ingiustizie nella vita, perde infatti il lavoro non per colpa sua, un amico  si suicida, non è veramente corrisposto in amore dai  sui possibili  compagni, ed ha una famiglia molto ansiosa, che tende a proteggerlo a suo modo. Affronta i colpi che riceve con molta dignità e ironia. Tanto che , pur toccando temi a tratti scottanti o amari( pestaggi, prostituzione, perdita del lavoro) l’autore ci conduce attraverso le righe con leggerezza. Confesso che ho sorriso per molte situazioni. Come mi sono commossa per altre , o addirittura indignata.

 Oltre a Michele ed i suoi amici , un personaggio  di spicco, meravigliosamente riuscito ed originale  è la  nipotina Cristina, di circa 10 anni . E’ verosimile e spietata come molti bambini di oggi sanno essere. Talmente tagliente da apparire a tratti surreale.
Lo perseguita con la curiosità infantile della sua domanda “Zio, ma tu sei gay ?” e lo mette sempre davanti a se stesso, con quella lucidità , che solo i bambini  hanno, di capire le cose e dirle senza sotterfugi, e questo perché non inquinati da barriere mentali o sovrastrutture . La ragazzina adora lo zio, e seppure l’autore all’inizio ce la vuole mostrare petulante e leggermente antipatica , non ce la fa, perché risulta alla fine la migliore della famiglia e viene amata da tutti, lettori e personaggi.
Michele comunque vive in due famiglie, se non tre.
Una reale , che vede di rado, lo accudisce con un  amore soffocante, tanto da mettergli un suo prolungamento alle costole, Cristina; una immaginaria , con la sua figlioletta Mara( personaggio che appare da subito, ed è frutto della mente di Michele) che lo spinge a lottare per vivere dignitosamente; e una composta dagli amici più cari, con la quale si troverà a coabitare in una casa ereditata insieme agli altri,  dall’amico morto.
Questo espediente del vivere insieme ci porta a esplorare un mondo quasi ideale, una comune anni settanta, una tenda, un rifugio, un posto nell’immaginario in cui vivere con gli amici , che molti di noi hanno desiderato nella giovinezza. Ce lo mostra però non idealizzato, ma reale, con la complicità del vivere insieme  e pure   tutte le  piccole  gelosie.  E ci apre all’esplorazione di un mondo gay, parallelo e talvolta contrapposto con durezza al mondo etero,  con molti suoi personaggi, alcuni tipici: il super bello, leggermente misterioso,Gabriele, quello che batte per soldi,Donatello, quello che non vuole ammettere il suo intimo essere e si sposa, Fabio ,   lo sfigato, che poi è Michele e che sfigato ai nostri occhi non è. E anche uno Stefano two face, in cui il protagonista può affrontare  il tema dell’apparenza fisica sulla sostanza interiore, e che porterà una nota di suspance al romanzo. E molti altri , Luca, Paolo, che sono, diciamo così,  le contrapposizioni a Michele.

Tutte le “ famiglie- abitazioni” , nel susseguirsi delle scene , ci regalano una parte diversa del protagonista e  uno spaccato della sua visione del mondo , dell’etica, della vita , dell’amicizia e dell’amore.
Michele ne risulta comunque un puro.
Puro in tutti i suoi sentimenti, talvolta intransigente, ma comunque un onesto, ricco di valori e che vuole rimanere umano in una società che appare dalle prime righe  arrogante e meschina.
Lo notiamo nella ricerca del lavoro, nella difesa del segreto della lettera dell’amico morto, nel rapporto con Gabriele e Stefano, nel rivelare Mara agli amici. E nell’accogliere tutti nella sua vita dando sempre una possibilità.

Michele non si può non amare.

Parlando poi del romanzo in generale, posso affermare che il clima a tratti surreale delle situazioni, lo trovo affascinante. E’ un genere di scrittura che adoro. La nipote, che sembra un folletto insistente , con occhietti indagatori, è surreale , pure nella sua autenticità.  L’incontro stesso con Gabriele, il becchino, prima telefonico, e poi al funerale, è surreale per la situazione. Tra la tristezza e il dolore, appare la bellezza fisica.
 Il dialogo tra sordi di pag 120, quando Fabio annuncia che vuole sposarsi è surreale.
L’incontro con Stefano, il suo volto sfigurato, che ha del personaggio delle favole, è surreale.
La figlia Mara è surreale.
Forse proprio Michele è surreale, nella sua purezza,  e tutte queste sue “surrealtà”  si rivelano migliori  della   meschinità e l’indifferenza della realtà. Ma non fino alla fine.
Ed è nel bel finale, che non rivelerò, che tutto si aggancia alla vita vera. Con le gioie impreviste e gli imprevisti dolori.
C’è un autore di grande sensibilità, fantasia, e ironia in Marino. E il suo romanzo lo consiglio a tutti, in special modo alle amanti del boys love romantico.
E a chi difende i sentimenti  e l’amore in tutte le sue forme .

Federica Gnomo

lunedì 20 giugno 2011

Pavesini alla nutella e mascarpone. Ricetta legata a Frammenti di storie.

Questo romanzo così legato all'amore totale e inestiguibile, quasi cieco, lo lego ai pavesini con nutella, mascarpone, caffè,  e polvere di cocco.
Ricetta facile, quasi da ragazzi, golosa, ingrassante, e strapiena di cose assolutamente da evitare...Come l'amore descritto: troppo pieno, esplosivo. Si sa che fa male, ma si insiste. Alla fine si ama l'amaro del caffè...una liberazione. Ma senza troppi rimpianti e sempre pronte a ricominciare.
Inoltre i pavesini vanno accoppiati ... e rotolati nel caffè e cocco. Il che mi ricorda due amanti!

RICETTA:
Pavesini, caffè liquido, mascarpone ,nutella, polvere di cocco.

Spalmare metà scatola di pavesini con la nutella e l'altra metà con il mascarpone. Unire due pavesini con farcitura diversa , a coppia,  e bagnarli con il caffè. Rotolarli nel cocco, e disporre su un piatto tutti "vicini vicini". Coprire e lasciare riposare in frigo.
In pratica un finto "tiramisù".

Frammenti di storie, di Alba Cataleta



Inauguro le recensioni con il libro  di una esordiente, Alba Cataleta, per due motivi.
Primo: è una storia d'amore. Semplicemente una storia d'amore e in Italia ormai le donne romantiche devono leggere o storie provenienti dall'estero ( e non voglio fare la provinciale ottusa , anche perchè amo tutte le scrittrici del mondo, ma la donna media italiana non sempre è una manager, o una reclusa nelle carceri dell'Asia ) o rassegnarsi a  gialli, horror e fantasy. L'AMORE sembra essere un argomento banale se scritto da italiane.
Peccato che le donne italiane siano assetate di romanzi d'amore ben scritti,  indirizzati a un pubblico adulto e con tematiche a noi vicine.
Secondo: come ho detto l'autrice è italiana, adulta e romantica. Classica scrittrice - lettrice di storie non volgari e con messaggi profondi.

FRAMMENTI DI STORIE
Racconti  di vita

di
Alba Cataleta

Confesso che il titolo mi aveva fuorviato verso una serie di racconti, anche se in copertina c’era scritto romanzo.

    Confermando la prima impressione, la storia parte con un entusiasmo debordante per la concezione dell’amore assoluto e totalizzante. C’è molto dell’ottimismo  dell’autrice in questo descriverci l’innamoramento di Federica, la protagonista, per il suo Marco. Un bellissimi uomo, talmente perfetto ai suoi occhi da farla vivere come in un sogno per molti anni.
Fino a metà del testo in effetti si assiste a questo rapporto  troppo  sbilanciato , tra la protagonista ,che arriva a sacrificare un luogo di lavoro e la vicinanza di affetti domestici, per cercare di vivere il suo amore con Marco, e l’uomo, che, tutto sommato, sembra corrispondere ma in modo più sfuggente.
 Il lettore è portato a comportarsi come gli amici di Federica, ma quello che a noi esterni sembra un donarsi eccessivo, l’autrice ci dimostra  quanto invece sia l’ideale di felicità per Federica. Lei in fondo al cuore crede nell’amore unico, eterno ed assoluto e,  avendolo trovato , lo difende e lo giustifica.
Marco, in tutto questo,  rimane compartecipe, quasi di sfondo, e  in effetti l’autrice poco ci svela di lui, quasi a riservarci la sorpresa che ci arriva a metà racconto.
Questo uomo, che sinceramente suscita delle domande dal principio” Perché non fa mai lui qualcosa per lei? Perché lei sempre lo giustifica e nulla pretende ?” si rivela di colpo assente.
L’autrice carica di felicità ogni pagina e poi in un capitolo, il 16, ci riporta alla cruda realtà. Federica si sveglia come da un sogno , in cui il suo amore sembra bastargli per due, e finalmente  dopo  una telefonata, in cui osa chiedere a Marco delle spiegazioni su una bugia, ha  la consapevolezza di avere investito sul niente.
Devo confessare che  questa parte del capitolo, in cui lei precipita nelle considerazioni dell’orrore di una “fine” che  sia questa dell’amore, o di una amicizia, o vita , mi è piaciuta tantissimo.
Ha reso la protagonista umana, dopo tanto incanto. Anche questa sensazione  arriva comunque totale, quasi adolescenziale: bianco o nero.
Si coglie la vicinanza con un mondo giovanile da parte dell’autrice, e questo la rende vivace e attenta. 
Marco non si fa sentire più per due anni e sette mesi.
Anche qui un colpo di spugna su un amore meraviglioso. Poi tutto ricomincia: le frequentazioni, gli amplessi, senza che la protagonista si renda conto nuovamente che il suo è un amore perfetto ma a senso unico.
Già al 21 capitolo Marco si svela definitivamente per quello che è. Un uomo con tanti valori , magnetico, speciale, ma solo per Federica. La lascia dopo anni , dicendo che il rapporto tra loro è mutato. La lascia come spesso gli uomini lasciano le donne che li amano: per mancanza di impegno , di fedeltà, di amore vero, scaricando le colpe.  In realtà ricomincia un balletto di telefonate , di prendere e lasciare , che in parte si può comprendere in una concetto ricorrente: un grande amore , intenso, come quello di Federica seppure limitato in giorni e ore la appaga più di uno  scontato e  tranquillo.

Devo dire però che alla fine della storia  rimane amarezza . La protagonista sembra essersi immolata ad un ideale.
Il che è un vissuto comune a molte donne romantiche.
Ma mentre Federica si riesce a comprendere, anche se talvolta si vorrebbe farla rinsavire, Marco rimane fino alla fine egoista e preso dalla sua propria vita.
Non si riesce ad amare questo personaggio, sino dalle prime righe.   Io mi  chiedevo, infatti, come fosse possibile detestarlo a tal punto .  L’autrice in questo è stata brava. Non ci ha mai fatto affezionare. Lo abbiamo cercato di capire nella sua indifferenza,  ma non siamo riuscite a giustificarlo neanche quando lo esaltava Federica.. La protagonista emerge parlandoci di sé, talvolta anche troppo, lui emerge in modo negativo, nella contrapposizione a tanta passionalità e impegno. Un uomo attento, amante perfetto a letto ma completamente incapace di essere presente e  costante nelle piccole cose. E soprattutto nella vita affettiva di lei.
La giustificazione, e una sorta di riabilitazione  di lui avviene alla fine, nel bar dove si incontrano tutte le strade della vita della protagonista. Ma non basta, e  in questo devo dare ragione all’autrice sulla scelta finale.

Federica Gnomo









domenica 19 giugno 2011

MI PRESENTO

Ciao, sono Federica, ma per tutti sono uno gnomo "sopralerighe"! Ho deciso di aprire questo blog, pur consapevole della sua perfetta inutilità, per dire le mia opinione sui romanzi da me letti, e sentire la vostra su quelli da me scritti.
Ma come dice l'intestazione del blog, i miei commenti saranno sopralerighe e spesso di romanzi trascurati, o con poca visibilità, perchè a temaica "difficile" o perchè di esordienti.
Intendo, quelle tematiche scomode, che bisogna tenere nell'ombra, affrontate spesso da esordienti coraggiosi.
Non mancheranno romanzi particolari , di cui mi colpisce lo stile oltre che il contenuto. Interviste con taglio gastronomico dedicate agli scrittori, curiosità editoriali e altro ancora...
Sopratutto ricette inventate o modificate secondo i miei gusti gnomici.
Grazie a chi leggerà.